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BIOETANOLO DAI RIFIUTI

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  • BIOETANOLO DAI RIFIUTI

    Un ingegnere genovese di 63 anni, insieme con una biologa statunitense di 71, ha liberato il mondo dalla schiavitù del petrolio e dalla morsa dell’inquinamento per i secoli a venire. Luciano Patorno e Nancy Ho sono riusciti a rimpiazzare la benzina con l’etanolo ricavato dai rifiuti urbani. Un giacimento inesauribile. Lo so, detta così può ricordare la più impraticabile delle trovate: mettere in moto l’automobile dopo aver fatto pipì nel serbatoio. Ma questa non è una barzelletta.
    In Canada già funziona una bioraffineria «made in Italy» che produce il carburante e lo vende alla Shell. E85 è il nome alla pompa del nuovo oro verde: 85% di etanolo, 15% di benzina. Una miscela, per il momento. Con un piccolo ritocco ai motori domani potrà essere utilizzato al 100%, essendo un alcol etilico concentrato pressoché anidro, cioè privo d’acqua.
    L’etanolo (bioetanolo, per l’esattezza) che la professoressa Ho, docente universitaria di origine cinese immigrata da molti anni negli Usa, è stata in grado di fabbricare su larga scala grazie all’impianto creato dall’ingegner Patorno, imprenditore trasferitosi dalla Liguria a Modena, ha qualche altra caratteristica talmente unica da farlo sembrare un inaspettato dono del cielo all’umanità giunta sull’orlo del baratro: «Può alimentare da subito i propulsori Flex fuel montati su numerosi modelli di vetture. Non affama il Terzo mondo e non fa aumentare i prezzi del pane, della pasta, del latte, della carne perché non fagocita le coltivazioni di cereali destinate all’alimentazione umana e animale, anzi non le intacca minimamente, e di conseguenza non dissipa le già limitate risorse d’acqua del pianeta. Presenta un contenuto netto di energia tre volte più alto dell’etanolo tradizionale. Elimina il 70-75% del peggiore dei gas serra, l’anidride carbonica, principale responsabile dell’innalzamento delle temperature. Abbatte del 5-10% le emissioni di ossidi d’azoto e di zolfo. È privo di metalli pesanti. Azzera i particolati, meglio noti come polveri sottili. È totalmente biodegradabile. Libera il globo da larga parte dell’immondizia. E, ultimo ma non ultimo, ha un prezzo alla produzione di 0,30 euro il litro, 580 lire, esattamente come la benzina verde. Mentre l’etanolo distillato dal mais o dalla canna da zucchero costa il doppio».
    Guardatevi intorno, o scoperchiate la pattumiera: tutta roba buona per far marciare la vostra auto. Giornali, riviste, involucri per alimenti, fogli di carta, corrispondenza, cartoncini, cartoni, opuscoli. E poi la lolla del riso e del frumento, i cartocci delle pannocchie, le bagasse della canna da zucchero, gli steli del mais, i residui e le eccedenze di coltivazioni agricole, il legno, la segatura, l’erba, le ramaglie, i rifiuti industriali delle cartiere. Insomma Patorno tramuta in carburante per autotrazione tutto ciò che contiene cellulosa.
    Contitolare con un socio della Sipatech di Sassuolo, laurea in ingegneria elettrotecnica e meccanica, l’inventore s’è sempre occupato di automazioni industriali: per la Caterpillar, per la New Holland (Fiat), per la Hoechst (Sanofi-Aventis). In campo biomedicale ha brevettato strumenti rivoluzionari, dall’Endofixer, una suturatrice endovascolare che nell’aneurisma dell’aorta consente di fissare un manicotto dentro l’arteria senza intervenire chirurgicamente sul paziente, all’Anastomosis, che ricollega elasticamente i vasi sanguigni recisi in sala operatoria oppure dissecca le vene varicose con le onde elettromagnetiche evitando il bisturi.
    Patorno è tornato alla sua antica passione, l’energia, dal 1999, quando gli hanno chiesto d’escogitare un sistema per il riciclaggio degli pneumatici usati. Nel nostro Paese se ne accumulano 400.000 tonnellate l’anno: metà finiscono in discarica e metà vengono trasformati in gomme rigenerate, conglomerati per bitumazioni, materiale per pavimenti antiscivolo. L’inventore ha fatto anche qui il miracolo: un brevetto che li riconverte negli idrocarburi d’origine.
    Come c’è riuscito?
    «Sono nato ingegnere. Mio padre era tecnico all’Ansaldo di Genova. La nostra casa si trovava dentro lo stabilimento. A 5 anni già giravo per i reparti. Ho visto dal vivo l’infinità di sottoprodotti, almeno un centinaio, che escono dal ciclo di depurazione del carbon coke: benzolo, naftalina, etilene, catrame».
    Com’è arrivato all’etanolo ricavato dai rifiuti cellulosici?
