Era da un po' che seguivo questo (e altri forum) sui combustibili alternativi, ma più per curiosità che altro; senonchè durante queste feste di Natale mi è venuta la fantastica idea di andare a guardare il contattore del gas metano e mi è venuto da
Solo le mie "balls", mentre guardavo il vorticare del contattore, giravano più velocemente di quei dannati numeretti ahahah!!
Immaginavo che il passaggio da appartamentino di 60mq a villetta singola sarebbe stato traumatico, ma non credevo di necessitare di terapia intensiva
La situazione è questa: abitazione anni '80 con medio/scarsa coibentazione (serramenti con doppi vetri e basta); attualmente riscadati ci sono i 130 mq di abitazione vera e propria disposta su 3 piani sfalsati (terra, ammezzato e primo) + garage di 25 mq non riscaldato (ma l'intenzione sarebbe quella di mettere un termo anche li) + 50 mq di seminterrato alto 1,75cm non riscaldato (e che non intendo neppure riscaldare).
Riscaldamento a termosifoni in ghisa; 10 termo per circa 14Kw o almeno così sostiene il termotecnico che all'epoca aveva fatto il certificato energertico per la compra-vendita ... certificato da cui ovviamente risulta classe G ... anche se secondo me è classe Z----; preciso che l'impianto dei termosifoni è di vecchia concezione nel senso che pur avendo tre settori distinti (giorno-notte-bagni) con tre pompe e tre termostati separati i termo sono collegati ad anello (presumo si dica così) nel senso che si scaldano uno alla volta (anche se c'è da dire che se ne chiudo uno (anche il primo a scaldarsi) gli altri sempre in sequenza si scaldano comunque.
In casa la temperatura e di 21-22 gradi zona giorno (24 ore su 24 visto che da 5 mesi la mia famiglia si è allargata) 17-18° zona notte (che accendo solo dopo le 7 di sera) e 20° bagni sempre H24; con queste temperature interne e calcolando un inverno medio-freddo come quello attuale conto di consumare all'incirca 3000-3500 mc/anno (essendo il primo anno che abito in questa casa, a prescindere dal bambino avevo già deciso di regolare le temperature solo sulla base del confort senza preoccuparmi dei consumi ... una sorta di test anno zero).
Abitazione sita in provincia di Mantova orientata a Nord; zona climatica E.
Visto il grande seminterrato (utilizzabile solo come "ripostiglio" visto le altezze) avrei lo spazio per installare un impianto di riscaldamento a biomassa (senza particolari problemi dato che il locale caldaia da cui partono tutti gli impianti è adiacente al seminterrato stesso) con il solo limite in altezza per quanto riguarda l'installazione degli eventuali accumuli e mi piacerebbe un confronto su cosa installare.
Dopo aver letto tanto in giro e complice l'aumento dell'iva sul pellet (bel regalo di Natale ... grazie!!) le mie scelte si sono ridotte a 2:
1) Caldaia a legna ---- 2) Caldaia policombustibile da far funzionare a mais.
Partiamo dal punto 2)
I miei sono agricoltori, abitano a 8Km da casa mia e hanno il posto per stoccare il granoturco; per il trasporto tra luogo di stoccaggio e casa mia mi organizzerei col trattore portarndomene a casa la quantità necessaria per il funzionamento settimanale; attualmente è qualche anno che non lo seminiamo più sia per ragioni economiche (prezzo di vendita troppo basso) sia per le lavorazioni necessarie (se non lo irrighi la produzione copre a malapena le spese e il mio vecchio si è stancato di sbattersi per movimentare tutta l'attrezzatura necessaria) sia per i rischi connessi alla produzione (su tutte la "piralide"); ma potrei tranquillamente riprendere la produzione o comunque, visto il prezzo veramente basso, (adesso sta sui 16 Euro/quintale) anche comprarlo.
I dubbi mi vengono sull'impianto e sulla sua manutenzione. Al di la del riempimento della caldaia giornaliero (tipico comunque di tutte le biomasse) quello che ho letto in giro è che bruciando il mais si presentano frequenti fenomeni di produzione di klinker che costringono a frequenti interventi di pulizia pena la scarsa (o nulla) resa dell'impianto. Il primo quesito quindi è questo ... ma questi problemi di klinker cosa comportano? Cosa bisogna fare per evitarli o comunque ridurli? Volevo in sostanza capire se l'andare a mais risulta essere eccessivamente complicato (non voglio delegare questo incombente a mia moglie o peggio ancora non vorrei impazzire la sera quando torno dal lavoro per sistemare la caldaia).
E' quindi molto complicato bruciare mais?
Ciò posto quali sono le migliori caldaie policombustibili in commercio con un occhio di riguardo al mais ma senza precludersi la possibilità di utilizzare altri combustibili? In provincia di Mantova ho visto che producono le Ecofaber ... come sono? Il prodotto è buono? E l'assistenza?
In alternativa quali altri prodotti dovrei valutare?
