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Olio di Jatropha curcas

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  • Olio di Jatropha curcas

    Salve, per caso c'e' qualcuno che sa se questa pianta puo' crescere in Sicilia o Sardegna? E poi e' vero che l'olio estratto da queste noci e' di piu' di quello che si usa per azionare il frantoio. Grazie

  • #2
    ciao, si io la conosco ed effettivamente cresce in Sardegna, e te le posso dare per certo perchè ci vivo.
    Ad una conferenza sui biocarburanti che si è tenuta presso la facoltà di Cagliari qualche mese fa, l'assessore alle politiche agricole (così credo si chiami) ha parlato di questa pianta che cresce spontaneamente nella nostra terra.
    A quanto si dice è buono anche il rendimento dell'olio estratto dalla pianta, tant'è che, se non sbaglio, Bush vuole o stà investendo molto su questa pianta, creando delle vere e proprie coltivazioni.

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    • #3
      Jatropha Curcas: un nuovo biodiesel
      Le Suore che coltivano l’elettricità
      L’olio di Jatropha, una fonte di energia che potrebbe liberare l’Africa dalla povertà


      In Tanzania le sorelle Vincenziane fanno crescere con poche cure e poca acqua una pianta i cui semi assicurano ottimo carburante. L’india l’ha inserita nel suo piano per l’indipendenza energetica e l’azienda inglese D1 quotata all’Aim di Londra ha fiutato il business.