    «Mi ha contattato la Purdue University, che si trova a West Lafayette, nell’Indiana, 200 chilometri da Chicago, 100 da Indianapolis. Avevano bisogno di alcuni sensori particolari per le macchine dei loro laboratori. E là ho incontrato Nancy Ho, biologa molecolare premiata al Congresso dal presidente George Bush per aver messo a punto dopo 14 anni di ricerche un enzima geneticamente modificato. La professoressa è partita dai Saccharomyces cerevisiae, microrganismi che hanno una funzione fondamentale nelle fermentazioni da cui si ottengono il vino e la birra».
    Che cosa fa questo enzima?
    «Trasforma il glucosio e lo xilosio, due zuccheri, in etanolo. Invece chi distilla l’etanolo dai cereali non riesce a modificare lo xilosio, e ciò riduce del 40% la resa finale di carburante. Ma alla professoressa Ho mancava l’impianto in grado di industrializzare il processo. Ha chiesto a me di farlo. Così ho progettato una raffineria di alcol, anziché di petrolio».
    Vi siete messi in società.
    «Per gli Usa il brevetto se lo gestiscono gli americani. Per l’Europa io. Nel resto del mondo siamo partner».
    Ma le bioraffinerie sono di là da venire.
    «Non direi. Una è già stata aperta a Toronto dalla Iogen corporation: da una tonnellata di paglia spreme 350 litri di etanolo. In quattro anni è già arrivata a 128 milioni di litri. Un’altra è in costruzione in Pennsylvania. Torno adesso da un viaggio in Cina, dove già operavo con la Aodevices per progettare stabilimenti che purificano il silicio indispensabile alla produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e Medio Oriente. Gli enti governativi di Pechino mi sono piombati addosso come falchi. I cinesi sono affamati di energia».
    Gli italiani no?
    «In Italia è tutto difficile. Ho interpellato la Hera, il gruppo quotato in Borsa che eroga elettricità e gas ai Comuni dell’Emilia Romagna: parole. Ho interpellato il Cpl, Consorzio productions logistics della Legacoop: parole. Ho interpellato la Confcooperative coinvolta nel rigassificatore di Brindisi: parole».
    Ha interpellato le persone sbagliate.
    «Non ho agganci politici. Ho interpellato le banche: parole anche lì».
    Siamo sicuri che esistano biomasse cellulosiche sufficienti per estrarre l’etanolo?
    «Mi offende. Ogni anno l’Italia produce 100 milioni di tonnellate di rifiuti: 40 milioni sono urbani. Il 35% di questi sono cellulosici, cioè carta, cartone e legni, però non riciclabili. Quindi stiamo parlando di 14 milioni di tonnellate che oggi si buttano in discarica. Si potrebbe ricavarne, con 30 dei miei impianti, 4,8 miliardi di litri di etanolo. Vale a dire il 30% del fabbisogno nazionale, visto che gli italiani consumano ogni anno 16 miliardi di litri di benzina».
    E il restante 70% del fabbisogno?
    «Ci sono da sfruttare i residui legnosi industriali: cassette della frutta, trucioli di falegnameria, segatura, mobili vecchi, pallet, traversine ferroviarie, bobine di cavi elettrici, imballaggi. Una città di medie dimensioni, come Perugia, sciupa ogni anno 15.000 tonnellate di potature. Valgono 5 milioni di litri di bioetanolo. E poi pensi solo alla pulizia dei boschi».
    Ma se ancora non bastassero?
    «Ho letto l’intervista che Mauro Tedeschini, direttore di Quattroruote, ha fatto col professor Carlo Rubbia nel numero di settembre. In questo Paese vi sono un milione d’ettari di terreni non coltivati, ha spiegato il premio Nobel. Potremmo metterci a dimora piante non commestibili la cui resa energetica è enorme. Il miscanthus, per esempio. È una canna ricchissima di cellulosa che cresce spontaneamente in Cina e in Giappone. Supera i 4 metri d’altezza, la densità delle foglie è tale che una persona non riesce a passarci in mezzo, prospera nei climi temperati come il nostro, richiede poca acqua, dura circa 15 anni e si raccoglie d’inverno, un momento ideale per gli agricoltori. Idem la canapa, adatta per i terreni aridi del nostro Sud. Idem i pioppi. Un pioppeto lungo 10 chilometri e largo altrettanto potrebbe alimentare all’infinito, col suo ciclo vegetativo, la più grande delle bioraffinerie che ho progettato, 160 milioni di litri di etanolo annui».
    Bioraffineria che costerà un patrimonio, suppongo.
    «È un investimento da 65 milioni di euro. Calcolati i costi di produzione con l’ammortamento, i ricavi dalla vendita del bioetanolo e l’extra utile derivante dalla defiscalizzazione, fin dal primo anno genera un profitto netto di quasi 44 milioni di euro. Tenga presente che in Italia l’etanolo è defiscalizzato al 20%, ma dovrebbe arrivare almeno al 47%, anche perché in Germania, Spagna, Belgio e Slovacchia è al 100%, in Francia al 57%, in Finlandia al 55%. Mettiamo che lo Stato o l’Eni aprissero 100 bioraffinerie: con un investimento di 12.500 miliardi di vecchie lire, circa un terzo della manovra economica annunciata dal governo per il 2007, avrebbero affrancato per sempre il Paese dalla benzina».
