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impulso di potenza per fusione fredda

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  • impulso di potenza per fusione fredda

    Ciao a tutti, la z-machine non ha nulla a che vedere con la fusione fredda, ma funziona con un principio che avevo sperimentato un paio d'anni fà(nel vecchio forum c'è la discussione), ovvero un impulso di energia enorme dato solo per un breve istante. A quei tempi non sapevo dell'esistenza di questa z-machine, ma ora che ho letto come funziona vedo che si basa sullo stesso principio che avevo provato, ma con una applicazione differente (vuoto, alta tensione etc...). Resta di fatto che si tratta comunque di concentrare un immenso impulso di energia in un breve istante su di una piccola superficie.

    Ai tempi pur non essendo in possesso di precisissime strumentazioni, avevo costatato che dando una serie di impulsi a 300 volt prodotti tramite la scarica di alcuni condensatori (non ricordo quanti uF avevo usato) pilotati da mosfet, si otteneva un aumento della velocità di riscaldamento dell'acqua di circa 4 volte rispetto ad una resistenza posta in soluzione, la prova era piuttosto affidabile, in quanto i condensatori venivano caricati tramite una resistenza in serie che offriva quindi un assorbimento di corrente costante e senza sbalzi, e limitato quindi dalla tensione di alimentazione e dalla resistenza stessa. Avevo fatto in modo che l'assorbimento in base al tempo di carica dei condensatori, anche se non lineare, corrispondesse all'assorbimento lineare della resistenza posta nell'altra cella, in poche parole a conti fatti la potenza offerta nel tempo in modo impulsivo dai condensatori corrispondeva a quella offerta in modo continuo dalla resistenza, con la differenza che nel primo caso abbiamo un fortissimo impulso di breve durata (si parlava di picchi di oltre 30KW in un area di 1 millimetro data da un catodo in rame esposto in soluzione solo nella punta).

    Visto che la soluzione basica contenuta nella vasca ad impulsi si scaldava circa 4 volte più velocemente rispetto a quella con la resistenza, e visto che il sistema ad impulsi di potenza è utilizzato nella z-machine e in un altro generatore per fusione nucleare(non ricordo il nome), chi mi dice che non sia possibile ottenere lo stesso effetto in soluzione basica o acida? in fin dei conti, se scarico una marea di condensatori in un solo istante all'interno della cella, ho sicuramente l'innesco di un fortissimo plasma, e questo plasma ha sicuramente delle caratteristiche di potenza ben superiori a quelle che si hanno facendo fusione fredda classica, anche se la durata del picco è breve ho a disposizione una potenza enorme, potenza che scaturisce da una superificie di 1 millimetro (chiaramente il millimetro è laparte esposta alla soluzione, ma il catodo reale è ben più spesso per poter sopportare forti correnti), e tra l'altro, pur essendo questa superficie molto piccola, notavo che era in grado di scaricare tutti i condensatori nel tempo previsto dai simulatori, in definitiva non opponeva resistenza.

    Che ne dite di fare qualche prova seria? infondo non vi siete mai orientati in questo senso.

    Quindi, un forte impulso dato dalla scarica di molti condensatori in un solo istante, il circuito di scarica progettato con tanti mosfet o SCR quanto basta per avere la certezza che non vi siano perdite di potenza da parte degli stessi, perciò impulsi di pilotaggio di ampiezza e corrente tali da far chiudere il mosfet o l'SCR il più rapidamente possibile.

    Che ne dite? vedendola in via teorica potrebbe darsi che accada qualcosa di utile?

  • #2
    Ciao si ho verificato anche io che alimentando la cella in modo impulsivo si ha un rendimento migliore di 4 e più, semplicemente parzializzando con un SCR la tensione di rete radrizzata con un ponte a diodi.
    "Non date da mangiare ai troll"
    http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

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    • #3
      MODERAZIONE

      ragazzi,

      state postando nella sezione sbagliata.

      quello che dite non c'entra nulla con la fusione fredda.

      continuate o spostate la discussione in un'altra sezione.

      MGB2
      I miei file li trovate qui: http://file.webalice.it
      username: genni.rom
      password: martina

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      • #4
        Ciao mgb2, potresti spostare tu la discussione nellasezione giusta? non so come si fa, grazie!

        x gabri:

        ciao! bene, allora non sono l'unico che ha costatato questo, e allora visto che c'è un certo rendimento perchè non orientarsi in questa direzione? con impulsi di qualche centinaio di kilowatt si potrebbero avere dei risultati interessanti, potremmo fare un esperimento, e quindi valutare bene la resa, tanto non si scappa, se metto 100 e ottengo 400 c'è poco da misurare, è chiaramente visibile anche ad occhio! le misure con strumentazioni precisissime servono soltanto quando le differenze sono minime, tra l'altro le prove sono molto economiche.

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        • #5
          Ciao questo è il reattore che ho costruito io alle due candele per auto ho tagliato la L e rasato sulla ceramica il tungsteno... e attaccate al - il cucchiaio in acciaio ricurvo l'o messo al più e poi alimentato con un regime impulsivo il tutto si vottengono dei risulatati interessanti anche a livello di cavitazione....

          Credo che la discussione vada spostata in esperimenti...
          Fammi sapere cosa ne pensi... Ciao
          File allegati
          "Non date da mangiare ai troll"
          http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

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          • #6
            Penso che questo era un possibile schema
            i peggiori nemici del fotovoltaico sono gli speculatori edilizi perché costruiscono alveari di 15 piani anziché case di zero piani.

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            • #7
              gabri! pure io avevo provato con le candele, hai visto che botti? va che secondo mè bisogna far sul serio qualche misura!

              lo schema di ufo: 100kV? facilissimo ottenerli con impulsi, e si potrebbe provare, certo, un impulso di breve durata ma in alta tensione e alta corrente, si, magari i 100kv dureranno 1 nanosecondo, ma in quell'attimo qualcosa dovrebbe accadere, e siccome quegli attimi si ripetono ad una frequenza abbastanza veloce (3 chilowatt di contatore abbiamo) è facile che in un certo tempo accada qualcosa di buono....


              la discussione non so spostarla!