      All'Equatore il sole tramonta alle sei, tutto l'anno. Alla latitudine di Kaja Peric, che è nata in Bosnia da famiglia croata, ma vive nel profondo sud della Tanzania, il sole scompare solo mezz'ora più tardi. Dopodiché, non è detto che ci sia la luce. «Non esiste una rete elettrica nazionale e nelle città qui intorno, i quotidiani black-out possono durare anche otto ore. Ma non nel nostro convento», dice sorella Kaja con un dolce sorriso. «Noi, l'energia ce la coltiviamo nel giardino».
      Dietro al convento delle sorelle Vincenzìane a Mbinga - un villaggio sperso nel niente della foresta tropicale, non lontano dal Mozambico - più che un giardino, c'è qualche ettaro di coltivazioni. La congregazione, che fa capo al convento di Untermarchtal, ìn Germania, gestìsce in quest'area 18 strutture per circa 300 bambini orfani, sordi e handicappati, grazie a un manipolo di 185 suore (sette delle quali europee): in totale, un bel numero di bocche che da sfamare. Ma, insieme a mais e girasoli, le sorelle coltivano per davvero anche che l'elettricità.
      Kaja, responsabile del progetto, sta facendo crescere dietro al convento 50 mila esemplari di Jatropha Curcas. La pianta che potrebbe cambiare, se non i destini del mondo, almeno quelli dell'Africa.
      «È davvero miracolosa», assicura Kaja mentre ne accarezza le foglie, nel bel mezzo di questa scena tropicale che declina tutti i toni del verde. «Abbiamo comìnciato due anni fa, partendo dai semi. Semplicemente tagliando i primi rami e innestandoli per terra abbiamo coperto tre ettari.
      Quest'anno il raccolto sarà ancora modesto. Ma l'anno prossimo avremo raggiunto l'indipendenza energetica».
      Sul tetto della chiesa c'è un gigantesco pannello solare fatto a "V" (in onore del San Vincenzo che ispira le azioni delle sorelle) con una croce bianca nel mezzo. «Il sole ci dà l'energia sufficiente per ìl gíorno», spiega Kaja. Per la notte c'è un generatore dìesel. Il quale va per adesso a idrocarburi, ma l'anno prossimo andrà a Jatropha.
      «Gli esperimenti - assicura sister Kaja - li abbiamo già fatti: basta spremere i semi della pianta per ottenere un olio che, semplicemente filtrato, mette in moto il generatore di elettricità a meraviglia. E pure rispettando l'ambiente». Come tutti gli oli vegetali che fanno da biodiesel, la combustione di olio di Jatropha emette poca anidride carbonica e zero anidride solforosa, responsabile delle piogge acide.
      «Nel raggio di centinaia di chilometri - sintetizza la sorella-madre Zeituni Kapinga, con vivace orgoglio - siamo le uniche a poter spedire un'e-maìl a qualsiasi ora del giorno o della notte».
      All'Equatore il sole sorge alle sei, tutto l'anno. Alla latitudine di Livinus Manyanga, che abita ad Arusha, Tanzania del Nord, quasi alle falde del Kilimangiaro, il sole sorge solo un po' più tardi. È in quell'esatto momento che il suo business si mette in moto: quando l'energia fotonica della nostra stella accende la fotosintesi clorifilliana.
      Alla Kakute, l'azienda di Manyanga, non ci sono ettari di coltivazioni, ma solo un giardino. «Il mio vivaio è un piccolo centro di ricerca e sviluppo - dice - Il mio compito è quello di propagare la Jatropha in Afrìca, insegnare a coltivarla e distribuire una nuova ricchezza».
      Oggi, in visita alla Kakute c'è la delegazione di una Ong canadese, che ha in animo di propagare la pianta dell'energia nella vicina Repubblica Democratica del Congo. «C'è gente che viene da tutta 1'Afrìca: teniamo dei corsi di una settìmana per insegnare a coltivare la pianta e a sfruttarla fino in fondo. Restano tutti a bocca aperta».
      Per rudimentale che sia, 1'armamentario di Manyanga è impressionante. Prima fa vedere i semi di Jatropha stesi al sole per togliere un po' di umidità. Li mette in una strana macchina manuale (inventata da altri, ma perfezionata dalla Kakute) per la frantumazione: a destra esce l'olio e a sinistra i residui, curiosamente asciutti. Poi prende l'olio e lo mette in una lampada: al contrario del kerosene, brucia senza fare fumo e - pare incredibile - profuma pure.
      Al che Manyanga raccoglie i residui della macinazione, e li spinge con l'acqua dentro a un serpente di qualche metro, costruito con un grande telo di plastica. «Due chili di semi tritati e cinque litri d'acqua – racconta – producono abbastanza metano per cucinare tre giorni». Il serpentone è collegato a un pallone appeso al tetto, a sua volta collegato a una cucina a gas. E funziona per davvero. Ma c’è di più.
      «Con l’olio di Jatropha si fabbricano saponi, che le donne dei villaggi possono vendere», reclamizza Manyanga. «E i residui della macinazione sono un ottimo fertilizzante». Non a caso, c’è chi ha battezzato la Jatropha Curcas “l’oro verde del deserto”.
      Originaria dei Carabi, la pianta è stata traghettata in giro per uil mondo dai marinai portoghesi, che la usavano per costruire delle recinzioni a protezione dei loro insediamenti: la Jatropha ha bisogno di pochissima acqua, le foglie decidue proteggono il terreno dalla desertificazione e, se piantata a pochi centimetri l’una dall’altra, produce una barriera al passaggio degli animali. «In Tanzania – racconta Manyanga - è una pianta ben nota: viene usata per recintare le tombe».
      Esperto di meccanica, Manyanga ha lavorato nella birra e nei cosmetici, prima di approdare al Center for Agricolture and Technology. «Lì - racconta - mi misi a studiare diversi oli carburanti di origine vegetale e rimasi strabiliato dalla Jatropha»: nessun altra pianta (ad eccezione della palma, che però richiede ingenti quantità di acqua) aveva risultati del genere. Così è nato un mestiere. E una passione. «Negli ultimi anni ho convinto parecchi villaggi. che pure non volevano sentir parlare della "pianta delle tombe", a coltivarla per vendere i semi, il sapone e se possibile l'olio. Non vedo un mezzo migliore per togliere l’Africa dalla povertà».
      Le potenzialità ci sono. Un ettaro coltivato a Jatropha produce 1.900 litri di olio, che può essere bruciato da solo o in miscela: la recente decisione della Ue di imporre un 10% di biocarburanti entro il 2020 implica che alle porte dell'Africa sta per aprirsi un nuovo mercato. Lo sa bene l'azienda inglese D1 che, quotata all'Aim di Londra, sta predisponendo ingenti coltivazioni di Jatropha in Indonesia, Sud Africa, Zambia, Swaziland e Australia. E lo sa bene il Governo indiano, che ha appena incluso la Jatropha nel suo piano strategico per l'indipendenza energetica. Estese coltivazioni di Jatropha per uso combustibile sono in via di crescita in Cina, Filippine, Thailandia e anche in Paesi come il Guatemala, dove la Jatropha è stata usata per secoli per le recinzioni. Infine, a testimonianza di una rivoluzione alle porte, in questi giorni è uscito in Francia un libro eloquente: Jatropha, le meilleur des biocarburants.
      All'Equatore la notte è lunga come il giorno, tutto l'anno. Avere l'energia a disposizione fa una bella differenza. Le sorelle Vincenziane lo sanno. E si sentono fortunate. «È nato tutto per caso», racconta sorella Kaja.
      Un giorno, il signor Berndt Wolff dell'azienda tedesca Energiebau. che passav da quelle parti, è andato a trovarle e ha proposto loro di usare il sole e la la Jtropha «Era un'esperimento costoso - spiega Kaja - da 400 mila euro: metà ce li ha messi la nostra casa-madre e metà il Governo tedesco». Ma è il solare che è costoso. O il generatore. Certo non la pianta dell'energia, che quasi cresce da sola e vive per 40-50 anni.
      La Jatropha è velenosa e quindi libera dai dubbi sugli impieghi energetici delle materie prime alimentari, come sta accadendo in Messico con il mais. «Ma soprattutto cresce e prospera in tutta la fascia tropicale - rimarca sorella Kaja - dove si concentra gran parte della povertà del mondo».
      Kaja Peric e Livinus Manyanga vivono ai due capi della Tanzania, e non si conoscono. Ma è questione di poco. Fra poco più di un mese voleranno insieme a Harvard. A maggio, nel primo ateneo del mondo, è convocata la cerimonia per il Roy Family Award for Environmental Partnership, consegnato ogni anno a chi si distingue nei progetti di energia alternativa. Fra i vincitori di quest'anno c'è la Energiebau di Wolff, ma ci sono anche le sorelle di Mbinga e la Kakute di Manyanga. E, implicitamente, la Jatropha.
      La pianta dell'energia è cresciuta in silenzio per millenni. Ha traversato i mari per secoli. E oggi che sull'era del petrolio si addensano le nubi del riscaldamento climatico, potrebbe diventare la sorgente di una nuova energia per il mondo e di una nuova ricchezza per l'Africa e i tropici. E tutto solo grazie alla fotosintesi.
      All'Equatore, domattina alle sei, sorgerà ancora una volta il sole.

