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NanoTECNOLOGIE e NanoPATOLOGIE

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  • NanoTECNOLOGIE e NanoPATOLOGIE

    Mha vorrei qualche chiarimento...
    si parla insieme di nanotecnologie e di nanopatologie, ma non sono mica collegate a tutti i costi

    L'unica cosa che li collega di sicuro e' il temine "nano" <img src=">

    Delle nanopatologie (di cui ha parlato anche Beppe Grillo) sono responsabili le nanoparticelle ossia particelle piccolissime di materia organica e non (metalli scorie etc) che derivano dalla combusione. In pratica sono come il PM10 ma molto + piccole e molto piu' subdole e pericolose...

    Le nanotecnolgie studiano le nanostrutture, e le nanoparticelle ma sono cose diverse, costruite per un scopo apposito, molto costose e dubito che vengano sparse
    in giro cosi' tanto per gradire...

    Non e' la prima volta che ne sento parlare in modo congiunto come se fossero intimamente collegate... non e' che si rischia di demonizzare le nanotecnologie che
    invece potrebbero essere chiave di volta per molte innovazioni (tipo gli studi di nanostrutture per immagazzinare l'idrogeno senza rischi)

    Qualcuno che ne sa di puo' potrebbe chiarire questo dilemma?

    Alex

    Edited by mangoo - 23/7/2006, 22:54

  • #2
    Cari amici,

    l'intervento di Alex è certamente pertinente, e spunto di riflessione. Vi offro di seguito la mia prospettiva, invitando anche io l'intervento di persone ben edotte dei fatti.

    Inizio rispondendo proprio ad Alex:
    CITAZIONE
    si parla insieme di nanotecnologie e di nanopatologie, ma non sono mica collegate a tutti i costi

    L'unica cosa che li collega di sicuro e' il temine "nano" <img src=">

    Personalmente, ho voluto inserire la discussione sulle nanopatologie in questa sezione, dedicata alle prospettive e alle ricadute delle nanotecnologie, semplicemente perchè mi sembrava la più adatta ad ospitarla. In questo senso, il prefisso comune mi pare una ragione sufficiente.

    Il legame tra nanotecnologie e nanopatologie merita attenzione. Le ricerche sulle nanopatologie, fino ad ora, si stanno indirizzando all'analisi delle conseguenze su organismi biologici delle nanoparticelle (in particolare, inorganiche). Queste nanopolveri non sono in alcun modo un prodotto esclusivo dell'attività umana, e nella fattispecie dell'ingegneria dei materiali a dimensioni nanoscopiche. Le nanoparticelle sono normalmente immesse nell'atmosfera anche da fenomeni e processi 'naturali': per citarne i principali, i vulcani, le polveri provenienti dai deserti (come noto la sabbia del Sahara giunge fino in Europa e nel Sud America, a testimonianza della mobilità e della facilità di trasporto a lungo raggio di simili materiali), i processi di combustione (incendi), fulmini. Non credo di esagerare dicendo che le nanoparticelle sono sempre state in circolazione.
    L'uomo si è inserito in questo contesto, sia contribuendo ad immettere particolato fine nell'atmosfera (impianti, industriali, gas di scarico degli autoveicoli, inceneritori e termovalorizzatori, ...), sia arrivando a poter sintetizzare, e più in generale a manipolare e controllare, strutture di dimensioni nanometriche. Questo significa, anche e soprattutto, che è solo recentemente stato in grado di riconoscere la stessa esistenza di tali materiali in libero circolo nel suo habitat quotidiano (anche indipendentemente dalla sua attivit&agrave, e dunque di poter iniziare a studiarne la fenomenologia e, se necessario, affrontarla e contrastarla. In breve, è con le conoscenze e l'interesse accumulato dallo sviluppo delle nanotecnologie che è ora possibile comprendere gli effetti di aspetti della realtà fisica precedentemente celati. Si tratta di uno dei numerosi casi in cui la tecnologia precede o aiuta la scienza nel suo cammino di esplorazione e progresso.
    Del resto, l'impiego delle nanoparticelle si preannuncia sostanzioso in molti campi, dallo sviluppo di medicinali e terapie innovativi ai materiali dalle proprietà esotiche, dalle fibre tessili ai catalizzatori ed ai filtri per depurazione. In questa prospettiva nanopatologie e nanotecnologie devono essere associate (per esempio per la tutela degli ambienti in cui tali materiali vengono prodotti e trattati, o per fissare regole di controllo della loro diffusione).

    In generale, come per ogni strumento in mano dell'uomo, il potere costruttivo o distruttivo delle nanotecnologie è in gran parte legato ai criteri ed alle modalità di impiego. Ritengo che la consapevolezza dell'esistenza di nanopatologie possa costituire una utile guida per indirizzare le nanotecnologie verso un progresso efficace, costruttivo e responsabile.

    Un caro saluto,
    Massimo

    Edited by mangoo - 23/7/2006, 23:03

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    • #3
      Ciao a tutti!

      La cosa che più mi spaventa è il volume di investimenti che le nanotecnologie raccolgono, rispetto al volume investito sulle nanopatologie.

      Mi spaventa la pressione che questi soldi portano alla società, la pressione è quella di far fruttare gl'investimenti, devono fruttare!!

      Mi spaventa l'ignoranza dell'ARPA che si ostina a misurare il PM10, e non considera tutte quelle particelle che vanno dal PM2,5 al PM0,1.

      ...non posso continuare a scrivere "mi spaventa", sarei melodrammatico, però, riguardo i capitali in gioco faccio due esempi:
      la tecnologia che brucia spazzatura ad altissime temperature (i termovalorizzatori) riceve contributi quale fonte di energia rinnovabile.
      Senza i contributi sarebbe svantaggioso produrre energia con i temovalorizzatori.
      Come possiamo considerare la spazzatura una fonte energetica rinnovabile?
      Scommetto che qualche ideuzza su come sarebbe meglio spendere quei NOSTRI soldi Voi l'abbiate!!
      Un'altro esempio sono le auto omologate Euro4, trattengono le polveri PM10 quando il motore funziona a basso regime, per poi polverizzarle in nanoparticelle (quindi non misurate dall'ARPA) quando il regime di funzionamento è alto, ad esempio in autostrada.


