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    SARA' ELETTRICA Un Pianeta per mia Figlia Meglio tardi che mai, cita un famoso detto popolare, senz’altro sintesi di buon senso anche se, a voler ben guardare, verrebbe da dire che qualche volta si potrebbe anche arrivare al momento giusto, o no? Mi riferisco alla novità di qualche giorno fa che finalmente ha visto un disegno di legge unificato in tema di auto elettriche riassumere le idee contenute in ben 3 proposte bi partisan all’esame delle varie commissioni ministeriali da oltre un anno. Secondo il testo sono previsti incentivi per l’acquisto di automobili a trazione elettrica o a emissioni al di sotto dei 95 gr/Km di CO2 ed un piano strutturale per la creazione di una rete di ricarica nazionale. In particolare per l’anno 2013 sono previsti ben 5.000 Euro di bonus per l’acquisto di un’auto con emissioni al di sotto dei 50 gr/Km di CO2, in pratica solamente auto full elettriche. Premesso che, pur nella soddisfazione generale, prima di brindare attendiamo tutti con ansia l’approvazione in aula prevista a giugno, mi verrebbe da commentare con un sonoro: FINALMENTE! Il motivo di tale esclamazione risiede sostanzialmente nel fatto che, come ho sottolineato in un precedente articolo (Je suis français ), arriviamo abbondantemente in ritardo rispetto ad altri paesi dell’area euro, come quelli del centro e nord Europa, ma anche e soprattutto della vicina Francia, che hanno invece intrapreso con decisione una serie di iniziative nella direzione della e-mobility a 360 gradi volte a fare sistema e ha conquistare il nascente mercato dell’elettrico. Prendiamo la Francia per esempio; è sotto gli occhi di tutti, basta guardare la pubblicità in TV o sui giornali, come i costruttori nazionali transalpini abbiano già nei loro concessionari, italiani inclusi, una nutrita offerta di elettrico puro (vedasi Renault EZ, Peugeor iON o Citroen C-zero). D'altronde come biasimarli, visto che le stime prevedono che le elettriche rappresenteranno il 20% del settore nel giro di 7 anni ed oltre il 30% delle nuove automobili messe in commercio in una decina di anni. Ogni paese dotato di buon senso e di un minimo di lungimiranza metterebbe subito in campo un piano teso a fare sistema con le proprie aziende, posizionando la propria industria, la ricerca, la filiera produttiva e di assistenza ed il sistema universitario in prima fila per accaparrarsi una consistente fetta di questa opportunità. Ed i risultati si vedono, infatti con le sue oltre 15.000 unità, la Francia, e soprattutto le industrie francesi, sono in pole position in Europa e la sua capitale è un modello per il mondo in quanto a sforzi tesi alla promozione della mobilità elettrica. Loro, i nostri cugini d’oltralpe, l’incentivo da 5.000 euro lo hanno messo in campo tempo fa, tant’è vero che una Renault ZOE, che a Ventimiglia si paga 21.000 Euro, solo pochi passi più in la, a Mentone, si paga solo 15.000 Euro. E come ogni piano nazionale serio, quello francese vede la capitale Parigi in prima fila con un investimento di 35 milioni di euro che ha creato il primo sistema su vasta scala di car sharing cittadino basato su auto elettriche che prevede entro il 2012 oltre 1.000 colonnine di ricarica sul territorio cittadino e 20.000 su quello nazionale contro la manciata di centinaia italiane. Vi chiederete ora quale saranno le auto impiegate a Parigi: Renault, Peugeot o Citroen? Niente di tutto questo, si tratta infatti della Bluecar, una city car frutto del binomio Pininfarina-Bollorè in grado di percorrere ben 250 KM con le batterie a pieno carico, ovvero 5 volte la percorrenza media quotidiana in ambito cittadino. Ma permettetemi di lasciare al prosieguo di questo articolo l’analisi tecnologica e delle prestazioni per soffermarmi invece su quanto appena affermato e cioè che le auto elettriche francesi usate a Parigi sono in parte frutto degli sforzi della “torinese” Pininfarina. Oggi 31 maggio 2012 ho visto in circolazione sulle strade di Torino, la capitale nazionale dell’automobile, la mia prima vera vettura full electric: era una PEUGEOT iON, non una FIAT. Viene da chiedersi come sia possibile, ma credo che con queste informazioni nessuno si stupisca più delle mie affermazioni riguardo al ritardo con cui il sistema Italia si sta muovendo in questo settore. E’ questa rischia di essere la punta dell’iceberg, infatti Londra ha appena annunciato l’intento di creare un sistema di car sharing cittadino fotocopia di quello parigino con oltre 1.000 veicoli nel giro di 3 anni, mentre la Cina, che è il più grande mercato dell’auto presente e futuro, parla già di oltre un milione di auto elettriche in circolazione