      La Jatropha Curcas

      Dai Caraibi al mondo

      La Jatropha Curcas
      E’ una delle oltre 170 varietà della pianta jatropha, della famiglia delle Euforbiacee. Originaria dei Caraibi, è stata diffusa in Africa e in Asia dai commercianti portoghesi, che la usavano come recinzione naturale.


      Eccellente biodiesel
      Spremendo i semi di jatropha, si ricava un olio che - dopo un semplice filtraggio - può essere usato nei motori diesel come biocarburante, con un impatto zero in termini di emissioni di anidride carbonica. La resa per ettaro coltivato è di quattro volte superiore a quella della soia e di dieci volte maggiore del mais: un ettaro di Jatropha può produrre fino a 1.900 litri di carburante.

      Una speranza per l'Africa
      La Jatropha ha una vita fra i 40 e i 50 anni. Ha bisogno di pochissima acqua per crescere e prosperare (sopravvive a due anni di siccit&agrave e, come se non bastasse, è in grado di fertilizzare il terreno e quindi di combattere la desertificazione.

      India avanti a tutti
      Pochi mesi fa, l'India ha incluso la Jatropha nel piano - varato lo scorso anno - per raggiungere l'indipendenza energetica entro il 2012. Lo Stato del Chhattisgarh, ad esempio, ha appena deciso di piantare 160 milioni di esemplari. E il Madhya Pradesh ha riservato 2 mila ettari alla coltivazione della Jatropha Curcas.

      Proprietà mediche
      La Jatropha contiene anche la "jatrophina", che si ritiene avere proprietà anti-tumorali.

