Qualche nome non mi è nuovo, specialmente chi ha citato l'episodio di Roma, però non credo di aver mai lavorato insieme ad Antonio. Non scìo, anche se amo andare in montagna e raggiungere qualche vetta.

Eppure credo di conoscere quella sensazione di smarrimento che leggo negli interventi degli amici e rivivo i lutti dello scorso anno, quelli dei colleghi, intendo, perché anche in famiglia ne ho avuti diversi.

Una collega non ancora trentenne, portata via dal cancro, un altro appena più "vecchio" che è morto sotto i miei occhi, in mensa. E poi ancora altri più anziani, ma non per questo ancora in età da pensare all'estremo viaggio. Non è neppure un mese che è mancata una collega che gestiva la documentazione tecnica emessa da noi, con la quale ho lavorato fianco a fianco per diversi programmi.

Quando una persona è riuscita ad attrarre a sé così tanti amici, credo che la sua vita, per quanto breve, abbia avuto un senso compiuto. Restano da accompagnare le persone che gli stavano a fianco e che ora sentono tutto il peso di questa perdita. A loro va il mio pensiero di cordoglio.