a brevissimo e vanta un’industria all’avanguardia nel settore (vedasi BYD: Build Your Dream citata nel libro “Ambiente: un pianeta per mia figlia”). E poi ci sono la Germania, gli Stati Uniti, il Giappone e tanti altri, insomma le cose sono due: o sbagliano tutti loro oppure... Ora la domanda sorge spontanea, e l’Italia e la FIAT che fanno? Apparentemente il costruttore nazionale segue il trend dettato fin’ora dalle decisioni politiche prese in Italia di incentivare in larga misura le auto a gas ed infatti non ha ad oggi un’offerta propria di elettrico con cui ambire alle evidenti opportunità di mercato. L’Italia è infatti al primo posto nell’Unione Europea per numero di veicoli a gas naturale e fin qui tutto positivo, sia per l’ambiente che per l’economia, ma si tratta di un tatticismo destinato a mostrare presto tutti i suoi limiti, se non affiancato da un piano per la mobilità elettrica. I problemi che vedo io e che ho descritto nel mio libro, riguardano infatti più il medio lungo periodo: in particolare temo che continuando unicamente sulla strada del gas non si darà un chiaro segnale a tutta la filiera dell’auto di evolvere verso l’elettrico. Un’auto a gas è sostanzialmente uguale alle tradizionali: auto a benzina e necessita quindi di competenze del tutto simili per la manutenzione ed assistenza, diciamo meccanici con tuta sporca di grasso, chiavi inglesi ed attrezzi al seguito. Ad un’auto elettrica invece non si fa il cambio dell’olio, ma il cambio di release di software, cosa che il tradizionale meccanico difficilmente riuscirà a fare e dubito che, senza il dovuto preavviso, il sistema della formazione professionale sarà in grado di creare le necessarie competenze per rispondere all’offerta lavorativa. Va a finire che oltre alle auto elettriche francesi importeremo pure “meccanici” francesi, ripetendo gli stessi errori strategici già fatti in passato e legati spesso ad una mancanza di visione e capacità di pianificare nel lungo periodo che hanno fatto scivolare l’Italia sempre più in fondo alle classifiche delle potenze economiche occidentali. Le recenti parole del ministro per l’ambiente Corrado Clini sono del resto categoriche e quasi profetiche in proposito: “Ci sono grandi case automobilistiche europee che stanno investendo su questo (auto eletrriche) e spero che anche l’Italia riesca a consolidare una propria capacità produttiva”. Il ministro fa poi un esempio delle conseguenze della mancanza di un piano strategico nazionale: “Siamo diventati importatori di moduli fotovoltaici, piuttosto che cogliere l’occasione degli incentivi per stimolare la produzione nazionale”. La conclusione è la solita: l’Italia non fa gioco di squadra e quindi perde sistematicamente, nonostante gli individualismi, a causa della mancanza di chiari piani strategici di lungo perdiodo. Preferisco poi sorvolare sul fatto che l’Italia di gas non ne ha e lo importa a carissimo prezzo, dipendendo da forniture estere sempre meno affidabili, più o meno come per quelle di petrolio. A questo punto qualcuno potrebbe argomentare che la Francia spinge nella direzione della mobilità elettrica principalmente per la sua capacità di produrre energia da impianti nucleari, mentre l’Italia non lo può fare. Io ho un’opinione opposta a tale affermazione: innanzitutto la Francia è ben conscia dell’enorme problema che ha di fronte da un punto di vista energetico dal momento che dovrà a breve migrare il suo attuale 70% di produzione energetica nucleare verso altre fonti, visto che le sue centrali sono oramai vecchie di oltre trent’anni e destinate presto ad essere dismesse. Un sistema di mobilità veramente efficiente come quello elettrico non potrà far altro che agevolare una sfida così imponente. Veniamo poi all’Italia e cominciamo con il chiarire che, anche alle attuali tariffe elettriche, percorrere un centinaio di chilometri con un’auto elettrica costerebbe intorno ad un euro; si avete capito bene, un euro, una tazzina di caffè. Fatta questa dovuta premessa, mi verrebbe da suggerire che, essendo noi “il paese del sole”, il pieno alla nostra auto elettrica lo potremmo tranquillamente fare gratis, bastano un paio di pannelli fotovoltaici sul tetto di casa, dell’ufficio o della pensilina del parcheggio. Essendo poi l’Italia un paese con un sistema energetico fortemente sbilanciato verso l’importazione a caro prezzo e la dipendenza da combustibili fossili, una migrazione alla mobilità elettrica non potrebbe che fare bene al nostro paese. Del resto non sono il solo a pensarla così, se anche paesi con economie ben più floride della nostra come la Corea del Sud stanno investendo politicamente in un piano strategico di riduzione dei