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    Rappresaglia, morti, internet bloccato: è caos a Rangoon
    28 settembre 2007

    Precipita la situazione in Birmania. La repressione dello spietato regime militare del Myanmar è feroce. Il numero di vittime accertato, fino a questo momento, è salito a 15, imprecisato quello dei feriti. Il bilancio dei morti, però, potrebbe essere purtroppo molto più pesante. Tra di loro vi è sicuramente un fotografo giapponese, ucciso a sangue freddo da un militare. Le sconvolgenti immagini della sua morte hanno già fatto il giro del mondo, ed hanno messo in luce la ferocia con cui l’esercito stia procedendo nella sua azione repressiva.


    La situazione, sul campo, si presenta alquanto confusa. I soldati della giunta guidata dal generale Than Shwe hanno continuato nella loro opera di rastrellamento durante tutta la notte. In particolare prosegue la costante e crescente occupazione dei luoghi sacri dei monaci buddisti che sono i grandi protagonisti della rivolta contro il regime. I monasteri di Rangoon sono stati occupati dai militari e l’accesso alle aree che circondano alcuni dei luoghi di culto più importanti del Paese è stato interdetto. Tra questi vi sono le pagode Shwedagon e Sule, da dove sono partite nei giorni scorsi le manifestazioni.

    I soldati hanno chiuso gli ingressi e bloccato le strade che conducono ai monasteri anche di Mandalay, principale città della Birmania insieme a Rangoon (oggi Yangon). Una misura che alimenta il timore di una più dura rappresaglia contro i civili che hanno aderito alle manifestazioni. «Abbiamo saputo che le forze di sicurezza hanno posto i monaci sotto controllo - ha dichiarato un diplomatico asiatico sotto anonimato - ora che i monaci sono fuorigioco, i soldati possono adottare misure più dure».

    A complicare ulteriormente la possibilità di avere un quadro chiaro della situazione sono le limitazioni che vengono imposte ai giornalisti, in particolare stranieri, da parte della giunta. Dopo che ieri erano state segnalate delle vere e proprie incursioni presso gli alberghi dove erano di stanza i corrispondenti di media e agenzie di stampa, è di oggi la conferma che il principale collegamento a internet del Paese ha smesso di funzionare. Senza la possibilità di veicolare notizie ed immagini tramite la rete, risulterà sempre più complicato fare funzionare un soddisfacente flusso informativo.

    In questo scenario, diventano sempre più importanti le testimonianze dirette. L’Agenzia Italia riporta oggi la descrizione che un’italiana presente a Rangoon fornisce su quanto stia accadendo in Birmania. A Yangon, spiega la signora, che ovviamente ha chiesto di rimanere nell’anonimato, regna una calma apparente ma in realtà i pestaggi sistematici continuano, e in molte zone della vecchia capitale birmana sono in corso rastrellamenti casa per casa. I soldati irrompono nelle abitazioni private alla ricerca di attivisti o semplici simpatizzanti; se li trovano, li trascinano via immediatamente.

    Le vittime totali, denuncia l’italiana, sono molte più delle quindici ufficiali. I civili sono obbligati a firmare dichiarazioni di morte naturale per i congiunti periti sotto le percosse e o causa dei proiettili sparati da soldati e poliziotti. Gli ospedali sono presidiati, e chiunque si presenti per farsi medicare è subito arrestato.
    La donna ha inoltre dichiarato che, a quanto pare, risulta essere stata «portata via» dai soldati Aung San Suu Kyi, leader della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia che costituisce la principale formazione dell'opposizione organizzata. Agli arresti domiciliari dal 2003 nella sua casa alla periferia di Yangon, di Suu Kyi si sono perse le tracce fin dalle prime fasi della repressione. Si ignora dove si trovi attualmente il premio Nobel per la Pace '91.

    Tutte queste notizie non hanno ancora avuto la possibilità di essere verificate. Un’altra testimonianza, sempre raccolta dall’Agi, di un cooperante italiano, parla di una «Yangon irreale», di una «connessione a internet che va e viene». Nella e-mail che spedisce all’agenzia, l’uomo rivela che «la maggior parte degli uffici e dei negozi della città sono chiusi, che il centro-città è semideserto, e che la situazione di stallo porterà presto ad un collasso». Il cooperante spiega altresì che «i birmani apprezzano enormemente il fatto che finalmente si presti attenzione ai loro problemi e alla loro lotta per la democrazia». E infine lancia un disperato appello: il mondo non lasci solo il Myanmar proprio adesso.