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              • #8
                Si io ho usato la tensione di rete non serve poi cosi tanta tensione e corrente... e la scintilla c'è l'hai a 70-80V l'importatnte è il rapporto tra le superfici tra anodo e catodo che deve essere altissima, usavo una frequenza di 100Hz la rete raddrizzata e parzializzata in modo da ottenere un'onda triangolare...
                poi ho messo le due candele in asse in modo che le onde d'urto date dalle esplosioni, contemporanee si scontrassero al centro generando dei fonomine di cavitazione molto interessanti. In fatti non so se hai notato ma il contenitore di plastica si è deformato tutto sia per il calore ma anche per le onde d'urto...
                Si sicuramente aumentando la tensione e la frequenza degli impulsi facendo un reattore di acciaio bucandolo saldandolo in modo da potergli avvitare delle candele messe in asse magari 4 in asse.... qualcosa di interessante sicuramente salta fuori...
                Poi cosa scalda veramente l'acqua e tutto da studiare....
                Ciao
                Ultima modifica di GabriChan; 24-01-2010, 12:13.
                "Non date da mangiare ai troll"
                http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

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                • #9
                  interessante !
                  assomiglia a un disegno che avevo fatto molti molti post fa !
                  Nel nuovo millennio l'uomo tornando alla natura distruggerà quei mostri e l'energia dell'atomo pulito costruirà ancora infinite meraviglie e le ferite dell'umanità, come le guerre non saranno che purtroppo molto tristi incidenti dì percorso. (Omero Speri -VR- Pioniere della FF )

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                  • #10
                    Premesso l'eventuale OT della discussione in questa sezione ..[omissis]..
                    Ultima modifica di gattmes; 04-02-2010, 14:37.
                    Fare si può! Volerlo dipende da te.

                    Consulta e rispetta il REGOLAMENTO

                    Piano cottura induzione: consumo energia 65...70% in meno rispetto uno a gas! Pure a costi doppi dell'elettricità fa risparmiare, almeno 30%! Contrariamente a quanto si dice si può usare con contratti 3 kW, perfino se sprovvisto di limitazione.
                    Gas 100% fossile, elettricità 30...100% rinnovabile. Transizione ecologica? Passa all'induzione!

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                    • #11
                      Ciao Gattmes si in effetti il progetto in linea teorica è corretto ma realizzarlo è un'altra cosa... credo che per fare le prove basti molto ma molto meno qualche centinaia di volt e pochi mA
                      "Non date da mangiare ai troll"
                      http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

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                      • #12
                        Ciao Gatt, ciò che affermi è corretto, è chiaro che ufo da per scontato che sappiamo come si realizzi un elevatore di tensione sfruttando dei trasformatori, personalmente sono in grado di farlo, e in modo corretto, ma in effetti, come dice Gabri, non è detto che elevare la tensione possa portare benefici, anche perchè i 100kV non è detto che restino 100 quando sono applicati in una soluzione alcalina fortemente conduttrice, sicuramente per mantenere quel livello di tensione servirebbe una forte corrente, in definitiva si avrebbe una vera esplosione subaquea non facilmente gestibile credo.

                        Secondo me, è sufficiente una tensione bassa, purchè abbia una corrente tale da poter essere sfruttata all'interno della soluzione, infatti se per ipotesi prendessimo anche dei condensatori per un totale di 10 farad(ipotesi assurda tanto per capirci) caricati a 300 volt, se la soluzione non ha la giusta capacità di condurre una certa corente, i condensatori non si scaricherebbero in un attimo, ma in un tempo che dipende dalla resistenza interna della soluzione. Per tanto in primo luogo bisogna che la concentrazione del sale utilizzato sia quella giusta per dare la massima conducibilità elettrica, nel caso del KoH potrebbe essere dal 30 al 40%, fatto questo si deve misurare quanta corrente è in grado di condurre la soluzione(con dei calcoli si può già ottenere questo dato, ma non li so fare), a quel punto si possono dimensionare i condensatori in modo da offrire un picco di tensione e corrente molto elevata. Sempre tornando alle prove che avevo fatto, la soluzione che avevo utilizzato andava anche oltre il 40%, e stranamente la miglior resa la ottenevo al di sopra del 40%, stranamente perchè sopra un certo limite di concentrazione dei sali la conduzione della soluzione inevitabilmente peggiora, però sotto al 40% non c'erano risultati particolari.

                        Probabilmente c'è qualche reazione che viene agevolata dai sali, non so.

                        In ogni caso anche questo esperimento se bisogna metterlo in pratica va seguito un certo criterio, e va fatto bene, perchè altrimenti si finisce con concludere niente e si hanno solo risultati inutili, quindi come al solito comporta un certo impegno, tempo e molta pazienza.

                        Però sicuramnte se ben fatto offre la possibilità di avere una potenza molto elevata nei picchi, per tanto è facile che qualcosa accada, perchè se il principio della fusione fredda funziona grazie al calore e al plasma, qui in quel piccolo istante ci sono tutte le caratteristiche che dobbiamo avere, calore, plasma, tensione e corrente, ma molto più elevate rispetto alla classica tipologia, gli impulsi secondo mè è bene che siano controllati manualmente, perchè oltre alla resa, sarebbe bello per esempio dare un solo impulso potentissimo e poi analizzare catodo e soluzione per vedere cosa è successo, quindi senza la necessità di mantenere il plasma in modo pulsante per un lungo perido. Perchè qui si gioca su quell'istante, se un solo istante non mi produce nulla non credo che avendo più istanti continui cambiqualcosa, perchè i parametri resterebbero sempre gli stessi, infatti il catodo non deve consumarsi, per tanto è necessario che non diventi rovente, la soluzione oltre i 100° non può andare, quindi la sua conduttività non cambia nel tempo(salvo presenza di nuovi elementi al suo interno), e la geometria è sempre la stessa.

                        Quindi: un solo impulso di potenza elevatissima deve già essere in grado di fare questo:

                        - elevare di tot gradi la temperatura di una certa quantità di soluzione in modo più efficiente rispetto ad una resistenza
                        - produrre nuovi elementi nella soluzione

                        ora calcolando la potenza offerta da questo impulso(in watt), la si applica anche ad una semplice resistenza posta all'interno di un altro contenitore con la stessa quantià di soluzione che c'è in quello dove deve avvenire la scarica, misurando la temperatura delle due soluzioni sicuramente si ha un dato reale, e vi assicuro che utilizzando 2-300cc di soluzione basta un solo impulso dato da un parallelo di condensatori da 5-10000uF a 300V per far elevare la temperatura di qualche grado.

