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Stufette a biomassa e biochar

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  • Stufette a biomassa e biochar

    Un saluto a tutti,
    ho appena ricevuto via mail questo link:
    New Page 1
    dove si propongono di stufette portatili a biomasse.
    Non si tratta della LuciaStove (che sarebbe basata su un processo pirolitico), ma anche qui si parla di produzione di biochar da biomasse (rametti, etc.).
    Confesso che comincio ad essere un po' confuso e mi girano in testa un po' di dubbi...
    1) dal punto di vista chimico, qual'e' la differenza fra i processi utilizzati dalla LuciaStove e le stufette di qui sopra?
    2) il biochar ottenuto dalla LuciaStove o da altre stufette e' qualcosa di effettivamente diverso dal carbone che rimane come residuo di combustione in qualunque stufa/camino a legna?
    Scusate la banalita', ma a volte mi viene il dubbio che dietro termini come "biochar" o "biomasse" ci sia un po' di fuffa o di marketing costruito su termini piu' banali, quali "carbone" o "legna"...
    Grazie a chiunque contribuisca a chiarirmi le idee!
    Giuseppe
    Giuseppe - Settimo T.se (TO)

  • #2
    Ciao Jumar,

    la stuffetta che hai evidenziato è simile alla luciastove, quest'ultima è un attimo più sofisticata nel sistema che genera il "tappo" di fuoco e quindi, forse, un po' più efficiente, ma è solo un'ipotesi tutta da verificare.

    biochar letteralmente sarebbe "sostanza bilogica carbonizzata", si può tradurre più semplicemente in "carbonella", viene chiamato biochar quando questa carbonella viene utilizzata quale ammendante, questo in estrema sintesi, poi il biochar è carbonella che ha determinate caratteristiche, e qui lascio la parola agli esperti.

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    • #3
      Andando sul sito Worldstove.com c'è uno schema per l'autocostruzione di una Luciastove senza ventola a partire da un paio di barattolii in acciaio.
      http://worldstove.com/wp-content/upl...ructions-6.pdf

      Proporrei un punto di discussione: Luciastove e sicurezza.
      Biogna ricordare che si ha a che fare con del gas e quindi ci vuole molta più cautela di quanta non se ne abbia con le usuali stufe a combustione.
      Questo aspetto me l'ha sottolineato Alessandro Zanella di Energoclub che in passato ha realizzato delle "stufe" pirolitiche e che in un caso c'è stata un' esplosione.

      Lo ripeterò il più possibile FATE ATTENZIONE.

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      • #4
        stufette o fornelli??

        Salve, più che stufette a me sembrano dei fornelli per il campeggio.
        sarei lieto se qualcuno mi spiegasse perchè in queste stufette resta del carbone e non della comune cenere, restando del carbone da come la vedo io abbiamo perso combustibile che può essere ancora ossidato producento ancora calore, e poi se l'ossidazione fosse totale (quindi cenere come scarto)si potrebbero sostituire ai comuni bracieri di stufe a pellet o cippato con suppongo anche un aumento del rendimento
        Ma chissà!
        Saluti
        reciclatore

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        • #5
          Non sarebbe male se qualcuno spiegasse in poche parole cosa si intende esattamente con biochar.
          La trattazione pubblicata da En.Ergo e' ampia, ma ci si perde. Tra l'altro nella discussione ci sono molte parti "testo come immagine" che non sono indicizzabili e come tali sono meno utili.
          Grazie, ciao
          Mario
          Molto urgente: cerco socio: Collaborazione a Milano
          -------------------------------------------------------------------
          Mala tempora currunt, non contattatemi piu' per questioni riguardanti il forum, grazie, il mio tempo e' finito.
          -------------------------------------------------------------------
          L'energia non si crea ne' si distrugge, ma ne sprechiamo troppa in modo irresponsabile. Sito personale: http://evlist.it
          Se fate domande tecniche e volete risposte dal forum precise e veloci, "date i dati" specificando anche l'ambiente operativo e fornendo il maggior numero possibile di informazioni.
          ------------------------------------------------