      ...consideriamo la leggerezza con cui vengono oggi proposti i prodotti.
      Pochi giorni fà ho visto una televendita "fantastica": NANNOPLY!!
      Un prodotto che una volta spruzzato rende inattaccabili dallo sporco tutte le superfici che vuoi, proprio tutte.
      Però l'effetto dura un'anno e dove queste nanoparticelle vadano non si sà.
      La cosa strana è che pochi si chiedano: "dove vanno a finire queste nanoparticelle una volta esaurito il loro compito?".
      Ad esempio, il vettore creato per trasportare farmaci anti tumorali, in grado di individuare un tumore, di inoculare il medicinale ed infine di comunicare il risultato dell'operazione, dove và quando il tumore è distrutto?
      Se finisce in una qualsiasi cellula, in quanto non biodegradabile ci resta per sempre, e in quanto non biocompatibile potrebbe esser riconosciuto quale corpo estraneo.
      Scrivo potrebbe perchè in certi casi queste nanoparticelle sono così piccole da riuscire a perforare la membrana cellurare senza danneggiarla, fino ad arrivare al nucleo, senza che la cellula la percepisca, ma nel nucleo c'è il DNA, che è una "stringa" lunga 8 centimetri circa, non è difficile immaginare una possibile interferenza.
      ...però se passa di lì un Macrofago, magari se lo pappa lui, MA, non è comunque biodegradabile, e il Macrofago farà da vettore, se lo porterà appresso, dove? Io non ne ho idea.


      Ma la cosa curiosa è che sono più vicine di quanto si possa pensare:
      Nelle conferenze tenute dal dott. Montanari, spiega come ad esempio ci siano stati diversi casi di nanopatolgie tipiche di chi effettua saldature per lavoro su donne che di lavoro facevano tutt'altro, unico punto di contatto con queste nanoparticelle era la tuta sporca del marito (saldatore) da lavare in lavatrice.

      L'altro giorno ero a casa di un mio amico mentre lavava le stoviglie, stava GRATTANDO con il cucchiaio il fondo antiaderente di una pentola.
      Il legame carbonio-fluoro è il più resistente della chimica organica.

      Spero di non passare per l'ambientalista-salutista-disfattista, però se sapeste quanta pressione ricevono giornalmente il dott. Montanari e la dott.ssa Gatti affinchè abbandonino le ricerche, sareste preoccupati anche Voi. Perchè possano parlare in pubblico a Pavia, bisogna raccoglier firme, ma poi non puoi pubblicizzare l'evento perche non ti viene concesso lo spazio di un banchetto in piazza, e ti ritrovi al massimo in 50 persone.
      Lo stesso dott. Montanari terrà una conferenza (la seconda) alla corte dei Lords a Londra prossimamente.

      Certo che, sapere di avere una tecnologia di questo tipo, e insieme avere delle certezze sulla controllabilità di tutti i processi è una cosa grandiosa.
      Ma al momento ho visto il dott. Montanari parlare a 50 persone, e una coppia di teleimbonitori parlare in TV.

      Spero che il mio punto di vista sia chiaro a tutti.
      Grazie per l'attenzione.

      CITAZIONE (alexdoor73_8 @ 19/5/2006, 15:28)
      Delle nanopatologie (di cui ha parlato anche Beppe Grillo) sono responsabili le nanoparticelle ossia particelle piccolissime di materia organica e non (metalli scorie etc) che derivano dalla combusione. In pratica sono come il PM10 ma molto + piccole e molto piu' subdole e pericolose...

      ...una precisazione...

      Delle nanopatologie sono responsabili solo le particelle di tipo inorganico.
      Se fossero di tipo organico sarebbero biodegradabili.

      Edited by mangoo - 23/7/2006, 21:29

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      • #4
        x Organico intendevo molecole a base carbonio... anche le plastiche sono sostanze a base organica secondo la chimica...
        penso che organico e inorganico venga inteso come branca della chimica che appunto si divide in queste due sezioni (il benzene e' un composto organico <img src="> )

        La questione e' che in pratica queste nanoparticelle inorganiche sono come dei sassolini minuscoli di metalli o altre sostanze... e quindi non vengono in nessun modo smaltite dal corpo perche' non e' metallo in forma atomica che puo' combinarsi con qualcosa, ma sono come dei granelli di sabbia

        Giusto ieri al mondo di quark hanno parlato di una terapia per il tumore al cervello basata su nano particelle...

        si tratta di sferette piccolissime di ferro magnetico, rivestite da una membrana "organica" che le rende compatibili solo con le cellule tumorali...
        si iniettano queste particelle nel tumore e queste vengono assorbite solo dalle cellule malate, mentre non riescono a penetrare ne nelle cellule normali, ne nello spazio intra cellulare del tessuto sano...
        dopodiche' si sottopone il paziente ad un particolare campo magnetico ad alta frequenza che trasferisce energia termica al tessuto tumorale, senza toccare il resto del cervello... uccide il tumore, cellula per cellula... meraviglioso

        il tutto poi viene portato via (cellule morte e nanoparticelle) dal sistema immunitario e le nanosonde pare si accumulino nei reni e nella milza...
        alla fine e' ferro, quindi se non si passa sotto un elettrocalamita non dovrebbe dare fastidio, pero' chi lo sa... certamente restera' li per sempre immagino, perche' anche se il ferro e' alla base dell'emoglobina dubito che si possa lentamente consumare venendo assorbito

        certo e' che e' una applicazione favolosa

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        • #5
          http://www.lescienze.it/index.php3?id=12468

          ciao,francesco

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          • #6
            Tipico esempio di come, sopratutto in Italia, basta partire da un fondo di verità per erigere un castello di carte a cui basta aggiungere un pò di "fumus persecutionis" da parte dei soliti poteri forti per rendere credibili conclusioni del tutto sballate.

            Le nanopatologie sono una nuova definizione per patologie conosciute da secoli. Il fatto di vedere ora gli agenti probabilmente patogeni NON cambia l'indice di morbilità di queste patologie.

            Il fatto di trovare queste particelle in molti tessuti è comune a chi ne viene esposto. Questo NON significa automaticamente processo patologico. Se così fosse la scienza particolarmente esatta che si chiama statistica medica avrebbe individuato da decenni un'incidenza enorme di nanopatologie nelle zone vulcaniche.
            Le conclusioni a cui perviene Montanari nel suo video sono lontane da essere legge clinica. Ad esempio l'affermazione che fa che le nanoparticelle entrerebbero nel nucleo non è affatto considerata certa da tutti. Serve ben altro che una diapositiva dove (magari per caso) una particella appare sovrapposta a un nucleo per creare una legge.

