non so dire nulla dei camini bucolici, perché se un caminetto potrebbe esserlo, un camino invece non è per niente bucolico, nè romantico... tutt'altro
per quanto riguarda i dati di arpa, tieni conto, marcober, che per "camino" non si intende il camino o il caminetto a legna, ma qualunque "camino", inlcusi quelli che scaricano i fumi dati dal riscaldamento... a gas.
per "camino" si intende anche il camino della raffinerie di taranto, per esempio, che da sole inquinano anche più dei trasporti, e che sono uno dei veri, grandi problem sia di inquinamento che di salute pubblica in questa regione.
per ragionare con dati veri, e pensare anche a soluzioni, occorre distinguere fra emissioni industriali, emissioni civili, emissioni agricole come fa l'enea.
invece che l'enel qui inquini poco è abbastanza evidente agli occhi di tutti: il tavoliere è pieno di pale eoliche, che comunque sono diffuse un po' ovunque, e ci sono vastissime zone dedicate solo al fotovoltaico.
senza contare le centinaia di migliaia di privati che hanno il fv sul loro proprio tetto e rivendono l'energia all'enel.
da qui il basso impatto.
ma: quello della rapida obsolescenza di tutte le tecnologie è invece un problema serissimo, anzi uno dei principali.
ad esempio: l'enel inquina poco perchè c'è una enorme distesa di fotovoltaico installato qui.
bhè, io direi l'enel inquina poco "oggi", ma quando quei pannelli dovranno essere smaltiti, i conti si ribalteranno pesantemente.
meno pesantemente solo per il fatto che tanti di questi problemi di smaltimento saranno conteggiati non a carico dell'enel, ma dei privati che all'enel hanno ceduto energia per anni.
temo che a volte ci si lasci trasportare dalle ultime novità, senza proiettarle nel futuro.
ben venga il termocamino con vecchi termi in ghisa, ben venga anche il camino che utilizza la sola potatura annuale che andrebbe "comunque" eliminata e, lasciata a terra a marcire, emetterebbe esattamente la stessa co2 che emette riscaldando una casa.
comunque emetto, scaldando col camino o col termovcoamino, la stessa co2 che gli ulivi, caso particolare forse, hanno assorbito dall'aria per "generare" quei rami che poi vanno potati.
poi quando la legna di potatura è finita, non si trova più legna in giro e nessun olivocultore va a danneggiare la sua produzioni di olio per far 10 euro vendendo un quintale di legna. ergo, non si brucia "in esubero": non ce n'è di esubero
nessuno però dice che questo circolo che chiamerei virtuoso sia applicabile ovunque, anzi purtroppo non lo è, ma quando esiste una "patta" di questo genere è da sciocchi cercare di convincere che soluzioni diverse e più inquinanti sia a breve che a medio/lungo termine, siano da preferire "per principio".
posto poi che ciascuno fa le scelte che preferisce, la pdc oltre a problemi di obsolescenza e di futuro smaltimento in alcune zone secondo me non è poi il massimo perchè per un funzionamento ottimale richiede un delta tra temperatura interna ed esterna che qui difficilmente le permette di avere una resa ottimale.
poi per carità, ovvio che non necessariamente tutto deve funzionare in modo ottimale.
ci sta però che alcune nuove tecnologie, più che il rispetto per l'ambiente tendano a "rispettare" il pil, cosa per carità comprensibile, ma il discorso deve essere allora un filo più ampio.
ad esempio: l'inquinamento per lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici acquistati presso una azienda di singapore (dico un nome a caso), a chi viene "imputato"??
secondo me alla azienda di singapore, infatti i produttori di fv garantiscono ritiro e smaltimento.
questo significa che enel, con le sue distese di pannelli fv, non inquinerà al momento dello smaltimento? direi che non inquina "qui", ma "là"... ma non tenerne conto è un po' come dire "non voglio il bruciatore nel mio comune"... però se lo mettono nel comune vicino non sono affari miei.
penso che, come diceva un utente, quello del ciclo di vita dei prodotti sia uno dei primi parametri da tenere in mente.
poi ciascuno fa come crede, come preferisce, come ritiene essere meglio per lui.
ma non si può dire che applicare una soluzione, che inquina mentre viene prodotta, inquina mentre viene trasportata, inquina in fase di smaltimento sia "sempre" una soluzione ottimale per l'ambiente.
lo è se, da quando è stata prodotta a quando viene completamente smaltita ha un impatto inferiore a quello che avrebbe avuto il suo "non" utilizzo.