      La pianta è velenosa, ma fa miracoli
      La jatropha Curcas è velenosa. I semi hanno un contenuto di olio che si avvicina a140% e che promette di diventare un valido sostituto del gasolio nei motori diesel (che però hanno bisogno di una piccola modifica).


      Una spremuta di carburante
      I semi e l'olio di jatropha: una spremitrice semplice manuale può bastare a produrre alcuni litri al giorno di olio combustibile. La Kakute ne ha già distribuite circa 400 esemplari nella sola Tanzania e ha contribuito all'economia di molti villaggi.


      La luce che non fuma (e non inquina)
      Per l'illuminazione la Jatropha è una manna: brucia senza fare fumo e profuma addirittura. Dal punto di vista delle emissioni-serra, la Jatropha può essere considerata carbon-neutral: durante la combustione emette quantità irrisorie di anidride carbonica, peraltro tolta dall'atmosfera dalla pianta, durante il ciclo di fotosintesi clorofilliana.

      Fertilizzanti, saponi e gas per cucinare
      La Jatropha Curcas è un fertilizzante naturale: le sue foglie decidue arricchiscono il suolo e difendono dalla desertificazione (la pianta cresce anche in condizioni di scarse precipitazioni ed è capace di sopravvivere tranquillamente a due anni di siccit&agrave. Con i residui della spremitura, si può ottenere un eccellente fertilizzante semplicemente aggiungendo dell'acqua. E se questa reazione chimica viene effettuata in un recipiente chiuso, se ne ricava naturalmente del metano che può essere utilizzato per cucinare. Inoltre, se compressi, i residui della spremitura sono di per sè un eccellente combustibile per la cucina o per alimentare una stufa. Nei villaggi, le donne ricavano dalla pianta anche del sapone, che possono commerciare.

      Di Marco Magrini (m.magrinilsole24ore.com) da Il Sole-24 Ore di sabato 31 marzo 2007 – N. 89

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      • #4
        domanda.
        se una persona ha a disposizione circa 2 ettari di terreno agricolo, non edificabile, nel lazio a 5km dal mare, lasciato incolto per anni, converrebbe una coltivazione di Jatropha Curcas?
        e se si dove è possibile reperire le sementi?
        come si deve predisporre il terreno?
        quali attrezzature di base servono?
        è una pianta invasiva?
        vi sono rischi per le culture vicine?
        vi sono rischi per le greggi se mangiano la pianta?

        scusate le molte domande, ma leggendo venivano spontanee.

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        • #5
          ciao lanternaverde

          credo che questo sito sia una buona base di partenza per le risposte alle tue domande .... <img src=">

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          • #6
            CITAZIONE (lanternaverde @ 19/8/2007, 20:57)
            domanda.
            se una persona ha a disposizione circa 2 ettari di terreno agricolo, non edificabile, nel lazio a 5km dal mare, lasciato incolto per anni, converrebbe una coltivazione di Jatropha Curcas?

            Dipende se pensi di produrre in proprio del biodiesel o di vendere i frutti. vanno fatti due conti in un mercato che ancora non esiste in italia.

            e se si dove è possibile reperire le sementi?
            come si deve predisporre il terreno?
            quali attrezzature di base servono?
            è una pianta invasiva?

            sicuramente una pianta invasiva, ma non credo possa essere un pericolo per i vicini.
            in ogni caso se fai una ricerca su google trovi parecchio. i paesi orientati a tale sfruttamento sono africa e brasile e le universita brasiliane stanno studiando la fattibilita di una produzione su vaste aree.


            vi sono rischi per le culture vicine?
            vi sono rischi per le greggi se mangiano la pianta?

            scusate le molte domande, ma leggendo venivano spontanee.

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            • #7
              bellisiimo questo forum!! :-)

              domani vado a cercare i semi. ho giusto 4000 mt di terreno incolto qui non so che farci con un clima simile a quello necessario

              max

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              • #8
                CITAZIONE
                bellisiimo questo forum!! :-)

                domani vado a cercare i semi. ho giusto 4000 mt di terreno incolto qui non so che farci con un clima simile a quello necessario

                max

                Li trovi (anche) su ebay
                Pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur. Niels Steensen

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                • #9
                  l'unico problema, vedendo le caratteristiche della pianta, è che per i primi 3-4 anni non produci e i semi li devi riutilizzare per la semina.
                  diverso sarebbe se in vendita cifossero le piante, giovani, ma già fruttifere.