consumi e della dipendenza dal petrolio d’importazione che parte proprio dagli incentivi alla mobilità elettrica. Un piano del genere significherebbe per l’Italia qualche miliardo in meno di litri di benzina all’anno e qualche milione di tonnellate di CO2 made in Italy in meno disperse nell’ambiente. Cosa stiamo aspettando? Considerazioni politico economiche a parte, sono certo che molti di voi nutrano ancora qualche perplessità a livello tecnologico sull’auto elettrica e la considerino di fatto un esperimento per pochi o un giocattolo per ricchi. Permettetemi di condividere alcune informazioni e considerazioni. Innanzittutto gli scettici in proposito sono sempre di meno se è vero che, secondo un recente sondaggio in Europa e d’intorni, il 41% degli intervistati si dice dispobile all’acquisto di un veicolo elettrico ed il 71% si dimostra interessato. Analizziamo però alcuni dei principali motivi di scetticismo. Autonomia e prestazioni, per esempio, che rappresentano all’apparenza una barriera enorme all’adozione di massa di veicoli elettrici. Premesso che a oggi il mercato dell’elettrico offre solo veicoli adatti al trasporto urbano e sub urbano di persone e merci e non hai lunghi viaggi, i veicoli elettrici commercializzati ultimamente dai grossi produttori tradizionali, come Renault, hanno autonomie superiori ai 200 Km, che superano quindi ampiamente la percorrenza urbana quotidiana di praticamente ognuno di noi. Con le opportune colonnine di ricarica rapida poi i tempi per un pieno sono ormai ridotti a una mezz’oretta (la Renault ZOE recupera 50Km di autonomia in 10 minuti), a ulteriore conferma che, fatte le dovute premesse sul tipo di veicolo e sul suo utilizzo, l’autonomia non è assolutamente un problema. Considerate poi un altro dato di fatto: la vostra auto in media passa più del 70% del suo tempo parcheggiata in sosta, periodo più che sufficiente a completare 5 ricariche lente da una normalissima presa di corrente. Riguardo le prestazioni poi non c’è molto da dire: per trovare un equivalente in termini di agilità, accelerazione, coppia ad una piccola city car elettrica bisogna guardare a marchi come Ferrari e Porsche nel mondo a benzina. Un altro punto fonte di scetticismo sono i costi. Ora, premesso che gli incentivi servono proprio per avviare il mercato verso una diffusione di massa facilitando l’adozione iniziale, allora va detto che 15.000 Euro per una city car con le dotazioni di una renault Zoe o di una Nissan Leaf non sono assolutamente fuori mercato. Stiamo parlando di vetture con tutti gli optional e dotate di una sofisticata elettronica di bordo che consente controllo e sorveglianza a distanza senza eguali usando moderni smartphone e tablets. Tanto per capirsi, costano di più una Mini o una Smart a benzina. Quando si parla di costi poi bisognerebbe uscire dallo stereotipo del considerare il solo costo iniziale e valutare invece il "total cost of ownership", così come fanno i tassisti. In ambito urbano i risparmi per i soli costi di carburante sono dell’ordine del migliaio di euro ogni 10.000 Km, mica bruscolini. Qualcuno potrebbe poi obiettare che al costo iniziale dell’auto va aggiunto il canone mensile di locazione delle batterie di qualche decina di euro; ciò corrisponde sicuramente a verità, ma altrettando dicasi per i costi di manutenzione di un veicolo tradizionale come i vari tagliandi, olio, filtri carburante e aria, cinghia di distribuzione, iniettori, pompa carburante, pompa olio, radiatore, marmitta, frizione etc., tutte cose che semplicemente su di un veicolo elettrico non esistono e quindi non costano assolutamente nulla. Il noleggio consente poi di avere sempre un pacco batterie in condizioni ottimali, senza costi aggiuntivi e di beneficiare della continua innovazione tecnologica in materia, che porterà l’autonomia attuale a raddoppiare nel giro di pochissimi anni, probabilmente senza cambiare l'auto elettrica acquistata oggi. La mia conclusione è semplice: la seconda macchina, quella che si usa tipicamente in ambito urbano e non per i lunghi viaggi, presto SARA’ ELETTRICA; le condizioni ci sono ormai tutte e con una piccola spinta iniziale da parte delle amministrazioni a tutti i livelli e la giusta informazione, almeno una delle due abituali vetture che possiede un nucleo familiare può già oggi essere elettrica. Il sistema paese dovrebbe fare tutto il possibile per accelerare questo trend perché ne gioverebbero l’ambiente e l’economia a tutto vantaggio dei nostri figli e noi, come al solito, possiamo fare i nostri piccoli passi, informandoci, informando e, chi può, lanciandosi nell'acquisto di uno spicchio di futuro per i nostri bambini. Max Caranzano. 

