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L'idrogeno Di Cheope

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  • L'idrogeno Di Cheope

    " ...Io credo che l'acqua sarà un giorno usata come
    combustibile poichè l'idrogeno e l'ossigeno che la
    costitiuiscono, usati separatamente o insieme,
    forniranno un inesauribile sorgente di calore e
    luce......."
    Jules Verne: L'Isola Misteriosa
    Io credo invece che l’uomo nel passato abbia già sviluppato la tecnologia necessaria a separare i due gas e la piramide di Cheope non è altro che un esempio di impianto di biotecnologia.
    Per saperne di piu’: L'IDROGENO DI CHEOPE

  • #2
    Pallinof, qui è il posto giusto per discutere della tua teoria. Molto intrigante!
    Prendete il posto dove siete nati, metteteci la centrale a gas a ciclo combinato più grande d'italia, la seconda discarica di rifiuti del Piemonte, una nuova centrale ad olio di palma, la rete di teleriscaldamento mai terminata e la vostra salute messa a rischio... Poi provate a pensate al vostro futuro...

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    • #3
      Interessante!

      Pace!
      Gym
      Dal giorno 08/02/2017 questo account è inattivo.
      Per favore non inviate alcun messaggio (soprattutto mail) al sottoscritto riguardante questo Forum poiché non otterrete alcuna risposta.
      Grazie!

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      • #4
        teoria affascinante ,sarebbe interessante che qualche voce autorevole possa dare delucidazioni in merito .
        Se fosse confermata in tutto o in parte , si dovrebbe riscrivere qualche paginetta di storia antica !!

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        • #5
          Premesso che si tratta di una teoria affascinante, sono tuttavia per la separazione del grano dalla pula.
          Il 'grano' è che molto probabilmente, una civiltà sofisticata come quella egiziana, che dell'agricoltura e del Nilo aveva fatto ragione di vita, aveva scoperto le proprietà dei biogas e dei liquami da riutilizzare per gli scopi indicati.
          La pula sono le piramidi: guarda, Pallino, lasciamo proprio stare. TUTTI i reperti finora ritrovati indicano una sola cosa: le piramidi erano e sono un colossale monumento funebre e celebrativo, specchio della megalomania di coloro che si credevano divinità incarnate e non già semplici regnanti. Se avessero voluto designarle ad altro uso, nei geroglifici e nelle pitture se ne sarebbe trovata traccia.
          E ancora:
          1) difficilmente il faraone avrebbe accettato di farsi seppellire in un serbatoio per il compost!!!
          2)considerando le dimensioni, la forza lavoro richiesta e soprattutto i COSTI per simili monumenti, gli egiziani avrebbero PRIMA realizzato delle batterie di serbatoi (di cui non c'è traccia) da cui attingere il biogas con maggiore facilità, piuttosto che creare un super-sistema di stoccaggio.
          3) l'autore del blog non ha frequentato le piramidi ne' ha visto dei documentari, altrimenti avrebbe notato che l'interno delle suddette non è minimamente adatto agli scopi che lui immagina
          4) Stoccare enormi quantità di gas e tenerlo sotto pressione richiede tecnologie più avanzate di quelle disponibili al tempo degli egiziani, che sicuramente preferivano il 'petroleum' e l'olio combustibile, oltre ad altri materiali di più immediata reperibilità e facile lavorazione. Di nuovo, nei documenti rimasti non vi è traccia dell'uso di biogas.
          Perché si ha difficoltà ad accettare che con un elevato numero di operai e di animali da lavoro si possa realizzare anche dei così grandi monumenti, mi sfugge!!! Non c'è neanche da sorprendersi dei materiali usati e della 'verniciatura': non solo le piramidi dovevano riflettere il Sole per essere ben visibili nel loro splendore ma si presumeva che dovessero DURARE.
          Cavolo, con strumenti semplici (almeno rispetto alle nostre disponibilità tecnologiche), i Romani hanno compiuto delle imprese incredibili, hanno rimodellato i paesaggi, e qualcuno addirittura tira in ballo gli alieni per le piramidi (anche se non è il caso del nostro interessante blog)... Mah...

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          • #6
            A parte il grano e la pula che ciascuno a bisogno dell'altro per esistere in quanto elementi della stessa pianta.
            Non sono un esperto di egittologia, ma a quanto mi risulta vi sono molti dubbi da parte di studiosi accreditati nella funzione delle piramidi:
            1- Non è mai stata trovata una mummia all'interno.
            2- Non vi sono scritte particolari all'interno come quelle abbondanti e bellissime delle tombe rinvenute nella valle dei re, complete di mummia e sarcofago.
            3- Ho trovato molte originali teorie su altre funzioni che le piramidi potevano giustificare la loro maestosità.
            4- Credo che ad oggi, anche con la nostra tecnologia sia molto difficile imitare tale costruzioni.
            Ma da agronomo permettetemi di aggiungere che l'agricoltura moderna (rivoluzione verde) ha commesso un grosso peccato originale proprio considerando il grano come prodotto principale e la pula come sottoprodotto, peccato che gli antichi egizi non avevano ancora commesso permettendogli di vivere in equilibrio per millenni in un paradiso terrestre.
            Un saluto a tutti

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            • #7
              Rispondo per punto:

              1 - Le piramidi furono saccheggiate, nel corso dei secoli. Ecco perché sono vuote.
              2 - Cerca meglio
              3 - Indipendentemente dalle teorie più o meno originali, gli antichi egizi (parlando delle classi sociali più elevate) erano dei burocrati fino all'osso e sarebbe opportuno che tu mostrassi cartigli e/o dipinti che provino in modo esplicito le 'funzioni alternative' di cui parli.
              4) NON sarebbe affatto difficile costruire le piramidi con la tecnologia moderna. Sarebbe solo molto costoso oltreché inutile.

              Sulla parentesi del grano, mi fido.

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              • #8
                1 - non c'è prova di questo saccheggio nè se ne è comprovata la possibilità 'tecnica', è quindi una congettura.
                2 - è verissimo ke nelle piramidi non ci sono nè geroglifici nè scritte, ti sfido a provare il contrario
                3- per quanto fossero burocrati la maggior parte degli scritti antichi custoditi in Egitto sono andati perduti con il rogo della Biblioteca di Alessandria. Gli unici testi ke parlano di piramidi sono di Erodoto, quindi un turista ke chiacchierava con i sacerdoti egiziani. Qualcosa di diverso invece parla la Stele dell' Inventario. Sarebbe opportuno ke tu mostrassi cartigli e dipinti ke provino ke Cheope, Kefren e Micerino hanno costruito le piramidi di Giza.
                4 - hanno provato in Giappone a ricostruire la Grande Piramide in scala, ma nonostante di minori dimensioni è crollata. Cmq gli egiziani non avrebbero potuto costruirle, ci sono solo ipotesi sul come avrebbero fatto, non prove.

