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VELOCITA' DI CRESCITA ARBOREA

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  • #31
    Ciao Odisseo,<br>in regione sono stato 2 o 3 anni fa a ritirare i manuali che trattano principalmente di arboricoltura, forestazione urbana e pioppicoltura.<br>Sono stato anche in contatto col referente in Regione Lombardia.<br>Peccato che se hai un terreno dismesso e vuoi fare arboricoltura, dal punto di vista fiscale necessiti di partita IVA in quanto apri un&#39;attivit&agrave;, con tutte le rogne che ne conseguono.<br>I manualetti vanno benissimo per gli agricoltori.<br>Le notizie sono vere, anche se le prospettive parecchio ottimistiche: in fin dei conti devono convincere la gente a fare arboricoltura... come spiegano loro un&#39;attivit&agrave; che ti fa diventar ricco <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/1411351e02e8a273b00f1a02315baa36.gif" alt=""><br>Booooooooooooohhhhhh

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    • #32
      Ciao a tutti, sono un nuovo utente, o meglio, c&#39;ero anche prima ma con un nome poco ortodosso. dato che non riuscivo a cambiare nome, ho deciso di fare una nuova registrazione. eccomi qua: sono pioppello&#33;<br>Scrivo per invitarvi a tenere sott&#39;occhio un sito: <a href="http://www.cner.it" target="_blank">www.cner.it</a> ; qui potete trovare un po di news sulle rinnovabili&#33;

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      • #33
        interessante questo:<br><br>0.09.2006<br>Con le biomasse si può fare idrogeno<br>Estrarre idrogeno dalla biomassa ovvero un gas &#39;pulito&#39; da una fonte di energia rinnovabile. Questa procedura è diventata più efficiente grazie alla ricerca di un&#39;equipe di scienziati guidata da Ashok Bhattacharya, dell&#39;Universita&#39; britannica di Warwick. Che e&#39; riuscita a estrarre idrogeno puro al 95 per cento dalla biomassa umida. Il biocombustibile viene portato in forma gassosa e separato in metano, acqua, ossido di carbonio, anidride carbonica e idrogeno. Viene quindi convogliato in un reattore dove, grazie a una reazione chimica, viene estratto l&#39;idrogeno dal metano e dall&#39;acqua. Nel reattore si trova una membrana ceramica rivestita di palladio che è semipermeabile e consente quindi il passaggio del solo idrogeno. Questo consente di separarlo, sicché non viene mai raggiunta la massa critica che porterebbe all&#39;equilibrio chimico con gli altri reagenti e quindi all&#39;arresto della reazione. Dunque finché il reattore e&#39; alimentato con la biomassa continua a produrre idrogeno. Fra le novit&agrave; tecnologiche dei &quot;reattori a membrana&quot; ci sono anche l&#39;utilizzo di un catalizzatore nanocristallino per accelerare la reazione e un approccio innovativo per la soluzione del problema della pressione e della trasmissione di calore. Ma soprattutto il loro impatto ambientale e&#39; circa nullo. Infatti non consumano combustibili fossili e non sviluppano la CO2 che si genera spontaneamente dal materiale in decomposizione. E presto potrebbero essere collocati in piccoli stabilimenti, cartiere e impianti per il trattamento dei liquami di depurazione.(Fonte: Galileo - Giornale di scienza e problemi globali)

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        • #34
          Si è chiuso da quasi 2 settimane il bando di finanziamento della Regione Veneto per gli impianti di biomasse: sembra che siano stati richiesti contributi per oltre (abbastanza oltre) i 500 ettari previsti dal bando&#33; un buon segno di speranza per il futuro&#33; qualcosa si muove in questa direzione&#33;<br>tuttavia la specie utilizzata per questo tipo di coltivazioni rimane il pioppo. ho provato ad informarmi: le risposte che ho avuto sono abbastanza concordi: meccanizzare una SRF di robinia è un problema, inannzitutto per le spine che sono pur sempre pericolose o quantomeno fastidiose, ma soprattutto per l&#39;abbondanza con cui ricacciano le ceppaie, allargandosi fin dalla base e rendendo praticamente inaccessibile l&#39;impianto alle macchine.<br>Intervenire con delle potature o altri interventi selvicolturali avrebbe dei costi troppo troppo elevati per essere sostenuti, dal momento che sono interventi che vanno fatti manualemente, e su impianti fitti anche di 5000 piante per ettaro vi lascio immaginare che razza di lavoro...&#33;<br>Sarebbe necessario un buon periodo di ricerca per selezionare cloni di robinia più idonea alle SRF, ma quanti anni ci vorrebbero? 10? 15? e chi è pronto a farlo, ora che la pioppicultura in italia ha raggiunto i livelli che tutti conosciamo? suvvia, non lamentiamoci, in fatto di pioppi siamo tra i migliori al mondo&#33; (lo so, magra consolazione...&#33; <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/9baf3fa41fb96e835e9d7c2ec055c447.gif" alt="">)<br>