            Se il discorso sulle nanoparticelle è limitato alla critica ai termovalorizzatori posso essere concorde. Molto ma molto meglio adottare altre strategie di eliminazione (riciclo, disintegrazione con arco elettrcio, ecc). Dato che però non ci si è pensato prima e anche ora si fa poco il problema va affrontato e nel caso il termovalorizzatore và costruito, con l'obiettvo di eliminarlo appena si riesce.

            Creare la paura delle nanocose, i nanoaffari, ecc. fino a rischiare di far credere al potentissimo (in Italia) circolo delle massaie preoccupate che tutto quello che è "nano" è pericolosissimo e va tenuto a migliaia di Km di distanza è, in una sola parola, sciagurato.
            E proprio per questo mi aspettio il comitato "no alle nanotecnologie" a breve. :shifty:
            “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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            • #7
              Credo anch'io che presto nascerà un comitato contro le nanocose, purtroppo, è sarà fatto da integralisti convinti.
              Penso anch'io che il modo migliore di eliminare i rifiuti sia quello di non produrli e/o di riutilizzarli.
              a me si stringe il quore quando vedo gli sprechi, non sono un fanatico però vedo ogni giorno le cosidette "grandi realtà produttive", faccio il manutentore e giro davvero tanto.
              Per quanto riguarda la possibilità d'interazione di una nanoparticella con un nucleo cellulare, sono d'accordo che una foto non fà scienza, io ho visto una foto e questo giustamente non è molto, anzi è molto poco, però bisognerebbe approfondire, giusto?
              Tra poco il Dott. Montanari avrà a disposizione un microscoprio a scansione ambientale (spero di non aver sbagliato, giornata dura!) dieci volte più potente, io direi di aspettare qualche risultato, qualunque, e spero positivo, perchè l'evoluzione è la via giusta, e su questo siamo tutti d'accordo.

              Riporto una frase: L'uomo dell'età della pietra non ha aspettato che finissero le pietre per divenire l'uomo dell'eta del ferro, perchè noi aspettiamo che finisca il petrolio per passare a una diversa fonte di energia?
              (purtroppo sono confuso sulla fonte: dovrebbe essere un ministro islandese, oppure irlandese)
              Allora mi chiedo: ci stiamo davvero evolvendo meglio dell'uomo dell'età della pietra?
              Però lui non commercializzava pietre, forse questa è la differenza.

              Ciao a tutti e grazie, è bello trovare persone con cui potersi confrontare (non misurare, scusate ma troppo spesso vedo comportamenti idioti nel forum, che non fanno altro che sporcare l'immagine che dignitosamente il forum merita)
              Daniele

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              • #8
                Benissimo, allora da utenti responsabili e assennati del forum cerchiamo di non creare allarmismi ingiustificati e aiutare la gente a capire senza barricarsi in un clima da rifiuto aprioristico purtroppo ben conosciuto in Italia.
                Il problema delle nanopatologie non è affatto ignorato a livello istituzionale : http://www.iss.it/uidf/news/cont.php?id=234&lang=1&tipo=4 se si dimostreranno evidenze scientifiche di pericolosità di alcuni materiali (asbesto, berillio, silice sono patogeni ben conosciuti da decenni. Se li uso in nanotecnologia non posso certo fingere di non sapere) ovviamente si prenderanno provvedimenti.
                Se ci sono rischi sanitari evidenti le statistiche mediche li rileveranno. Nella conferenza di Montanari a mio parere si da troppo spazio alle illazioni sul fatto che ogni particella trovata = malattia sicura. Così NON è affatto. Le nanoparticelle NON le ha inventate l'uomo. Evitarle è buona cosa e ben venga l'attenzione su inceneritori, cibi, ecc. E' un grande passo avanti nel riconoscimento delle vere cause patologiche di molte malattie, ma tutto lascia pensare che nessuna malattia si sviluppa per l'apporto di una particella (cosa che invece Montanari lascia sospettare).
                Le nanotecnologie e nanoterapie, come ogni scoperta umana, comportano rischi e necessitano di cura e attenzione.
                Un principio di prudenza tale da vietare a priori ogni nanoaffare invece per me è un'ulteriore idiozia che rovinerebbe una promettente specializzazione italiana.

                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                • #9
                  x BrightingEyes:

                  Benissimo, allora da utenti responsabili e assennati del forum cerchiamo di non creare allarmismi ingiustificati e aiutare la gente a capire senza barricarsi in un clima da rifiuto aprioristico purtroppo ben conosciuto in Italia.

                  Se ti riferisci a qualcuno ij particolare sarebbe meglio che ti rivolgessi a lui direttamente, altrimenti la tua sembra una paura infondata, visto che nessuno a mio avviso si comporta come dici.

                  Il problema delle nanopatologie non è affatto ignorato a livello istituzionale : http://www.iss.it/uidf/news/cont.php?id=234&lang=1&tipo=4 se si dimostreranno evidenze scientifiche di pericolosità di alcuni materiali (asbesto, berillio, silice sono patogeni ben conosciuti da decenni. Se li uso in nanotecnologia non posso certo fingere di non sapere) ovviamente si prenderanno provvedimenti.

                  Allora, l'articolo parla di Londra, l'unica cosa italiana è la pubblicazione sul sito, visto da quanti? Bell'informazione. Cosa c'è scritto? Che alcuni dicono che fanno male e alcuni dicono di no!! ...mi viene da polemizzare, ma mi fermo!
                  Bisogna far chiarezza, non sono le proprietà dei materiali a caratterizzarne la pericolosità, ma le dimensioni, quindi anche un materiale "neutro" può esser riconosciuto estraneo, ma non biodegradabile.
                  Nella sindrome dei balcani i danni da uranio impoverito nulla avevano a che fare con le radiazioni, inoltre non si trovavano tracce di uranio puro, ma molecole con leghe assurde, con la casualità tipica delle esplosioni.

                  Io tutta la fiducia che hai tu nelle istituzioni non ce l'ho, tu scrivi: "Se ci sono rischi sanitari evidenti le statistiche mediche li rileveranno.", ma la realtà è molto diversa e non credo che debba venire a dirtelo io.
                  La burocrazia italiana ha fatto sì che il Dott. Montanari e la Dott.ssa Gatti si sono
                  visti scippare il microscopio che usavano nelle ricerche e che per metà era stato pagato da loro. Da quì la campagna di Grillo per comprarne uno, non da dare a Montanari, ma da far usare allo stesso.