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                  • #10
                    La jatropha curcas è una pianta tropicale ed è difficile che si possa adattare al clima italiano. dai siti specializzati ho visto che non tollera temperature minori di 4°C!!!

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                    • #11
                      Cagliari temperatura minima inverno 2006-2007 + 4°C, ormai i tropici si stanno avvicinando velocemente!!!
                      Vaaaaai con la Jatropha.
                      Ancora pochi giorni e mi stanno arrivando i semi dal Messico, dove è diffusa la varietà non velenosa, contrariamente a quelle indiana e africana.
                      E' comunque solo un tentativo e una verifica perchè rimane sempre il problema della non competitività legato al sistema di raccolta.
                      Quando autoconsumiamo 1 kWh di energia del nostro impianto FV stiamo "evitando" di far produrre in Italia 2,43 kWh di energia primaria.

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                      • #12
                        Ma davvero cresce in Sardegna? :woot:
                        Io sto cercando di capire se la Jatropha può adattarsi al clima italiano.. Sarebbe davvero una svolta!!!
                        Hai più informazioni da darmi? Magari un link, un indirizzo e-mail a cui posso rivolgermi.. Grazie!!
                        Mi hai rallegrato la giornata!!!! <img src=">

                        Commenta


                        • #13
                          Sto sperimentando la coltivazione di Jatropha, per ottenere olio vegetale impiegabile in impianti di produzione di energia e termica.
                          Qualcuno ha qualche notizia di piantagioni sperimentali in Italia?
                          Ho letto da qualche parte che cresce in Sardegna spontaneamente..
                          queste informazioni sarebbero importantissime per la mia tesi!!!!
                          Grazie fin da ora per le risposte..



                          Commenta


                          • #14
                            CITAZIONE (maximum2 @ 13/9/2007, 00:23)
                            bellisiimo questo forum!! :-)

                            domani vado a cercare i semi. ho giusto 4000 mt di terreno incolto qui non so che farci con un clima simile a quello necessario

                            max

                            Ok ho fatto il conto e non ne vale la pena nel mio caso in concreto, visto che:

                            con 4000 mt di terra incolta ci faccio al max 760 litri di olio, e calcolando 1 euro al litro fanno 760 euro l'anno

                            Il mio terreno è irrigato, pianeggiante e comodo, quindi meglio piantare pomodori <img src=">

                            questa pianta invece è ottima per tutti quei terreni non irrigabili e quindi poco produttivi. Decisamente ottima in africa e al massimo nel sud della spagna... In italia bisogna vedere se non sia più produttivo coltivare l'ulivo.

                            max

                            Edited by maximum2 - 8/3/2008, 22:39

                            Commenta


                            • #15
                              Per Squish,
                              è in corso una sperimentazione a Vulcano in collaborazione con l'università di Agraria di firenze , nel sito Bagani .com vedi le foto.
                              A casale Monferrato all'istituto piante da legno si sta sperimentando in serra . Son state seminate specie provenienti da tutto il mondo.
                              Per la mia esperienza di 3 anni cercare di coltivarla in italia è una pazzia se vuoi qualche chiarimento chiedi

                              Commenta


                              • #16
                                Salve.

                                La Jatropa curcas
                                puo sopravvivere agli inverni al nord italia pero chiusa in una gigantesca serra ?????????????????????????

                                Commenta


                                • #17
                                  immagino di si... dipende dalla temperatura, ma non so se conviene, almeno fino a che il diesel rimane sotto i 3 euro al litro... certo che con i matti che ci ritroviamo en venezuela e in iran, non penso che tardi molto ad arrivare a quella cifra.

                                  Fai un ricerca nei siti sudamericani, penso cha abbiano svilupatoo una varietá resistente ai climi freddi, in questo modo pottrai evitare la grossa spesa della "enorme serra".

                                  altra cosa, non so se ti conviene coltivare la Jatropa se il terreno è irrigabile.

