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  • #91
    Ho letto con molto attenzione i vostri posts.
    A mansoldo in particolare voglio dire che personalmente giudico benissimo le installazioni familiari magari integrate dal punto di vista architettonico.ù
    Conosco anche molto bene il caso della Solarkraftwerk in Dingolfing di cui allego la foto:

    Quello che sto sostenendo nei miei posts è che non è vero che queste installazioni siano da preferire a quelle su terra perchè migliori dal punto di vista ambientale.
    Per quanto riguarda i riferimenti allego una piccola lista di "references":

    [1] Wilson R., Young A. (1999) ‘The Embodied Energy Payback Period of Photovoltaic Installations Applied to Buildings in the U.K’. Building and Environment, Vol. 31, No. 4, pp. 299-305.
    [2] Masini A., Frankl P. (2002) ‘Forecasting diffusion of photovoltaic systems in southern Europe: a learning curve approach’. Technological Forecasting & Social Change, Vol. 70, pp. 39-65.
    [3] Frankl P. (2001) ‘Life cycle assessment of renewables: present issues, future outlook and implications for the calculation of external costs’. Proceedings of the workshop: ‘Externalities and Energy Policy: The Life Cycle Analysis Approach’, issued by the Nuclear Energy Agency, Organization for economic co-operation and development, Paris, France, 15-16 November.
    [4] Alsema E.A. (1998) ‘Energy requirements of thin film solar cell modules, a review’. Renewable and Sustainable Energy Reviews, Vol. 2, pp. 276-304.
    [5] Alsema E.A. (1998) ‘Energy requirements and CO2 mitigation potential of PV systems’. Proceedings of BNL/NREL workshop: “PV and the Environment 1998”, Keystone, CO, USA, 23-24 July.
    [6] Alsema E.A., Frankl P., Kato K. (1998) ‘Energy pay-back time of photovoltaic systems: present status and prospects’. Proceedings of the 2nd World Conference on Photovoltaic Solar Energy Conversion, Vienna, 6-10 July.
    [7] Knapp K. and Jester T. (2001) ‘Empirical investigation of the energy payback time for photovoltaic modules’. Solar Energy Vol. 71, No. 3, pp. 165-172.
    [8] Keoleian G.A., Lewis G. M. (2003) ‘Modelling the life cycle energy and environmental performance of amorphous silicon BIPV roofing in the US’. Renewable Energy, Vol. 28, pp. 271–293.
    [9] International Energy Agency-Photovoltaic Power Systems Programme, Compared assessment of selected environmental indicators of photovoltaic electricity in OECD cities, 2006.

    Prendiamo uno qualunque di questi riferimenti.
    Vita utile 20 anni.
    Ipotizziamo pure di avere dei tetti disegnati in modo sensazionale (tilt 32° azimut 0°) e confrontiamo:
    1 impianto su terra da 48 kW
    16 impianti su terra da 3 kW

    Solo considerando il BOS si vede che gli impianti su terreno sono più environmental friendly, d'accordo sui 20 anni la differenza è molto contenuta, ma ripeto, io NON sono contro le installazioni integrate, ma sono ANCHE a favore delle installazioni su terreno e non vedo una singola buona ragione per scoraggiare le seconde.
    L'unico argomento che mi verrebbe in mente a sfavore dei grandi impianti (terreno o compertura piana) e la seguentei: n un meccanismo contingentato dinnanzi alla presentazione di molti impainti da 50 kW, le famiglie sarebbero sfavorite e questo non sarebbe molto giusto dato che la tariffa A3 viene pagata da tutti.
    Così infatti è stato con il vecchio CE che ha visto molti piccoli impianti idonei ma non concessionati per esaurimento potenza legata alla presentazione di domande da 50 kW.
    Ma nel nuovo regime che sarà di fatto non contingentato non sarà così e non vedo una singola buona ragione per scagliarsi contro i poveri impianti su terreno.
    La storia dell'occupazione di suolo che potrebbe essere invece dedicato all'agricoltura è un'altra favoletta. Nessuno può realmente pensare che tutti i m2 della nostra penisola siano potenzialmente adatti per fare grano, pomodoro o olive...