                  Comunque l'equazione nanotecnologie = nanopatologie è sbagliata, io direi che alcune nanotecnologie sono "nanoinquinanti" (parola inventata per dare l'idea) e che sia quet'ultima proprietà la causa delle nanopatologie.

                  Spero di esser stato spiegato!! :woot:

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                  • #10
                    QUOTE (lelle '79 @ 5/8/2006, 11:35)
                    Bisogna far chiarezza, non sono le proprietà dei materiali a caratterizzarne la pericolosità, ma le dimensioni, quindi anche un materiale "neutro" può esser riconosciuto estraneo, ma non biodegradabile.

                    Guarda che non ho nulla contro una seria indagine che garantisca la salute di tutti. Permettimi però di avere più fiducia nelle instituzioni sanitarie, per quanto carenti (e in Italia è un luogo comune falso che la sanità sia un disastro!) che nelle paure della gente.
                    Già quello che dici sopra è inesatto e sintomatico del clima che potrebbe venirsi a creare, non è affatto vero che la patogenicità dipende solo dalla dimensione. Il tipo di particelle sembra invece molto importante. Il fatto che le abbiamo scoperte ora non significa che le nanoparticelle non fossero presenti in natura da sempre. La statistica medica è molto precisa ed efficace ed è il mezzo che ha permesso, ad es. di scoprire la cancerogenicità dell'asbesto. Certo saperlo prima era meglio, ma si fa quel che si può umanamente.

                    I farmaci, lo sanno tutti hanno degli effetti collaterali. Spesso imprevedibili, spesso diversissimi da persona a persona, a volte anche in grado di creare malattie più gravi o addirittura la morte. Eppure li usiamo! Perchè? Perchè ovviamente il rapporto rischio/beneficio è largamente positivo e qualche sfortunato incidente non intacca il vantaggio finale. E' possibile, anzi quasi sicuro, che nel caso delle nanotecnologie sarà così. Sarà pure probabile che le nanosfere dopo aver guarito il tumore non vengano eliminate e siano potenzialmente pericolose, ma se permetti è la statistica medica (quella seria!) che deve dire se il rischio è maggiore del beneficio. Non i soliti ormai conosciutissimi ragionamenti da "principio di cautela" usati strumentalmente.
                    Potrà sembrare una posizione esageratamente critica verso persone che si preoccupano solo della salute generale, ma dopo le tante stupidate su OGM, elettrosmog, radiazioni di Chernobyl ecc. ecc. permetti che si sia un pochino prevenuti ?
                    “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                    • #11
                      Cari amici,

                      mentre invito altri lettori del forum alla discussione, dedico questo post a delle precisazioni.

                      BrightingEyes scrive:
                      CITAZIONE
                      [...] da utenti responsabili e assennati del forum cerchiamo di non creare allarmismi ingiustificati e aiutare la gente a capire [...]

                      Aiutare a capire è sinteticamente lo scopo del forum intero. Aprire una discussione sulle possibili patologie connesse all'uso, diffusione e produzione di materiale nanoscopico non implica nessuna presa di posizione, nè vuole creare 'allarmismi ingiustificati', bensì, coerentemente con lo spirito del forum, offrire spazio per osservare il fenomeno da una molteplicità di punti di vista al fine di desumerne la conoscenza più completa e veritiera. Questo impone il ricorso a dati e notizie attendibili.

                      CITAZIONE
                      [...] Nella conferenza di Montanari a mio parere si da troppo spazio alle illazioni sul fatto che ogni particella trovata = malattia sicura. [...]

                      Questo è probabilmente vero, e conseguenza della semplificazione nella trattazione dell'argomento che il dottore ha introdotto per presentarlo ad un pubblico non specializzato. A questa semplificazione non sembra far riscontro altrettanta prudenza nella derivazione delle presunte correlazioni tra esposizione a particelle e insorgenza di patologie, ed in generale nell'enunciazione del potere patogeno delle nanoparticelle - che in buona sostanza deve essere ancora esaustivamente investigato. La combinazione dei due aspetti rappresenta il punto debole della sua presentazione, e ciò che può ingenerare allarmi nel pubblico non al corrente della prassi medica.
                      Tuttavia, si parla soltanto della prospettiva offerta da una sola fonte. Il dottor Montanari e la dottoressa Gatti non sono le uniche persone attive nel settore. La stessa dottoressa partecipa ad un progetto sulle nanopatologie finanziato dalla Comunità Europea, ed ha basato le sue ricerche in parte sui risultati pubblicati dall'università di Lovanio (Belgio).
                      Questo vuole essere quindi un invito a ricercare altre fonti di informazione per estendere la base di dati condivisi ad integrazione del dibattito.

                      Non è tempo di stabilire equazioni o enunciare assiomi. Lo sviluppo delle nanotecnologie dovrebbe accompagnarsi a quello della considerazione e consapevolezza del suo possibile impatto sui molteplici aspetti delle attività umane, tra cui, ma non unica, la salute delle popolazioni. Imbrigliandone correttamente le potenzialità se ne potranno compiutamente apprezzare i benefici.

                      Un caro saluto,
                      Massimo

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                      • #12
                        CITAZIONE (alexdoor73_8 @ 19/5/2006, 15:28)
                        Mha vorrei qualche chiarimento...
                        si parla insieme di nanotecnologie e di nanopatologie, ma non sono mica collegate a tutti i costi

                        L'unica cosa che li collega di sicuro e' il temine "nano" <img src=">

                        Delle nanopatologie (di cui ha parlato anche Beppe Grillo) sono responsabili le nanoparticelle ossia particelle piccolissime di materia organica e non (metalli scorie etc) che derivano dalla combusione. In pratica sono come il PM10 ma molto + piccole e molto piu' subdole e pericolose...

                        Le nanotecnolgie studiano le nanostrutture, e le nanoparticelle ma sono cose diverse, costruite per un scopo apposito, molto costose e dubito che vengano sparse
                        in giro cosi' tanto per gradire...

                        Non e' la prima volta che ne sento parlare in modo congiunto come se fossero intimamente collegate... non e' che si rischia di demonizzare le nanotecnologie che
                        invece potrebbero essere chiave di volta per molte innovazioni (tipo gli studi di nanostrutture per immagazzinare l'idrogeno senza rischi)

                        Qualcuno che ne sa di puo' potrebbe chiarire questo dilemma?

                        Alex

                        Solo una considerazione a margine

                        Il "principio di precauzione" si concentra solo sugli effetti negativi di qualsiasi cosa (anche quelli non adeguatamente provati), mettendo i benefici in secondo piano.