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          • #35
            Ciao pioppello,<br>certo meccanizzare una RTF di robinia resta un problema. Ricordati che il 99&#37; di chi cresce alberi da legna per la propria stufa E NON PRODUCE PELLET non ha un trattore. La robinia ti cresce in terreni storti, poveri, terreni di scarto difficilmente utilizzabili per altri scopi. E non impoverisce il terreno.<br>Ma scusa, se tu dovessi coltivare alberi da legna per il tuo camino e possedessi una striscia di terreno magari lungo un canale un po&#39; in pendenza... cosa pianteresti?<br>Rispondi col cuore dimenticandoti il tuo nick <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/97c7c8380c5174cc830db3b5472d03e8.gif" alt=""><br><br>AT

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            • #36
              E&#39; vero, se avessi una striscia di terreno pianterei robinia: cresce veloce, tanta e brucia bene.<br>Io abito a padova, vicino ai Colli Euganei. Lì la robinia è molto molto diffusa, considerata un infestante. Hanno provato a toglierla in mille modi: niente, la robinia rimane lì, è come i classici rovi, tu la tagli e lei ricresce più forte è più fitta di prima. L&#39;unico rimedio che sembra funzionare è il tempo: nei boschi lasciati all&#39;evoluzione naturale (sui colli euganei, ricordo), la robinia viene dopo circa 30 anni sostituita da specie autoctone come frassini, pioppi, sorbi, tigli, ciliegi e infine quercie (rovere, roverelle, farnie).<br>Questo è l&#39;unico motivo per cui il grillo parlante che sta dentro di me mi dice: &quot;se tu avessi una striscia di terreno, non piantare robinia&#33;ma pioppi, platani, frassini, tigli, carpini&#33;

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              • #37
                Non so la situazione sui colli euganei, so che in Lombardia la robinia distrugge querceti e castagneti, ho visitato con un agronomo ex querceti, ora boschi di robinia. Questo avviene perchè la robinia cresce molto più velocemente delle altre essenze. La competizione è sempre per acqua e luce, basta guardare le colline del varesotto per vederle coperte in primavera di fiori bianchi di robinia.<br>E la robinia è l&#39;unica essenza della quale viene autorizzato il taglio nei boschi demaniali, proprio perchè infestante.

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                • #38
                  La robinia non distrugge un bel niente, si vede che i boschi di quercia avevano gi&agrave; problemi gravi. La robinia è specie pioniera fortemente eliofila, non può crescere in un altro bosco.

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                  • #39
                    Ciao a tutti, visto che si parla di SRF di pioppo e robinia, volevo solo segnalare il numero di ottobre/novembre di &quot;Alberi e Territorio&quot;, in cui c&#39;è un articolato dossier sulle biomasse legnose, molto interessante. Non è per fare pubblicit&agrave; alla rivista (non ho nulla a che farci), ma solo un informazione che spero metta un po di persone in grado di arricchire il proprio bagaglio di informazioni.

