(da Le Scienze):
Christian Weber e Eckhard Boles dell’Università di Francoforte, in Germania, hanno lavorato per modificare le cellule di lievito in modo da indurle a convertire in modo efficiente un’ampia gamma di saccaridi di provenienza vegetale, in particolare gli scarti della lavorazione del frumento e del riso.
Gli alcol prodotti per fermentazione microbica sono un esempio di biocombustibili di seconda generazione che sfruttano materie prime non utilizzabili a scopi alimentari. Gli scarti vegetali sono infatti disponibili in grandi quantità e contengono miscele di zuccheri complessi pentosi ed esosi che possono essere fermentati per dare origine ad alcol.
“Poiché le materie prime rappresentano la quota maggiore dei costi di produzione, puntiamo a una conversione rapida ed efficiente di tutto lo zucchero in esse presente”, ha commentato Weber. “Attualmente c’è una mancanza di microbi in grado di convertire in modo efficiente gli zuccheri pentosi ed esosi in etanolo”.
La specie di lievito Saccharomyces cerevisiae, universalmente utilizzata per la produzione di birra, è in grado di convertire in modo efficiente gli zuccheri esosi come il glucosio. Per aumentarne le capacità, Weber e colleghi hanno pensato di trasferire nel suo genoma il gene di un batterio in grado di fermentare agevolmente gli zuccheri pentosi.
Per aumentarne ulteriormente la capacità produttiva, il lievito è stato modificato anche per indurlo a produrre anche butanolo invece dell’etanolo.
"In confronto con l’etanolo, il butanolo mostra superiori proprietà come potenziale biocombustibile: ha una minore pressione di vapore, si accende a temperature più alte ed è meno corrosivo. Il butanolo potrebbe rimpiazzare i combustibili fossili fino al 100 per cento senza modificare i metodi a combustione attuali”, ha concluso Boles. (fc)
Lieviti modificati per i biocombustibili del futuro | Le Scienze
Christian Weber e Eckhard Boles dell’Università di Francoforte, in Germania, hanno lavorato per modificare le cellule di lievito in modo da indurle a convertire in modo efficiente un’ampia gamma di saccaridi di provenienza vegetale, in particolare gli scarti della lavorazione del frumento e del riso.
Gli alcol prodotti per fermentazione microbica sono un esempio di biocombustibili di seconda generazione che sfruttano materie prime non utilizzabili a scopi alimentari. Gli scarti vegetali sono infatti disponibili in grandi quantità e contengono miscele di zuccheri complessi pentosi ed esosi che possono essere fermentati per dare origine ad alcol.
“Poiché le materie prime rappresentano la quota maggiore dei costi di produzione, puntiamo a una conversione rapida ed efficiente di tutto lo zucchero in esse presente”, ha commentato Weber. “Attualmente c’è una mancanza di microbi in grado di convertire in modo efficiente gli zuccheri pentosi ed esosi in etanolo”.
La specie di lievito Saccharomyces cerevisiae, universalmente utilizzata per la produzione di birra, è in grado di convertire in modo efficiente gli zuccheri esosi come il glucosio. Per aumentarne le capacità, Weber e colleghi hanno pensato di trasferire nel suo genoma il gene di un batterio in grado di fermentare agevolmente gli zuccheri pentosi.
Per aumentarne ulteriormente la capacità produttiva, il lievito è stato modificato anche per indurlo a produrre anche butanolo invece dell’etanolo.
"In confronto con l’etanolo, il butanolo mostra superiori proprietà come potenziale biocombustibile: ha una minore pressione di vapore, si accende a temperature più alte ed è meno corrosivo. Il butanolo potrebbe rimpiazzare i combustibili fossili fino al 100 per cento senza modificare i metodi a combustione attuali”, ha concluso Boles. (fc)
Lieviti modificati per i biocombustibili del futuro | Le Scienze
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