                        Chiaramente, non potendo avere una resistenza che è in grado di offrire la potenza istantanea data dall'impulso dei condensatori, questa resistenza sarà alimentata con una potenza inferiore ma per un tempo più lungo, ma non troppo, perchè altrimenti le perdite termiche del contenitore potrebbero falsare la misura, anche se ben coibentato.

                        Una volta messo in pratica questo esperimento, se la differenza di rendimento è per esempio 4 volte superiore nel caso dell'impulso, c'è poco da far misure, si vedrà subito una notevole differenza di temperatura nei due contenitori della soluzione, ed il gioco è fatto.

                        Quindi una prova relativamente semplice ma sicuramente chiara ed efficace, che non può lasciar dubbi, perchè se si notasse soltanto una piccolissima differenza come nel caso della classica fusione fredda, si può anche evitare di proseguire la ricerca, perchè significherebbe che con questo sistema non si ha differenza rispetto a quello classico, mentre se la differenza sarebbe tanta, allora sicuramente avviene qualcosa di strano su cui varrebbe la pena soffermarsi.

                        Ricordo che il calore per essere sfruttato deve essere convertito in energia elettrica o meccanica, l'energia che produce questo sistema è calore, e sappiamo che il calore è l'energia più fastidiosa da convertire per via dello scarso rendimento di tutti i dispositivi che fanno questo lavoro di conversione, per tanto se la resa non è almeno il doppio di quanto messo in ingresso credo sia inutile stare a perdere tempo.
                        Ultima modifica di tecnonick; 28-01-2010, 02:09.

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                        • #13
                          Ciao tecnonick,Gattmes,ufo,GabriChan,

                          l'idea di sfruttare un singolo impulso può essere certamente interessante, tuttavia se vogliamo rendere costruttiva la discussione e allinearla all'ambito delle reazioni nucleari a debole energia (evitando l'OT) occorrono necessariamente delle precisazioni:

                          tecnonick, la tua soluzione circuitale è quella schematizzata nel post di uforobot? Perchè, vista l'elevata competenza di Gattmes sul tema si potrebbe realmente arrivare a configurare qualcosa di concreto e interessante.
                          I tuoi precedenti esperimenti come sono stai eseguiti?

                          Incominciamo da là.
                          ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

                          Commenta


                          • #14
                            Ciao Tecnonik
                            Si l'idea è interessante credo ci sia un rapporto tra conducibilità dell'elettrolita e rapporto superfici tra anodo e catodo.
                            Più è basso questo rapporto più la tensione deve essere alta. Ma credo che gia con un rapporto 1:5 tra - e + con 300V si inneschi il plasma con soluzione satura a 20°C e con gli elettrodi a 20mm di distanza se poi si vuole aumentere ancora di più la tensione si diminuiscie ancora di più il rapporto tra le superfici.

                            Ora per misurare quanto si scalda e quanto si dovrebbe scaldare credo una volta misurato esattamente quanti W sono entrati nell'unita di tempo e quanto è il delta di temperatura che si ha avuto si possa rapportare metematicamente con la formula teorica di riscaldamento dell'acqua senza usare quella campione con la resistenza perchè anchessa inseriscie un errore perchè anche la resistenza porta via calore di suo.

                            Il calore cell'acqua è praticamente quanto questa si agita, ovviamente ora con un solo impulso si agita poco.... si ha un'onda durto che si scarica sulle pareti del recipiente. Con una serie di impulsi invece si creano delle onde e dei punti di cavitazione che possono riscaldare l'acqua in modo anomalo.

                            Ora dipende da cosa si vuole ottenere.... se si vuole ottenere uno scaldabagno per me si deve provare con una serie di impulsi, se si vuole fare uno studdio di ff allora si da un impulso bello forte e si studiano le eventuali trasmutazioni.... cosa più complicata perchè si devono fare misure per valutare eventuali trasmutazioni.
                            Perchè il calore generato dalla trasmutazione di qualche atomo in un unico impulso in realtà non è che scaldi più di tanto l'elettrolita.

                            Ciao
                            Ultima modifica di GabriChan; 28-01-2010, 10:02.
                            "Non date da mangiare ai troll"
                            http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

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                            • #15
                              Un solo impulso potrebbe scaldare anche 50 litri di soluzione, dipende da quanto potente è! un solo impulso bello potente potrebbe fare trasmutazione di qualche elemento, perchè è in grado di offrire onda d'urto come dicevi tu, calore e plasma, anche se dura poco hai tutti questi effetti ma di intensità enorme(in base a quanta energia riusciamo a buttare in soluzione secondo appunto le dimensioni degli elettrodi e la conducibilità della soluzione), per tanto paragonandomi sempre alla z-machine, un solo impulso fa fusione nucleare, perciò se lo diamo della giusta potenza ci scommetto quello che volete che otteniamo trasmutazione. Poi è chiaro, uno o più impulsi resta sempre da determinare la resa energatica.... però intanto si potrebbe accertare o meno se c'è trasmutazione, quindi una reazione nucleare, che non è poco no?

                              Per fare una prova giusta secondo me bisognerebbe procedere in questo modo:

                              Prendiamo un contenitore per esempio con 300cc di soluzione, in primo luogo bisogna calcolare quanta energia serve per innalzare la temperatura per esempio di 5 gradi, fatto questo dobbiamo dimensionare gli elettrodi in modo da poter essere certi che la scarica dei condensatori sia in grado di immettere questa energia all'interno della soluzione nel più breve tempo possibile(in modo che sia un picco veramente forte) ma allo stesso tempo che sia in grado di innescare un plasma concentrato in un area più piccola possibile, a questo punto dobbiamo calcolare la capacità dei condensatori necessaria per avere questa energia, ora che il tutto è dimensionato basta caricare i condensatori(lentamente, con in serie una resistenza di appropriato valore) e chiudere l'interruttore(che può essere fatto con una serie di mosfet/scr o un teleruttore etc..) e con una sonda di tempratura rapida vedere di quanti gradi è salita la temperatura della soluzione, se la temperatura è oltre i 5 gradi allora sicuramente abbiamo un anomalia.

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                              • #16
                                Nel disegno da me postato in precedenza, l'idrogeno non dovrebbe essere rarefatto e anzi!... al contrario dovrebbe essere sotto pressione.
                                Ripensandoci bene, va bene anche l'acqua del rubinetto perchè l'acqua contiene già tanto idrogeno in poco spazio, che comunque (sottoposto a scarica elettrica...) l'acqua viene elettrolizzata e l'idrogeno si presenta.