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                    • #40
                      &quot;<br>L&#39;ITABIA per scaldare 1500 mq di abitazione stima un consumo di 240000 KW e stima la legna al 35&#37; di umidit&agrave; con un potere calorifico di 3 KW/Kg. Pertanto per scaldare 15 appartamenti da 100 mq. occorrono 800 quintali di legna.&quot;<br><br>A questo proposito vorrei dare alcuni numeri della mia esperienza che permetterebbero di ri-dimensionare i ragionamenti precedenti e renderli così più attuabili.<br><br>La mia casa, una villetta a schiera su 3 livelli di 55 mq ciascuno, ben coibentata con un cappotto da 10 cm, richiede circa 12 quintali di legna all&#39;anno (dato degli ultimi tre anni).<br><br>E&#39; importante quindi anche l&#39;aspetto dell&#39;efficienza dell&#39;abitazione per estender il più possibile e renderlo non gravoso questo tipo di soluzione per soddisfare la richiesta di energia termica della casa.<br><br>Andrea<br>

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                      • #41
                        Ciao mio caro Lollo,<br>la robinia fu importata nel 1600 dal nord America in Francia da Jean Robin come pianta ornamentale, ora molti boschi della Lombardia (prettamente di castagno) ne sono infestati. Prima del 1600 cosa pensi ci fosse sulle colline del Varesotto, l&#39; erba cipollina? <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/52aea7ccee9d0d4df02a4b8dce5c9c04.gif" alt=""><br>Secondo te perchè i comuni ne autorizzano il taglio da parte dei privati e non lo autorizzano per carpini, quercie e castagni? Forse la robinia gli sta antipatica? <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/52aea7ccee9d0d4df02a4b8dce5c9c04.gif" alt=""><br> A Dnepropetrovsk in Ucraina la Robinia albera il viale Karl Marx del centro, come qui a Milano usiamo i Platani.<br>Mi dici una latifoglia che non è eliofila e che cresce i Lombardia? Al momento non me ne sovvengono.<br>Ciao bello <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/52aea7ccee9d0d4df02a4b8dce5c9c04.gif" alt=""><br><br>AT<br><br>Ciao Mansoldo,<br>non dimenticare che sei in una villa a schiera, se i tuoi vicini a dx e sx scaldano a metano come dei matti tu a riscaldamento spento hai quasi 10 gradi in casa quando fuori c&#39;è la neve. Se la tua villetta fosse isolata avresti tutt&#39;altro bilancio, figurati se tira vento <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/52aea7ccee9d0d4df02a4b8dce5c9c04.gif" alt=""> . Comunque hai ragione la coimbentazione conta tantissimo e ti fa risparmiare tantissima energia. Complimenti per il tuo bilancio energetico <img src="http://codeandmore.com/vbbtest/images/customimages/52aea7ccee9d0d4df02a4b8dce5c9c04.gif" alt=""><br><br>AT

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                        • #42
                          La robinia si diffonde molto rapidamente su terreni degradati e antropizzati, in questo senso si comporta similmente al rovo, che su suoli naturali non c&#39;è. Invade rapidamente ogni spazio libero ex agricolo, o dove c&#39;è stato un qualche movimento di terra. Non esclusivamente, è ovvio, ma soprattutto. In moltissimi casi ha sostituito la flora pioniera originale in quanto si è dimostrata assai più vigorosa. Il tagliarla, limitandone lo sviluppo e la diffusione, favorisce le specie autoctone, certamente, e dunque ritengo sia un&#39;operazione naturalisticamente corretta. Tra l&#39;altro si velocizza l&#39;evoluzione del bosco verso il climax, cioè lo stadio evolutivo finale della fitocenosi, stabile e molto complesso. Ma il bosco ci arriverebbe comunque (ci vogliono secoli). Un bosco sano, evoluto (se parli di quercia direi che si tratta di boschi con un buon grado di evoluzione, se non al climax), se non ha problemi particolari non può essere invaso dalla robinia, né da altre specie pioniere. Il castagno invece ha avuto gravi problemi sanitari negli ultimi decenni a causa del cancro corticale, può essere che in molti casi abbia lasciato entrare la robinia. Peraltro il castagno stesso fu introdotto in coltura nei nostri boschi, i castagneti non sono boschi naturali, anche se oggi lo appaiono a causa dell&#39;abbandono. Per mantenerne la produttivit&agrave; furono piantati con un sesto d&#39;mpianto sufficientemente distanziato che la robinia può in effetti colonizzare.<br>In definitiva non si può dire che la concorrenza della robinia non sia rilevante nei confronti delle specie auoctone, anche se non in tutte le situazioni riesce ad essere tanto aggressiva da scalzare la flora di maggior pregio naturalistico.<br>Ad esclusione dell&#39;alta montagna e di alcune brughiere, quasi non esistono suoli naturali in Lombardia. Per suoli naturali intendo suoli mai lavorati, con gli orizzonti totalmente vergini anche nei primi decimetri. In questi suoli la presenza della robinia è quasi irrilevante.<br>Alcune specie sciafile: carpino, alcuni aceri (solo in giovane et&agrave, il faggio, in parte l&#39;olmo e il tiglio, il nocciolo, l&#39;agrifoglio, il tasso...<br><br><span class="edit">Edited by Lolio - 13/10/2006, 14:41</span>