                                  ciao
                                  MaX

                                  Commenta


                                  • #18
                                    jatropha curcas cresce bene in serra in Italia ma se volessi coltivarla a scopi energetici ti renderesti conto che il bilancio sarebbe negativo, nel senso che useresti più energia a coltivarla di quella che ne ricaveresti. per la mia esperienza sotto gli 8 gradi notturni soffre e riduce molto la produttività. In India dicono che la produttività in olio più elevata la riscontrano sopra i 1600 metri per cui sicuramente mi sbaglio. Il problema di jatropha coltivata in Italia e in europa in generale , si riuscisse a risolvere l'adattamento climatico, è la raccolta. E' più difficile e lunga di quella delle olive e per adesso si svolge tutta manualmente. l'anno scorso abbiamo fatto alcuni test in diverse piantagioni ma non siamo riusciti a superare i 4 kg/h per raccoglitore. Morale della favola :
                                    manodopera € 25/h
                                    raccolta kg 4
                                    costo della raccolta e6,25 X kg
                                    da un kg. si ricavano al massimo 0,32kg di olio grezzo
                                    senza aggiungere costi di spremitura , trasporti e tutto il resto hai 19, 53 € al kg. di olio.
                                    Non è meglio alimentare la macchina a vodka? Secondo me costa meno
                                    Tieni presente che si tratta di una euphorbiacea particolarmente velenosa, calvino nel 1921 fece esperimenti di alimentazione di animali ammazzando pecore, mucche e cavalli in men che non si dica. Pankaj Hundia, uno scienziato indiano nemico di jatropha scrive che con 7 semi si uccide un bambino. A questo punto pensi che troveresti un impianto di spremitura italiano con tutte le certificazioni alimentari disposto a lavorartela? In Africa stanno facendola con delle presse manuali da 10 kg giorno a cui lavorano 10 persone , non penso possa essere un modello economico importabile in Italia.
                                    Chiedo scusa per il sarcasmo ma leggo qui e in altri posti un mucchio di cose su jatropha che lasciano adito a speranze irrealizzabili. L'unico modello di sviluppo reale che può avere questa pianta è la riforestazione di aree predesertificate e l'occupazione lavorativa di popolazioni altrimenti alla fame e senza risorse.La sua grande valenza è la capacità di crescere sopra i 350 mm di pioggia all'anno e di produrre proficuamente sopra i 450 mm. Sono dati pluviometrici da Sahel, Sertao brasiliano, deserto egiziano ecc. L'altra grande opportunità è data dalla sua capacità fitodepurativa. In Egitto stanno estendendo grandi coltivazioni nel deserto fuori dalle grandi città e le irrigano con i reflui ottenendo 4 grandi risultati : smaltimento delle acque reflue in maniera ecologica, regressione della fascia desertica , produzione di olio, occupazione di manodopera locale non specializzata.
                                    Per finire , tutte le mie prove degli ultimi 4 anni danno una produttività di c.a. una tonnellata di olio per ettaro coltivato, è la stessa del girasole e della colza, con lo svantaggio che per la jatropha il panello è uno scarto, al massimo lo usi da concime , mentre il panello di girasole disoleato si vende come mangime a 150€ la ton

                                    Edited by sulzer - 23/11/2007, 13:06

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                                    • #19
                                      Carissimo amico tu mi ai appena fatto piangere, o speso 30 euro per farmi arrivare da internet i semi di Jatropa curcas Perche su metro quadrato anno una rese che e il doppio del girasole e io pensavo di seminare la Jatropa curcas in montagna a 800 metri di quota e 50mx80m=4000MetriQuadri rachiusi in una gigantesca serra non riscaldata se non dal sole che di inverno batte per 3 ore al giorno.

                                      Io non sono un contadino e non so niente di piante...detto questo come mai faro ad arare la terra per seminare girasole e poi a raccoglierlo e a estrarre i semi dal rosone senza stare li 1 giorno a rosone e a farli essicare?????????????????

                                      se riuscissi a seminare almeno girasole riuscirei a fare 500Litri lanno che non e male, se poi pensi anche che i rosoni possono bruciare nella stufa a legna meglio ancora.

                                      ma per fare cio SERVE UN TRATTORE DA 100mila EURO UNA ARATRO DA 10mila EURO e una TREBIA DA 500MILA EURO TOTALE610Mila Euro.