                                E' lo stesso principio della (già sperimentato) fusione nucleare inerziale fatta con le biglie di plastica colpite da un laser.

                                Ma io mi sono domandato...
                                Perchè il laser e non la scarica elettrica ?

                                è ovvio che la densità di popolazione deve essere elevata, come è ovvio che necessita un certo tempo di raffreddamento.

                                Il tempo di raffrteddamento permette di ottenere un effetto inerziale più efficiente.

                                Il raffreddamento permette di riavvicinare gli atomi e ripristinare la densità di massa che serve.

                                Se gli impulsi sono troppo rapidi; l'effetto inerziale non funziona perchè il gas è già espanso e la densità è bassa.

                                E' ovvio che non l'acqua del rubinetto non ottengo eccesso di energia, ma soltanto la produzione di qualche molecola di acqua pesante.
                                Successivamente, quando avrò l'acqua pesante, allora si potrà ottenere ANCHE l'eccesso di calore.

                                Il laser di potenza è uno strumento di fantascienza che solo nei laboratori della NASA è possibile ottenere.
                                i peggiori nemici del fotovoltaico sono gli speculatori edilizi perché costruiscono alveari di 15 piani anziché case di zero piani.

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                                • #17
                                  Un catododo in berillio, un anodo cilindrico in torio che circonda il catodo, e una bella serie di impulsi potentissimi, e 3 possibili risultati: eccesso di calore per via dei neutroni emessi dal berillio i quali moderati dall'acqua contenuta in soluzione colpiscono e trasmutano il torio, oppure eccesso di calore dovuto ad altre circostanze, oppure niente...

                                  Si potrebbe tentare, ma il torio dove lo trovo? quel 2% degli elettrodi per saldatura non credo serva a molto...

                                  Commenta


                                  • #18
                                    Originariamente inviato da Quantum Leap Visualizza il messaggio
                                    Ciao tecnonick,Gattmes,ufo,GabriChan,

                                    l'idea di sfruttare un singolo impulso può essere certamente interessante, tuttavia se vogliamo rendere costruttiva la discussione e allinearla all'ambito delle reazioni nucleari a debole energia (evitando l'OT) occorrono necessariamente delle precisazioni:

                                    tecnonick, la tua soluzione circuitale è quella schematizzata nel post di uforobot? Perchè, vista l'elevata competenza di Gattmes sul tema si potrebbe realmente arrivare a configurare qualcosa di concreto e interessante.
                                    I tuoi precedenti esperimenti come sono stai eseguiti?

                                    Incominciamo da là.

                                    Ciao, no, lo schema che utilizzo non ha nulla a che vedere con quello di ufo, lo schema che posta lui è solo un esempio di come ottenere alta tensione utilizzando più trasformatori in serie, e poi scaricare il picco di tensione tramite uno spark gap in vuoto, cosa che si potrebbe tentare.

                                    Gli esperimenti che avevo fatto erano basati sulla scarica di un banco di condensatori mediante l'utilizzo di mosfet in parallelo, il circuito scaricava i condensatori non appena questi aevano raggiunto il massimo livello di carica, ma non li scaricava completamente, soltanto 1/3, perchè la tensione che c'è da 200 volt in giu ci serve solo a fare elettrolisi, cosa praticamente inutile.

                                    I condensatori erano caricati mediante una resistenza, questa resistenza limitava la corrente, per tanto la potenza assorbita dai condensatori nell'unità di tempo era limitata, precisa e facilmente misurabile. Utilizzando un'altra resistenza dello stesso valore posta in un altro contenitore con la stessa quantità di soluzione, e alimentata alla stessa tensione dell'altrea cella, avevo misurato il tempo che impiegavano le soluzioni a salire di temperatura, nel primo caso questo tempo si era rivelato circa 4 volte inferiore rispetto alla cella con la sola resistenza. Questo risultato è stato controllato più volte, si è ripetuto, fino a quando ho deciso di variare la concentrazione dell'elettrolita, variandolo varia anche la resa, e come dicevo, stranamente la resa maggiore l'avevo tenendo la percentuale dell'elettrolita al di sopra del 40%.

                                    Ad un certo punto ho interrotto gli esperimenti perchè credevo di aver sbagliato qualcosa, e perchè il tempo stringeva, quindi non potevo più mettermi a riverificare il tutto, ma vi assicuro che io, i miei strumenti, e un mio amico eravamo testimoni di un dato veramente interessante, che va ben oltre quell'1,35% della classica fusione fredda.

                                    C'è un solo tizio inquesto forum che ha fatto un prototipo in questo senso, e lo ha portato pure a grottamare, ma il suo approccio non è molto chiaro, non ha dati certi, e non vuole mostrare niente a nessuno, ma il concetto che ha utilizzato è praticamente uguale a quello che avevo precedentemente proposto io, con ladifferenza che lui gli impulsi li ottiene senza circuiteria, sfruttando la geometria degli elettrodi e forse con il formarsi delle bolle di vapore che interdicono la conduzione elettrica nella soluzione. lui sostiene di avere rese che vanno oltre il 1000%, ma misure fatte in modo inattendibile a mio parere.... e tra l'altro quando avevo fatto domande mi aveva pure schifato, dandomi del ladro di informazioni o qualcosa del genere, quindi meno lo sento meglio è....
                                    Ultima modifica di tecnonick; 29-01-2010, 00:35.

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                                    • #19
                                      Un impulso rettangolare di tensione avente durata di 1 ps ha un inviluppo spettrale piatto da 0 Hz fino a 318 GHz. Ai 318 GHz corrisponde una lunghezza d'onda nel vuoto pari a 943 µm. Affinché il circuito non irradi (ovvero che non si comporti come un'ottima antenna), bisogna farlo con dimensione caratteristica (si può prendere come "dimensione caratteristica" il perimetro del circuito o la sua diagonale maggiore) al massimo pari a 1/10 della lunghezza d'onda suddetta: 94 µm. A complicare le cose c'è il fatto che il circuito non penso lo realizzerete in aria (o nel vuoto); quindi la velocità della luce sarà minore; quindi sarà anche minore la dimensione caratteristica per non irradiare. Il vincolo sulla dimensione caratteristica del circuito può essere rilassato se decidete di progettare il tutto come si progettano i circuiti a microonde, a scapito - però - di grosse complicazioni circuitali e progettuali.