                        Non esiste nessuna tecnologia completamente esente da rischi e controindicazioni

                        Il problema è semplicissimo, cosa siamo disposti a pagare per ottenere qualcosa ?


                        Odisseo

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                        • #13
                          QUOTE (mangoo @ 5/8/2006, 16:03)
                          Cari amici,

                          mentre invito altri lettori del forum alla discussione, dedico questo post a delle precisazioni.

                          Concordo e mi scuso se ho dato l'impressione di voler creare polemica sterile, questa discussione è molto interessante e non lo merita.
                          In tutto l'ambiente medico le nanotecnologie ed ovviamente le nanopatologie sono viste come una nuova frontiera da studiare. Alcuni aspetti sono rivoluzionari e promettono di fare luce sui meccanismi di nascita di alcune malattie finora poco compresi oltre a promettere nuove forme rivoluzionarie di terapia.
                          Un principio di precauzione serio io lo interpreto come la necessità di una ricerca seria e costante su queste tecnologie, svolta da personale competente, sia dal punto di vista delle possibilità fantascientifiche che promettono sia, parallelamente e sinergicamente, ai rischi eventuali. Nessuna fretta e nessuna concessione all'interesse dei privati da una parte, nessuna paura dell'ignoto e nessun limite ingiustificato dall'altra.
                          Nel campo medico l'Italia è sempre stato un esempio in questo settore. I gravissimi effetti del Talidomide negli anni 50 ad es. sono stati sconosciuti da noi grazie a una molto più rigida normativa nei riguardi dei farmaci di nuova generazione.
                          Nessuna concessione all'interesse delle multinazionali ma nessun pregiudizio insomma.

                          Il discorso per gli inceneritori è solo un aspetto minore del problema. Problema grave sia chiaro, ma limitato. Si parte dalla conclusione certa che comunque è molto meglio farne a meno, e si può discutere di tutte le alternative possibili e se sia già ora possibile farne a meno (già dirottare la quota delle bollette A3 dalla cogenerazione verso il FV sarebbe un grandissimo inizio per me, i rifiuti ora sono un business pagato dai cittadini. Questo mi sembra assurdo).
                          Però, pur con tutto il rispetto per le ricerche serie come lo sono quelle presentate, ricordiamo sempre che servono dati statisticamente concreti prima di trarre conclusioni generali. I termovalorizzzatori vengono usati in molte parti del mondo, è impossibile che un aumento significativo delle patologie correlate sfugga al controllo sanitario e serve sempre comparare i rischi che le altre soluzioni comportano (discariche ad esempio).
                          Le leggi servono a fornire un limite non arbitrario e se è vero che la normativa attuale non è attenta alle nanoparticelle è necessario che lo diventi. Ma sempre partendo dal principio che è responsabilità di tutti affrontare e risolvere i problemi nel modo migliore per la comunità anche se a volte questo comporta un sacrificio per il singolo.
                          “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                          • #14
                            salve
                            un articolo ottimista ,
                            nanotech e medicina...

                            devo dire che propio le enormi possibilità di sviluppo.
                            ha portato a posizioni di chiusura,
                            la domanda è questa:
                            riusciremo a controllare l'enorme potenza di queste tecnologie,
                            riusciremo a non esserne completamente travolti?
                            fino a sparire come genere umano?


                            Nanotecnologie e fibrosi cistica

                            --------------------------------------------------------------------------------

                            Domanda Possono o potranno le nanotecnologie dare una mano per la cura delle malattie genetiche come la fibrosi cistica


                            --------------------------------------------------------------------------------

                            Risposta Le nanotecnologie sono scienze applicate che operano grazie a dispositivi della dimensione delle molecole biologiche, nell’ordine di 10-100 nanometri.

                            Presentano un’infinità di applicazioni nel campo della salute umana, alcune di queste ancora teoriche, altre già applicate o in fase di studio avanzata. In campo medico sono potenzialmente utili in fase di ricerca di base, diagnostica, sviluppo e sintesi di farmaci, per lo sviluppo di terapie innovative e per la creazione di dispositivi e vaccini per la prevenzione delle malattie.

                            Tra le possibilità che queste tecniche offrono vi sono un'ampia gamma di nanodispositivi: nanorobot che operano a livello cellulare, nanosonde per monitorare e rilevare l’eventuale insorgenza di patologie, nanokiller che uccidono le cellule tumorali, nanopostini per trasportare sostanze a cellule bersaglio.

                            L’utilità di queste tecnologie è legata al fatto che operano a livello delle molecole biologiche (una proteina, ad esempio, ha un’estensione media tra 2 e 100 nm) e utilizzano molecole biocompatibili, spesso proprio biopolimeri, riducendo il rischio di reazioni avverse.

                            L’innovazione nanotecnologica può estendersi dall’ottimizzazione della realizzazione di prodotti già presenti sul mercato, allo sviluppo di nuovi dispositivi.

                            Per quanto riguarda strettamente le malattie di origine genetica, i campi di applicazione sono i seguenti:
                            - prevenzione e diagnostica, mediante lo sviluppo di nuove tecnologie per l’individuazione delle varianti geniche che possono correlare con determinate patologie
                            - l’utilizzo di dispositivi nanometrici per veicolare farmaci all’interno del nostro corpo
                            - lo sviluppo di strumenti innovativi per la terapia genica, ossia per la riparazione della mutazione nel DNA che causa la malattia

                            Di questi tre punti, il primo è in fase avanzata, parzialmente già applicata ma con potenzialità enormi ancora latenti. Il secondo è in fase di ricerca e sperimentazione, il terzo solo in fase di sviluppo nella ricerca di base.

                            Alcuni gruppi di ricerca in Europa cercano di sviluppare delle nanosfere rivestite o contenenti DNA per effettuare terapia genica nei polmoni di pazienti affetti da fibrosi cistica. Uno dei problemi più importanti in questa patologia è la presenza di un secreto viscoso che ostacola il passaggio di farmaci, per questo è importante sviluppare nuovi dispositivi per veicolare le sostanze utili. Questi studi sono ancora preliminari e attualmente solo in vitro, ma alcuni risultati sono incoraggianti e hanno stabilito alcune condizioni necessarie per lo sviluppo dei nuovi farmaci. Ad esempio, le particelle usate devono avere un diametro inferiore a 150 nm e devono essere elettricamente neutre.