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          • #6
            Originariamente inviato da rbarba Visualizza il messaggio
            Proporrei un punto di discussione: Luciastove e sicurezza.
            ...
            Questo aspetto me l'ha sottolineato Alessandro Zanella di Energoclub che in passato ha realizzato delle "stufe" pirolitiche e che in un caso c'è stata un' esplosione.
            Dove c'è fuoco c'è sempre pericolo, però penso sia doverosa una distinzione:
            Nella pirolisi classica il processi anaerobico viene ottenuto mediante chiusura ermetica (o quasi) per cui se la stufa non è ben progettata possono verificarsi delle esplosioni.
            Nella LuciaStove (e simili) non c'è chiusura ermetica, il 'tappo' viene ottenuto mediante lo stesso gas, non penso quindi che sia più pericolosa di una normale stufa.

            Originariamente inviato da reciclatore Visualizza il messaggio
            e poi se l'ossidazione fosse totale (quindi cenere come scarto)si potrebbero sostituire ai comuni bracieri di stufe a pellet o cippato con suppongo anche un aumento del rendimento
            Se l'ossidazione fosse totale non ci sarebbe produzione di Biochar (carbonella).
            Certamente il rendimento, visto limitatamente alla stufa, è molto inferiore, ma nel complesso è estremamente interessante se collegato al settore agricolo.
            Questa tecnologia permette di trasformare molti scarti agricoli, difficilmente eliminabili o utilizzabili in altro modo, in energia, ottenendo al tempo stesso biochar e riduzione degli inquinanti immessi in aria.

            Originariamente inviato da mariomaggi Visualizza il messaggio
            Non sarebbe male se qualcuno spiegasse in poche parole cosa si intende esattamente con biochar.
            Da quello che io ho capito,
            Biochar è carbonella di origine vegetale o animale (ma non da miniera) adatta ad uso agricolo (priva di inquinati derivati da materie plastiche etc..) prodotta tramite pirolisi (decomposizione termochimica anaerobica)
            La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell' umanità. Nikola Tesla

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            • #7
              Cerco di riepilogare e di aggiungere qualcosa

              Nelle stufette in questione non si forma cenere ma carbone perché non c'è combustione ma pirolisi (o piroscissione) cioè si riscalda della legna a circa 600°C senza aggiungere ossigeno, a queste condizioni si ha una scissione di elementi che va a formare un gas combustibile (detto syngas o woodgas). La parte rimanente è appunto la carbonella, se la si brucia (quindi fornendo l'ossigeno precedentemente negato) si ottiene la cenere.


              L'immagine mostra schematicamente il processo:
              1)In un recipiente composto da due cilindri uniti tra di loro nella parte superiore e quello con diametro inferiore tappato sotto, si riscalda della biomassa secca.
              2) Riscaldando la biomassa a 400-600° C si produce del woodgas che esce da una serie di fori creati nella parte inferiore del contenitore interno
              3) Il gas è costretto a rientrare nella parte superiore da un'altra serie di fori (o fessure)
              4) Il gas si incendia e la fiamma copre più o meno uniformemente la parte superiore del contenitore, tappandolo, in questo modo la biomassa continua a bruciare senza che si possa aggiungere ossigeno atmosferico e mantenendo quindi la pirolisi.


              In questo modo non si sfrutta al 100% il potenziale energetico della legna, infatti nella carbonella rimane mediamente circa il 30% del potere calorifico iniziale, però si migliora il potenziale energetico nel senso che, bruciando del gas, si ottengono temperature molto più elevate rispetto alla semplice combustione della legna.

              Carnot ci insegna che, maggiore è il gradiente termico di un processo termodinamico più aumenta l'efficienza del sistema.


              Assumiamo che la legna sviluppi una temperatura di 500°C e che il il woodgas sviluppi una temperatura di 1000°C, il “pozzo freddo” ipotizziamo sia a 80°C e ipotizziamo di avere un motore termico accoppiato ad un generatore con un'efficienza complessiva del 40%

              Adesso bruciamo in modo diretto 10 kg di legna ( circa 50 kWh di energia termica) in un sistema simile: otterremo poco più di 10 kWh di energia elettrica.