                                      Tecnonick,
                                      non ho capito bene come hai fatto i tuoi esperimenti...
                                      Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio
                                      Utilizzando un'altra resistenza dello stesso valore
                                      Dello stesso valore di chi?
                                      Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio
                                      la potenza assorbita dai condensatori nell'unità di tempo
                                      Ti sei interessato a una variazione di potenza nel tempo? Cioè, in unità di misura, W/s. O forse intendevi energia nell'unità di tempo?

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                                      • #20
                                        Originariamente inviato da Nabla Visualizza il messaggio
                                        Un impulso rettangolare di tensione avente durata di 1 ps...
                                        Con quella durata e, soprattutto, quella forma, sarebbe già un miracolo ottenerlo !
                                        "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

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                                        • #21
                                          Ciao Elettro, come va? ricordi molto ma molto tempo fà quando avevo fatto questa prova? ci sono tornato sopra.... sta volta vediamo di raccogliere qualche dato serio...

                                          Ciao Nabla, allora, lasciamo un attimo perdere come ho fatto io la prova, ripartiamo da zero: l'esperimento che propongo è quello di dare dei singoli impulsi molto potenti, e non necessariamente brevi, la durata di questi impulsi dipenderà da 2 fattori: dalla capacità dei condensatori che utilizziamo, e dalla durata che vogliamo ottenere limitando il tempo con un circuito dedicato, quindi per ipotesi potrei avere un banco di condensatori da 1 farad ma poi sfruttare solo un impulso che otterrei con 1000uF, più capacità abbiamo e più lungo potrà essere l'impulso, quindi partendo da dei tempi minimi e man mano salendo fino a quando si ottengono anomalie nelle temperature.

                                          Il concetto della resistenza in serie:

                                          se ho un generatore che offre per ipotesi 100 volt, e voglio ottenere un riscaldatore da 100 watt cosa faccio? prendo una resistenza da 1 ohm e gli applico i 100 volt forniti dal generatore, in questo modo sono sicuro che i watt assorbiti dal riscaldatore non sono più di 100. Sappiamo che la cella per la fusione fredda, nei vari esperimenti proposti, quando è alimentata a 300 volt normalmente non assorbe più di un ampere, quindi 300 watt, ma invece che accade quando aumento la concentrazione dell'elettrolita e do solo impulsi? accade che la cella pare sia quasi un cortocircuito, quindi assorbe molto più di un ampere, si sviluppa comunque calore, ma un plasma decisamente più intenso anche se di breve durata, perciò siamo certi che in quegli attimi vi è una potenza decisamente superiore a quella normalmente utilizzata per la fusione fredda classica, per tanto si potrebbero avere risultati molto differenti. Tornando alla resistenza, dobbiamo trovare il sistema di avere una misura di corrente assorbita che non possa dare errori giusto? bene, come ho fatto:

                                          Utilizziamo una tensione di 300 volt
                                          prendiamo 2 vasce riempite con la stessa quantità di soluzione alla stessa concentrazione di sali, concentrazione al 40%, nella prima mettiamo una resistenza di potenza da 300 ohm alimentata con i 300 volt del generatore, quindi un semplice riscaldatore.

                                          Ora vediamo con attenzione come ho fatto la seconda:

                                          prendo i 300 volt, negativo collegato al negativo del banco di condensatori, positivo collegato ad un altra resistenza di potenza da 300 ohm, l'altro capo di questa resistenza lo collego al positivo del banco di condensatori, quando tiro su l'interruttore di alimentazione i condensatori si caricano in un certo tempo che dipende dalla loro capacità e dai 300 ohm della resistenza, un amplificatore differenziale rileva quando i condensatori sono pienamente carichi(in base al loro livello di tensione raggiunta), a questo punto il differenziale mi da un consenso ad un driver che pilota una serie di mosfet che a loro volta mi scaricano a massa il catodo della cella(l'anodo è fisso al positivo del banco dei condensatori), un altro differenziale si occupa di verificare la scarica dei condensatori, appena rileva che la tensione è a 200 volt disabilita i mosfet e i condensatori ricominciano a caricarsi, e cosi va avanti il ciclo..... (chiaramente ho schematizzato parlando di "differenziale", perchè non basta unsemplice lm358.... ma serve un circuito dotato di flip-flop controllato dai differenziali con tutta la circuiteria del caso, comunque piuttosto semplice da realizzare).

                                          Ora essendo che l'energia iniettata in tutte e due le vasche è comunque vincolata dalla presenza di una resistenza da 300 ohm e una tensione di 300 volt, siamo certi che l'energia iniettata non è mai superiore a 300 watt in entrambi i casi, chiaro il concetto? non ci può essere errore! ora se misurando le temperature delle due vasche noto che quella in cui ci sono gli elettrodi è più alta significa che il rendimento è sicuramente superiore, e non di poco, sapete perchè? perchè la resistenza che sta in serie ai condensatori non è immersa in soluzione, ma scalda quanto quella dell'altra vasca, in questa vasca ho solo i due elettrodi che mi danno questo impulso di potenza, perciò oltre agli elettrodi dovrei immergere anche la resistenza, e nelle prove che avevo fatto ai tempi questa resistenza non era immersa, nonostante ciò vedevo che la soluzione si scaldava in un tempo di circa 4 volte inferiore rispetto alla vasca con la sola resistenza immersa. Mi auguro che questo potrò vederlo ancora, perchè come dicevo cambiando la concentrazione dell'elettrolita cambia tutto, e tra l'altro non ho usato idrossido di potassio, ma IDROSSIDO DI SODIO, che pare sia più indicato quando si ha necessità di avere forte conduzione elettrica.

                                          Elettrorick aveva ipotizzato che questa anomalia nei tempi di riscaldamento poteva essere in parte presente per via del fatto che avendo utilizzato resistenze ceramiche queste impiegano un certo tempo a propagare il calore accumulato nella soluzione, e potrebbe starci, però ricordo che nella seconda cella ci sono soltanto gli elettrodi, per tanto la potenza presente è inferiore rispetto alla cella dove c'è la resistenza a bagno, quindi in parte questa cosa potrebbe compensare quanto ipotizzato da elettrorick, detto questo si può comunque sostituire la resistenza ceramica con del filo resistivo smaltato immerso direttamente in soluzione, oppure si potrebbero rompere le resistenze ceramiche e tenere buono il solo cilindretto al loro interno, isolarlo con uno strato sottile di silicone rosso o nero e siamo aposto, in questo modo la propagazione del calore è quasi immediata.
                                          Ultima modifica di tecnonick; 29-01-2010, 20:59.