    Non credo che gli sceicchi arabi siano molto contenti di lei.
    (Allarga le braccia).
    Non teme per la sua vita?
    «Le dirò: qualche timore ce l’ho».
    Il petrolio è destinato a esaurirsi?
    «Per forza. È un dato di fatto. O entro 20 anni o entro 50, ma finirà. Lo dimostra la speculazione sui prezzi: oggi è a 80 dollari il barile, contro i 30 di tre anni fa, mentre dovrebbe costarne non più di 55. E anche se non si esaurissero i giacimenti, diventerebbe sempre più difficile estrarlo. Per cui i costi, in termini di energia impiegata nel pompaggio, supererebbero i ricavi. Lo stesso dicasi se andassimo a cercarlo sul fondo degli oceani».
    Resta il fatto che di auto pronte per l’etanolo non se ne vedono molte in circolazione.
    «Più che altro mancano i distributori. Ma da fine luglio è in vendita anche in Italia la Renault New Mégane alimentabile a E85. Il gruppo Peugeot-Citroën sta per presentare un’ampia gamma di modelli biocompatibili. Saranno presto sul mercato Ford, Opel, Saab, Volvo e Cadillac. Io stesso ho guidato da Chicago a Lafayette una Ford che funzionava con miscela all’85% di alcol e al 15% di benzina. Non c’è area di servizio d’America dove manchi la colonnina dell’E85».
    Una Ferrari che va etanolo?
    «Perché no? Le prestazioni migliorano. La formula chimica dell’etanolo è C2H5OH: nel radicale OH è presente ossigeno, come in tutti gli alcoli. Equivale a sovralimentare il motore. Per di più nell’etanolo non occorre aggiungere gli antidetonanti, indispensabili nella benzina. Un tempo la super veniva addizionata con tetraetile di piombo, un inquinante micidiale. Oggi la verde richiede il benzene, che inquina meno, però inquina. Al traffico stradale si imputa il 93% delle emissioni di ossido di carbonio, il 60% di quelle di idrocarburi e ossidi di azoto e il 12% di quelle d’anidride carbonica, c’è poco da fare».
    Il professor Antonino Zichichi sostiene che l’anidride carbonica è senz’altro aumentata da quando è iniziata l’era industriale, ma che l’uomo incide solo per il 10% sul clima, il resto dipende dai fenomeni naturali, a cominciare dai raggi cosmici. In mezzo milione di anni la Terra ha perso e ritrovato il Polo Nord e il Polo Sud già quattro volte.
    «Sono d’accordo. Ma il nostro guaio è che, a causa del massiccio utilizzo dei combustibili fossili, per la prima volta nella storia dell’umanità l’anidride carbonica si accumula in tempi troppo veloci e si concentra nelle aree urbane e industrializzate. Ristagnasse sull’oceano, sarebbe diverso».
    Però del Brasile, che fa il 48% dell’etanolo per autotrazione prodotto nel mondo, io ricordo il lezzo pestilenziale dei biocarburanti.
    «Invece l’etanolo ricavato dagli scarti di cellulosa è inodore».
    Ma ho letto che corrode i motori.
    «Lo escludo. Ai metalli non può far nulla».
    La sua bioraffineria non provoca odori e fumi?
    «No. La fermentazione avviene in autoclave. È un sistema che richiede la mancanza di contatto con l’aria. Gli enzimi sono anaerobi, vivono solo in assenza di ossigeno».
    Avrà bisogno di una discarica per i residui della lavorazione.
    «Al contrario. Sono io che devo insediarmi vicino alle discariche per recuperare quanto di buono vi è contenuto».
    La sua bioraffineria non produce scarti? Impossibile.
    «Certo che li produce. Ma non li chiamerei scarti, bensì sottoprodotti: mangimi, fertilizzanti chimici per l’agricoltura, polimeri della plastica, lubrificanti, adesivi. Tutta roba che è fuori dal conto economico di cui le ho parlato prima e che va dunque ad ampliare il margine di guadagno».
    Avrà bisogno di molti dipendenti e di tanta energia elettrica.
    «La forza lavoro per il ciclo produttivo di 24 ore su 24 assomma a un centinaio di persone. L’energia me la produco da solo: il primo elemento da togliere nella fase di pretrattamento dei rifiuti cellulosici è la lignina, che ha un alto potere calorifero».
    Avrà bisogno di una vasta area.
    «La bioraffineria più grande si estende su 60.000 metri quadrati. È la superficie occupata dall’inceneritore di rifiuti urbani della città di Brescia, quello dipinto con i colori del cielo che si vede dall’autostrada A4».
    Una direttiva europea fissava al 2% la quota di mercato dei biocarburanti che gli Stati membri erano invitati a raggiungere entro il 2005. Il quantitativo salirà al 5,75% nel 2010. L’Italia che cos’ha fatto?
    «Niente. Però l’11 marzo 2006 il governo ha varato la legge 81 che prevede l’obbligatorietà dell’integrazione di bioetanolo nelle benzine in percentuali crescenti: dai 320 milioni di litri nel 2006 fino ad arrivare ai 920 milioni di litri nel 2010».
    E quanti ne abbiamo prodotti finora?
    «Neanche mezzo litro».

