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Digressioni sulla nuova fisica

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  • #61
    Cari amici ciao a tutti,

    il forum evolve, il cambio del titolo del thread è stato quanto mai opportuno (grazie Roy ) e il nocciolo, sfuggente, della discussione si sta facendo moooolto interessante. Anche se non c'è. Anzi, forse questa discussione è bella perchè ha un thread "non locale" e coerente come i fenomeni che studiamo.
    x Meucci: i tuoi interventi, da un punto di vista scientifico, sono impeccabili complimenti . Mi piacerebbe che approfondissi un po' di più il discorso sull'estensione del dominio dei plasmi e la loro relazione con parametri macroscopici (e quindi più facilmente controllabili) quali la pressione o altro. Il tuo contributo potrebbe essere fondamentale a fornire uno stimolo alla interpretazione teorica di questo complesso fenomeno. Per ora noi ci stiamo rifacendo principalmente al modello di scarica di Townsend che pare spiegare bene i fenomeni che osserviamo. Come già ribadito più volte, riteniamo che la presenza del condensatore virtuale sia fondamentale non solo in fase di innesco, ma anche di oscillazione del plasma. Che ne pensi?
    Sono daccordo con te sulla produzione di deuterio nella cella: molto improbabile anche se non si può mai dire che succede in quel putiferio. Sono daccordo con te sull'interpretazione dei picchi elettromagnetici: è il plasma che con le sue caratteristiche capacitive e induttive, usando il catodo come antenna, spara tutto quel rumore.
    x Lawrence: Sono perfettamente daccordo con te riguardo la complessità del plasma visto come componente elettrico. Uno schema elettrotecnico equivalente della nostra cella lo postai già tempo fa (è anche inserito nel nostro ultimo pdf scaricabile dalla home page). Tuttavia se in tale schema si ipotizza la circolazione di una corrente continua, gli effetti dell'induttore e del condensatore sarebbero praticamente "invisibili". Infatti, il condensatore equivarrebbe ad un circuito aperto (all'incirca) e l'induttore a un corto circuito. In realtà, ciò che si osserva da un punto di vista più macroscopico, è l'esistenza di specifiche condizioni di lavoro del plasma in cui esso non appare reagire a una stimolazione di tipo "lineare" ma sembra reagire a qualcosa di più complicato. Sicuramente il suo innesco determina l'instaurarsi di fenomeni non lineari molto complessi (oltre alla "luce" esso emette anche una vasta gamma di frequenze elettromagnetiche). Le misure che ci limitiamo a fare sono solo quelle relative alla corrente e alla tensione che forniamo alla cella dall'esterno e, come ha detto Ennio (ciao !), esse vengono fatte da due strumenti in contemporanea e i dati di uno di essi vengono memorizzati in un pc. Talvolta, in casi particolari, il segnale della tensione in ingresso viene monitorato anche tramite elettroscopio. Il comportamento della cella dalla fase di semplice elettrolisi fino all'innesco del plasma è ben compreso (ne abbiamo parlato diffusamente) tuttavia ciò che il plasma combina là dentro va analizzato in altra maniera. Una pista che stiamo seguendo è quella di trovare, combinando modelli teorici e dati sperimentali, la "finestra" di funzionamento in cui gli effetti del plasma si manifestano più marcatamente (overunity in primis). Al momento, attraverso mille difficoltà, stiamo ancora esplorando.
    L'associazione col comportamento elettrico delle lampade a scarica è estremamente interessante e mi piacerebbe sapere più dettagli su questa tua opinione. In ultimo... non penso che sei uno che rompi. A volte prendi troppo facilmente per il c.lo ma non penso che rompi. Ciao

    Un saluto a tutti quanti, Roy, Ennio, rabazon e un caloroso benvenuto a berliz
    mi piacerebbe incontrarci di persona domenica prossima a grottammare o il 30 aprile a Pisa per parlare di persona, faccia a faccia, senza nick name o avatar...
    Ciao!

    Edited by Quantum Leap - 19/4/2005, 18:59
    ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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    • #62
      Ciao a tutti!

      Oggi ho realizzato una cella a fusione fredda elettrolitica che può raggiungere otto bar di pressione relativa. (mi ha incuriosito il post di berlitz)


      La cella è il contenitore di un filtro per acqua (di targa regge 50 gradi e 10 bar, non so se regge a lungo i 100 gradi) purtroppo il contenitore è verde (non lo vendono trasparente).