Punto 1)
Caldaia a legna. La legna la terrei sempre dai miei dove lo spazio abbonda e, sempre col trattore (come per il mais), la porterei a casa a mano a mano che mi serve (ho appena rifatto il giardino attorno a casa una bruttura di legnaia non ce la voglio proprio mettere). La legna la dovrei comprare (l'autoproduzione che faccio con i miei è minima), ma visto che già la comprano i miei, invece di comprarne 50 quintali (quella che usano loro nei camini e stufe sparsi per casa) ne potrei tranquillamente comprare un TIR con prezzi decisamente più favoreli.
Ho visto che però che di caldaie a legna ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi. Le migliori mi pare siano quelli a fiamma rovesciata quindi pensavo di indirizzarmi a quelli.
Primo quesito: come funziona un impianto a legna? Se i triti funzionano a "richiesta" (come il gas più o meno) la legna mi pare di capire che necessiti di un accumulo; brucio tutto quello che devo bruciare scaldo i termo e il di più mi va nel puffer, quando i termo si raffreddano l'impianto pesca dal puffer ... è corretto? Ma quando l'acqua calda nel puffer finisce che succede? Presumo di dover accendere nuovamente la caldaia giusto? Ma come me ne accorgo che l'acqua calda sta per finire? Mica posso stare a guardare di continuo la temperatura del puffer ne tanto meno posso aspettare di avere freddo in casa ...
Risolto questo problemino stupido volevo sapere in cosa consiste la manutenzione di una caldaia a legna. In particolare ho visto che alcune caldaie (le migliori presumo e quindi anche le più care immagino) hanno un sistema automatico o manuale-facilitato di pulizia dei fasci tubieri (che non so bene cosa siano) ... quindi presumo che ad ogni accensione questi vadano puliti ... ma nelle caldaie che non hanno questo sistema che c'è da fare?
E oltre a questa pulizia qual'è la manutenzione degli impianti a legna?
Visti i consumi di metano, facendo i conti della serva ritengo che un impianto a biomassa (mais o legna che sia) non dovrebbe costare - finito - più di 10.000 Euro per rendere conveniente la cosa (in modo da ammortare i costi in 4-5 anni) altrimenti non so se il gioco valga la candela. Questi impianti che durata media hanno? 20anni come il metano? Meno? Di più?
Quali marche converrebbe prendere? A me non serve una con mille diavolerie elettroniche (tanto tutto il lavoro lo farei solo se sono a casa), ma neppure una che mi costringa a smontarla ogni giorno per pulirla, dato che non ne avrei né le competenze né la voglia.
Scusate la lunghezza del post e grazie a chi vorrà dirmi la sua.
Luca
Solo le mie "balls", mentre guardavo il vorticare del contattore, giravano più velocemente di quei dannati numeretti ahahah!!
Immaginavo che il passaggio da appartamentino di 60mq a villetta singola sarebbe stato traumatico, ma non credevo di necessitare di terapia intensiva
La situazione è questa: abitazione anni '80 con medio/scarsa coibentazione (serramenti con doppi vetri e basta); attualmente riscadati ci sono i 130 mq di abitazione vera e propria disposta su 3 piani sfalsati (terra, ammezzato e primo) + garage di 25 mq non riscaldato (ma l'intenzione sarebbe quella di mettere un termo anche li) + 50 mq di seminterrato alto 1,75cm non riscaldato (e che non intendo neppure riscaldare).
Riscaldamento a termosifoni in ghisa; 10 termo per circa 14Kw o almeno così sostiene il termotecnico che all'epoca aveva fatto il certificato energertico per la compra-vendita ... certificato da cui ovviamente risulta classe G ... anche se secondo me è classe Z----; preciso che l'impianto dei termosifoni è di vecchia concezione nel senso che pur avendo tre settori distinti (giorno-notte-bagni) con tre pompe e tre termostati separati i termo sono collegati ad anello (presumo si dica così) nel senso che si scaldano uno alla volta (anche se c'è da dire che se ne chiudo uno (anche il primo a scaldarsi) gli altri sempre in sequenza si scaldano comunque.
In casa la temperatura e di 21-22 gradi zona giorno (24 ore su 24 visto che da 5 mesi la mia famiglia si è allargata) 17-18° zona notte (che accendo solo dopo le 7 di sera) e 20° bagni sempre H24; con queste temperature interne e calcolando un inverno medio-freddo come quello attuale conto di consumare all'incirca 3000-3500 mc/anno (essendo il primo anno che abito in questa casa, a prescindere dal bambino avevo già deciso di regolare le temperature solo sulla base del confort senza preoccuparmi dei consumi ... una sorta di test anno zero).
Abitazione sita in provincia di Mantova orientata a Nord; zona climatica E.
Visto il grande seminterrato (utilizzabile solo come "ripostiglio" visto le altezze) avrei lo spazio per installare un impianto di riscaldamento a biomassa (senza particolari problemi dato che il locale caldaia da cui partono tutti gli impianti è adiacente al seminterrato stesso) con il solo limite in altezza per quanto riguarda l'installazione degli eventuali accumuli e mi piacerebbe un confronto su cosa installare.