    Per quanto riguarda il post di neo-niki, desidero dire che io non ho sposato nessuna posizione "politica": sono un tecnico non un politico.
    Proprio per questo trovo particolarmente odiosa la tendenza di una certa categoria di persona e dividere il modo tra buoni e cattivi o, come dice Kundera, tra migliori e cattivi.
    E' vero, considero molto negativamente il tentativo di speculazione di chi, a marzo, ha presentato montagne di progetti che non verranno mai realizzati escludendo tante persone di buona volontà, ma trovo anche molto negativo il pensiero che chi investe nel fotovoltaico nell'ottica di guadagnare, commetta un atto moralmente deprecabile.
    Sul Corriere della Sera di oggi si trova un interessante articolo...molti grandi investitori stanno entrando pesantemente nel settore delle rinnovabili.
    Questo non fa male alle FER, anzi fa bene, da ossigeno, capitali che possono poi essere reinvestiti nella ricerca.
    Per quale motivo dovremmo guardare male questo fenomeno? Non è obiettivo di tutti quello di incrementeare il più possibile la diffusione delle FER? Creare un mercato e magari finalmente abbassare i costi di impianto?
    Viceversa restieremo sempre ancorati al vecchio sistema di mamma stato che da gli incentivi una tantum.
    La politica qui non c'entra nulla.
    e lascerei fuori anche l'etica con le crociate contro gli imprenditori cattivi e le SUV, caspita non è un FORUM di Indymedia!
    Il secondo principio non guarda se uno ha il SUV o va in biciletta.
    Si conosce l'obiettivo: la diffusione del fotovoltaico.
    Bene.
    Qui si tratta di capire, e questo se non sbaglio è il topic del thread, quale sia la migliore forma di incentivazione e di fornire motivazioni a supporto della stessa.
    Ha anche ragione Brighting Eyes...si vedono girare delle bozze..inutile preoccuparsi troppo di quello che succederà e fasciarsi la testa prima di (speriamo di no) rompersela...
    Dico anche...
    Non si sa mai...se qualche politico dovesse dare un'occhiata da queste parti...
    Speriamo!
    Saluti
    GB Energy

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    • #92
      Secondo me c'è un problema di fondo sugli impianti che non prevedono lo scambio sul posto e che quindi rappresentano un'iniziativa imprenditoriale. Essendo incentivato con una voce della bolletta elettrica sarebbe giusto che più utenti possibili possano accedere a questo beneficio in modo da redistribuirlo fra tutti e l'impianto a terra ha la caratteristica della rendita finanziaria più che dell'iniziativa imprenditoriale.
      Dal punto di vista economico la diffusione di tanti piccoli impianti è forse meno vantaggiosa rispetto agli impianti a terra, ma offre certamente ricadute occupazionali e produttive maggiori e soprattutto non occupa altro territorio.
      Secondo me non si tratta tanto di terreno tolto all'agricoltura, ma di un'ulteriore impermeabilizzazione, di un impatto paesaggistico e anche di trasporto dell'energia.
      Credo che gli impianti debbano essere sviluppati il più possibile su situazioni di autoconsumo, quindi gli impianti di media taglia dovrebbero essere realizzati sui capannoni, magari dalle ESCO.
      Il settore non ha bisogno secondo me di altri profittatori che una volta seminato il "grano" attendano pazientemente il raccolto.
      Detto questo finchè non c'è il decreto stiamo solo a muovere l'aria.

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      • #93
        Tutto molto ragionevole quello che dice Snapdozier.
        Sull'incremento dell'impermeabilizzazione con gli impianti su terra ho qualche dubbio, certo, se uno sotto ci mette dell'asfalto...
        ma ci sono soluzioni intermedie he garantiscono un ruscellamento limitato, mettendo terreno drenante tra una stringa e l'altra a ricoprimento delle fondazioni.
        Ecco, su questo punto il Decreto potrebbe imporre un regolamento a chi realizza impianti su terreno.
        Saluti

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        • #94
          CITAZIONE (snapdozier @ 1/11/2006, 16:58)
          Dal punto di vista economico la diffusione di tanti piccoli impianti è forse meno vantaggiosa rispetto agli impianti a terra,

          Gli impianti a terra FV di grossa taglia sono un non-senso dal punto di vista tecnico, viceversa la diffusione capillare di tanti piccoli produttori pone proprio dei vantaggi dato che vengono a meno le perdite di trasmissione dell energia.