                E' probabile ke qualke altra civiltà precedente, ma più evoluta degli egiziani le abbiano costriuite per scopi ke non ci sono ancora noti.
                Ultima modifica di taote79; 05-06-2008, 23:38.
                'This shit's got to go!' (J.Fresco)

                Zeitgeist: Moving Forward

                Commenta


                • #9
                  La scrittura egizia si basa su simboli e in particolare utilizza raffigurazioni di animali, piante, oggetti, costruzioni e parti del corpo umano. Nelle rappresentazioni (dipinti) di scene di attività alcuni personaggi sono antropomorfi con il corpo umano e la testa di aniame (serpente, civetta, ibis, scarabeo, cane, felino etc). Nei greci le rappresentazioni antropomorfe avevano al contrario il corpo di animale e la testa umana.Il significato simbolico è evidente questi personaggi umani pensavano e si comportavano con la razionalità dell'animale a cui avevano preso in prestito la testa.
                  Allora la biscia che si muove e vive nell'acqua caratterizza l'ingegnere idraulico, coè colui deputato alla gestione e canalizzazione delle acque. Non confondiamo però la biscia con la raffigurazione del cobra (aspide) che si è un serpente, ma ha un altro significato. Nella scrittura invece la biscia viene rappresentata alcune volte con le zampe a voler significare un corso di acqua a pressione oppure con le corna che rappresentalo la temperatura dell'acqua. Altre figure con la testa di cane rappresentano il potere di controllo, il felino l' economia, l'ibis la gestione ambientale, la civetta la visione nottura, e lo scarabeo è sicuramente il più importante tanto da divenire ancora oggi un simbolo di fortuna e prosperità per gli egiziani. In questi ultimi 50 anni il petrolio ci ha permesso di sviluppare notevolmente la tecnologia e oggi credo che siamo in grado di comprendere civiltà come quelle egizie che basavano la loro fortuna su fonti energetiche rinnovabili. La conoscenza apparteneva ai sacerdoti, la religione si fondeva con la scienza, mentre oggi viviamo una netta separazione tra religione e scienza e ciò forse ci impedisce di comprendere il vero significato dei documenti che ci hanno lasciato alcune civiltà antiche.

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                  • #10
                    E andiamo con le citazioni. Spero che, nonostante la tua incapacità parziale a scrivere in italiano, tu conosca l'inglese quanto basta.

                    1 - Sui ladri, da wikipedia: "Despite precautions such as covering the entrance hole with casing and the portcullises, even before the Old Kingdom ended thieves simply bypassed all the barriers, digging through the soft limestone and breaking a corner of Khufu's red granite sarophagus while removing the lid."

                    2 - sul metodo di costruzione: "Erodoto scriveva che alla Grande Piramide lavorarono 100.000 persone per 20 anni alternandosi ogni tre mesi.

                    Uno studio di L. e B. Pedrini e M. Actis Dato facendo propria e sviluppando un'ipotesti descritta da Jean-Philippe Lauer ha cercato di verificare questa affermazione cercando di scoprire quali evoluzioni tecniche, economiche e sociali abbiano consentito la realizzazione di opere come le piramidi quando le conoscenze tecniche egizie si limitavano all'uso della leva e del piano inclinato.
                    Adottata l'ipotesi che i blocchi di calcare fossero messi in opera per mezzo di rampe di mattoni crudi a spirale poste parallelamente alle facce della piramide con una pendenza del 20%, gli autori dello studio hanno analizzato le fasi della costruzione.
                    Queste rampe, larghe 4 metri per consentire il transito dei materiali e degli operai e con un dislivello di 5 m una dall'altra, sono in numero massimo alla base della piramide e, man mano che questa cresce, diminuisce lo spazio disponibile tanto che, per mantenere la distanza specificata, alcune rampe devono essere interrotte: dalle 32 rampe iniziali si passa così a 16, 8, 4 nelle fasi successive della costruzione. I massi di calcare provengono da cave in loco per cui è stato calcolato uno spostamento medio di 700-800 m, mentre il coefficiente di attrito tra le slitte da trasporto e il terreno è stato determinato in 0,5, coefficiente che impone l'impiego di 60 persone per trasportare in piano un blocco di 2500 kg e di 100 sulle rampe.
                    La distanza fra due massi successivi sulle rampe è di 50 m e, quando la rampa viene interrotta per mancanza di spazio, è subita demolita e si provvede a rivestire la facciata rimasta libera.

                    Per il taglio e la rifinitura dei blocchi da parte di scavatori e scalpellini è stata calcolata una velocità di 0,025 mq all'ora.
                    Tali ipotesi permettono di calcolare la durata relativa di ogni fase della costruzione e il numero di operai presenti in ognuna di queste fasi, il quale oscilla fra 33000 e 52000. In una seconda ipotesi che considera il trasporto dei massi ad una velocità di 500 m al giorno e la durata della costruzione in 23 anni (290 giorni lavorativi per operaio all'anno considerando un'assenteismo del 10%) gli autori ottengono risultati che confermano il numero massimo degli operai "diretti", cioè oltre 51000.
                    A fianco di questi è da considerare la presenza di operai "indiretti" (destinati alla manutenzione delle rampe e degli utensili e alla programmazione e controllo del lavoro), che, secondo fonti posteriori, erano indicati nel rapporto di 2 su 10 diretti, quindi presumibilmente 10.000 e, quella di addetti ai servizi di vettovagliamento e igienici (per il solo trasporto dell'acqua alcune fonti indicano un addetto ogni 7 operai) per cui si possono calcolare altre 10000 persone.
                    Tenendo conto, infine, degli operai adibiti alla costruzione e alla successiva distruzione delle rampe e degli artigiani, commercianti e burocrati attivi intorno al complesso costruttivo, si può concludere che alla piramide di Cheope hanno lavorato per 23 anni più di 90000 persone confermando quanto riferito in questo caso da Erodoto."
                    Per cui, se TU hai delle prove in altro senso, o almeno delle ipotesi ragionevoli, sei pregato di esibirle invece di cianciare in SMSese

                    3 - Da wikipedia (non includo qui la citazione perché treoppo lunga), salta casualmente fuori che l'intero complesso delle piramidi ha una funzione di mausoleo/necropoli. E' vero, il mondo dell'archeologia è diviso sulla datazione delle piramidi, alcuni ritengono che possa andare indietro di quasi 8.000 anni. Sarebbe giusto dire che gli egiziani hanno fatto come i topi col formaggio e hanno scavato nei preesistenti monumenti. Tuttavia, se allora sia mai sia esistita una civiltà capace di un tale lavoro di ingegneria, di sicuro non ne è rimasta traccia, e fino a precisa prova contraria, e basandosi sulle stele esistenti, le piramidi sono attribuibili agli egiziani. Se tu dici il contrario, tocca a TE provarlo, non a me, piccino.