              Se bruciamo sempre 10 kg di legna però con pirolisi in realtà utilizziamo solo 35 kWh termici dei 50 iniziali (la rimanente energia resterebbe nella carbonella), però utilizzando lo stesso sistema di generazione otterremo quasi 11 kWh di energia elettrica!

              In questo caso il biochar rimanente è il risultato di una maggiore efficienza energetica.
              Ultima modifica di en.ergo; 15-11-2009, 19:36.

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              • #8
                Ciao Ener.Go,
                grazie della spiegazione, veramente chiarissima.
                Anche lo schema della stufetta e' decisamente chiarificatore.
                BTW, dal momento che ora anche la LuciaStove e' ufficialmente commercializzata, ne ho ordinata una per cominciare a giocarci un po'.
                Vi terro' informati sullo sviluppo.

                Grazie ancora e saluti!
                Giuseppe - Settimo T.se (TO)

                Commenta


                • #9
                  Originariamente inviato da jumar Visualizza il messaggio
                  Ciao Ener.Go,
                  grazie della spiegazione, veramente chiarissima.
                  Anche lo schema della stufetta e' decisamente chiarificatore.
                  BTW, dal momento che ora anche la LuciaStove e' ufficialmente commercializzata, ne ho ordinata una per cominciare a giocarci un po'.
                  Vi terro' informati sullo sviluppo.

                  Grazie ancora e saluti!
                  Io ho ordinato il modello "fornello da campeggio" all'inizio di ottobre dopo venti giorni ho scritto una mail per avere notizie e dopo 10 giorni ho finalmente avuto risposta. Al momento sono molto occupati con una grossa commessa per una ONG, mi hanno gentimente chiesto di pazientare ancora e che stanno evadendo gli ordini arretrati. Ho saputo che ricevono 10000 mail al mese perciò rispondono con un certo ritardo.

                  Quando arriverà posterò qualche foto.

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                  • #10
                    Che apparecchio fantastico, se penso alle volte che ho mangiato cose cucinate sul characoal perchè ero in posti dove non c'era il gas .....
                    Appena esauriscono gli ordini importanti lo compero

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                    • #11
                      Salve,
                      credo che l'utilità di tale "fornelletto" sia innegabile ma qualcuno si è posto il problema delle ceneri volatili, degli idrocarburi aromatici mono e policiclici e altre amenità in assenza di canna fumaria con buon tiraggio? Credo sarebbe bene un sistema di filtraggio che però renderebbe il tutto molto poco economico. Per i paesi in cui si accendono fuochi all'interno delle abitazioni questo fornelletto determina un notevole passo avanti, mentre per noi forse un mezzo passo indietro...Mi piacerebbe avere un'analisi dei fumi. Il metano invece, contribuisce all'effetto serra ma non ha altri sgradevoli "effetti collaterali".

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                      • #12
                        Io penso che chi ha inventato la Lucia non speri che sostituiamo le 4 piastre a induzione con il suo barattolo , nell'ottica del poutagè o dei fornelli a carbonella su cui cucina la maggior parte del 3° mondo è una grande innovazione , anche nelle modalità di cottura perchè permette una maggiore regolarità di somministrazione del calore alle stoviglie riducendo il rischio di errore...magari nella cottura di un lemure ....

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                        • #13
                          Originariamente inviato da en.ergo Visualizza il messaggio
                          Ciao Jumar,

                          la stuffetta che hai evidenziato è simile alla luciastove, quest'ultima è un attimo più sofisticata nel sistema che genera il "tappo" di fuoco e quindi, forse, un po' più efficiente, ma è solo un'ipotesi tutta da verificare.