                            Altra frontiera, sempre nel campo della terapia genica, è quella di utilizzare come piccole navicelle da trasporto delle molecole presenti in natura opportunamente trasformate e riempite di farmaci o di DNA. Fino ad ora la terapia genica si è basata primariamente sull’utilizzo di particelle virali o iniezione di DNA nudo, tecnologie che presentano da un lato un rischio biologico e dall’altro un’efficienza bassa. Le nanotecnologie permettono di costruire singole molecole con la caratteristica di essere efficaci trasportatori con un rischio basso o nullo per la salute. Al vaglio in questo sistema l’antigene dell’epatite B, già utilizzato per realizzare il vaccino contro questa malattia. L’interesse è caduto su questa molecola poiché ha una capacità elevata di indirizzarsi verso le cellule che compongono il fegato e potrebbe diventare uno strumento importante per veicolare farmaci in questo tessuto. Gli scienziati nutrono speranze in questa molecola soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di nuove terapie contro le gravi malattie infettive che colpiscono questo organo.

                            Infine, abbiamo già a disposizione numerose nanotecnologie per la diagnosi di malattie genetiche, basati sulla realizzazione di nanochip e di sequenziamento di DNA ad alta definizione. Nel primo caso è possibile effettuare l’analisi contemporanea di molti geni per individuare la presenza di un determinato corredo di DNA che correla con patologie. È uno screening molto rapido, che non ha precedenti nella diagnostica classica, legato all’utilizzo di strumentazioni adeguate a qualsiasi laboratorio e il cui costo è destinato ad abbattersi. Si tratta del potenziamento mediante miniaturizzazione della tecnologia dei microarray.

                            Il sequenziamento di DNA ad alta definizione mediante nanotecnologie è una tecnica che semplifica e accelera la ricerca di mutazioni nel DNA, senza influenzare l’accuratezza dei risultati, fondamentale nella clinica per la diagnosi di malattie genetiche atta all’applicazione di terapie adeguate.

                            Le nanotecnologie stanno evolvendo rapidamente e le previsioni attuali, da parte della maggior parte degli scienziati, è che entro la metà del secolo avranno completamente rivoluzionato il modo di concepire la medicina. Al di là che questo si avveri o meno, per avere un’idea del progresso in questo campo, basta osservare che negli ultimi cinque anni rispetto al quinquennio precedente, le ricerche pubblicate in questo campo si sono centuplicate, con un andamento inequivocabilmente in salita.

                            A cura di Marika De Acetis
                            Fondazione per le Biotecnologie
                            Torino

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                            • #15
                              CITAZIONE (rabazon @ 4/10/2006, 14:30)
                              la domanda è questa:
                              riusciremo a controllare l'enorme potenza di queste tecnologie,
                              riusciremo a non esserne completamente travolti?
                              fino a sparire come genere umano?

                              Non mi ripeto sulle prospettive di rischio sanitario che ho già trattato sopra.

                              Meditandoci sopra ho invece fatto un'altra riflessione critica.
                              Ammettiamo che le nanotecnologie rappresentino prevalentemente un vantaggio e non un rischio. Magari al punto da debellare molte malattie ora incurabili e permettere un deciso, ulteriore aumento della qualità e durata di vita...
                              La domanda è : per chi?
                              E' evidente che queste tecnologie, almeno inizialmente saranno disponibili solo per una quota minoritaria della popolazione mondiale. Forse la maggioranza delle popolazioni dei paesi avanzati, ma sicuramente una percentuale minima della popolazione mondiale.
                              Considerando una probabile evoluzione galoppante della tecnologia, quali effetti produrrebbe una popolazione di ultracentenari superricchi sulle masse giovani, con prospettiva di vita ridotta alla soglia dei 60 - 70, non troppo ricche da permettersi queste soluzioni ma non troppo povere da essere escluse dall'informazione mondiale?

                              Siamo più nel campo della fantascienza alla Vance, ammetto, ma le prospettive non mi rassicurano. L'ipotesi di una resa dei conti globale non mi sembra più così lontana come pensavo anni fa. <img src=">
                              “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                              • #16
                                Cari amici,

                                in questioni nebulose e complesse e' generalmente vantaggioso mantenere un attegiamento aperto e bilanciato. Le nanotecnologie rientrano ampiamente in questa categoria di argomenti. Ed e' importante sostenere un dibattito sostenuto da fatti e osservazioni attendibili il piu' esteso possibile.

                                Le tecnologie applicate a scala nanometrica sono - ancora, perlomeno - molto distanti dall'immaginazione collettiva, abituata a muoversi in ambiti retti dalle leggi del mondo macroscopico. Nel dominio micro- e nanoscopico la relazione tra le forze in gioco cambia radicalmente (la gravita' e' trascurabile, le interazioni superficiali e di Van der Waals diventano predominanti). Imparare le regole di questo gioco, distanti dalla normale intuizione, richiede pratica ed esperienza; nuovi spettacolari fenomeni sono possibili o diventano vantaggiosi, inaspettate proprieta' possono essere attivamente sfruttate. Acquisire e consolidare le metodologie di impiego di questo portentoso arsenale richiede tempo; l'esempio della precedente generazione delle microtecnologie e' esemplare in questo riguardo. Ma allo stesso tempo i risultati preliminari delle nanotecnologie hanno ricevuto, quasi dall'inizio, grande pubblicita' e persino conosciuto buona diffusione popolare. Risulta quindi evidente che nella mente di tante persone la voce 'nanotecnologie' e' associata ad un binomio composto da 'spazi irragiungibili, sconosciuti e distanti dalla comune esperienza' e 'enormi e radicalmente nuove potenzialita'. Questa coesistenza ingenera facilmente diffidenza e timore derivanti dall'impossibilita' di un controllo diretto di questa dimensione nascosta (come direbbero i cultori delle superstringhe). Questo sentimento, in se' salutare se semplicemente dettato da scetticismo, puo' degenerare in vera paura a seguito di una illecita ma ahime' altrettanto comune induzione: quella secondo la quale l'impossibilita', soggettiva, di far fronte al pericolo si estende a tutta la comunita'. Questo passaggio al limite implica una preesistente diffidenza di fondo nei mezzi e nelle risorse umane. Ma, se cosi' e', questo e' intrinseco in ogni attivita' umana, di cui le nanotecnologie sono solo uno, nuovo ma non ultimo esempio. Si pensi analogamente alla paura dell'inverno nucleare.