                    4 - Da un'altra fonte "Tra gli specialisti in archeologia egizia, è opinione comune che fu costruita come tomba per il faraone della IV Dinastia (2575 - 2467 a.C.) Khufu (conosciuto come Cheope). Questa opinione si basa principalmente sul ritrovamento di geroglifici su alcune pietre all'interno della piramide che assomigliano al suo sigillo" Non è esattamente la pistola fumante, ma almeno è un punto di partenza. Tu chi vorresti coinvolgere, gli atlantidei o gli abitanti di Orione?

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                    • #11
                      Hammuraby, risparmiaci lo spamming grazie. Di danni alla storia ne hai fatti a sufficienza.

                      Commenta


                      • #12
                        Originariamente inviato da Valmax Visualizza il messaggio
                        E' vero, il mondo dell'archeologia è diviso sulla datazione delle piramidi, alcuni ritengono che possa andare indietro di quasi 8.000 anni...
                        ... Tu chi vorresti coinvolgere, gli atlantidei o gli abitanti di Orione?
                        Se posso dare un piccolo contributo... è vero che esistono settori dell'archeologia "ufficiale" che ipotizzano l'esistenza di una o più "culture madri" antediluviane. Questo NON è assolutamente da confondersi con i vari miti di Atlantide o gli alieni.
                        Le piramidi è pressochè certo che sono opera degli egizi secondo le datazioni ufficiali. Semmai è su altri particolari che si concentrano i sospetti di alcuni. Occorre tenere presente che i cambi di livello marino, che chiamiamo normalmente "diluvi" hanno avuto tutto il tempo di seppellire quasi ogni traccia di eventuali civiltà precedenti. Questo non significa che allora dobbiamo considerare folklore ogni traccia mitologica o sospetta (e ne esistono molte!) di civiltà preesistenti. Magari non avevano l'oricalco e le navi a energia solare, ma alcune ipotetiche civiltà, di banalissimo livello simil-egizio o assiro, potrebbero sicuramente risalire ai secoli prima dei diluvi (sono almeno due). Ricordo che lo stesso diluvio era prima considerato una verità rivelata, poi un mito religioso. Poi sono uscite le prove.
                        Gli scritti di Hancock e Bouvier hanno diffuso ipotesi arditissime rifacendosi a una messe di indizi REALI. Ma ovviamente serve un rigoroso metodo scientifico per evitare che se uno scopre un bottone del 9.000 a.c. questo fatto sia utilizzato da chi dice che le piramidi sono navi interstellari. Non è facile discernere, ma occhio a non creare una sindrome "fusione fredda" anche in archeologia!
                        Tornando al tema del post anche a me sembra molto improbabile che le piramidi potessero essere utilizzate nel modo descritto. Non tanto per la fattibilità teorica, quanto perchè non vedo come uno sforzo così immane potesse essere considerato vantaggioso. Letteralmente costruire una montagna per...? Se magari ci fossero prove di un utilizzo dell'energia in modo radicalmente diverso da chi le piramidi non le aveva.... potrei capire. Ma nulla indica una cosa del genere nella cultura egizia.
                        “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                        • #13
                          Contributo sempre bene accolto, BE.
                          Il bello delle scienze archeologiche è che, col progredire delle tecnologie, e a volte grazie anche ad un colpo di fortuna (vedi gli scavi vichingi di Copperhead), troviamo sempre più resti nei luoghi più insospettati. La ricerca di Atlantide, per esempio, ha condotto alla scoperta di resti di statue e di una grande strada lastricata in pietra nell'Oceano Atlantico (se non ricordo male), avvalorando così l'ipotesi che gli eventi geologici sono stati dei gran *******i verso gli abitanti dell'allora terraferma.
                          Ma torniamo al punto: per quanto potenti siano certi sommovimenti tellurici (volendo ipotizzare un evento catastrofico), a meno di un altro asteroide-killer (e dai tempi dei dinosauri non ne sono caduti di simili), non ci sono tracce, in tutto il mondo, di civiltà avanzate al livello del XX secolo, civiltà che, chiunque con un minimo di buonsenso capirebbe, si sarebbero lasciate dietro numerose tracce ovunque. Una civiltà così avanzata, da sola, avrebbe colonizzato mezzo mondo come minimo...e comunque, per arrivare ad un livello tecnologico così avanzato, sarebbe passata per tutti gli stadi di evoluzione da cui noi stessi siamo passati, lasciandosi dietro se possibile ancora più tracce. Cavolo, gli uomini delle caverne a Lascaux si sono lasciati dietro i loro 'murales' vecchi di 15.000 anni, e di questi misteriosi individui vecchi di neanche 10.000 e tecnologicamente avanzatissimi non troviamo manco i resti di un museo?!?