                          biochar letteralmente sarebbe "sostanza bilogica carbonizzata", si può tradurre più semplicemente in "carbonella", viene chiamato biochar quando questa carbonella viene utilizzata quale ammendante, questo in estrema sintesi, poi il biochar è carbonella che ha determinate caratteristiche, e qui lascio la parola agli esperti.
                          io sono nuovo qui e sono straniero allora mi scusi qualche errore.
                          mi interessa molto della luciastove e voglio sapere dove puo comprare una qui in italia dove ho una casa in calabria (CS).
                          Loc: Scalea (CS) Calabria: Termico: pannello solare inclinato a 50 gradi, a circolazione naturale da 200 litri orientazione sud. FV:impianto 2.99 kWp - 13 pannelli da 230V Canadian Solar, inverter Solarmax 3000S. Azimut 250 gradi, inclinato 20 gradi, attivato il 08/09/2010

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                          • #14
                            Ciao symbolrate,

                            su internet si trova lo schema per costruire da se la luci stove e similari....

                            con un po' di mattoni refrattari e poco latro losi fa.

                            Ciao
                            Alex

                            Commenta


                            • #15
                              pirogassificatore casalingo

                              Originariamente inviato da symbolrate Visualizza il messaggio
                              mi interessa molto della luciastove e voglio sapere dove puo comprare una qui in italia
                              "fai da te" con qualcosa di più semplice:
                              http://picasaweb.google.com.au/ausea...lWoodGasStove#
                              YouTube - Kanaal van ausearthlove

                              disegno schematizzato:
                              http://www.bioenergylists.org/files/...2009-03-11.pdf

                              400 euro per una pentola da 80 litri?
                              : The Biucci
                              http://worldstove.com/wp-content/upl..._7_29_2009.pdf
                              OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

                              Commenta


                              • #16
                                Originariamente inviato da jumar Visualizza il messaggio
                                2) il biochar ottenuto dalla LuciaStove o da altre stufette e' qualcosa di effettivamente diverso dal carbone che rimane come residuo di combustione in qualunque stufa/camino a legna?
                                Scusate la banalita', ma a volte mi viene il dubbio che dietro termini come "biochar" o "biomasse" ci sia un po' di fuffa o di marketing costruito su termini piu' banali, quali "carbone" o "legna"...
                                Grazie a chiunque contribuisca a chiarirmi le idee!
                                Giuseppe
                                Anche per me non è chiaro, dopo aver costruito e testato qualche fornello simili al luciastove con più omeno ossidazione, non credo sia la stessa cosa il biochar e il solito carbone di legna che usiamo per i nostri barbecue:

                                Il biochar è uguale al carbone come aspetto ma provando ad accenderlo come la carbonella non si ottiene il "carbone ardente"

                                Il carbone di legna invece pesa circa il doppio a parità di volume e si eccende come gia sapiamo e rende un sacco di calore.

                                C'è qualcuno che ci può descrivere la vera differenza?
                                Saluti a tutti

                                Commenta


                                • #17
                                  [QUOTE=impazzitoinvolo;119008685]
                                  Tutto sta nel grado di distillazione della " carbonella " il peso maggiore a parità di materia di partenza dovrebbe farti sospettare che una parte dei " volatilizzabili " e facilmente combustibili rimane nella carbonella , grazie al sistema di produzione che più che una pirolisi è una ossidazione parziale . Ciò non toglie che il biochar di pirolisi possa bruciare . Un tempo , il prodotto della distillazione in assenza di ossigeno , veniva chiamato " carbone di storta" e in una versione particolrarmente addensata ,adoperato come elettrodo nelle lampade ad arco voltaico usate nelle proiezioni cinematografiche , lì bruciava con una fiamma molto viva , senza giungere a questi eccessi , anche il biochar brucia, necessita di essere portato a temperature più alte e di parecchio ossigeno( anche il coke di carbone ) . Il fatto è che lo scopo primario della sua produzione nel campo delle rinnovabili dovrebbe essere la carbon segregation per cui di bruciarlo non ne parliamo

