il punto è se sia possibile ottenere un ritorno freddo da un impianto a radiatori.
quindi si era parlato, in altro 3d, di DT30 per intendere differenza di temperatura tra andata e ritorno di 30°c
esempio ingresso 65° uscita 35°. quindi attuare questo con una riduzione di portata, a patto di avere radiatori sufficentemente grandi, o di sovradimensionarli, per ottenere comunque la quantità di calore necessaria.
il sergio, in un'altro 3d dice (copio incollo):
La circolazione si ferma perchè esistono le perdite di carico... le
quali dipendono dal fatto che come qualunque cosa che si muove nel mondo
reale anche l'acqua dentro un tubo soffre dell'attrito contro il
tubo.... Se non esistesse l'attrito nei tubi non servirebbe nemmeno la
pompa di circolazione.... Invece se la portata è troppo bassa la
circolazione si ferma
e ancora
Ma sai che io invece non ci credo? Metti pure i circolatori modulanti,
ma per avere quei DT tra mandata e ritorno secondo me devi far girare
l'acqua talmente piano che non ce la fai a vincere le perdite di carico.
caro sergio, un fluido che circola dentro una tubazione incontra delle resistenze.
si usa quantificarle in diversi modi, tra cui le citate perdite di carico.
diversamente da come affermi, non si tratta di una sofferenza, di un vigile che arresta la circolazione in un dato momento, e neppure una mancata vittoria contro le temibili perdite di carico.
la resistenza che incontra un fluido è funzione della tipologia del tubo e della sua velocità.
per quel tubo la velocità dipende dalla portata.
a velocità ZERO o prossima a Zero non ci sono perdite di carico, in quanto sono trascurabili perchè tendono anche loro a zero.
quindi la circolazione non soffre, e vince.
le perdite di carico crescono in modo esponenziale con la velocità del fluido causando prima (in genere) rumorosità della circolazione. poi una vera e propria limitazione di portata massima. in quanto oltre un certo valore tendono a infinito.
è come l'attrito aerodimamico che un corpo subisce durante una caduta.
quando viene lasciato cadere, la velocità è zero, l'attrito è zero.
poi la velocità (di caduta) aumenta, ma l'attrito con l'aria che ne deriva aumenta esponenzialmente, sicchè
la velocità si stabilizza su un valore massimo che equivale al equilibrio tra l'attrito con l'aria e la forza impressa dalla massa del corpo per l'accelerazione di gravità.
anche nei tubi, o meglio negli impianti termoidraulici accade una cosa simile.
il circolatore una volta acceso imprime al fluido una portata (e quindi una certa velocità nei vari diamentri)
che si stabilizza ad un valore. quel valore corrisponde all'equilibro del lavoro trasmesso al fluido contro le perdite di carico in quel momento.
Quindi, per concludere, è possibile ridurre la portata nei radiatori per ottenere una consistente differenza di temperatura
tra entrata e uscita, con l'uscita dell'acqua anche prossima alla temperatura ambiente.
Puoi realizzare questo tramite testine termostatiche, regolatori di portata, o regolando i detentori dei radiatori.
quindi si era parlato, in altro 3d, di DT30 per intendere differenza di temperatura tra andata e ritorno di 30°c
esempio ingresso 65° uscita 35°. quindi attuare questo con una riduzione di portata, a patto di avere radiatori sufficentemente grandi, o di sovradimensionarli, per ottenere comunque la quantità di calore necessaria.
il sergio, in un'altro 3d dice (copio incollo):
La circolazione si ferma perchè esistono le perdite di carico... le
quali dipendono dal fatto che come qualunque cosa che si muove nel mondo
reale anche l'acqua dentro un tubo soffre dell'attrito contro il
tubo.... Se non esistesse l'attrito nei tubi non servirebbe nemmeno la
pompa di circolazione.... Invece se la portata è troppo bassa la
circolazione si ferma
e ancora
Ma sai che io invece non ci credo? Metti pure i circolatori modulanti,
ma per avere quei DT tra mandata e ritorno secondo me devi far girare
l'acqua talmente piano che non ce la fai a vincere le perdite di carico.
caro sergio, un fluido che circola dentro una tubazione incontra delle resistenze.
si usa quantificarle in diversi modi, tra cui le citate perdite di carico.
diversamente da come affermi, non si tratta di una sofferenza, di un vigile che arresta la circolazione in un dato momento, e neppure una mancata vittoria contro le temibili perdite di carico.
la resistenza che incontra un fluido è funzione della tipologia del tubo e della sua velocità.
per quel tubo la velocità dipende dalla portata.
a velocità ZERO o prossima a Zero non ci sono perdite di carico, in quanto sono trascurabili perchè tendono anche loro a zero.
quindi la circolazione non soffre, e vince.
le perdite di carico crescono in modo esponenziale con la velocità del fluido causando prima (in genere) rumorosità della circolazione. poi una vera e propria limitazione di portata massima. in quanto oltre un certo valore tendono a infinito.
è come l'attrito aerodimamico che un corpo subisce durante una caduta.
quando viene lasciato cadere, la velocità è zero, l'attrito è zero.
poi la velocità (di caduta) aumenta, ma l'attrito con l'aria che ne deriva aumenta esponenzialmente, sicchè
la velocità si stabilizza su un valore massimo che equivale al equilibrio tra l'attrito con l'aria e la forza impressa dalla massa del corpo per l'accelerazione di gravità.
anche nei tubi, o meglio negli impianti termoidraulici accade una cosa simile.
il circolatore una volta acceso imprime al fluido una portata (e quindi una certa velocità nei vari diamentri)
che si stabilizza ad un valore. quel valore corrisponde all'equilibro del lavoro trasmesso al fluido contro le perdite di carico in quel momento.
Quindi, per concludere, è possibile ridurre la portata nei radiatori per ottenere una consistente differenza di temperatura
tra entrata e uscita, con l'uscita dell'acqua anche prossima alla temperatura ambiente.
Puoi realizzare questo tramite testine termostatiche, regolatori di portata, o regolando i detentori dei radiatori.
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