Dopo aver letto tanto in giro e complice l'aumento dell'iva sul pellet (bel regalo di Natale ... grazie!!) le mie scelte si sono ridotte a 2:
1) Caldaia a legna ---- 2) Caldaia policombustibile da far funzionare a mais.
Partiamo dal punto 2)
I miei sono agricoltori, abitano a 8Km da casa mia e hanno il posto per stoccare il granoturco; per il trasporto tra luogo di stoccaggio e casa mia mi organizzerei col trattore portarndomene a casa la quantità necessaria per il funzionamento settimanale; attualmente è qualche anno che non lo seminiamo più sia per ragioni economiche (prezzo di vendita troppo basso) sia per le lavorazioni necessarie (se non lo irrighi la produzione copre a malapena le spese e il mio vecchio si è stancato di sbattersi per movimentare tutta l'attrezzatura necessaria) sia per i rischi connessi alla produzione (su tutte la "piralide"); ma potrei tranquillamente riprendere la produzione o comunque, visto il prezzo veramente basso, (adesso sta sui 16 Euro/quintale) anche comprarlo.
I dubbi mi vengono sull'impianto e sulla sua manutenzione. Al di la del riempimento della caldaia giornaliero (tipico comunque di tutte le biomasse) quello che ho letto in giro è che bruciando il mais si presentano frequenti fenomeni di produzione di klinker che costringono a frequenti interventi di pulizia pena la scarsa (o nulla) resa dell'impianto. Il primo quesito quindi è questo ... ma questi problemi di klinker cosa comportano? Cosa bisogna fare per evitarli o comunque ridurli? Volevo in sostanza capire se l'andare a mais risulta essere eccessivamente complicato (non voglio delegare questo incombente a mia moglie o peggio ancora non vorrei impazzire la sera quando torno dal lavoro per sistemare la caldaia).
E' quindi molto complicato bruciare mais?
Ciò posto quali sono le migliori caldaie policombustibili in commercio con un occhio di riguardo al mais ma senza precludersi la possibilità di utilizzare altri combustibili? In provincia di Mantova ho visto che producono le Ecofaber ... come sono? Il prodotto è buono? E l'assistenza?
In alternativa quali altri prodotti dovrei valutare?
Punto 1)
Caldaia a legna. La legna la terrei sempre dai miei dove lo spazio abbonda e, sempre col trattore (come per il mais), la porterei a casa a mano a mano che mi serve (ho appena rifatto il giardino attorno a casa una bruttura di legnaia non ce la voglio proprio mettere). La legna la dovrei comprare (l'autoproduzione che faccio con i miei è minima), ma visto che già la comprano i miei, invece di comprarne 50 quintali (quella che usano loro nei camini e stufe sparsi per casa) ne potrei tranquillamente comprare un TIR con prezzi decisamente più favoreli.
Ho visto che però che di caldaie a legna ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi. Le migliori mi pare siano quelli a fiamma rovesciata quindi pensavo di indirizzarmi a quelli.
Primo quesito: come funziona un impianto a legna? Se i triti funzionano a "richiesta" (come il gas più o meno) la legna mi pare di capire che necessiti di un accumulo; brucio tutto quello che devo bruciare scaldo i termo e il di più mi va nel puffer, quando i termo si raffreddano l'impianto pesca dal puffer ... è corretto? Ma quando l'acqua calda nel puffer finisce che succede? Presumo di dover accendere nuovamente la caldaia giusto? Ma come me ne accorgo che l'acqua calda sta per finire? Mica posso stare a guardare di continuo la temperatura del puffer ne tanto meno posso aspettare di avere freddo in casa ...
Risolto questo problemino stupido volevo sapere in cosa consiste la manutenzione di una caldaia a legna. In particolare ho visto che alcune caldaie (le migliori presumo e quindi anche le più care immagino) hanno un sistema automatico o manuale-facilitato di pulizia dei fasci tubieri (che non so bene cosa siano) ... quindi presumo che ad ogni accensione questi vadano puliti ... ma nelle caldaie che non hanno questo sistema che c'è da fare?
E oltre a questa pulizia qual'è la manutenzione degli impianti a legna?
Visti i consumi di metano, facendo i conti della serva ritengo che un impianto a biomassa (mais o legna che sia) non dovrebbe costare - finito - più di 10.000 Euro per rendere conveniente la cosa (in modo da ammortare i costi in 4-5 anni) altrimenti non so se il gioco valga la candela. Questi impianti che durata media hanno? 20anni come il metano? Meno? Di più?
Quali marche converrebbe prendere? A me non serve una con mille diavolerie elettroniche (tanto tutto il lavoro lo farei solo se sono a casa), ma neppure una che mi costringa a smontarla ogni giorno per pulirla, dato che non ne avrei né le competenze né la voglia.
Scusate la lunghezza del post e grazie a chi vorrà dirmi la sua.
Luca
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