  • #2
    Bellissima notizia e articolo molto interessante, grazie taote.
    Il link alla ditta di cui si parla nell'articolo:
    http://www.sipatech.com/bioraffineria_01.html

    Edited by dotting - 28/9/2007, 08:17
    Quando autoconsumiamo 1 kWh di energia del nostro impianto FV stiamo "evitando" di far produrre in Italia 2,43 kWh di energia primaria.

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    • #3
      Si, ottima notizia davvero.

      Ma tanto per non perdere il vizio della polemica... probabilmente molti nel leggere la notizia non hanno "captato" il vero nucleo su cui si basa tutto il sistema.
      Se è sfuggito cito: "...E là ho incontrato Nancy Ho, biologa molecolare premiata al Congresso dal presidente George Bush per aver messo a punto dopo 14 anni di ricerche un enzima geneticamente modificato... che trasforma il glucosio e lo xilosio, due zuccheri, in etanolo. Invece chi distilla l’etanolo dai cereali non riesce a modificare lo xilosio, e ciò riduce del 40% la resa finale di carburante."

      Ripeto, splendida notizia, certo. Però... però... come si concilia con le ormai diffusissime posizioni antiOGM che l'Italia, unico paese nel mondo occidentale, sta ormai adottando? :unsure:
      Per carità, la solita nenia sull'Italia che non valorizza i nostri cervelli e non investe in ricerca ci sta tutta.
      Però, un pò di coerente autocritica sugli anatemi antiOGM... no??? <img src=">
      Metto le mani avanti. So che la ricerca che preoccupa è quella su ortaggi e colture OGM e la diversità biologica e i semi che sfuggono e... etc. etc.
      Ma questo è il classico e devastantemente definitivo ( ^_^ ) esempio di come non si può porre limiti al mondo scientifico che non siano decisi e posti dallo stesso mondo scientifico. L'unico in grado di comprendere rischi e promesse delle ricerche.
      Fa specie che in un paese dove ogni categoria si "autoregolamenta" come cavolo vuole solo ai ricercatori (veri, non i portaborse stipendiati che affollano le università e che così tanti paladini trovano dalle nostre parti) si pensa di imporre il "controllo" dell'esercito delle massaie preoccupate agli ordini del pecoraro che abbiamo come ministro! :blink:

