Originariamente inviato da Rodrigo
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Prendiamo due bidoni da 200 litri pieni d'acqua del rubinetto, vi mettiamo dentro in uno un reattore attivato e nell'altro un reattore inerte e vediamo cosa succede. Io sono ancora più sempliciotto e proporrei addirittura di risparmiare termometri e altre diavolerie: il primo bidone che rimane a secco è quello che ha sviluppato più energia.
Non sarebbe neanche il caso di coibentare i bidoni o monitorare l'ambiente, lavorano entrambi nelle stesse condizioni, gli eventi esterni agiscono nello stesso modo.
Una raffinatezza, necessaria, è che nessun addetto all'esperimento sappia dov'è il reattore attivato (potrebbe accendere una stufetta vicino). Praticamente io parto da casa, vengo a Bologna (o dove si sperimenta), prendo in consegna il due bidoni e i due reattori, sistemo i reattori dentro i bidoni, mi assicuro che dall'esterno non sia possibile sapere in quale bidone sia sistemato quello attivato (e viceversa).
Su un foglietto disegno una semplice mappa che consegno ad un notaio e me ne torno a casa (non si sa mai potrei parlare nel sonno).
Quando il primo bidone rimane a secco andiamo a leggere il foglietto.
Se il bidone attivato si secca prima possiamo dire che l'esperimento è riuscito e vale la pena continuare con cose più sofisticate, se invece si secca l'altro o non si notano differenze vuol dire che non ci sono stati fenomeni particolari, ma i credenti possono comunque dire che il processo non è ancora ripetibile al 100%. Quindi nessun rischio per loro.
Evidentemente sarebbe tutto troppo facile e sarebbe arduo giustificare i soldi spesi in sofisticate apparecchiature, turismo scientifico ecc..
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