                                      invece la Jatropa curcas e molto più facile raccogliere e seminare perche semini 1 volta sola nella tua vita e non tutti gli anni!!

                                      dimmi tu poi se sai come si semina il girasole?????????????

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                                      • #20
                                        ahh ahh, scusa se rido, pensavi di raccogliere semi di jatropha e metterli direttamente nel serbatoio della macchina? La resa reale di jatropha spremuta a freddo non supera il 30% sul peso dei semi decorticati, il fatto è che pur essendo un seme generoso sfarina da matti per cui è anche uno dei più difficili da spremere. Non sto ad annoiarti con dei tecnicismi, pensa solo che per spremere una cinquantina di litri all'ora e renderli compatibili con un diesel lento non spendi meno di 200.000 € . L'impianto che spreme la jatropha è lo stesso del girasole, solo che devi aggiungere qualche pezzo prima e dopo.Chi ti ha venduto i semi ha avuto il coraggio di dirti che avresti potuto piantarla in una serra fredda in Italia? Se hai 4000 Mq su cui potresti fare una serra, prova ad esaminare la possibilità di montare dei pannelli sulla serra, di piante ne ricaveresti poche però ti pagherebbero la corrente 440€ il Mwh . E' una resa che la jatropha se la sogna. E' più facile che la banca ti finanzi i pannelli che la Jatropha. Consolati , i primi semi per le prove industriali son costati solo di trasporto 10.000€ e li abbiamo decorticati a mano prima di insaccarli in mezzo al bush, un non ti racconto che difficoltà convincere gli abitanti a farlo a pagamento.... Tieni presente che esistono più sottospecie di curcas, quella gaabonensis per esempio arriva al massimo al 23% di olio estraibile.

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                                        • #21
                                          ahh ahh, scusa se rido, pensavi di raccogliere semi di jatropha e metterli direttamente nel serbatoio della macchina? La resa reale di jatropha spremuta a freddo non supera il 30% sul peso dei semi decorticati, il fatto è che pur essendo un seme generoso sfarina da matti per cui è anche uno dei più difficili da spremere. Non sto ad annoiarti con dei tecnicismi, pensa solo che per spremere una cinquantina di litri all'ora e renderli compatibili con un diesel lento non spendi meno di 200.000 € . L'impianto che spreme la jatropha è lo stesso del girasole, solo che devi aggiungere qualche pezzo prima e dopo.Chi ti ha venduto i semi ha avuto il coraggio di dirti che avresti potuto piantarla in una serra fredda in Italia? Se hai 4000 Mq su cui potresti fare una serra, prova ad esaminare la possibilità di montare dei pannelli sulla serra, di piante ne ricaveresti poche però ti pagherebbero la corrente 440€ il Mwh . E' una resa che la jatropha se la sogna. E' più facile che la banca ti finanzi i pannelli che la Jatropha. Consolati , i primi semi per le prove industriali son costati solo di trasporto 10.000€ e li abbiamo decorticati a mano prima di insaccarli in mezzo al bush, un non ti racconto che difficoltà convincere gli abitanti a farlo a pagamento.... Tieni presente che esistono più sottospecie di curcas, quella gaabonensis per esempio arriva al massimo al 23% di olio estraibile.

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                                          • #22
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                                            + - 20cm per un diametro circolare di 10cm...........si ......non e molto grande pero schiaccia 15Tonn

                                            Tornando al discorso della Jatropa o capito che a sto punto visto che non sono un contadino e nessuno mi vuole dire come si seminano i girasoli credo che seminero un campo intero di ULIVI che tra 5 anni comincero ad avere dei buoni risultati che ne dici?????????????????

                                            GLI Ulivi non si devono seminare ogni anno e cosi non servirebbe piu un grande trattore + ratro +Trebbiatrice

                                            rimarrebe il problema del raccolto..........

                                            come si raccolgono le olive????????????

                                            A mano?????????? MA SI .......ECCO PERCHE L'OLIO DI OLIVA E COSI CARO RISPETO AGLI ALTRI OLI!!!!!!!