                                La ricerca sulle nanotecnologie ha ritmi sostenutissimi perche' moltissimi gruppi in tutto il mondo vi sono coinvolti, piu' o meno direttamente. Questo e' frutto delle potenzialita' sbandierate con la pubblicita', e allo stesso tempo il motivo per cui tanto se ne deve parlare: gli ingenti fondi stanziati per lo sviluppo tecnologico devono trovare una via di ritorno.

                                Per le applicazioni mediche in particolare (per cui esiste da tempo il thread dedicato in questa sezione, cui rimando per estendere il dibattito in questa direzione), il discorso e' piu' interessante in quanto la dimensione tipica di anticorpi, antigeni, proteine, enzimi e macromolecole e' di decine di nanometri. Un lavoro attivo direttamente a questa scala e' semplicemente ottimale per selettivita', efficienza, precisione e direzionalita'. La medicina ha la potenzialita' di raggiungere livelli di specificita' senza precedenti, e questo e' in effetti la motivazione che traina molta della ricerca nel campo.

                                Per quanto riguarda l'accesso ai servizi medici, non credo che questo possa essere influenzato significativamente dalle nanotecnologie. Intendo dire che gia' oggi esso e' selettivo e/o preferenziale, la salute essendo sostanzialmente (ma con sostanziose eccezioni) proporzionale all'agiatezza economica. Se possibile le applicazioni di micro- e nanotecnologia miglioreranno la situazione in quanto mirano all'abbattimento dei costi di accesso ed utilizzo delle strutture e delle risorse. Per esempio, un'analisi del DNA puo' richiedere (nel caso migliore) uno o due giorni in un normale laboratorio, mentre un DNA-chip monouso (dal costo molto contenuto) la potra' svolgere in qualche decina di minuti, e non necessariamente in un laboratorio medico.

                                Un caro saluto,
                                Massimo

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                                • #17
                                  salve BE,
                                  beh, un bel rompicapo..

                                  solo per informazioni,
                                  il presidente Bush,vedo trattato come satana in molte parti del forum,
                                  aveva l'abitudine di presentarsi spesso con un guru mondiale delle nanotech,
                                  (ma non era uno stupidone molto peggio delle illuminifiche menti dei politici nostrani..
                                  da prodi, a d'alema, berlusconi ,fini, bossi, mastella, casini..
                                  loro nun sanno manco che sia, stanno troppo bene)...
                                  comunque sia ,ultimamente sembra abbia preso molte distanze, fino a chiudere alcuni rubinetti finanziari...
                                  adesso partiranno i soliti amicod, complotti de petrolieri con le mani in pasta,ecc..
                                  può darsi invece, derivante da una semplice spinta di chiusura per i molti dubbi che si stanno sollevando..
                                  io personalmente , non riesco a vederci molto chiaro...
                                  aspetto ...
                                  posizione da sforzomaggiore, ma onestamente...non so..

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                                  • #18
                                    da cerchiobottista ...
                                    non so chi leggerà..
                                    Tubi sempre meno tossici
                                    di KEVIN BULLIS


                                    DELLE NANOPARTICELLE si lodano le uniche proprietà elettroniche e biologiche. Le dimensioni infinitesimali consentono loro di oltrepassare le barriere, e di trasportare i farmaci direttamente all’interno delle cellule cancerose, per esempio. Ma ricercatori e attivisti temono che queste stesse caratteristiche possano renderle pericolose in alcuni ambiti di applicazione, consentendo loro di infiltrarsi anche nelle cellule sane danneggiandole. Un numero sempre crescente di team di ricerca sta cercando di approfondire la conoscenza delle modalità di interazione tra queste nuove strutture e le entità biologiche, in modo che la scienza possa trarre vantaggio dalle loro promettenti potenzialità senza involontariamente recare danno. Via via che emergono i risultati dei primi studi, viene alla ribalta anche una possibilità dall’attuazione estremamente complessa ma anche altrettanto intrigante: i ricercatori potrebbero in futuro riuscire a regolare la tossicità delle nanoparticelle. In altre parole potrebbero renderle più tossiche, per esempio, se l’obiettivo è quello di annientare delle cellule tumorali, e meno tossiche per la somministrazione di farmaci o per applicazioni di diagnostica per immagini.

                                    Il più recente studio a questo proposito, che dovrebbe apparire in un prossimo numero di Toxicology Letters, suggerisce l’ipotesi che più si modificano le superfici dei nanotubi al carbonio più se ne riduce la tossicità. «La nanotecnologia è uno strumento. Può essere benefico ma anche disastroso. Dobbiamo stare attenti, e soprattutto dobbiamo comprendere a fondo le nanoparticelle prima di usarle», spiega Chang-Yu Wu, della University of Florida di Gainesville, coautore di un saggio di recente pubblicazione sull’impatto ambientale delle nanoparticelle. Alcuni scienziati temono che le nanoparticelle, dal momento che sono caratterizzate da proprietà significativamente diverse da quelle dei materiali su scala non microscopica, possano anche presentare rischi a prima vista insospettabili. Per esempio, continua Wu, l’oro normalmente può essere impiegato senza alcun pericolo in applicazioni biologiche, ma in alcuni casi allo stato nanotech ha la facoltà di uccidere i batteri. Non solo: le particelle possono passare attraverso il sangue e penetrare in organi cruciali come il cervello, il che può essere un bene ma anche un male, dipende da che tipo di nanoparticelle si tratta.

                                    Nell’ultima ricerca, gli esperti della Rice University sono riusciti a modificare il grado di tossicità dei nanotubi al carbonio sfruttando la chimica di precisione che ha reso possibile la nascita della nanotecnologia come disciplina. Hanno attaccato all’esterno dei nanotubi – che in sostanza sono delle gabbie cilindriche di atomi di carbonio – dei gruppi di agenti chimici che ne aumentano la solubilità, una caratteristica importantissima soprattutto se i nanotubi devono essere poi utilizzati in regioni del corpo ricche d’acqua. Si è quindi riscontrato che le nanoparticelle così modificate hanno anche l’effetto di distruggere un minor numero di cellule in una coltura. In effetti diventano così “sicure” che in situazione di esposizione a questi nanotubi il numero di cellule annientate non differisce affatto da quello delle cellule che muoiono in condizioni di immersione in una soluzione di controllo senza nanotubi. «Un risultato incoraggiante», commenta Pat Roy Mooney, direttore esecutivo dell’Etc Group, organizzazione che si oppone all’attuale utilizzo delle nanoparticelle in prodotti di largo consumo come per esempio le creme solari, sostenendo che prima di essere impiegate andrebbero testate a 360 gradi. Malgrado l’esito promettente della ricerca della Rice, Mooney sottolinea che «sono necessari ancora parecchi studi» per comprendere i reali possibili rischi collegati all’uso delle nanoparticelle.