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                                  • #18
                                    [QUOTE=Sulzer1;119008772]
                                    Originariamente inviato da impazzitoinvolo Visualizza il messaggio
                                    Tutto sta nel grado di distillazione della " carbonella " il peso maggiore a parità di materia di partenza dovrebbe farti sospettare che una parte dei " volatilizzabili " e facilmente combustibili rimane nella carbonella , grazie al sistema di produzione che più che una pirolisi è una ossidazione parziale . Ciò non toglie che il biochar di pirolisi possa bruciare . Un tempo , il prodotto della distillazione in assenza di ossigeno , veniva chiamato " carbone di storta" e in una versione particolrarmente addensata ,adoperato come elettrodo nelle lampade ad arco voltaico usate nelle proiezioni cinematografiche , lì bruciava con una fiamma molto viva , senza giungere a questi eccessi , anche il biochar brucia, necessita di essere portato a temperature più alte e di parecchio ossigeno( anche il coke di carbone ) . Il fatto è che lo scopo primario della sua produzione nel campo delle rinnovabili dovrebbe essere la carbon segregation per cui di bruciarlo non ne parliamo
                                    Grazie della risposta. Giustamente il biochar sarebbe utile nel utilizzo in agricultura perchè racchiude in se molta CO2 dannoso per l'ambiente. Vero? Oltre che a trettenere molto bene i concimi.
                                    Ciao

                                    Commenta


                                    • #19
                                      Non solo , diventa un " serbatoio idrico " del suolo senza alterarne le caratteristiche geotecniche . In pratica il suolo trattiene molta più acqua ( in funzione della quantità di biochar ) senza avere l'aspetto di un suolo saturo , prevenendo la marcescenza o eutrofizzazione delle radici . Nei vertisuoli , quelli dove si coltiva il cotone e durante la siccità si spaccano tutti strappando le radici , si arriva a limitare parecchio il fenomeno di ritiro da disidratazione . Non vedo una grande possibilità di miglioramento sui suoli " perfetti " di parte della pianura padana e su quelli acidi pieni di colloidi delle prealpi . Tutto il sud potrebbe giovarne ,ma qui ci sono parecchi più esperti di me e sarebbe meglio parlassero loro

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                                      • #20
                                        Una domanda a coloro che della Lucia e delle sue sorelle sono più esperti.
                                        Quali sono i limiti dimensionali del sistema? Ergo, rimanendo nella geniale semplicità del progetto , sarebbe possibile costruire una caldaia a tubi d'acqua o a tubi di fumo che ne sfrutti il principio ?
                                        Grazie
                                        Sulzer

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                                        • #21
                                          biochar come ammendante o combustibile?

                                          Originariamente inviato da Sulzer1 Visualizza il messaggio
                                          Il fatto è che lo scopo primario della sua produzione nel campo delle rinnovabili dovrebbe essere la carbon segregation per cui di bruciarlo non ne parliamo
                                          Non mi vedo qualcuno che come salvatore dell'umanità faccia appositamente più carbonella possibile da spargere al suolo per tutti i bei propositi elencati.
                                          Come rifiuto secondario da sfruttamento primario di gas o bio-olio non capirei neppure il motivo di usarlo come ammendante in pieno campo se non venduto a carissimo valore aggiunto e confezionato per l'utente privato da giardino.
                                          Posso sbagliare, ma i prodotti vanno sempre dove c'è più remunerazione, quindi a meno che ci sia chi è disposto a pagare il prezzo che questo spunterebbe come combustibile ne vedo difficoltoso l'impiego proposto.
                                          Questo in PDF è come spttoprodotto da estrazione per piro torrefazione di bio-olio da legnose-cellulosiche, e come si vede dalle analisi è un ottimo combustibile...
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                                          OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                          • #22
                                            [QUOTE=biomassoso;119009151]Non mi vedo qualcuno che come salvatore dell'umanità faccia appositamente più carbonella possibile da spargere al suolo per tutti i bei propositi elencati.
                                            Mai detto il contrario, ogni tonnellata di " carbonella" vale c.a. 3 ton di CO2, come vengono emessi certificati per la riduzione della produzione di anidride carbonica e poi vengono venduti , possono essere certificati e venduti quelli per la " terra preta".....
                                            Ultima modifica di Sulzer1; 07-12-2009, 23:22.