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                          • #14
                            Alcuni anni fa, un ricercatore di Milano, Giancarlo Negro , visitando il museo del Cairo, avanzò l'ipotesi che lo scarabeo stercorario (Scarabaeus sacer) , simbolo della rinascita solare (che gli Egizi chiamavano Kheper o Kapri) incastonato al centro di un pettorale di Tutankhamon, non fosse di "calcedonio" (come si riteneva), ma fosse stato intagliato in un materiale più raro e prezioso: il "Silica Glass".
                            La conferma dell'esattezza dell'ipotesi avvenne qualche anno dopo da parte di una équipe italiana guidata dal prof. Vincenzo de Michele, conservatore di mineralogia e petrografia del Museo di Storia naturale di Milano, che, con analisi gemmologiche non distruttive svolte sotto l'attento sguardo degli archeologi egiziani, stabilì che si trattava di "Silica Glass", un vetro siliceo, conosciuto anche con la sigla Ldsg (Lybian desert silica glass).
                            Esperti di metallurgia, analizzando alcuni attrezzi egizi, hanno stabilito che in Egitto era in uso un processo di riscaldamento del metallo ad alte temperature che lo portavano alla evaporazione e alla successiva condensazione in polvere; tale procedimento è noto come "metallurgia ceramica" oppure "metallurgia delle polveri".
                            Se questo è poco !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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                            • #15
                              Bella la citazione, peccato che hai volutamente dimenticato di aggiungere quello che seguiva. Lascia che provveda: "Secondo gli esperti veniva usato lo stesso procedimento che ha reso possibile la costruzione della bomba atomica: la fissione nucleare. Questo implica la conoscenza dell'atomo, cosa che molti documenti antichi confermerebbero."
                              Ora, io comincio a spanciarmi dalle risate, gli altri seguiranno. Infatti, molto opportunamente, questi 'molti documenti' di cui blatera questo losco individuo non sono citati 'manco p'a capa'.
                              Essendo poi chiaro (vox articulista) che esistono 'molti documenti', il terribile incendio di Alessandria non distrusse tutto, giusto? E poi, se gli egiziani addirittura usavano la fissione nucleare, persino ad un semiprofano come me pare chiaro che dovevano disporre di strutture estremamente avanzate per gestire i metalli radioattivi, convogliare l'acqua per le vasche di raffreddamento, lavorare la grafite delle barre di controllo della fissione, lavorare l'uranio per renderlo idoneo ad una centrae, e non contiamo i siti di stoccaggio delle scorie... ORPO, ma ora che ci penso DOVE SONO FINITE LE SCORIE?!?!? Accidenti, che distratti questi antichi egizi! Oh, sì, e lasciamo perdere il fatto che saranno sicuramente giunti alle loro fantastiche scoperte esaminando...cosa? Hm, già: sai, se dalle loro parti il comunissimo FERRO era raro, i 'molti documenti' dicono anche dove hanno trovato l'altrettanto comune uranio?
                              Pallino, sospetto che tu sia il mentore di Hammuraby, ormai sei uscito dai binari della ragione per entrare in quelli della fede, e vedi quello che vuoi vedere. Come dico ad Ham, se anche tu vuoi citare una fonte, almeno cerca di trovarne una credibile, sì? Così, più che ridere, fai pena.
                              Ah, a proposito: il primo e documentato (quello sì!) filosofo delle teorie atomiche (dico filosofo perché allora mancavano semplicemente gli strumenti per indagare così a fondo nel microscopico) fu Leucippo di Mileto, nel V secolo a.C., seguito dall'allievo Democrito, e così via. Comunque un pochino dopo la gloria egizia.
                              Ora, magari mi dirai che agli egiziani erano stati questi misteriosi rappresentanti di una civiltà antediluviana ad insegnare a lavorare con la fissione...se non fosse che, come detto sopra, dell'influenza di questi signori (che quindi avrebbero tramandato il loro sapere a qualcuno capace di gestirlo!) non è rimasta traccia fisica. E non solo, non vi è alcuna prova che gli egiziani conoscessero anche solo i principi della corrente elettrica, figurarsi usarla per l'elettrolisi per ottenere idrogeno, e MEN CHE MAI conoscevano le dinamiche dei fluidi e dei gas che avrebbe permesso loro di stoccare l'idrogeno (che di certo non chiudi in un cestino di vimini coperto di bitume!). Oppure al tuo articolista o a te è capitato di trovare qualcosa che menziona delle centrali elettriche site nell'antico egitto? Aspetta, non mi dire: erano nelle piramidi, che andavano ad energia solare, giusto? per questo erano così luccicanti, in origine: dovevano raccogliere energia solare!! Sono un genio lo so, niente applausi.

                              Mod, per pietà, ormai questa discussione è un teatrino che serve solo a gettare fango sull'archeologia ed il buon senso, con Pallino che non fa altro che arrampicarsi sugli specchi. Traine tu le conclusioni...
                              Ultima modifica di Valmax; 06-06-2008, 23:06.

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                              • #16
                                Originariamente inviato da Valmax Visualizza il messaggio
                                Una civiltà così avanzata, da sola, avrebbe colonizzato mezzo mondo come minimo...
                                In realtà gli indizi (prove è una parola grossa) indicherebbero che mezzo mondo fosse davvero colonizzato nelle ere prediluviane. L'errore sta nella visione "romantica" che piacerebbe a tutti della megaciviltà avanzatissima. E' un grossolano errore che rischia di screditare tutto il processo di ricerca. Avevo letto un libro, pallosissimo ma serio, che analizzava la possibilità che la solita Atlantide fosse in realtà nel sud-est asiatico ("L'Eden a oriente" se non ricordo male). Per dimostrarlo gli autori avevano affrontato un complessissimo studio sul patrimonio genetico delle popolazioni locali. Questo approccio rigoroso ha fatto emergere interessanti relazioni che sono facilmente spiegate dal fatto che nel prediluviano il livello dei mari era 100 metri (è tanto eh!) SOTTO l'attuale livello e fra il sud della Cina e Sumatra, Giava, Borneo,ecc esisteva una enorme distesa fertile, ora sommersa. Dato che il diluvio si sa perfettamente non è avvenuto in 40 giorni, è ovvio che civiltà discretamente progredite insediate lì come in altre regioni ora scomparse potrebbero essersi disperse in migrazioni forzate, adattandosi gradualmente al cambiamento climatico e determinando la diaspora di civiltà che conosciamo. Se ci sono resti in pietra questi sono ora sommersi sotto decine di metri d'acqua. Ed infatti alcune strutture sospette megalitiche sono state individuate sulle coste del Giappone in una zona zona che era all'asciutto 12.000 anni fa. Uno dei sospetti maggiori lo pone l'apparente "scoperta simultanea" dell'agricoltura nel 9000 a.c. in diverse zone del pianeta. Questa è dimostrata ed è un'anomalia molto strana se non si ricorre all'idea che si tratti in realtà di diversi nuclei umani che si spostavano portando con sè le conoscenze precedneti agricole. Il fatto che prima non vi sia traccia è sempre da correlarsi al fatto che probabilmente le tracce delle prime reali esperienze agricole sono sott'acqua!

                                Il Silica Glass è un materiale naturale. Un vetro siliceo raro, ma del tutto naturale. Gli egizi si sono limitati a intagliarlo. Non c'è nulla di fantascientifico nella cosa.
                                Che fossero in grado di raggiungere temperature elevate si sa, conoscevano il vetro e servono alte temperature. Non capisco bene la cosa dell'evaporazione del metallo, ma se fosse vera sarebbe sicuramente intrigante. Ma lo è?
                                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                                • #17
                                  Una interessante teoria che ben si sposa con la natura stessa dell'uomo, creatura che con tutti i suoi difetti era ed è un animale sociale abituato a spostarsi in gruppi più o meno grandi, adattandosi di volta in volta e soprattutto trasmettendosi le conoscenze acquisite (il segreto del nostro successo, insomma). Non sorprende il mito di Babele: sono anch'io convinto che un tempo esistessero tante tribù unite da una lingua franca comune. Poi quelle tribù furono costrette a separarsi per sempre e svilupparono le loro culture in modo indipendente.

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                                  • #18
                                    Siamo naturalmente portati a dare giustificazioni sovrannaturali a ciò che non capiamo.
                                    E' innato nell'uomo, da sempre, da quando credeva che una cometa fosse un divino segno di sciagure imminenti.

                                    Ma visto che siamo usciti dalle caverne da un po', è nato il "pensiero scientifico" e ci siamo un po' evoluti... beh, allora iniziamo ad accettare che possiamo anche semplicemente non capire finalità e modalità di un'opera senza scomodare gli extraterrestri... nel 2008 mi sembra il minimo.