      Quindi ancora complimenti agli inventori della tecnica. Mi auguro veramente che funzioni, per le ricadute sulla produzione di biocarburante, per il risparmio delle culture alimentari (ed il rischio è molto più alto di quello che molti pensano qui), e anche per la faccia dei "mujaidin" anti OGM <img src=">

      Edited by BrightingEyes - 28/9/2007, 11:48
      “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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      • #4
        In effetti anche io quando ho letto OGM ho storto la bocca.
        Ma in realtà il mio rifiuto degli OGM parte dai presupposti su cui è nata questa tecnologia, cioè il crearne profitti trasformando l'agricoltura, con tutti i danni che ne derivano per gli ecosistemi e la diversità biologica.
        In effetti se venisse utilizzata x creare un enzima che cura dal cancro, oppure blocca l'HIV, o ripara le cellule cardiache e nervose, sarebbe molto diverso.
        Questa combinazione tra tecnologia OGM e produzione di bioetanolo, paradossalmente e positivamente va a risolvere uno dei grossi problemi che presenta questo biocarburante: lo spazio tolto alla produzione alimentare.

        Quindi in questo caso un OGM va incontro all'agricoltura, alla mobilità sostenibile, ed aggiunge un altro tassello alle tecnologie alternative alle discariche e agli inceneritori!

        Chi l'avrebbe mai detto! Alla faccia schifosa della Monsanto! <img src=">

        Se avessi tutti quei soldi da domani comincierei a lavorare x mettere su una raffineria. <img src=">

        Edited by taote - 28/9/2007, 17:13

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        • #5
          ho visto solo ora questo 3d.
          caso vuole che oggi percorrendo la statale lungo l'Arno, e parlando con mia moglie dei rincari dei prezzi del pane e pasta addebitati all'utilizzo di culture non a scopo alimentare, osservavo le infinite distese di canneti lungo la strada, gli argini del fiume e la ferrovia.
          tutta materia prima per la produzione di alcool, e nasce spontanea, non fai in tempo a tagliare che subito rigermina.
          pensandoci mi sale una rabbia, avere la tecnologia a disposizione e non utilizzarla per meri motivi di lucro.

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          • #6
            Un pò di fiducia, vedrai che arriva anche in Italia grazie a qualche società dell'Burundi. :lol:

            Speriamo in bene, nonostante ci sono impianti in funzione, i risultati ci sono, dove sarebbe il problema ?
            nessun vuole produrre se non c'è richiesta ?, per generare richiesta ci vuole un incentivo dell'governo o accordi con i produttori d'auto ?
            Bisogna fare entrare i produttore di benzina nell'business altrimenti ci boicottano tutto ?

            Un brutto gatto che si morde la coda, le case costrutrisce hanno già il fallimento dell'auto elettrico, probabilmente non rischiano senza garanzia a produrre auto con prodotti che non hanno una garanzia di disponibilità nell'futuro.

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            • #7
              QUOTE (lanternaverde @ 30/9/2007, 22:32)
              osservavo le infinite distese di canneti lungo la strada, gli argini del fiume e la ferrovia.
              tutta materia prima per la produzione di alcool, e nasce spontanea, non fai in tempo a tagliare che subito rigermina.

              La canna comune è una delle biomasse che ha la più alta resa per ettaro 30-40 t/ha, contro i 24-35 del Sorgo ed il 25-30 del Miscanto.
              Non piace tanto agli agricoltori per gli alti costi di impianto, i rizomi vanno messi a mano con un sesto di un metro per un metro, quindi diecimila piante per ettaro e per la sua invasività.
              Comunque di queste tre specie stà per finire una sperimentazione avviata i Sardegna su terreni di qualità non eccelsa e in scarsità d'acqua. proprio per saggiarne le possibilità pratiche di cultura industriale.
              Appena ho i risultati, vedrò di inserirli nel forum.
              Se qualcuno dispone di dati reali provenienti da altre regioni sono ben accetti.
              Quando autoconsumiamo 1 kWh di energia del nostro impianto FV stiamo "evitando" di far produrre in Italia 2,43 kWh di energia primaria.