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                                            • #23
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                                              Pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur. Niels Steensen

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                                              • #24
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                                                il mio problema non è raccoglierlo dai rami ma bensi non so se vanno compresse con il seme o senza seme??????
                                                E se vanno schiacciate col seme cambia qualcosa nel olio estratto ??
                                                Comunque l'olio che produrrei io sarebbe troppo acido per venterlo come olio per alimentari per ciò me lo brucio nel serbatoio!!

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                                                • #25
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                                                  comunque anche l'olio di sansa costa molto di più dell'olio di semi.
                                                  negli oleifici poco seri (vedi oleifici a cui non frega nulla la provenienz delle olive) viene usato l'olio + acido per tagliare e dare sapore a quello insipido.

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                                                  • #26
                                                    Le olive vengono spremute intere, non c'è nessun macchinario che estrae i semi... Ne so qualcosa perchè ne produciamo per uso familiare, da sempre. Ma non abbiamo nessuna attrezzatura specifica, e le olive le portiamo al frantoio. Risultato? L'olio ci costa di più che al supermercato, ma la qualità del nostro è eccellente...
                                                    L'olio non è assolutamente acido! Non penso dipenda dai noccioli, ma piuttosto dal tipo di terreno e dall'annata (se c'è stata siccità o meno)...
                                                    Pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur. Niels Steensen

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                                                    • #27
                                                      Ivan,
                                                      hai una concezione del coltivatore di olive da peone messicano che fa la siesta, sarà perchè al nord una volta pensavano che i terroni eran pelandroni e non lavoravano così l'idea è che le olive vengono da sole. Lo sai che è una delle coltivazioni più faticose e va curata costantemente, che se dovessi piantare gli ulivi e lasciarli così raccoglieresti erbacce ? Dici che dato che sei in montagna un bel chiosco che distribuisca caffè e the caldo, magari un piatto di polenta ? Metti le tue sdraio e quando c'è il sole i turisti vengono a prenderlo, ci esce una bella attività no?

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                                                      • #28
                                                        Calma calma....................io non ho mai detto che non vanno curati gli alberi D'ulivo.........Certo che vanno curati.........1 o 2 volte L'anno e con un paio di potature qua e la l'albero va bene in teoria.......ho detto bene???

                                                        Comunque Io so che si puo anche estrarre cosi l'olio.. DITEMI SE SBAGLIO OK.

                                                        Si puo prendere Qualche Chiletto di olive e 1Toglierle dai rami 2 farle riposare 30 40ore ben arieggate 3Lavarle alla perfezione 4Metterle in una vechia lavatrice con dentro delle palle pesanti di terro per triturarle un pù5 tirare fuori la poltiglia che ne salta fuori 6 filtrare con un filtro molto grosso i residui di polpa buccia schegge di nocciolo 7Mettere dentro la lavatrice un telo fine attorno 8rimettere dentro la pasta e far girare allimpazzata la lavatrice e aspettare 5 6 ore cosiche l'olio esca da solo per centrifuga9 prendere la pasta che ne escie e rimetterla attorno agli alberi come fertilizante.

                                                        Se qualcosa del mio procedimento vi suona strana o io sto sbagliando qualcosa vi prego di farmela sapere qui sotto Grazzie CARISSIMI

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                                                        • #29
                                                          ma che stupido che sono stato.
                                                          ho perso tutto quel tempo a dre l'ntiparassitario, aossigenare il terreno, a togliere le erbacce, a potare e pregare che non arrivasse la mosca o il gelo, a tendere i teli e raccogliere le olive.
                                                          e dire che bastavano "due potatine" e una vecchia lavatrice.
                                                          vedi che non si finisce mai di imparare nella vita.

                                                          se ti sente mio nonno buonanima, ti viene a cercare col forcone.

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                                                          • #30
                                                            yvan , le tue affermazioni sembrano il programma elettorale di Cicciolina quando ha fatto la campagna elettorale per i radicali. un ballmill fatto con una lavatrice non è mai venuto in mente neanche a Mcgiver. Ci stai prendendo in giro dì la verità, sei un burlone travestito da ingenuo. Prima il crick e poi la lavatrice, se ci aggiungi un ozzonizzatore magari produci anche il biodiesel direttamente

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