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                                          • #22
                                            Tecnonick, vedi se ho capito. Il tuo procedimento si divide in due fasi:

                                            prima fase:
                                            - carichi un banco condensatori con una tensione di 300 V
                                            - scarichi tali condensatori su una semplice resistenza da 300 Ohm immersa in soluzione attraverso un circuito progettato in modo tale che, quando la tensione scende a 200 V, la scarica si interrompe.
                                            - controlli l'innalzamento della temperatura della soluzione.

                                            seconda fase:
                                            - carichi un banco condensatori con una tensione di 300 V
                                            - scarichi tali condensatori (con lo stesso dispositivo di prima) su una resistenza in serie a due elettrodi. La resistenza NON è immersa, gli elettrodi sono immersi (quindi vanno in conduzione attraverso la soluzione)
                                            - controlli l'innalzamento della temperatura della soluzione.

                                            E' esatto? E' questa la procedura?
                                            Se mi confermi, continuo con qualche osservazione, altrimenti fammi sapere.

                                            -
                                            ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                            • #23
                                              Originariamente inviato da Quantum Leap Visualizza il messaggio
                                              Tecnonick, vedi se ho capito. Il tuo procedimento si divide in due fasi:

                                              prima fase:
                                              - carichi un banco condensatori con una tensione di 300 V
                                              - scarichi tali condensatori su una semplice resistenza da 300 Ohm immersa in soluzione attraverso un circuito progettato in modo tale che, quando la tensione scende a 200 V, la scarica si interrompe.
                                              - controlli l'innalzamento della temperatura della soluzione.

                                              seconda fase:
                                              - carichi un banco condensatori con una tensione di 300 V
                                              - scarichi tali condensatori (con lo stesso dispositivo di prima) su una resistenza in serie a due elettrodi. La resistenza NON è immersa, gli elettrodi sono immersi (quindi vanno in conduzione attraverso la soluzione)
                                              - controlli l'innalzamento della temperatura della soluzione.

                                              E' esatto? E' questa la procedura?
                                              Se mi confermi, continuo con qualche osservazione, altrimenti fammi sapere.

                                              -

                                              No, allora, molto velocemente:

                                              - ho una resistenza da 300 ohm sempre alimentata e immersa nella prima cella

                                              - ho una resistenza da 300 ohm che mi va a caricare i condensatori, quando questi sono carichi prendo tutta la loro energia a la applico in modo istantaneo gli elettrodi della seconda cella tramite un "interruttore" a mosfet comandato dal circuito di pilotaggio (ampli differenziali + flip-flop)



                                              risultato: in tutti e due i casi, con una tensione di 300 volt l'assorbimento massimo continuo è di 300 watt perchè è determinato dalla resistenza da 300 ohm (300volt / 300ohm = 1ampere, 1ampere x 300 volt = 300 watt), essendo che la resistenza che mi carica i condensatori scalda e non è immersa nella seconda cella, ho un residuo di potenza inutilizzata, che se si va a sommare a quella fornita dalla scarica dei condensatori aumenta ulteriormente la resa (che nel caso non fosse superiore a 1 sarebbe pari alla resa dell'altra cella meno la perdita di energia da parte dei condensatori in fase di carica e scarica per via della loro resistenza interna)

                                              Uno schizzo veloce e primitivo del sistema lo trovi cliccando qui sotto:
                                              File allegati
                                              Ultima modifica di tecnonick; 29-01-2010, 21:58.

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                                              • #24
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                                                Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio

                                                - ho una resistenza da 300 ohm sempre alimentata e immersa nella prima cella

                                                - ho una resistenza da 300 ohm che mi va a caricare i condensatori, quando questi sono carichi prendo tutta la loro energia a la applico in modo istantaneo gli elettrodi della seconda cella tramite un "interruttore" a mosfet comandato dal circuito di pilotaggio (ampli differenziali + flip-flop)
                                                Fin qui tutto ok

                                                Originariamente inviato da tecnonick
                                                risultato: in tutti e due i casi, con una tensione di 300 volt l'assorbimento massimo continuo è di 300 watt perchè è determinato dalla resistenza da 300 ohm (300volt / 300ohm = 1ampere, 1ampere x 300 volt = 300 watt),
                                                Ok, ma mentre nel circuito con la sola resistenza hai sempre 300 W di assorbimento, nell'altro dotato di condensatori e resistori in serie hai tale assorbimento solo per pochi istanti iniziali.

                                                Originariamente inviato da tecnonick
                                                essendo che la resistenza che mi carica i condensatori scalda e non è immersa nella seconda cella, ho un residuo di potenza inutilizzata, che se si va a sommare a quella fornita dalla scarica dei condensatori
                                                In questa descrizione c'è un errore concettuale di fondo.
                                                E' vero che non sfrutti la potenza assorbita dal resistore (in quanto non immerso), ma questa potenza NON può essere considerata sommabile a quella fornita dalla scarica dei condensatori. Tale potenza, quando scarichi i condensatori sulla cella, è nulla.

                                                Semplificando:
                                                Durante la fase di carica a 300 V dei condensatori hai solo un certo periodo in cui le potenze assorbite si aggirano intorno ai 300 W (tale periodo dipende dalla capacità dei condensatori e dal valore della resistenza - in questo caso 300 ohm).
                                                Durante la fase di scarica hai una certa energia accumulata nei condensatori, facilmente calcolabile, che si scaricherà nella cella in un certo tempo e che dipenderà dal carico R della soluzione (oltre che dalla C dei condensatori).

                                                In pratica le due celle (quella costituita dal solo resistore e quella più complessa fatta di resistenza e condensatore) non sono confrontabili.
                                                ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                • #25
                                                  Non so,forse sono io che mi spiego male?