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              • #8
                leggere questo articolo m fa solo incavolare ancora d +...

                abbiamo la soluzione quasi a portata d mano e continuiamo a posticipare e a fare d tutto x nn progradire...
                e tutto questo x colpa d qualcuno...

                siamo alle solite...

                cm vorrei poter ottenere quell'enzima modificato...
                m metterei subito all'opera x ottenere 1 piccola quantità d alcool x far girare il mio kart ke già da 1 anno cammina SOLO ad etanolo!

                in italia siamo sempre alle solite!!! <img src=">
                Benzina?!? No grazie!! Il mio go-kart beve solo alcool etilico!!!Venitemi a trovare su http://sebes.altervista.org ne vedrete delle belle!!!

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                • #9
                  QUOTE (bryanx78 @ 30/10/2007, 16:17)
                  abbiamo la soluzione quasi a portata d mano e continuiamo a posticipare e a fare d tutto x nn progradire...

                  Anche io non capisco il silenzio che circonda sta cosa.
                  Se è una bufala, diciamo che è una bufala; se è una soluzione, diciamo che è una soluzione.
                  Questa cortina di silenzio calata sull'argomento, mi lascia perplesso.
                  Ho fatto un giro di ricognizione: Università, centri di ricerca, ambientalisti, media, non ne sa niente nessuno!!!
                  Anche nel forum noto molta freddezza, energeticambiente, mahh
                  Quando autoconsumiamo 1 kWh di energia del nostro impianto FV stiamo "evitando" di far produrre in Italia 2,43 kWh di energia primaria.

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                  • #10
                    Ragazzi la storia e vecchia , abbiamo non una ,ma ben 7 sorelle maggiori , non dimenticate questo , i piu grandi in questo mondo anno sempre raggione .

                    Ma io vi chiedo davanti a tutto quello che sta venendo fuori , non vi rendete conto che la politica sta li a guardare ? non vi chiedete come mai ?

                    ragazzi l'unica forza che abbiamo e unirci o pure , stare attenti a quello che compriamo , perche gli acquisti fanno la diferenza , tanto per cominciare iniziamo a girare di piu a metano e ha produrci i bio carburanti forse un pocchino daremo fastidio alle grandi sorelle .

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                    • #11
                      Io sono una studentessa del Politecnico di Milano, qui da noi si sta lavorando sulla ricerca e sull'ottimizzazione di processi per la produzione di biocombustibili. Quindi non è proprio vero che nessuno ne sa nulla, qui si lavora sodo e oltre a trovare biomasse utilizzabili senza andare in concorrenza con il mercato alimentare si cerca anche un posto economicamente interessante per la glicerina. La glicerina è un coprodotto nella produzione di biocombustibili, non so se anche ne processo qui citato si ha..cmq le grandi quantità di glicerina coprodotte nella formazione di bioetanolo sono un freno allo sviluppo di questi processi in quanto, essendocene in surplus per gli utilizzi tradizionale, non è molto ben vista dai produttori storici.

                      Si sta ricercando sul sorgo in quanto è una pianta che cresce in qualsiasi condizioni climatiche, dal deserto alla steppa e richiede poca acqua.

                      un problema che qui non viene affrontato è che per ora la produzione di biocombustibili è più costosa della raffinazione del petrolio a dare benzina, e lo STATO CI RIMETTE. Perchè per poterlo rendere competitivo con le benzine tradizionali, e quindi venderlo ad un prezzo simile, deve diminuire le imposte avendo quindi un moooolto minore introito.
                      Per forza che ora fa finta di niente fischiettando...

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                      • #12
                        sarà cm dici tu... anzi lo spero!!!!

                        in ogni caso, credo ke se davvero riuscissimo ad ottenere quel fungo modificato, potremmo risolvere una volta e x sempre il problema autotrazione!!

                        nn c sarebbe niente d + bello ke poter eliminare una volta e x tutte la benzina dalle nostre auto!!!!!
                        <img src=">

                        Edited by bryanx78 - 1/11/2007, 20:08
                        Benzina?!? No grazie!! Il mio go-kart beve solo alcool etilico!!!Venitemi a trovare su http://sebes.altervista.org ne vedrete delle belle!!!

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                        • #13
                          CITAZIONE
                          cm vorrei poter ottenere quell'enzima modificato...
                          m metterei subito all'opera x ottenere 1 piccola quantità d alcool x far girare il mio kart ke già da 1 anno cammina SOLO ad etanolo!