    E il mondo come risponde? Manifestazioni e semplici gesti di solidarietà si stanno susseguendo a livello planetario. Ieri, alle 18,30, la pioggia battente non ha fermato la manifestazione tenutasi in Campidoglio a Roma. Il sindaco Walter Veltroni si è rivolto direttamente ai due Paesi asiatici che hanno maggiore influenza sul regime birmano. «Di fronte a quanto sta accadendo – ha detto il primo cittadino - c'è una reazione non adeguata da parte di grandi potenze come Cina e India. Non si è grandi potenze solo per il prodotto interno lordo ma bisogna sapere che ci sono momenti in cui si deve prendere posizione». Veltroni ha avuto poi delle parole di sentita partecipazione quando ha citato il capo dell’opposizione democratica birmana e premio nobel per la pace nel 1991. «In Campidoglio più volte è stato esposto il ritratto di Aung San Suu Kyi, questa meravigliosa donna che ho conosciuto personalmente avendo modo di misurare la sua passione civile. Ho avuto modo di vedere in che condizioni opera. La Birmania è un paese in cui la condizione della donna è inaccettabile».

    Piccoli gesti, si diceva. Piccoli, ma grandi per il coinvolgimento che riescono ad innescare. Come la catena di sms e blog che ieri invitava tutti i cittadini del mondo ad indossare un indumento rosso come segno di solidarietà verso i monaci buddisti. Oggi molte persone comuni hanno risposto a questo appello, per fare sentire il popolo birmano meno solo in questa battaglia. Anche personalità politiche italiane hanno seguito l’invito. Enrico Letta si è presentato ad una riunione con i sindacati in camicia rossa, la ministra per le Pari opportunità Barbara Pollastrini con una spilla dello stesso colore a forma di fiore sul rever della giacca. «Quello che sta avvenendo in Birmania – ha detto la ministra diessina - è qualcosa che riguarda ognuno di noi. Mi ha colpito questa forma di lotta non violenta: vedere i monaci marciare insieme agli studenti richiama la politica ad avere uno sguardo sul mondo e i diritti umani».

    Intanto la Comunità internazionale si mobilita. L’inviato speciale dell’Onu Ibrahim Gambari è in viaggio da Singapore verso il Myanmar per cercare di mediare una soluzione pacifica che ponga fine alla sanguinosa crisi in atto nel Paese asiatico. Ieri il regime del Myanmar aveva accettato di concedere il visto d'ingresso all'emissario del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, affermando che sarebbe stato il "benvenuto" a Yangon.

    La drammatica situazione in Birmania è stata la centro di un colloquio al palazzo di Vetro tra il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il segretario di Stato americano Condoleezza Rice. Nell'incontro, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche italiane, è stato convenuto che bisogna fare pressione su vari Paesi e sulla giunta militare e c'è stata piena intesa sulla necessità che la comunità internazionale resti focalizzata su questa emergenza. La situazione - è la valutazione comune emersa dal colloquio - è molto grave e giustifica la preoccupazione che viene espressa dalla comunità internazionale.

    (dal sito www.dsonline.it)

  • #2
    Fai bene!
    Ma, sarò cinico, non servirà a nulla.
    Loro, i militari, riusciranno a cadere da soli e così tutto il regime.
    E' una storia che si ripete e verrebbe da dire che i regimi non guardano la TV perchè se la seguissero un pò di più si accorgerebbero che questo non è altro che l'inizio della fine.
    Bisogna solo avere pazienza.

    MetS

    PS Però non sono d'accordo con lo spammare perciò ti consiglio di far sparire quella scritta, ai moderatori non piacera' di sicuro.

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    • #3
      I moderatori invece di aggrapparsi al cavillo del termine "spammare", avrebbero già ieri dovuto operarsi in modo che di fianco al lutto per il grande Natale, si affiancasse il rosso della loro lotta per la libertà. L'ho anche suggerito in tag, ma non si vedono risultati..

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      • #4
        CITAZIONE (zintolo @ 29/9/2007, 13:19)
        I moderatori invece di aggrapparsi al cavillo del termine "spammare", avrebbero già ieri dovuto operarsi in modo che di fianco al lutto per il grande Natale, si affiancasse il rosso della loro lotta per la libertà. L'ho anche suggerito in tag, ma non si vedono risultati..

        Zintolo,
        io sono perfettamente d'accordo, ma è una operazione che può fare solo l'admin.

        Pace!
        Gym
        Dal giorno 08/02/2017 questo account è inattivo.
        Per favore non inviate alcun messaggio (soprattutto mail) al sottoscritto riguardante questo Forum poiché non otterrete alcuna risposta.
        Grazie!

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        • #5
          Come ha già precisato Gym, i moderatori non hanno la facoltà di modificare la home page del forum.

          Anche io sono fortemente indignata per quello che sta avvenendo in Myanmar, e pur essendo una discussione non coerente con le argomentazioni del forum, non la considero spam ma una discussione per sensibilizzare il problema.
          Tuttavia non sono d'accordo nell'inserire il fiocco rosso in home page.

          Ely

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          • #6
            Ciao Gym e Leptone,
            ho appositamente scritto "adoperarsi in modo che", perchè l'unico che ne ha possibilità è (da quanto ne so) Roy.
            Mi piacerebbe invece sapere il motivo per il quale il fiocco rosso, simbolo di solidarietà di tutto il mondo verso quel popolo, risulta così fuori luogo su questo forum.