  • #2
    Penso che la Fiat faccia la fine del Kodak

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    • #3
      Semplicemente al 100% d'accordo.
      E' ovvio che, per ancora molto tempo, l'auto elettrica sarà legata ad un ambito urbano ma, se mai si inizia.....
      L'errore principale su questo tipo di auto è stato, a mio avviso, nell'iniziarne la vendita senza prima creare un terreno fertile: colonnine di ricarica in ogni distributore di benzina, nei centri commerciali, nelle stazioni ferroviarie, nei capolinea dei tram, ecc.
      Il costo iniziale poi ha fatto il resto.
      In questo periodo vedo segnali interessanti: forte incremento di installazione di colonnine di ricarica (anche nei distributori ENI) e prezzi delle auto elettriche ridotti (grazie anche all'usato di max 2 anni).
      Ciao

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      • #4
        ".... Apparentemente il costruttore nazionale segue il trend dettato fin’ora dalle decisioni politiche prese in Italia di incentivare in larga misura le auto a gas ed infatti non ha ad oggi un’offerta propria di elettrico con cui ambire alle evidenti opportunità di mercato."

        Secondo il mio modesto parere gli elementi della frase andrebbero invertiti con in, aggiunta, un "certamente" e quindi:
        "....certamente i politici italiani seguono le decisioni prese dal costruttore nazionale per incentivare le auto a gas di cui quest'ultimo detiene un forte know-how nel settore per non parlare dell'intera filiera non pronta (vendita-marketing-manutenzione-diagnostica)".

        E' un pensiero troppo "estremo"?

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        • #5
          a dire il vero le prime auto full electric sono state FIAT, decenni fa...

          Erano troppo avanti, e a furia di aspettare gli altri sono rimasti indietro...
          I miei articoli su risparmio energetico, veicoli elettrici, batterie e altro
          https://www.electroyou.it/richiurci/...-miei-articoli

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          • #6
            probabilmente è il gas il sostituto del petrolio ce ne è tanto ne produciamo anche noi,io vado a metano poi
            dipende come produciamo l'energia per ricaricare le batterie se usiamo il gas è più ecologico andare a metano

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            • #7
              no pox non è proprio vero...

              I motori a scoppio hanno rendimenti infimi, il max è intorno al 30% ma nell'uso reale molto meno!

              Quindi in teoria anche se TUTTA l'energia elettrica fosse prodotta da combustibili fossili il vantaggio ci sarebbe ancora, basta leggere i Wh/km consumati dai veicoli elettrici, di solito molto meno della metà degli equivalenti termici.
              Semmai i dubbi sono su durata e costo ambientale (cioè energetico) delle batterie.

              Però questa discussione mi sembra nella sezione sbagliata...
              I miei articoli su risparmio energetico, veicoli elettrici, batterie e altro
              https://www.electroyou.it/richiurci/...-miei-articoli

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              • #8
                anche produrre energia elettrica col gas siamo intorno a quei rendimenti poi c'è il trasporto e la conversione
                e alla fine se non è zuppa è pan bagnato tutt'al più si inquina da un'altra parte,per il resto anche io mi vorrei
                riconvertire all'elettrico ma guardando anche al portafoglio e per il momento non ci siamo a meno chè di
                prendere auto usate come avete fatto voi ma con grossi rischi e problemi

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