                                    Non capire a cosa servisse una piramide dovrebbe stimolare l'approfondimento e lo studio, piuttosto che giustificare il saltare a piè pari verso un semplicistico "se non capisco perchè e come, l'avranno fatta gli alieni".

                                    Io sono convinta dell'esistenza della vita extraterrestre, che è diverso dal credere agli omini verdi e ai complotti nell'area 51, e di certo non è credere ad una civiltà di bontemponi a spasso per l'universo a seminare monumenti megalici in pietra per il gusto di immaginare la faccia di quelli che, migliaia di anni dopo, stanno lì a lambiccarsi il cervello su cosa sono e a cosa servono.

                                    Extraterrestri o... Amici Miei intergalattici?
                                    Poi se vogliamo credere che siamo davanti a superca...ole interplanetarie... ahhh beh!
                                    Antani terzo pianeta a destra??? Eh! Eh! Eh!
                                    E suvvia...

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                                    • #19
                                      Forse è opportuno riportare la discussione sul tema iniziale con alcune premesse. Non credo ad ipotesi di extraterrestri ne ad altre semplicistiche teorie fantascentifiche. Ma credo fermamente nella natura e nel rapporto dell'uomo con essa. Inizialmente avevo postato il mio primo messaggio sul forum "biomasse" perchè è questo l'argomento che mi interessa discutere. La tesi sulla gestione delle biomasse da parte degli antichi egizi è in parte una provocazione alla presunzione tecnologica dell'uomo moderno di volersi sostituire alla natura a tutti i costi (anche facendo morire di fame milioni di persone), dall'altra se confermata un approccio più costruttivo ed energeticamente conveniente con la natura. Le mie citazione sul silica glass e tecniche di evaporazioni di metalli volevano porre il problema su cosa bruciavano gli egizi per ottenere temperature così alte. Noi ben sappiamo dell'energia che si sviluppa dalla combustione di alcuni materiali come il legno, il carbone, il petrolio, il metano e l'idrogeno che sono tutte delle biomasse trasformate ad opera di processi fisici e microbiologici. Il sole, che veniva adorato dagli antichi egizi, è l'unica fonte di energia della terra. Il mondo vegetale attraverso la fotosintesi è in grado di catturare questa energia immagazzanindola nella biomassa e concentradola in composti sempre più complessi:zuccheri, amido, cellulosa, lignina. In un ambiente naturale gli erbivori si nutrono di energia alimentare sottoforma di zuccheri, amido e in alcuni casi cellulosa per poi cederne una parte sottoforma di detriti azotati al terreno. Il mito romano di Proserpina ci pone il problema della discontinuità di energia alimentare dovuta all'alternanza delle stagioni e Prometeo (il dono del fuoco) ci svela di come attraverso la combustione della lignina sia aumentata notevolmente la disponibilità energetica alimentare in moda da permettere lo sviluppo della tecnologia e di tutte le arti e scienze. Premetto che solo attraverso il fuoco l'uomo si può alimentare di alcuni prodotti altrimenti non digeribili come per esempio il grano (amido) che ha creato una grandissima rivoluzione in quanto facilmente stoccabile e conservabile per molto tempo. Ma anche in questo caso gli egizi sono andati oltre con la pasta fermentata aumentandone la digeribilità e il valore energetico. Perche ci ostiniamo a voler sostituire la fotosintesi con i pannelli fotovoltaici, quali interessi ci sono dietro???? Anche il carbone, il gas naturale e lo stesso petrolio derivano in fin dei conti dalla fotosintesi avvenuta milioni di anni or sono. Allora io credo che la soluzione è nel ricercare tecnologie che ci permettano di usare al meglio l'energia che annualmente viene accumulata dalle piante verdi. E perchè ci indignamo se altri uomini prima di noi possano aver raggiunto l'obbiettivo????? Guardiamoci un pò intorno i nostri campi sono per più della metà dell'anno nudi con attività fotosintetica zero e molta energia accumulata e non utilizzata da erbivori (che allo stato selvatico non esistono più) se ne va in fumo con gli incendi.
                                      Scusatemi mi sono lasciato prendere un pò la mano, ma credo sia molto più costruttivo discutere su questi temi che imbastire una sterile disputa su citazioni più o meno dotte.
                                      A presto

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                                      • #20
                                        Sono d'accordo con te sullo sfruttamento delle biomasse fino ad un certo punto: e' evidente che non comprendi che bruciando carbone e petrolio creiamo inquinamento, e francamente mi sorprende visto che il tuo campo di porta a contatto con la natura più di me. Quando 'riprendiamo' l'energia accumulata nel corso di milioni di anni, altresì reimmettiamo nell'atmosfera quella CO2 che proprio le stesse piante ed organismi assorbirono a loro tempo.
                                        Il gas metano non è meno pericoloso, essendo un potente gas serra. E', allo stato attuale tecnologico, il meglio lavorabile e con meno scorie, ma resta una risorsa finita in un mondo sempre più popolato e sempre più affamato di energia: hai mai visto delle foto delle nubi di smog sopra la Cina riprese dai satelliti? Immagina una cosa del genere in India, o in Corea, o in qualunque altra nazione pronta a cercare (non a torto) di uscire dalla povertà. Con le dighe non va meglio: se ben piazzate, si può minimizzare l'impatto ambientale, ma fare come hanno fatto in cina sta ponendo le basi per un nuovo disastro ambientale. Non a caso le stesse nazioni occidentali, dopo le loro esperienze, hanno capito che un limite va autoposto.
                                        le fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, geotermico) hanno il grande pregio di sfruttare le forze naturali riducendo a zero l'impatto ambientale e sono destinate a prendere il posto dei grandi generatori per l'uso prettamente domestico (e magari del piccolo trasporto), laddove l'industria avrà sempre bisogno di centrali per le sue massicce richieste. Il risultato è che gli stessi barili di petrolio/montagne di carbone/litri di gas/barre di uranio dureranno molto di più in un'ottica di gestione più oculata. Ecco gli interessi che ci sono dietro, e che un agronomo pensi che l'inquinamento sia una condizione naturale mi fa ribrezzo.
                                        Un'altra risorsa che merita attenzione (e che in alcuni casi è già sfruttata) è il biogas dei rifiuti organici, la combustione degli stessi, e la trasformazione del compost per la fertilizzazione dei campi. Oggi lo possiamo fare sicuramente meglio degli antichi.

                                        Quanto alla 'sterile disputa', CHI ci ha indirizzato sul suo delirante blog? CHI ci ha indirizzato ad un link che asseriva che addirittura gli egiziani avrebbero scoperto i segreti dell'elettricità e magari della fissione nucleare? E risparmio altre perle di saggezza.
                                        La prossima volta, fai come hai fatto ora e creiamo una discussione umana senza tirare in ballo gli antichi.