      Per evitare la concetrazione di gas esplosivi immetto aria compressa che fuoriesce dalla cella attraverso un rubinetto (nella prova di oggi ho fatto fatica a regolare il rubinetto di ingresso aria quindi la circolazione di aria era esagerata!).
      Siccome salto la fase di pre-plasma (rettifico solamente i 230v senza variac) posso evitare di immettere aria aggiuntiva per fare il ricircolo e sfruttare solo il vapore per aumentare la pressione ,aprendo poco il rubinetto di sfiato?

      Aumentando la pressione, la soluzione appare più calma perchè le bolle sono più piccole, il plasma appare "compresso".
      Le fastidiose bolle che salgono dal catodo alla superficie sono talmente piccole che non muovono molto l'acqua.

      L'assorbimento di corrente sembra non avere grosse variazioni (osservando gli amperometri analogici sembra aumentare, però è troppo variabile per capire se è aumentata).

      Come catodo ho usato un elettrodo in tugsteno puro da 2 mm di diametro, per l'anodo un elettrodo da 3,2mm.

      La soluzione è acqua di rubinetto con bicarbonato di sodio (questa è stata una prova rapida realizzata nella pausa di lavoro): prima dell'aggiunta del sale la conducibilità era di 420 us ed il PH 7,2, dopo l'aggiunta 2300us e PH 8,3.

      Le foto si trovano qui:
      http://www.altatensione.takeaway.mine.nu:8...ica/pressione1/

      La foto relativa alla configurazione degli elettrodi è indicatica perchè li ho sostituiti: erano più lunghi del contenitore.

      Edited by deltaHF - 19/4/2005, 21:13

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      • #63
        Ciao a tutti.
        Alcune idee:

        Per Quantum:
        CITAZIONE

        x Lawrence: Sono perfettamente daccordo con te riguardo la complessità del plasma visto come componente elettrico. Uno schema elettrotecnico equivalente della nostra cella lo postai già tempo fa (è anche inserito nel nostro ultimo pdf scaricabile dalla home page). Tuttavia se in tale schema si ipotizza la circolazione di una corrente continua, gli effetti dell'induttore e del condensatore sarebbero praticamente "invisibili". Infatti, il condensatore equivarrebbe ad un circuito aperto (all'incirca) e l'induttore a un corto circuito.


        Dunque, chiarisco meglio la mia idea. Non proponevo di mettere in serie tra cella e alimentatore un condensatore. Come dici sarebbe un circuito apero. Un induttore da 500H è un'altra cosa di un circuito chiuso semplice. In teoria così sarebbe se si trascurasse le variazione della corrente nel circuito che sicuramente ci sono. In altre parole, dimme se sbaglio, per alimentare la cella, prendete un variac e lo collegate alla 220Vac di rete. L'uscita del variac tra il neutro (spero) e la spazzola la mandate ad un ponte raddrizzatore adatto alla tensione e alla corrente in gioco. Poi via con l'uscita in continua verso l'anodo (+) ed verso il katodo (-). Variate la tensione e passate da elettrolisi all'innesco del plasma.
        Se il circuito di alimentazione è così composto, (forse anche da un condensatore dopo il ponte?) potrebbe essere poco adatto allo scopo a causa della bassa resistenza del sistema rete elettrica/variac. Ad una minima variazione di resistenza della cella corrisponde una forte variazione della corrente circolante e quindi della potenza assorbita, con conseguente aumento di calore ecc... Ecco il perchè ho suggerito di inserire in serie alla cella un induttore (reattore da reattanza induttiva) come si fa con le lampade a vapori di mercurio a ioduri metallici ecc... Il condensatore di cui andavo parlando non è altro che la capacità parassita del reattore in questione che insieme costituiscono un circuito oscillante accordato sulla frequenza naturale dell'oggetto "Reattore". Questo sistema viene usato anche in alcune vecchie saldatrici a TIG o MIG o a arco pulsato. Infatti se fai una prova con l'alimentatore che hai con il variac, collegando il positivo ad un reattore per lampade e con due fili chiudi il circuito noterai che si formerà un bellissimo e caldissimo arco con una tensione di qualche decina di volt continui. Se ai fili sostituisci la cella..... chissà?