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                                            • #23
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                                              GME - Gestore dei Mercati Energetici SpA

                                              questo è un bel sito un pò fuori le righe:
                                              Attenti ai brooker del carbonio! | Salva le Foreste
                                              OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                              • #24
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                                                ... ogni tonnellata di " carbonella" vale c.a. 3 ton di CO2 ...
                                                Ciao Sulzer1
                                                mi spieghi per piacere in che senso 1 ton "carbonella" vale 3 ton di CO2, cioè, come fa in una ton di una cosa a starcene tre di un' altra?
                                                Forse dici in senso economico?

                                                grazie

                                                amir

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                                                • #25
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                                                  Ciao Sulzer1
                                                  mi spieghi per piacere in che senso 1 ton "carbonella" vale 3 ton di CO2, cioè, come fa in una ton di una cosa a starcene tre di un' altra?
                                                  Forse dici in senso economico?

                                                  grazie

                                                  amir
                                                  ehh , l' anidride carbonica è composta da Carbonio C e Ossigeno O , in una tonnellata di anidride carbonica sono contenuti circa 300 kg. di Carbonio ( vado a spanne ) e 700 kg di Ossigeno. In una tonnellata di biochar , distillato in pirolizzatore , si arrivano a contare più di 900 Kg di carbonio , se questa ton.di biochar , invece di bruciarla , trasformandola in 3 ton di anidride carbonica la " sotterro " , ho segregato dalla atmosfera 3 ton di anidride carbonica prelevata grazie alla funzione clorofilliana dai vegetali da cui deriva la " carbonella".
                                                  Questo è il conto " stechiometrico" ( spero che chi ha cercato di insegnarmi chimica tanti anni fa non si rivolti nella tomba).
                                                  Esistono poi altri paramentri da prendere in considerazione che permettono di valutare un rapporto molto più elevato tra biochar e CO2 , riguardano la mancata emissione di CH4 durante la fermentazione della biomassa ( ogni ton di metano vale 21 volte la CO2 come effetto serra ) , la mancata deforestazione ( ogni ettaro di foresta salvato dalla incenerizione vale parecchie ton . di CO2 l'anno ) .
                                                  Pronatura , che è una onlus che da parecchio si occupa della cosa , valuta il rapporto 1 : 12 , cioè , per ogni ton di carbonella prodotta da scarti , senza abbattere foreste e utilizzata sia per la terra preta che come cooking-fuel che per altri scopi , vale dodici ton di anidride carbonica. La FAO si sta battendo per far valere questo metodo solamente nei paesi del 3° mondo perchè sfruttato adeguatamente potrebbe innescare una nuova economia a vantaggio dei paesi più deboli che venderebbero certificati ai più ricchi

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                                                  • #26
                                                    X En.ergo
                                                    Adesso bruciamo in modo diretto 10 kg di legna ( circa 50 kWh di energia termica) in un sistema simile: otterremo poco più di 10 kWh di energia elettrica.
                                                    In questo caso il biochar rimanente è il risultato di una maggiore efficienza energetica.
                                                    Se bruciamo sempre 10 kg di legna però con pirolisi in realtà utilizziamo solo 35 kWh termici dei 50 iniziali (la rimanente energia resterebbe nella carbonella), però utilizzando lo stesso sistema di generazione otterremo quasi 11 kWh di energia elettrica!

                                                    Mi sembra di intuire che se venisse costruita una caldaia funzionante con lo stesso principio della Lucia , con gli opportuni accorgimenti , produrremmo la stessa quantità di energia elettrica con lo stesso quantitativo di legna con uguale contenuto di H2O e il biochar di risulta sarebbe un regalo ?
                                                    Questo varrebbe solo per un ciclo di Carnot che grazie alle caratteristiche dell'acqua ha una escursione molto ampia lungo l'ascissa delle temperature . In un ORC , che lungo l'ascissa è limitato dalle caratteristiche del fluido organico e del fluido diatermico vettore della energia , cambierebbe qualcosa ?