                                        In secondo luogo, dovresti rivedere anche questa visione romantica: i grandi insediamenti umani in passato hanno avuto effetti sempre più deleteri sull'ambiente col progredire delle tecnologie. E' noto, per esempio, che le popolazioni scandinave, per costruire le loro famose barche, arrivavano ad abbattere circa 8 (diconsi otto) querce per barca.
                                        I romani scavavano miniere a cielo aperto deviando il corso dei fiumi, devastando l'ambiente.
                                        E così via: non è che quella gente possedesse un innato senso dell'armonia naturale. Più prosaicamente, sfruttavano al massimo ogni risorsa su cui potessero mettere le mani, con i mezzi di cui disponevano. E i concorrenti non facevano una fine migliore, se pensi a quanti casini nel rapporto predatori/prede abbiamo causato da ben prima dell'invenzione delle armi da fuoco.
                                        la verità è che solo oggi, nell'era della ricerca e della comunicazione globale, abbiamo davvero imparato ad apprezzare e verificare i risultati del nostro operato all'interno di un ecosistema chiuso. Nel remoto passato, cosa vuoi che gliene fregasse alla gente se estinguendo una preda con la caccia portavano i predatori affamati in casa loro? Ammazzavano anche quelli! Il Tevere al tempo dei romani era un fiume inquinatissimo da ogni lordura conosciuta all'epoca, dagli scarichi delle fogne alle scorie delle lavorazioni industriali. Anche i cinesi hanno fatto il loro bel lavoro per procurarsi le risorse.
                                        Quella dell'armonia della natura, allora, era più una filosofia ed un idealismo, un modo di 'controllare' gli eventi attraverso i pantheon immaginari.
                                        Ultima modifica di Valmax; 07-06-2008, 09:49.

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                                        • #21
                                          Oh, a quanto pare la discussione sta tornando da un piano extraterrestre ad uno umano. Meno male.

                                          Capisco che per la tua preparazione Pallino tu sia portato a leggere le fossili prevalentemente in funzione della loro "originaria" formazione da biomassa, ma quella formazione ha tempi di rigenerazione non compatibili con quelli d'impiego da parte dell'uomo.
                                          Sono "rinnovabili" nell'arco di migliaia di anni, ma esauribili nell'arco di decini.
                                          Rinnovabili sulla carta, esauribilissime nella pratica.

                                          Per non toccare l'aspetto inquinamento, ovvero l'opportunità di liberare in atmosfera immani quantità d i CO2 immagazzinata in migliaia di anni, appunto, nell'arco di duecento con i risultati che tutti sappiamo.

                                          Perchè la fotosintesi non sostituisce l'FV?
                                          Perchè uscendo dal pensiero bucolico-romantico che proponi bisogna essere pratici.
                                          Cerca che efficienza stanno dimostrando e durabilità nel tempo dei moduli fotovoltaici organici in corso di sperimentazione rispetto alle tecnologie silicee o i film sottili.
                                          L'energia deve essere prodotta in modo sostenibile, ma anche in modo affidabile ed efficiente.
                                          Non posso mettere sullo stesso piano moduli che in laboratorio pare potrebbero durare 5-10 anni con pochi punti % di efficienza non ancora stabile nel periodo, con tecnologie che veleggiano verso i 30 anni d'impiego con efficienze garantite per 25 all'80%.
                                          Se devi alimentarci l'utenza di casa tua, TU cosa scegli?

                                          Concordo poi con Valmax sulla revisione meno arcadica della tua visione.
                                          I Romani hanno disintegrato l'equilibrio faunistico del nord africa per i propri "circenses", e disboscato tre quarti d'Europa per i propri "calidarium" termali.
                                          L'uomo sta imparando solo oggi, complici i nuovo strumenti che la scienza ci ha messo a disposizione, a valutare i propri impatti in termini globali.
                                          Il fatto che non lo sapesse fare prima, o che i danni derivassero da opere tecnologicamente arretrate portate avanti con forza motrice animale o umana e sudore della fronte, non significa di certo che gli impatti fossero nulli o che il pianeta è riuscito a riassorbire tutti i colpi.

                                          Infine mi meraviglio come, da agronomo, tu non ti sia accorto di cosa sta succedendo.
                                          Vista l'appetibilità economica della coltivazione di essenze a fini energetici si stanno convertendo sempre le coltivazioni da cereali per alimentazione umana verso le nuove colture, più convenienti per i coltivatori.
                                          Si contrae la biodiversità e si diminuisce la disponibilità alimentare, se non te ne sei accorto i derivati dai cereali al supermercato sono impennati.
                                          Dici di continuare su questa strada?
                                          Ahhh, beh, cambieranno i titoli sui giornali che non saranno aperti dal nuovo record del carburante ma dal record del fusillo sullo scaffale, e dall'escalation dei morti per fame nei paesi che hanno nei cereali il proprio prodotto base di alimentazioni già poverissime.
                                          Faremo morire sì ancora più milioni di persone se ci incaponiamo a risolvere i problemi solo con energia da biomasse, il contrario di quello che pensi.

                                          Pallino, gli occhi aperti non tenerli solo in campagna, e vedrai che la ricetta per il "che ce vo' a fare energia sostenibile a basso prezzo" che vorresti tu è una coperta ingarbugliata e troppo corta.
                                          Se la tiri troppo, ti scopri i piedi.

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                                          • #22
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                                            Possiamo riassumere cosi la definizione scientifica di coltivazione biodinamica: l’insieme di tecniche di coltivazione che si basano sulla conoscenza delle specifiche dinamiche biologiche del ecosistema in cui si opera e che hanno l’obbiettivo di valorizzare l’energia prodotta nel ciclo annuale.

                                            Le tecniche di coltivazione principali sono:
                                            1 – La promiscuità.
                                            2 – Le rotazioni poliennali.

                                            Valorizzazione energia:
                                            1 – Micro e macro allevamenti
                                            2 – Impianti arborei.
                                            3 – Colture per il mercato (cereali, oleoginose, ortive, etc).
                                            Se non vi annoia entrare in argomenti tecnici nei prossimi post posso cercare di essere più chiaro approfondendo i sopracitati punti.
                                            Un saluto a tutti, a presto

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                                            • #23
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                                              Le antiche civiltà soffrivano del proprio inquinamento da scarichi biologici e industriali, seppure su scala ridotta rispetto a quello che facciamo noi oggi. Le foreste da cui i romani depredavano il legname erano lontane, e soprattutto più diffuse. Quando una zona si impoveriva in modo critico, bastava andare altrove e tornare ad abbattere legname senza tanto ritegno. Un po' come se io te gettassimo la spazzatura in mezzo al deserto: tanto c'è spazio da gettar via. Dai e dai, tuttavia, ad un certo punto i discendenti di quegli scellerati scoprono con orrore di non avere abbastanza risorse per il loro stile di vita, e se la loro civiltà non ha nel frattempo subito un crollo, si andrà altrove a procurarsi il necessario, sempre nell'ottica del 'vale la pena spostarsi per trovarne in abbodanza e facilmente altrove piuttosto che autolimitarci ora'.
                                              Poi, mano a mano che miglioravano i modi si sfruttare le risorse minerarie, saliva anche la qualità e la quantità di inquinamento. La cina sta passando solo ora l'equivalente di una rivoluzione industriale e vedi che casino, arrivando a violare un migliaio di norme etiche sul lavoro in nome del PIL, proprio come fecero gli inglesi a loro tempo.