                                    Le ultime scoperte sono parte di un lavoro di ricerca continuativo condotto dagli esperti della Rice sul rapporto tra nanotecnologie e ambiente. Nel descrivere tali attività in occasione di un recente convegno, Vicki Colvin, direttore del Center for Biological and Environmental Nanotechnology (Cben) della Rice nonché fra gli autori dello studio in via di pubblicazione, ha precisato che scoprire nuovi metodi per «modificare e controllare le conseguenze biologiche alterando la struttura delle particelle» aiuterà i chimici a progettare nanodispositivi più sicuri.

                                    Un precedente studio condotto dallo stesso istituto ha invece riguardato delle macromolecole di carbonio, i fullereni (anche detti buckyballs), che notoriamente hanno la capacità di danneggiare le membrane cellulari. Mediante un “furto” di elettroni, i fullereni non modificati generano dei radicali liberi in grado di innescare una reazione a catena che distrugge le molecole. I ricercatori hanno scoperto che alterando la superficie dei fullereni li si rende molto meno tossici. Ma modificare buckyballs e nanotubi non può funzionare per tutti gli ambiti di applicazione. Alterare la superficie di un fullerene per renderlo più sicuro ne diminuisce, infatti, anche la forza di attrazione in ambito fotovoltaico, per esempio, dove la capacità di catturare elettroni è invece essenziale. D’altro canto, le strutture modificate mantengono inalterati alcuni tratti utili, compresa forse la facoltà di incapsulare un farmaco. Allo stesso modo, i nanotubi al carbonio manipolati possono anche perdere alcune loro funzioni, come la fluorescenza, ma mantenere alcuni possibili impieghi, come il trasporto di agenti per l’imaging. L’obiettivo del Cben, spiega il chimico Kevin Ausman, direttore esecutivo dell’istituto e co-autore della ricerca, è quello di elaborare «una sorta di predittività in grado di stabilire quali materiali possono risultare pericolosi in quali contesti e quali no». A tal fine, i ricercatori di diverse istituzioni facenti tutte capo al Risk Science Institute il mese scorso hanno pubblicato un elenco di linee guida per il monitoraggio dei nanomateriali, una serie di regole che dovrebbero aiutare a standardizzare le sperimentazioni e consentire ai ricercatori di inglobare dati di diversa provenienza. «È un settore di indagine estremamente interessante», osserva Ausman, «ma anche una problematica troppo complessa per essere affrontata da un team solo, pertanto chiunque si voglia mettere in gioco è assolutamente il benvenuto».

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                                    • #19
                                      Cari amici,

                                      a proposito della funzionalizzazione superficiale delle nanoparticelle, introdotta dal precedente post di Rabazon, voglio riportare una interessante considerazione.

                                      Notoriamente, per corpi di dimensioni nanometriche l'importanza degli effetti gravitazionali (legati alla massa) è del tutto trascurabile, per cui il moto delle nanoparticelle, almeno in ambienti relativamente chiusi, è essenzialmente di tipo browniano (quando non intervengano fenomeni di trasporto di massa). Tale moto è, in parole povere, caotico. Una diretta conseguenza di ciò la troviamo nel cammino medio delle nanoparticelle all'interno dei polmoni: le particelle più piccole (e dunque, a quanto sembra, più pericolose) vengono assorbite dalle pareti interne polmonari più vicine alla cavità orale, proprio perchè il loro moto 'adirezionale' aumenta fortemente la probabilità di cattura di questo tipo di particelle da parte delle pareti. Viceversa, le particelle più grandi (meno pericolose) saranno mediamente catturate dalle pareti situate in tratti più profondi (cioè nelle zone dove il danno arrecabile è maggiore) perchè risentono relativamente di più degli effetti gravitazionali (che aggiungono direzionalità al loro moto).
                                      L'importanza della ingegnerizzazione superficiale delle nanoparticelle interviene allorchè essa impedisce la loro aggregazione. Normalmente infatti le nanoparticelle sono molto reattive e tendono ad agglomerarsi in cluster di dimensioni maggiori rispetto a quelle delle particelle componenti, con l'effetto di apparire al sistema immunitario come corpi estranei con cui 'si sa trattare'. Se al contrario le particelle non possono agglomerarsi (ad esempio, se ne aumenta la solubilit&agrave la loro capacità di penetrazione resta intatta, e così i problemi che ne sembrano derivare.
                                      Si noti che quanto detto non è necessariamente in contraddizione con il post precedente, che si riferisce essenzialmente all'effetto delle singole particelle.

                                      Cari saluti,
                                      Massimo

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                                      • #20
                                        Segnalo un interessante articolo inerente al problema, sempre piu' pressante, della regolamentazione dei nanomateriali che stanno rapidamente invadendo mercati ed ambiente:
                                        Is nanotechnology a health timebomb? - tech - 12 November 2008 - New Scientist

                                        Interessante l'osservazione secondo cui molti di questi materiali, basati su carbonio e argento, sfuggono alle regolamentazioni gia' vigenti in quanto gli stessi materiali sono caratterizzati come generalmente innocui, ma questo si addice alla loro configurazione macroscopica, mentre gli effetti chimici, fisici, epidemiologici ed economici della relativa configurazione nanoscopica sono ancora in larga parte sconosciuti.
                                        Secondo alcuni, i vantaggi portati dalle nanotecnologie alla societa' sono troppo grandi per poter essere persi con un bando complessivo e generico. Per questo si richiedono tuttavia lo sviluppo e la diffusione di test specifici per valutare l'impatto dei nuovi materiali.

                                        Mangoo
                                        http://www.fluttuaedevia.blogspot.com
                                        http://www.daysofmangoo.blogspot.com

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                                        • #21
                                          Ciao,
                                          chi fosse ancora interessato, come me, agli sviluppi delle ricerche dei dottori Gatti e Montanari deve assolutamente leggere il recente post di Claudio Messora che intervista Montanari:
                                          ByoBlu - Il video blog di Claudio Messora | Il microscopio maledetto

                                          Saluti,
                                          Massimo
                                          http://www.fluttuaedevia.blogspot.com
                                          http://www.daysofmangoo.blogspot.com

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