Originariamente inviato da tonytorri
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Indipendentemente dal rendimento del motore (che determina la quantità di biomasse necessarie e NON la quantità di energia prodota), l'impianto produce/incassa un importo ben preciso e di fatto non incrementabile: potenza installata x importo incentivo x ore anno di lavoro. Supponendo di fare un impianto da 50 kW con un rendimento equivalente alle canoniche 8.000 ore/anno a pieno regime, si incassno 8000 x 0,28 x 50 = 112.000 €/anno, ovvero 9.300 €/mese.
A fronte di questo un investimento comunque importante, costi di manutenzione all'impianto ed in particolare del motore (grande o piccolo che sia, deve cambiare olio ogni 400h, filtro ogni 800h, candele e gli iniettori ogni 1.200 h ecc), lavoro ed attenzione giornaliera per il buon funzionamento dell'impianto e all'andamento del processo biologico, oltre a dover assolvere a tutti gli obblighi burocratici connessi al nuovo settore di attività. Parliamo di impegni presi per i prossimi 15 anni!.
Vale la pena sobbarcarsi un simile investimento, il lavoro giornaliero e tutti i rischi connessi al processo biologico per un paio di migliaia di €/mese? La risposta non può che essere no. Faccia un FV. Non incassa molto, ma almeno le crea pochi fastidi e non corre troppi rischi.
Diverso è il discorso se ad esempio integra i liquami di cui dispone con una qualche coltivazione, portandosi almeno a 100/120 kW.
Spende si 30.000 €/anno per le biomasse aggiuntive, ma gli incassi salgono a 200.000/250.000 €/anno.
Tutto questo mantenedo una sostanziale parità di lavoro, di rischi e quasi anche di investimento. Con un margine lordo 10/12.000 €/mese, si inizia ad intravvedere un interesse reale.
Stesso discorso vale per il motore, che rese ha, visto che dicono che con più sono grossi e più rendono, e per di più quello che usate voi è aspirato.
Attualmente lo stato dell'arte è un rendimento nell'ordine del 40%, oferto dai motori da 200 kW in su, con qualche punto in meno per quelli da 50 o 100 kW.
Nella realtà poi è più complesso in quanto più che il rendimento nominale indicato in targhetta, interessa la curva di rendimento, le aspettative di vita, le esigenze di manutenzione e le perdite di efficenza reali a cui si và incontro ecc.
Nell'ottica di un impianto biogas poi, il rendimento del motore diventa un discorso puramente accademico. Infatti, un impianto è un progetto ecconomico e non di studio, e quindi ciò che interessa è il rapporto tra costi e ricavi: quanto di incassa, quanto si spende per l'alimentazione e a quanto ammontano i costi di gestione, il tutto a fronte di quale investimento e con quanti rischi.
Chiaro che con un motore con il 25% in meno di rendimento sarà più arduo ottenere un buon risulltato, ma la scelta è e resta legata al risultato economico e non al dato tecnico.
Saluti
Martin Moeller
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