                                              Gli egiziani, nello specifico, conobbero un prospero sviluppo grazie a due fattori fondamentali che non so perché ti ostini a citare e poi a non prendere in considerazione:
                                              1) la proverbiale fertilità del loro terreno, che regalava raccolti abbondanti e favoriva la vita stanziale
                                              2) il clima, che permetteva loro di vivere bene tutto l'anno senza dovere disboscare interi territori per le stufe.
                                              Avevano una loro industria metallurgica, ma come ti ho detto, era basata sull'oro, l'argento ed il rame, metalli la cui lavorazione non richiedeva temperature da altoforni, e soprattutto, essendo molto più in uso fra la popolazione oggetti di creta e terracotta, non esisteva neppure la produzione su scala massiccia di metallo con relativi costi in legna. Oro e argento erano solitamente usati per gli sfarzi di corte, la lega di rame per le armi e come moneta di scambio.
                                              Dopodiché, c'era la pura e semplice forza bruta, buon vecchio olio di gomito unito a ottimo talento ingegneristico.

                                              Ciò detto, sentiamo cosa hai da dire nel tuo specifico campo a proposito dei punti da te citati.

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                                              • #24
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                                                Odisseo
                                                (E d'un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione. (cit. Arancia meccanica) - Ma se quella non arriva, il cervelluto stà inguaiato assai (Odisseo - Gigantosaurus Carinii Patagoniae)

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                                                • #25
                                                  Si, Odisseo ha proprio colto nel segno, ma con la conoscenza e tecnologia di oggi. Un vecchio proverdio dice: "Non tutto viene per nuocere" e io credo che anche nella più grande disgrazia c'è sempre qualcosa di postivo, basta solo avere la pazienza di trovarla. In una relazione di Jeremy Rifkin, dove accennava anche gli antichi egizi, mi ha colpito una sua affermazione che nella storia ogni salto evolutivo nello sviluppo tecnologico è caratterizzato dalla interconnessione di un nuovo modo di comunicare e una nuova fonte energetica. Questo mi ha portato alla mente la rappresentazione del faraone nei dipinti e nei sarcofagi. Le mani intrecciate che stringono due aste che si incrociano. Una tenuta dalla mano sinistra appoggiata alla spalla sinistra finisce con una specie di pennacchio e rappresenta il papiro cioè la scrittura, la trasmissione di conoscenze. L'altra mano destra spalla destra un cerchio aperto, il ciclo dell' energia aperto e utilizzabile dalla conoscenza. Adesso dopo queste doverose divagazioni cercherò di essere più esplicito circa la biodinamica con un esempio pratico.
                                                  Prendiamo una piccola azienda di media collina (italia centrale circa 20ha a conduzione famigliare) ormai non più in grado di sostenere economicamente i componenti familiari che cominciano a pensare a vendere tutto allettati dai prezzi crescenti del mercato del terreno e rustici annessi. Dobbiamo innanzitutto ripristinare la fertilità naturale dei nostri terreni accumulando energia (biomassa). Allora, dopo aver suddiviso la nostra azienda in piccoli appezzamenti omogenei separati da filari alberati e siepi, seminiamo un bel prato stabile polifita (leguminose, graminacee, etc.) che viene sfalciato prima della fioritura delle essenze circa 3 o 4 volte l'anno a seconda delle precipitazioni. Otterremmo cosi la produzione di biomassa aerea da valorizzare e delle biomassa che va ad arricchire il terreno e stimolare la crescita della fauna sotterranea (vorrei ricordare che in un terreno naturale la massa di organismi che vivono nel terreno è circa 100 volte e più di quella che lo calpestano). In questo modo abbiamo soddisfatto il principio della promiscuità su cui si basano tutti gli ambienti naturali. Adesso possiamo pensare anche al mercato e in base a calcoli economici programmiamo una rotazione triennale con l'inserimento di coltivazioni da granella (cereali, oleoginose) o orticole. Se invece vogliamo impiantare un impianto arboreo (frutteto, viti, olivi) allora il prato polifita diventa stabile e bisogna programmare interventi di rinnovo (erpicature, risemine). Con la realizzazione del secondo punto (la rotazione) riusciamo a soddisfare in parte l'autosufficienza di fertilizzanti che vengono asportati (sottoforma di energia) dall'azienda con i prodotti destinati al mercato.
                                                  Per il momento mi fermerei qui, avendo soddisfatto due pricipali dipendenze energetiche dell'agricoltura moderna: gli antiparassitari e i fertilizzanti di sintesi.
                                                  Mi spiego meglio: avvicinandosi a ricreare un ambiente naturale ottimizziamo le codizioni igieniche della coltura con minor proliferazione di parassiti e con la rotazione accumuliamo annualmente del terreno una quota di energia in più da permettere una asportazione da parte del mercato senza creare squilibri.
                                                  Credo che con un obbiettivo scambio di opinioni si riesca veramente a crescere e costruire qualcosa di utilie per noi e per gli altri. Mi viene alla mente una citazione di cui non ricordo l'autore che cito con mie parole "il pensiero più bello che un uomo possa avere prima di morire è di aver lasciato il mondo un pò meglio di come l'avevato trovato".
                                                  Un saluto, a presto.

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                                                  • #26
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                                                    Ma il problema, sta nel dovere riconcepire la stessa grande distribuzione, e QUI scatta il campanello d'allarme! In pratica, anziché fare partire i veicoli da, diciamo, tre grandi punti di coltivazione, bisogna farli spostare da dieci piccoli!!! Certo, magari il terreno di quei dieci piccoli appezzamenti avrà anche una resa stagionale migliore, ma l'inquinamento (e i costi di trasporto) che generiamo schizzano verso le stelle.

                                                    E' un po' come il problema del 'bio' in allevamento: certo, è oggettivamente meglio dare spazio alle mandrie e ai polli, lasciare che la natura faccia il suo corso nella produzione di latte, carne e uova. Ma dovendo comunque produrre un tot di tali alimenti, dovremmo deforestare mezza Italia per fare spazio alle esigenze 'etiche'. lo so, è ignobile dirlo, ma meglio ottimizzare igienicamente ed eticamente le batterie, cosa che si PUO', piuttosto che annientare quanto rimane del nostro patrio ecosistema.