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            • #7
              CITAZIONE (zintolo @ 29/9/2007, 13:19)
              I moderatori invece di aggrapparsi al cavillo del termine "spammare", avrebbero già ieri dovuto operarsi in modo che di fianco al lutto per il grande Natale, si affiancasse il rosso della loro lotta per la libertà. L'ho anche suggerito in tag, ma non si vedono risultati..

              Non si vedono risultati perchè è giusto che sia così.
              Non sono d'accordo con il voler apporre ad ogni costo quel fiocco rosso perchè non è adeguato.
              In questo non posso che essere in sintonia con leptone.
              La situazione in quel paese sta precipitando senza che il mondo possa apparentemente fare qualcosa per evitarlo.

              Tornando alla questione del fiocco non vedo come si possa apporre un fiocco, oggi rosso domani chissà? Verde oppure giallo?
              E poi per chi va messo e per chi no?
              Burladero era uno di noi ed è giusto il fiocco nero in segno di lutto, tutti noi siamo addolorati per la sua scomparsa e ricordarlo con un fiocco è adeguato al nostro sentimento.

              MetS

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              • #8
                Grazie della delucidazione.
                Ora capisco cosa voleva dire Tersite (nel thread che poi è stato epurato) quando ti ha scritto che sei stato trasferito attraverso mezzo mondo, ma non ti è mai fregato nulla dei popoli che ti ospitavano.

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                • #9
                  CITAZIONE (zintolo @ 2/10/2007, 11:57)
                  Grazie della delucidazione.
                  Ora capisco cosa voleva dire Tersite (nel thread che poi è stato epurato) quando ti ha scritto che sei stato trasferito attraverso mezzo mondo, ma non ti è mai fregato nulla dei popoli che ti ospitavano.

                  Che ne sai tu dei popoli che mi ospitavano?
                  Ci preoccupiamo adesso del Myanmar ma la dittatura sta li da dieci anni e più.
                  Prima nessuno se ne preoccupava?
                  E che dire del popolo Tibetano oppresso dalla tirannia cinese da mezzo secolo?
                  E il Darfur? Sono dieci anni che quel popolo viene soggiogato da una feroce dittatura ed epurazione. Mettiamo un nastro anche per loro?
                  Anche il popolo cinese è oppresso dalla propria dittatura comunista eppure apprentemente nessuno vede nulla.

                  Nel mondo ci sono ancora e da lungo tempo popoli oppressi e maltrattati come e peggio del Myanmar, non cadere nel tranello di chi vuole sensibilizzare un argomento a scapito di un altro anche peggiore, faresti solo il loro gioco.

                  MetS (offeso ed indignato)

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                  • #10
                    Stranamente mi trovo quasi d'accordo con Mets.
                    Dico quasi perchè se è vero che questa del myanmar sarà una "moda" provvisoria, nel senso che fra un mese non se ne parlerà più, come non se ne parla degli altri regimi, (in compenso abbiamo Vespa che espone e smonta una bicicletta,mah...) non vuol dire che magari affrontando approfonditamente questo episodio la gente si interessi di più a queste cose.

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                    • #11
                      Proprio perchè STANAMENTE si è riusciti a focalizzare e sensibilizzare l'attenzione di tutta la stampa (e quindi di milioni di persone) su un unico problema da tanto (e che presto sarà nuovamente) dimenticato, bisogna dare tutti insieme un riscontro positivo ADESSO.

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                      • #12
                        MODERAZIONE: sono stati eliminati gli ultimi post di Mets e zintolo poichè violavano la regola N.1
                        Vi richiamo entrambi a calmarvi e non offendervi a vicenda.


                        L'argomento è caldo e delicato ma c'entra poco con le energie alternative.

                        Quel popolo ha il mio pieno sostegno morale ma lo posso estrinsecare (passatemi il termine) in altri ambiti, qui non avrebbe molto significato.
                        Certamente sarebbe un simbolo, ma un simbolo con poca forza.
                        Lo stesso, in un altro luogo o in altra forma, sarebbe più efficace e quindi lo metto in atto dove mi sembra possa ottenere più successo.

                        Poi, giustamente, c'è chi la può pensare diversamente...

                        Un saluto a tutti.
                        Roy
                        Essere realisti e fare l'impossibile

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                        • #13
                          Le esperienze di ciascuno non devono e non possono esser qui messe in discussione perchè fanno parte del bagaglio personale che ognuno si porta dietro quanto pesante possano essere.
                          E così lo stesso deve esser considerata una opinione che, quando liberamente espressa, deve essere rispettata.
                          Commenti ed allusioni negativizzanti che cercano e reclamano lo scontro sia dialettico che virtuale invece andrebbero bannati perchè fonte di disagio ambientale così come gli autori di questo terrorismo mediatico volto solo a destabilizzare un utente alle cui spalle c'è tutto un forum.
                          Purtroppo questo è lo scotto che si paga ad esser sempre presente.

                          MetS

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