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                                                    • #27
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                                                      ... In una tonnellata di biochar , distillato in pirolizzatore , si arrivano a contare più di 900 Kg di carbonio , se questa ton.di biochar , invece di bruciarla , trasformandola in 3 ton di anidride carbonica la " sotterro " , ho segregato dalla atmosfera 3 ton di anidride carbonica ...
                                                      Ora ho capito, grazie per la spiegazione.

                                                      amir

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                                                      • #28
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                                                        Quali sono i limiti dimensionali del sistema? Ergo, rimanendo nella geniale semplicità del progetto , sarebbe possibile costruire una caldaia a tubi d'acqua o a tubi di fumo che ne sfrutti il principio ?
                                                        Dovresti chiedere a chi al Poli di Milano la sta studiando, io personalmente non conosco nessuno da quelle parti.

                                                        Il meccanismo alla base di questa stufa, come detto, è la pirolisi: un processo di combustione per gassificazione che si produce in assenza di ossigeno, lo stesso che si usa da sempre per produrre il carbone vegetale. Lucia Stove però rende la pirolisi molto più facile: “la novità - ci spiega Mulchahy - è che per la prima volta questo processo è ottenuto non in una camera di combustione chiusa, ma in una stufa aperta, dalla costruzione semplicissima e che ha un costo dai 30 ai 50 euro in contrapposizione con i 1.000-3.000 € dei pirolizzatori in commercio”. Lucia Stove, semplificando, sfrutta la dinamica dei fluidi, cioè un particolare sistema di circolazione dell’aria (coadiuvato da un piccolo ventilatore) per ottenere una combustione senza ossigeno che lascia come residuo carbone vegetale, il biochar, nel quale la CO2 resta immagazzinata, anziché venire dispersa in atmosfera e che può essere usato come concime.

                                                        Una volta accesa, la stufa fa sviluppare alla biomassa un gas sintetico, costituito da idrogeno, metano e monossido di carbonio, che bruciando forma una specie di cappa che consuma l’ossigeno impedendogli di entrare. Ed ecco che una semplice stufa componibile in 5 pezzi (smontate ve ne possono stare 15 in una scatola da scarpe) riesce a raggiungere un’efficienza di combustione del 93% con emissioni minime: circa il 6% di quelle di una caldaia a metano. “Un risultato molto buono se confrontato con il 7-12% di efficienza di combustione di un fuoco aperto – ci fa notare Mulchahy – ma anche con l’80% di una stufa a pellet, perché mentre in questi due casi il bilancio di CO2 è neutro, si rilascia cioè in atmosfera l’anidride carbonica immagazzinata dalle piante, con Lucia Stove il bilancio delle emissioni è negativo perché la CO2 resta nel biochar.”

                                                        Il progetto è iniziato 7 anni fa ad Haiti con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo, riducendo nel contempo la deforestazione, causata dall’uso di legna sia per cucinare che per produrre carbone. Al momento ci sono progetti pilota in 27 paesi diversi dall’Uganda alle Filippine. “In Madagascar dove il carbone vegetale è una delle fonti di reddito principali, ad esempio – spiega l’inventore – normalmente si bruciano 5 tonnellate di carbone per produrne una di carbone che serve per cucinare. Con Lucia Stove invece da due tonnellate di biomassa se ne produce una di carbone e nel contempo si cucina. Con il vantaggio, in termini di lotta alla deforestazione, che la nostra stufa va alimentata con sterpaglie, residui agricoli, rami secchi, anziché con legna grossa”.