poi ciascuno fa le sue scelte.
per quanto riguarda i dati di arpa, tieni conto, marcober, che per "camino" non si intende il camino o il caminetto a legna, ma qualunque "camino", inlcusi quelli che scaricano i fumi dati dal riscaldamento... a gas.
per "camino" si intende anche il camino della raffinerie di taranto, per esempio, che da sole inquinano anche più dei trasporti, e che sono uno dei veri, grandi problem sia di inquinamento che di salute pubblica in questa regione.
per ragionare con dati veri, e pensare anche a soluzioni, occorre distinguere fra emissioni industriali, emissioni civili, emissioni agricole come fa l'enea.
invece che l'enel qui inquini poco è abbastanza evidente agli occhi di tutti: il tavoliere è pieno di pale eoliche, che comunque sono diffuse un po' ovunque, e ci sono vastissime zone dedicate solo al fotovoltaico.
senza contare le centinaia di migliaia di privati che hanno il fv sul loro proprio tetto e rivendono l'energia all'enel.
da qui il basso impatto.
ma: quello della rapida obsolescenza di tutte le tecnologie è invece un problema serissimo, anzi uno dei principali.
ad esempio: l'enel inquina poco perchè c'è una enorme distesa di fotovoltaico installato qui.
bhè, io direi l'enel inquina poco "oggi", ma quando quei pannelli dovranno essere smaltiti, i conti si ribalteranno pesantemente.
meno pesantemente solo per il fatto che tanti di questi problemi di smaltimento saranno conteggiati non a carico dell'enel, ma dei privati che all'enel hanno ceduto energia per anni.
temo che a volte ci si lasci trasportare dalle ultime novità, senza proiettarle nel futuro.
ben venga il termocamino con vecchi termi in ghisa, ben venga anche il camino che utilizza la sola potatura annuale che andrebbe "comunque" eliminata e, lasciata a terra a marcire, emetterebbe esattamente la stessa co2 che emette riscaldando una casa.
comunque emetto, scaldando col camino o col termovcoamino, la stessa co2 che gli ulivi, caso particolare forse, hanno assorbito dall'aria per "generare" quei rami che poi vanno potati.
poi quando la legna di potatura è finita, non si trova più legna in giro e nessun olivocultore va a danneggiare la sua produzioni di olio per far 10 euro vendendo un quintale di legna. ergo, non si brucia "in esubero": non ce n'è di esubero
nessuno però dice che questo circolo che chiamerei virtuoso sia applicabile ovunque, anzi purtroppo non lo è, ma quando esiste una "patta" di questo genere è da sciocchi cercare di convincere che soluzioni diverse e più inquinanti sia a breve che a medio/lungo termine, siano da preferire "per principio".
posto poi che ciascuno fa le scelte che preferisce, la pdc oltre a problemi di obsolescenza e di futuro smaltimento in alcune zone secondo me non è poi il massimo perchè per un funzionamento ottimale richiede un delta tra temperatura interna ed esterna che qui difficilmente le permette di avere una resa ottimale.
poi per carità, ovvio che non necessariamente tutto deve funzionare in modo ottimale.
ci sta però che alcune nuove tecnologie, più che il rispetto per l'ambiente tendano a "rispettare" il pil, cosa per carità comprensibile, ma il discorso deve essere allora un filo più ampio.
ad esempio: l'inquinamento per lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici acquistati presso una azienda di singapore (dico un nome a caso), a chi viene "imputato"??
secondo me alla azienda di singapore, infatti i produttori di fv garantiscono ritiro e smaltimento.
questo significa che enel, con le sue distese di pannelli fv, non inquinerà al momento dello smaltimento? direi che non inquina "qui", ma "là"... ma non tenerne conto è un po' come dire "non voglio il bruciatore nel mio comune"... però se lo mettono nel comune vicino non sono affari miei.
penso che, come diceva un utente, quello del ciclo di vita dei prodotti sia uno dei primi parametri da tenere in mente.
poi ciascuno fa come crede, come preferisce, come ritiene essere meglio per lui.
ma non si può dire che applicare una soluzione, che inquina mentre viene prodotta, inquina mentre viene trasportata, inquina in fase di smaltimento sia "sempre" una soluzione ottimale per l'ambiente.
lo è se, da quando è stata prodotta a quando viene completamente smaltita ha un impatto inferiore a quello che avrebbe avuto il suo "non" utilizzo.
poi ciascuno fa le sue scelte.
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