                                                  Entrambe le celle sono alimentate tramite resistenza di egual valore, la prima assorbe tutti i 100 watt di calore emessi dalla resistenza, la seconda no, perchè: i condensatori vengono caricati tramite la resistenza, la potenza che si riversa nella soluzione è equivalente alla carica dei condensatori, con la differenza che al posto di essere 100 watt continui potrebbero essere 10kW per un istante, il tempo in cui si scaricano i condensatori. Detto questo è evidente che in questa cella non ci sono 100 watt di energia, ma molto meno, perchè i 300 volt prima di arrivare ai condensatori passano dalla resistenza da 300 ohm, e questa inevitabilmente si scalda, e siccome non è immersa in soluzione questo calore è perso, in soluzione abbiamo solo gli impulsi, tuttavia pur essendo la potenza inferiore, la temperatura impiega meno tempo a salire rispetto alla cella dove ho i 100 watt continui, tutto chiaro?

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                                                  • #26
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                                                    Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio
                                                    Non so,forse sono io che mi spiego male?

                                                    Entrambe le celle sono alimentate tramite resistenza di egual valore, la prima assorbe tutti i 100 watt di calore emessi dalla resistenza,
                                                    D'accordo. Anche se i watt del ragionamento erano 300.

                                                    Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio
                                                    la seconda no, perchè: i condensatori vengono caricati tramite la resistenza, la potenza che si riversa nella soluzione è equivalente alla carica dei condensatori, con la differenza che al posto di essere 100 watt continui potrebbero essere 10kW per un istante, il tempo in cui si scaricano i condensatori.
                                                    E' proprio questo il punto.

                                                    Seguimi nel ragionamento.

                                                    La prima cella è alimentata in continuo assorbendo istante per istante 300W che rilascia alla soluzione sotto forma di calore.

                                                    La seconda cella NON è alimentata in modo da assorbire 300 W continuamente perchè
                                                    in serie alla resistenza ci sono dei condensatori che si caricano. Se analizzi le dinamiche di carica e scarica di un condensatore in un circuito RC ti accorgi che il suo massimo assorbimento lo hai solo negli istanti iniziali della fase di carica del condensatore. Man a mano che il condensatore si carica, l'assorbimento del circuito (in termini di potenza) cala, fino ad arrivare a zero quando il condensatore è completamente carico (infatti il circuito, in queste condizioni, si può considerare APERTO).

                                                    Se hai un sistema esterno che, sistematicamente, devia la corrente portandola a scaricare i condensatori sulla cella e, alternativamente, a caricare i condensatori ponendoli in serie alla rersistenza, avrai un sistema che ti automatizza la carica e la scarica di questi.

                                                    Il problema è che, volendo rendere confrontabili i due sistemi, NON puoi ragionare considerando le POTENZE elettriche assorbite, in quanto i modi di funzionamento sono completamente differenti.
                                                    Il primo sistema lavora con assorbimento di corrente continuo e costante, il secondo ha un assorbimento di tipo intermittente (assorbe quando carica i condensatori, non assorbe quando scarica i condensatori sulla soluzione).

                                                    Se proprio vuoi eseguire un confronto, seppur non correttissimo, fra i due sistemi potresti operare lavorando non con le POTENZE ma con le ENERGIE.

                                                    Potresti per esempio operare in questo modo:

                                                    Nota la capacità C dei condensatori e la tensione a cui alimenti il circuito, si sa dall'elettrotecnica, che l'energia accumulata è pari a :

                                                    E=½*C*V^2

                                                    questa è l'energia (in Joule) posseduta dal tuo condensatore carico.

                                                    Quando scarichi questo condensatore sulla cella rilasci ad essa tutta questa energia.

                                                    Se vuoi sapere la potenza che il tuo condensatore rilascia alla cella nella fase di scarica, istante per istante, devi fare un'analisi, non banale ma semplice, dell'andamento della tensione e della corrente in esso.
                                                    Per fare tale analisi puoi considerare, in prima approssimazione, la soluzione elettrolitica come un carico ohmico.

                                                    Una volta nota la resistenza ohmica R della cella, essendo già nota la capacità dei condensatori C, avrai che la tensione avrà andamento

                                                    V(t)=Vo*e^(t/RC)
                                                    i(t)=(Vo/R)*e^(t/RC)

                                                    Attraverso questa analisi sai quanto tempo dura la scarica e con che modalità l'energia cumulata nel condensatore (E=½*C*V^2) viene rilasciata alla soluzione.

                                                    Per confrontare questo comportamento con la cella dotata di solo resistore di 300 ohm, è necessario seguire questa procedura:
                                                    - calcolare l'energia che il condensatore ha rilasciato alla soluzione (E=½*C*V^2)
                                                    - dividere il valore ottenuto per i 300 W assorbiti dal resistore. In questo modo conosci il tempo, in secondi, in cui devi tenere in funzione il circuito col resistore per far si che anche la cella col solo resistore assorba la medesima energia fornita dal condensatore.

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                                                    Detto questo è evidente che in questa cella non ci sono 300 watt di energia, ma molto meno, perchè i 300 volt prima di arrivare ai condensatori passano dalla resistenza da 300 ohm, e questa inevitabilmente si scalda, e siccome non è immersa in soluzione questo calore è perso, in soluzione abbiamo solo gli impulsi, tuttavia pur essendo la potenza inferiore, la temperatura impiega meno tempo a salire rispetto alla cella dove ho i 300 watt continui, tutto chiaro?
                                                    E' tutto chiaro, ma il ragionamento non regge. Non puoi confrontare due circuiti completamente differenti, con assorbimenti differenti, con modalità di funzionamento differenti.
                                                    L'unico confronto che puoi fare lo puoi fare attraverso le energie fornite alla soluzione.
                                                    Nel primo caso questa deriva da un resistore.
                                                    Nel secondo caso questa deriva da un condensatore che scarica sulla soluzione.
                                                    Facendo attenzione che entrambi i sistemi siano alimentati con la stessa energia.


                                                    Ovviamente ci sarebbero molte altre cose da aggiungere, ma occorre prima capirci sull'approccio.

                                                    -
                                                    ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                    • #27
                                                      Gatt nessuno ha fatto alcun elevatore di tensione, quello è uno schema che ha postato ufo, la sua idea....

                                                      x quantum:

                                                      non mi interessa rapportare le due celle, e nemmeno fare il modo di far assorbere a tutte e due 300 watt, il concetto è molto semplice: nella prima cella ho messo sti benedetti 300 watt ok? nella seconda non so quanti ne ho messi, ma SONO CERTO che non ne ho messi a disposizione MASSIMO 300, quindi se la seconda cella scalda 4 volte più velocemente della prima non è certo perchè gli sto dando più di 300 watt, perchè essendoci in serie una resistenza da 300 ohm e avendo in principio una tensione stabilizzata di 300 volt NON POSSO AVERE A DISPOSIZIONE PIU' DI 300 WATT! ora hai capito cosa voglio dire?