                          non sono molto daccordo con questa impostazione.

                          se tutti potessimo avere accesso all'utilizzo di organismi modificati, per uso privato, non oso immaginare dove potrebbero andare a finire questi organismi.

                          bisognerà cmq utilizzare delle precauzioni, è cmq un qualcosa che non esiste in natura.

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                          • #14
                            Se questa storia sia o meno una bufala è difficile capirlo; così come riporta l'articolo sembra una cosa eccezionale (sia dal punto di vista ecologico che di investimento industriale) e in un periodo come il nostro in cui l'opinione pubblica è tanto attenta al "problema mobilità" mi sembra quantomeno curioso che nessun facoltoso imprenditore si sia appassionato a questa tecnologia...
                            Voglio dire, ok OPEC e Sorelle ci tengono attaccati all'amo, ma di Potenti l'Europa (il mondo..) è pieno, e badiamo che la soglia del 5% di E85 da addizionare già alla pompa non è mica poco!
                            Cioè, se io avessi quei 65mln (la grossa vincita dell'enalotto...) non ci penserei due volte, sarebbe un business sicuro! (mi pagano per prendermi la spazzatura +€, magari la metto in stoccaggio qualche anno e ci tiro su pure un po di metano +€, mi produco e mi vendo l'etanolo il mio bel 5% alle sorelle del petrolio +€, ed il restante -se ne rimane- lo sbatto sul mercato -dove son sicuro chi di "gnegno" saprà come utilizzarlo per muoversi... +€.)
                            Non dimentichiamo poi che la più grande industria del Paese -mamma Fiat- è leader mondiale nella tecnologia Flexi e METANO per autotrazione...Quattro soldi da lei che troverebbe un mercato tutto nuovo e tutto suo, quattro da altri interessati privati (l'indotto della mobilità è immenso ed interessa una infinità di Aziende), quattro da una di queste nuove Aziende produttrici di energia (perchè non dimentichamo che si tratterebbe di una fonte rinnovabile..) ......ed il gioco è fatto ^_^
                            Perchè non funziona quindi? Secondo me non si tratta chissà di quale complotto, due sono le cose: o è ancora troppo sperimentale (GirinaVa forse tu ci puoi far capire meglio cosa "potrebbe non andare bene" per il processo industriale...) o non è tutto oro quello che luccica -alias mettere su un impianto e/o un indotto costa più dell'alternativa petrolio- :unsure:

                            Vi chiedo quindi: abbiamo fonti che confutino quanto affermato nell'articolo?

                            P.s.
                            non dimentichiamo poi che il cuore di questa tecnologia pare essere l'OGM della Ho...che un costo lo avrà!
                            Se è davvero tutto così facile perchè l'Azienda che ne detiene i diritti non si mette lei (magari con qualche suo amico potente...) quantomeno nel mercato dell'energia?

                            Se infatti è macchinoso convertire il parco auto (ed i suoi equilibri di interessi) mi sembra davvero elementare mettere su una centrale di produzione elettrica...e se davvero "la materia prima" costa meno del greggio ed è rinnovabile avrebbe già due grossi vantaggi sulla concorrenza! ^_^

                            Vi prego fogate i miei dubbi <img src=">

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                            • #15
                              Ragazzi, salve a tutti innanzitutto, sono nuovo ed è il primo messaggio che scrivo su questo forum, volevo solo dirvi che moltissime di queste scoperte che sono senz'altro vere non vengono "valorizzate" solo perchè al mondo pur essendoci persone oneste che ricercano e le scoprono, vengono impedite dai cosiddetti potenti di turno...immaginate che gioia per i petrolieri venire a sapere dell'esistenza di un combustibile ecologico redditizio e poco costoso, che pur di non perdere il valore del loro prodotto farebbero di tutto per imporlo cmq fino al suo esaurimento con conseguente disfacimento del territorio...purtroppo, spesso si cerca di dare giustificazioni illogiche alla gente o inesatte, non potrebbero dire che sotto ci sono interessi, solo e soltanto interessi...cmq una domanda la faccio anche io ora che sono incompetente nel settore, si sa con esattezza quanto effettivamente rende la combustione di alcol etilico rispetto alla benzina? la mia domanda ovviamente si basa sul rapporto tra prezzo/resa

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