                                                        Ma le potenzialità di questo metodo di combustione vanno al di là delle realtà rurali dei paesi più poveri. Oltre a stufe di dimensioni più grandi e a caldaie, si sta lavorando all'applicazione della tecnologia di Lucia Stove a centrali a biomasse da 1,5 a 50 MW e, in collaborazione con il Politecnico di Milano, a piccoli impianti di cogenerazione, che usano cioè il calore del processo per generare energia elettrica. I costi esatti di questi impianti è ancora presto per saperli, ma il padre di Lucia Stove ci assicura che si tratterebbe di un modo di produrre energia economicamente competitivo con il fotovoltaico. Una soluzione particolarmente conveniente per industrie agroalimentari o aziende agricole, con le quali Mulchahy sta già collaborando, che si vedrebbero ripagate dell’investimento per un impianto da un chilowatt in circa 3 mesi”.

                                                        I cogeneratori basati sulla tecnologia di Lucia Stove, infatti, possono essere alimentati con qualsiasi tipo di biomassa purché abbia umidità inferiore al 30%, compresi quindi gli scarti agricoli di ogni genere che le aziende altrimenti dovrebbero pagare per smaltire. “Un’azienda in questo modo, oltre a risparmiare 30 euro a tonnellata che è il costo di smaltimento dei residui, ha riscaldamento ed elettricità gratis e produce biochar che ha un valore di mercato di 500-600 euro a tonnellata”.

                                                        Quest'ultima affermazione sui prezzi mi pare un pò esagerata....

                                                        Originariamente inviato da Sulzer1 Visualizza il messaggio
                                                        ehh , l' anidride carbonica è composta da Carbonio C e Ossigeno O , in una tonnellata di anidride carbonica sono contenuti circa 300 kg. di Carbonio ( vado a spanne ) e 700 kg di Ossigeno. In una tonnellata di biochar , distillato in pirolizzatore , si arrivano a contare più di 900 Kg di carbonio , se questa ton.di biochar , invece di bruciarla , trasformandola in 3 ton di anidride carbonica la " sotterro " , ho segregato dalla atmosfera 3 ton di anidride carbonica prelevata grazie alla funzione clorofilliana dai vegetali da cui deriva la " carbonella".
                                                        Ineccepibile la tua spiegazione, e Chimica 1 ringrazia....

                                                        Nella strana moltiplipicazione dei pani e dei pesci entrano in gioco pesi atomici e molecolari di C, O2 e CO2 risultante, ed essendo che un BIOCHAR è per l'80/90% C puro, se lo si facesse legare con O2 e disperdere in atmosfera quale CO2 i pesi a spanne si moltiplicano giustamente almeno per 3.
                                                        Nella stechiometria della reazione 1 atomo di carbonio reagisce con 1 molecola di ossigeno e forma 1 molecola di biossido di carbonio: 12,0 g di C, + 32,0 g di O2 = 44,0 g di CO2

                                                        Comunque Mulcahy dovresti trovarlo ogni tanto dalle parti di Tortona, quindi non lontano da te......forse meriterebbe pagargli un caffè al bar facendo due chiacchere!
                                                        OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                                        • #29
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                                                          Dì Livio , te la senti di andare da uno dei contadini delle tue parti che quest'anno prima della meliga deve mescolare della carbonella al terreno?

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                                                          • #30
                                                            Originariamente inviato da Sulzer1 Visualizza il messaggio
                                                            Dì Livio , te la senti di andare da uno dei contadini delle tue parti che quest'anno prima della meliga deve mescolare della carbonella al terreno?
                                                            Ben volentieri.....

                                                            Comunque c'è fermento per l'accrocchio, guarda questa di qualche giorni fa:

                                                            Gastone Pomarelli scrive:
                                                            30 novembre 2009 alle 20:56
                                                            Desidero mettermi in contatto con Nathaniel incontrato al CERN di Bologna per proporgli un incontro urgente con titolare Ditta Agricola di PR
                                                            che desidera acquistare la sua tecnologia per realizzare un impianto industriale di pirolisi con feci agricole per produrre energia termica energia elettrica, pellets , biochair da vendere.
                                                            Prego se possibile fornire elementi per fissare un incontro prima di Natale. gazie
                                                            g.pomarelli@XXXXXX
                                                            Cellulare 3357743XXX
                                                            OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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