Cari amici, benvenuti tutti .
In questa discussione, anche grazie all'arrivo di Agostino, tenteremo di trovare un metodo, alternativo ai costosissimi scintillatori allo ioduro di litio drogato con tallio, per misurare questi sfuggenti neutroni.
L'attivazione neutronica è il procedimento che risulta essere più conveniente. L'utilizzo dell'alluminio comporta test di breve durata (tempo di dimezzamento pari a 2,25 minuti circa) e sezione d'urto di 12 barn. Tuttavia, seppur di facile realizzazione, diventa ostico riuscire a ricostruire l'energia dei neutroni incidenti (il metodo funziona sia coi neutroni termici sia con quelli veloci da 14 MeV).
Il procedimento è questo: si prende la massa di allumino puro (ridotta in trucioli) e la si pone in prossimità del plasma in azione per una decina di minuti (meglio un quarto d'ora) . In realtà c'è un centimetro d'acqua più il vetro della cella che separano il plasma dall'alluminio. Ovviamente il plasma deve essere configurato nelle giuste caratteristiche verso l'innesco di reazioni nucleari.
Trascorsi i dieci minuti si dispone rapidamente la massa di alluminio "attivato" in un pozzetto di piombo ben schermato in compagnia della sonda di un geiger e si acquisiscono i dati. Se, trascorsi due minuti e mezzo, si osserva un picco di emissione beta, allora la colpa è dei neutroni .
x Agostino: fammi sapere se c'è qualche punto oscuro, errato o dubbioso.
Affinare queste misure è ESTREMAMENTE IMPORTANTE.
Primo per la salute (il neutrone -termico o termalizzato- è una delle particelle più subdole e pericolose) e poi per i riscontri scientifici.
Per quanto ci riguarda, stiamo ancora affinando il metodo, ma le misure riportate fino ad ora, seppur non ottimali e rigorose, fanno trasparire uno scenario mooooooolto interessante .
Ciao ciao.
In questa discussione, anche grazie all'arrivo di Agostino, tenteremo di trovare un metodo, alternativo ai costosissimi scintillatori allo ioduro di litio drogato con tallio, per misurare questi sfuggenti neutroni.
L'attivazione neutronica è il procedimento che risulta essere più conveniente. L'utilizzo dell'alluminio comporta test di breve durata (tempo di dimezzamento pari a 2,25 minuti circa) e sezione d'urto di 12 barn. Tuttavia, seppur di facile realizzazione, diventa ostico riuscire a ricostruire l'energia dei neutroni incidenti (il metodo funziona sia coi neutroni termici sia con quelli veloci da 14 MeV).
Il procedimento è questo: si prende la massa di allumino puro (ridotta in trucioli) e la si pone in prossimità del plasma in azione per una decina di minuti (meglio un quarto d'ora) . In realtà c'è un centimetro d'acqua più il vetro della cella che separano il plasma dall'alluminio. Ovviamente il plasma deve essere configurato nelle giuste caratteristiche verso l'innesco di reazioni nucleari.
Trascorsi i dieci minuti si dispone rapidamente la massa di alluminio "attivato" in un pozzetto di piombo ben schermato in compagnia della sonda di un geiger e si acquisiscono i dati. Se, trascorsi due minuti e mezzo, si osserva un picco di emissione beta, allora la colpa è dei neutroni .
x Agostino: fammi sapere se c'è qualche punto oscuro, errato o dubbioso.
Affinare queste misure è ESTREMAMENTE IMPORTANTE.
Primo per la salute (il neutrone -termico o termalizzato- è una delle particelle più subdole e pericolose) e poi per i riscontri scientifici.
Per quanto ci riguarda, stiamo ancora affinando il metodo, ma le misure riportate fino ad ora, seppur non ottimali e rigorose, fanno trasparire uno scenario mooooooolto interessante .
Ciao ciao.
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