                                                    Mi permetto, inoltre una cupa digressione: all'interno di una nazione, nell'era preindustriale, la produzione di cibo era concentrata soprattutto sulla soddisfazione delle classi abbienti e l'esportazione, quindi solo una frazione della popolazione DOVEVA essere nutrita in modo adeguato. Quando la rivoluzione industriale pose le basi per una più diffusa ricchezza, si dovette anche rivedere l'agricoltura per nutrire al meglio quanta più gente possibile. Sì, sì, oggi abbiamo un problema decisamente simile a livello globale, con il mondo ricco che depreda quello povero, ma resta il fatto che le nostre capacità agricole odierne sono più che sufficienti per mantenere tanto l'impiegato quanto il Presidente, e che piantandola con queste stronzate (scusate il francese) delle quote, rivedendo anche la filiera del consumo, potremmo almeno redistribuire più cibo anche ai nostri indigenti incapaci di comprarsi un panino. Fine della digressione.
                                                    Ultima modifica di Valmax; 08-06-2008, 08:02.

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                                                    • #27
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                                                      Si, Odisseo ha proprio colto nel segno, ma con la conoscenza e tecnologia di oggi. Un vecchio proverdio dice: "Non tutto viene per nuocere"
                                                      guarda che è proprio grazie ai metodi che vengono aborriti dai "biologici" che l'agricoltura industrializzata, riesce a sostentare 6 e rotti miliardi di persone

                                                      quindi a questo punto, mi urge una domanda:
                                                      "che ne facciamo dei miliardi di persone che non potranno essere nutrite "biologicamente" ??

                                                      Odisseo
                                                      (E d'un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione. (cit. Arancia meccanica) - Ma se quella non arriva, il cervelluto stà inguaiato assai (Odisseo - Gigantosaurus Carinii Patagoniae)

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                                                      • #28
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                                                        ma per la risposta, niente di piu semplice!
                                                        BIOLOGICAMENTE, perche per fare bio massa, serve prima l'ACQUA, quindi non buttiamola (nei fiumi-mare!!),
                                                        e poi: Per la concimazione, si puo' usare il batterio presente nelle radici delle fave, che in materiale poroso (superfice di bioattivita') prenduce e fissa l' azoto N atmosferico nel suolo, altro che jotropa...!

                                                        cosi come la distribuzione della concimazione avvienire tramite le MICORIZE, apparati funginei che equalizzano la presenza di fertilizzanti nel terreno....

                                                        tra l' altro, H2O, il punto di partenza.....di TUTTE le civilta' ; da babilonia in poi.
                                                        quindi credo anche degli EGIZI, perche leggendo il 3D di BURAN001 N°24 del 27/04/2005, qui:

                                                        http://www.energeticambiente.it/idro-fai-da-te/1497778-mini-centrale-idroelettrica-artigianale.html

                                                        NON SEMBREREBBERO proprio cosi passivi.....nella gestione dell acqua!
                                                        ciao by HAMM
                                                        Ultima modifica di HAMMURABY; 08-06-2008, 20:53.

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                                                        • #29
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                                                          • #30
                                                            La suddivisione dei terreni in piccoli appezzamenti (2000-3000 mq circa) era in uso fin dal medioevo, erano delimitati da filari alberati (fruttiferi, viti, etc.) in prossimità di piccoli canali di raccolta dell'acqua piovana in eccesso che confluivano in grandi canali di raccolta. La meccanizzazione delle lavorazioni del terreno ha spazzato via tutto questo creando enormi deserti verdi. Le prime macchine erano molto rudimentali e avevano bisogno di grandi spazi di manovra, ma oggi sono molto più sofisticate e in grado di soddifare ogni esigenza colturale. La grande distribuzione ha messo in difficoltà i piccoli negozi specializzati (frutta e verdura) decretando la fine dei mercati locali (punti di approvvigionamento dei negozianti. Il piccolo agricoltore per sopravvivere si è dovuto associare in cooperative per garantire le grandi richieste di prodotti. Sono aumentati i costi (trasporto, stoccaggio, gestione) e senza mercato una equa contrattazione. Si sono allungati anche i tempi tra la raccolta del prodotto e il suo consumo (refrigerazione) con diminuzione della qualità e conservazione una volta acquistato. Senza parlare degli sprechi dovuti alle eccessive norme di qualità dettate da un sistema troppo standardizzato (per prodotti come i meloni circa il 50% vanno a finire in discarica). Per il trasporto faccio un esempio di una grossa catena di distribuzione che opera in tre regioni del centro italia con un unico luogo di raccolta dei prodotti. Personalmente mi sono trovato a consegnare prodotti al centro di distribuzione distante 50 km dalla mia azienda e gli stessi ritornavano al centro commerciale distante appena 2 km e dopo un giorno dalla raccolta. Il discorso sul bio è molto più complicato, ma gli allevamenti moderni sono una delle più grandi aberrazioni energetiche, tanto che per anni vi sono state delle aspre dispute se considerarli attività agricola o industriale. Faccio una premessa: gli allevamenti sono la seconda causa di emissione di anidride carbonica e il 90% di granella (cerali, soia, etc) prodotta nel mondo viene utilizzata in zootecnia. Ogni sostanza, anche la più naturale come il letame, se viene concentrata diventa inquinante. Ma tutto ciò l'agricoltore vero ha dovuto subirlo se voleva sopravvire economicamente: ha dovuto abbandonare le sue belle razze più rustiche per sostituirle con quelle più produttive, ma più esigenti in alimentazione che rispondevano con maggiori incrementi bombardate da estrogeni e antibiotici. Faccio un esempio che non tutti sanno: nella razione dei bovini da carne viene aggiunta una percentuale di urea (fertilizzante di sintesi) per integrare il fabbisogno di azoto (proteico). Potrei continuare, ma rischio di annoiare.
                                                            Il rapporto tra città e campagna ho cercato di descriverlo nel mio blog. L' industrializzazione iniziata in Inghilterra nell '800 ha provocato grandi carestie con la morte di milioni di persone. In Italia abbiamo avuto l'esempio della pellagra nel settentrione quando i proprietari terrieri hanno imposto la monocoltura di mais più redditizia impoverendo la dieta dei contadini. Ricordo che la promiscuita colturale è anche una delle più affidabili garanzie per sfiggire ad eventuali calamita naturali che altrimenti avrebbero affamato i contadini.
                                                            Il fatto che l'agricoltura moderna ha sfamato il mondo è pura propaganda che ha giustificato politiche agricole dissenate con lo scopo di allontanare i contadini dalla terra e creare un florido mercato per l'industria (chimica, meccanica, etc).
                                                            Finisco con una domanda a tutti: perchè secondo voi la redditività dei terreni agricoli diminuisce nel tempo mentre aumenta in modo abbastanza consistente il loro valore di mercato???????????????????
                                                            Un saluto a tutti a presto

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