Alcune delle ragioni che hanno mosso l'attacco al fotovoltaico, culminato nel Decreto "Romani" ma in realtà lentamente accumulate nel tempo nell'opinione pubblica, sono riconducibili allo spettacolo di una dinamica di istallazione tumultuosa e disordinata intorno alle DIA Pugliesi.
Io ho sempre visto con sospetto le politiche che pensano di risolvere i problemi o di fuidificare l'economia tramite un improvviso allargamento delle regole i cui effetti, diretti indiretti, non si siano contestualmente ed attentamente valutati.
Il caso pugliese mi sembra un'applicazione da manuale di tale avvertenza metodologica. Una politica proposta con le migliori buone intenzioni con effetti fortemente controfinalistici. Almeno se la finalità non era aumentare enormemente l'impatto paesaggistico e addensare giganteschi campi su suoli agricoli senza alcuna valutazione preventiva.

Purtroppo questi sono errori che paghiami tutti, in quanto erodono il capitale di consenso di cui la tecnologia fotovoltaica godeva fino a qualche anno fa. E' su questa base che è stato possibile portare l'attacco da parte di alcuni, specifici, poteri forti (in parte organizzati da Confindustria, non a caso da qualche tempo praticamete controllata da ENI e ENEL), per ragioni anche comprensibili e non tutte senza fondamento.

Dato che questo tema è più specifico apro questa discussione, per chi fosse interessato, invece di aggiungere una diramazione alla discussione "motivazioni dell'attacco al fotovoltaico".

Per fornire un'analisi di base allego la seguente presentazione che riassume i dati del problema.