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                          • #43
                            Grazie Lolio per l&#39;intervento molto tecnico e competente. Ho osservato come da una frana (il fenomeno delle marocche nella bassa Val di Tovel) lentamente la natura colonizzi il pietrisco con speci pioniere (pini in questo caso), come questi lentamente formino humus ed un terreno più adatto alla riproduzione ed all&#39;estensione della specie.<br>Mi sembra incredibile che sulle colline scoscese del varesotto si sia piantato castagno anche perchè la disposizione non rispetta alcun sesto, quello che è certo è che il bosco non si è dimostrato sufficientemente evoluto da impedire la diffusione della robinia.<br>Quando si può parlare di climax? Ti faccio un esempio concreto, immagina un bosco in stadio finale su un pendio scosceso, le piante gravate dall&#39;et&agrave; cadono in seguito ad un temporale e si creano le condizioni di luce perchè si possa sviluppare la robinia. Questa si sviluppa e genera polloni che ho notato crescono anche in condizioni di luce precaria (me ne sono cresciuti alcuni alla base di un ciliegio a chioma bassa).<br>Penso che se si parla di zona prealpina e delle tipiche montagne prealpine lombarde, vi siano parecchi suoli naturali che comunque risultano inaccessibili a qualsiasi mezzo meccanico data l&#39;imperviet&agrave;.<br>Nulla tolgo alla tua competenza di agronomo, e nonostante la massima stima che ho di te penso possano esistere diverse interpretazioni dello sviluppo dei boschi. La cosa certa è che il carattere vigoroso della robinia, quando posta in competizione con le latifoglie, gli permette di scavalcarne lo sviluppo avendone il sopravvento.<br>Un bosco di robinia è praticamente sterile dal punto di vista fungino ed ha caratteri che sinceramente non mi piacciono.<br>Non sono agromono Lolio, sono solo uno che ha vissuto con gli occhi aperti sui libri e sui boschi, uno che ha vissuto da appassionato. E penso che per le piante ho la stessa passione che condividi tu...<br><br>Alessandro

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                            • #44
                              Su terreno agricolo a riposo da alcuni anni, abbiamo messo a confronto alcune specie arboree differenti: pioppo, robinia, platano, olmo, magaleppo.<br>C&#39;è da dire che il terreno, proprio perchè a riposo, era piuttosto pieno di infestanti. Il materiale vivaistico erano astoni per il pioppo, piante a radice nuda per le altre specie.<br>Sono passato l&#39;altro giorno e ho visto che i pioppi erano partiti alla grande, la robinia aveva attecchito benissimo, e non aveva sviluppato la chima in altezza quanto in larghezza; il magaleppo ha attecchito anche lui benissimo, ma senza &quot;spingere&quot;, rimanendo piuttosto basso; il platano e l&#39;olmo sono state due delusioni, soprattutto il platano che, pur avendo attecchito, è rimasto sofferente, prostrato, cespuglioso.<br>Qualcuno ha un idea del perchè? è possibile che il platano abbia tanti problemi di attecchimento? se al posto di piante a radice nuda usavamo astoni anche per il platano, avrebbe avuto vita più facile? che ne dite del &quot;celtis australis&quot; da provare come SRF?

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                              • #45
                                Pioppello,<br>ti sei dimenticato di dirci dov&#39;è e come è fatto il terreno, cosa un po&#39; importante, no? Ho visto impianti che funzionavano da Dio ed altri a poche decine di metri che non si sviluppavano: le condizioni ambientali sono determinanti...

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