          L'unico aspetto positivo che avrebbe un impianto a terra e' quello di offrire la possibilita' di orientare i pannelli nel modo ottimale ma questo vantaggio e' esiguo dato che la produzione annua in KWH risente veramente poco dell'orientamento.
          Si pensi che un orientamento di +- 40 gradi rispetto al SUD permette una riduzione massima del 5 per cento rispetto all'orientamento ottimale.
          Un grosso impianto a terra ottimamente orientato perde piu' del 5 per cento nella trasmissione di energia in media tensione rispetto agli analoghi casalinghi che possono godere dello scambio sul posto.

          Il nuovo CE non è contro gli impianti di grossa taglia bensi è contro gli impianti a terra.... e questo è un bene.. ricordiamoci che è meglio utilizzare i terreni incolti per produrre biomasse a scopo energetico ( vedi la produzione di colza pro biodiesel ecc. ecc. ).

          Con tutti i tetti liberi che ci sono perche usare i terreni ?


          F.
          Segui on-line il funzionamento dei miei impianti in tempo reale.
          Impianto Fotovoltaico grid: 7 pannelli Sanyo HIP 205, 1.44 kWp, Az 90°, Tilt 17°, Inverter Fronius IG.15 + Impianto fotovoltaico in isola da 0,86 kWp con 10 kWh di accumulo + impianto solare termico a svuotamento da 7mq + pompa di calore Altherma 3 Compact R32 da 8 kW.

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          • #95
            Questo può essere vero se uno cede molte energia alla rete.
            Ma questa opzione è comunque già sfavorita dal fatto che il Soggetto Responsabile, se cede all'esterno, si vede pagata da Acquirente Unico l'energia a 9,5 cent, se autoconsuma la stessa energia risparmia i 12-15 cent necessari per l'acquisto.
            Anche nei piccoli impianti l'energia elettrica prende spesso la strada della rete ed è sottoposta alle stesse perdite per effetto Joule ed eventualmente trasformazione .
            Questo succede tutte le volte che la potenza in output dal campo FV supera la domanda di potenza dell'utenza.

            La considerazione di FCattaneo è comunque ragionevole per grandi impianti (se si intendono centinaia di kW): le perdite di trasmissione possono essere davvero importanti se paragonate a piccole installazioni caratterizzate da potenza del picco comunque inferiori alla domanda di potenza dell'utenza.

            Riconosco che questo potrebbe essere un argomento contro gli impianti a terra.

            In ogni caso esisterebbe già il meccanismo che incentiva ad utilizzare l'elettricità in loco per soddisfare il proprio fabbisogno, meccanismo che ho descritto ad inizio post.

            Non tutti gli impianti a terra nascono poi per cedere solo energia alla rete.
            Sono infatti progettista di un impianto su terra da 50 kW dedicato proprio ad una palazzina uffici con domanda media di potenza di 30 kW.
            In questo caso ben poca energia elettrica prenderà la strada della rete...
            Saluti

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            • #96
              Con tutta la fame di energia che c'è penso che ci sia spazio per entrambi i tipi di installazione. La preoccupazione del legislatore e nostra dovrebbe indirrizzarsi verso l'effettiva realizzazione degli impianti. Infatti ad oggi non mi risulta siano stati realizzati un granchè di impianti sia per la lentezza del sistema bancario ad adeguarsi a questo tipo di finanziamenti sia per la lentezza del gse che a quanto pare non ha ancora sborsato ancora un euro di incentivi. A tale proposito vorrei ricordarvi che nel frattempo che noi discutiamo se gli impianti devono stare a terra o sui tetti il gettito proveniente dalla tariffa A3 viene canalizzato verso altre energie rinnnovabili nelle mani dei soliti grossi gruppi energetici (vedi report), ed ecco svelato il mistero delle migliaia di pratiche presentate a marzo e che hanno di fatto bloccato il settore!!!!

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