                                                      Poi è chiaro che se vuoi indagare su qual'è l'assorbimento di questa cella per poi determinare se per ipotesi con 1 watt te ne rende 10 allora ok, bisogna iniziare a fare i calcoli, ma per ora quello che voglio è rimettere in sesto la prova e vedere ancora questa differenza.

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                                                      • #28
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                                                        nella seconda non so quanti ne ho messi, ma SONO CERTO che non ne ho messi a disposizione MASSIMO 300, quindi se la seconda cella scalda 4 volte più velocemente della prima non è certo perchè gli sto dando più di 300 watt, perchè essendoci in serie una resistenza da 300 ohm e avendo in principio una tensione stabilizzata di 300 volt NON POSSO AVERE A DISPOSIZIONE PIU' DI 300 WATT!
                                                        Il concetto corretto in realtà è che tu alimenti il banco condensatori mettendo a disposizione al massimo 300 W.

                                                        E fin qui tutto ok.

                                                        Se però, una volta caricato il banco condensatori, lo scarichi sulla soluzione, fornisci un impulso (la cui brevità dipende da tau) che raggiunge picchi di potenza BEN superiori ai 300 Watt. Quindi, seppure per caricare i condensatori impieghi al massimo 300 Watt, quando scarichi questi condensatori sulla soluzione PUOI AVERE A DISPOSIZIONE PIU' DI 300 WATT, anche se per breve tempo.
                                                        La resistenza di 300 ohm va considerata in serie al circuito solo nella fase di carica dei condensatori. Nella fase di scarica il circuito è costituito dal banco condensatori in serie con la cella, mentre la resistenza da 300 ohm non prende parte.

                                                        Originariamente inviato da tecnonick Visualizza il messaggio
                                                        ma per ora quello che voglio è rimettere in sesto la prova e vedere ancora questa differenza.
                                                        E questa è una ottima idea.
                                                        Con un esperimento vero e con prove vere i ragionamenti sono molto più focalizzati, utili e verificabili.

                                                        Ti manca molto per poter avere un sistema pronto e 'testabile'?


                                                        Per Gattmes: lo schema a cui ti riferisci è quello di uforobot che non è mai stato realizzato fisicamente. Il ragionamento che stiamo portando avanti è relativo allo schema a blocchi di tecnonick riportato nel post #23 e su cui ha già eseguito in passato alcune sperimentazioni che potrebbero rivelarsi interessanti.
                                                        ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                        • #29
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                                                          Torniamo a noi:

                                                          ora che il concetto è chiaro possiamo iniziare a pensare come fare l'esperimento.

                                                          Per prima cosa dobbiamo stabilire con quale potenza ci interessa lavorare, e io direi che 300 watt potrebbero essere un buon inizio, quindi utilizzeremo una tensione di 300 volt STABILIZZATA, e del filo resistivo quanto basta per ottenere una resistrenza di 300 ohm, lo andremo a smaltare in modo da evitare il contatto diretto con la soluzione e avere un ottima velocità nel trasferimento del calore.

                                                          La prima cella è composta da resistenza di 300 ohm e soluzione di NaOH al 40%, la soluzione è 300cc.

                                                          La seconda cella è composta da catodo, anodo, e sta volta ci mettiamo anche la resistenza immersa, quindi la resistenza da 300 ohm tramite la quale andiamo a caricare i condensatori.

                                                          Ora mi riprogetto il circuito di controllo, questo circuito dovrà avere queste caratteristiche:

                                                          dovrà rilevare quando la tensione ai capi dei condensatori arriva a 300 volt, a questo punto mi abilita l'interruttore elettronico composto da mosfet che a sua volta mi inizierà a far scaricare i condensatori nella cella, non appena la tensione dei condensatori scende a 200 volt il circuito dovrà aprire l'interruttore di scarica e attendere nuovamente che i condensatori siano carichi a 300 volt, e il ciclo va avanti all'infinito.

                                                          Fatto questo ci rimane da decidere quale potrebbe essere la migliore geometria degli elettrodi e le loro dimensioni, considerando che l'impulso deve essere il più potente e breve possibile, ma deve avere anche una durata sufficiente per essere rilevato dagli operazionali che controllano la carica dei condensatori e per non trasformarsi in onda radio, perchè in questo caso parte dell'energia potrebbe disperdersi nell'aria sotto forma di onda elettromagnetica, e ciònon deve accadere. Dovremo calcolare la sezione dei conduttori che andranno agli elettrodi affinchè la loro resistenza sia la più bassa possibile considerata l'intensità del picco in corrente, e per finire dovremo utilizzare una serie di mosfet in grado di chiudere nel tempo più breve possibile, che sopportino picchi di corrente più alti possibile alla tensione di 300 volt, per pilotare questi mosfet servirà un driver veloce e che sia ingrado di fornire una buona corrente di pilotaggio sul gate dei mosfet.

                                                          Per questi particolari sono ben accetti consigli!

                                                          PS.
                                                          mi sa che evito il filo resistivo, prendo 3 resistenze da 100 ohm 20 watt, gli tolgo la carcassa, smalto gli avvolgimenti, isolo per bene i conduttori con del silicone, e le metto a mollo....

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                                                          • #30
                                                            Nel frattempo, vorrei che qualcuno di voi facesse questo semplicissimo esperimento e mi dica cosa ne pensa:

                                                            utulizzate un anodo di acciaio inox oppure grafite abbastanza ampio rispetto al catodo, un catodo fatto con un filo di rame sottile, 1mm è anche troppo, sguainatelo solo per 10mm, tensione di 30-40 volt, tutto immerso in acido cloridrico 5-10%(quello del supermercato va bene)e vedrete solo plasma sul catodo senza elettrolisi, con generazione di idrogeno, un plasma he pare emetta fortemente nell'infrarosso (la luce per essendo variabile dal blu-rosso e verde, agli occhi di una fotocamera si presenta bianca, come gli infrarossi).

                                                            Utilizzando un anodo di rame, dop un pò il cloridrico diventa verde per via dell'ossidazione del rame, il plasma è verde, ma agli occhi della fotocamera è sempre bianco.

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