        CITAZIONE

        In realtà, ciò che si osserva da un punto di vista più macroscopico, è l'esistenza di specifiche condizioni di lavoro del plasma in cui esso non appare reagire a una stimolazione di tipo "lineare" ma sembra reagire a qualcosa di più complicato. Sicuramente il suo innesco determina l'instaurarsi di fenomeni non lineari molto complessi (oltre alla "luce" esso emette anche una vasta gamma di frequenze elettromagnetiche).


        Probabilmente sono le oscillazioni ad alta frequenza prodotte dal variac, hai notato che è un induttore anche lui? E come tutti gli induttori hanno una capacità parassita in parallelo, e forma un circuito oscillante o campanello come viene chiamo nei testi, che se sottoposto ad una adeguata sollecitazione comincia ad oscillare. Non è detto che sia così ma potrebbe essere un'ipotesi. Da quello che appare non usate molti condensatori e induttori di filtro nei vostri alimentatori. Questi, montati correttamente eliminano effetti di oscillazioni e generazione di cose strane.

        CITAZIONE

        Le misure che ci limitiamo a fare sono solo quelle relative alla corrente e alla tensione che forniamo alla cella dall'esterno e, come ha detto Ennio (ciao  !), esse vengono fatte da due strumenti in contemporanea e i dati di uno di essi vengono memorizzati in un pc. Talvolta, in casi particolari, il segnale della tensione in ingresso viene monitorato anche tramite elettroscopio. Il comportamento della cella dalla fase di semplice elettrolisi fino all'innesco del plasma è ben compreso (ne abbiamo parlato diffusamente) tuttavia ciò che il plasma combina là dentro va analizzato in altra maniera. Una pista che stiamo seguendo è quella di trovare, combinando modelli teorici e dati sperimentali, la "finestra" di funzionamento in cui gli effetti del plasma si manifestano più marcatamente (overunity in primis). Al momento, attraverso mille difficoltà, stiamo ancora esplorando.


        Alcune misure importanti da fare sarebbero di rilevare con un oscilloscopio la tensioni in giro per determinare se ci sono oscillazioni dovute all'induttanza del variac, la tensione ai capi della cella per vedere con cosa si ha a che fare e discriminare quali sono le variazioni dovute alla cella e quali all'alimentatore, non dirmi che sono un criticatutto, poco professionale. Questo potrebbe rivelare molte cose.

        CITAZIONE

        L'associazione col comportamento elettrico delle lampade a scarica è estremamente interessante e mi piacerebbe sapere più dettagli su questa tua opinione.


        Vedi poco più su!

        CITAZIONE

        In ultimo... non penso che sei uno che rompi. A volte prendi troppo facilmente per il c.lo ma non penso che rompi. Ciao  


        Va bene scasso! Credo che ci sia un modo di vedere la vita da parte mia diverso dagli altri, io la prendo con più filosofia e se uno mi prende in giro senza offendermi non me la prendo, mentre voi popolo dei forum (o popolo Italiano?) partite in quinta con l'offesa nell'onore. Poi preconcetti alla mano si va a leggere i miei post con "la sangre caliente, y la navaja en la mano" e non si capisce un tubo di quello che scrivo, anzi anche se sono scuse, ci si inc@##a di più.

        Non è così? Poi non uso molto gli Emoticons che mi stanno sui ball....

        Ciao!

        Edited by Lawrence - 20/4/2005, 16:59

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        • #64
          Ciao Ragazzi,
          penso vi possa interessare....

          http://www.blacklightpower.com/cqmgallery-anim.shtml


          Armando

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          • #65
            Cari amici, ciao a tutti!
            rispondo a Lowrenzo:
            CITAZIONE
            Se il circuito di alimentazione è così composto  [...]  Ad una minima variazione di resistenza della cella corrisponde una forte variazione della corrente circolante e quindi della potenza assorbita, con conseguente aumento di calore ecc...

            Cio' che descrivi è esattamente ciò che vediamo prima dell'innesco del plasma. Infatti, il riscaldamento della soluzione per effetto Joule ne abbassa la resistenza elettrica, quindi la corrente circolante aumenta. Fin qui tutto chiaro. Le stranezze cominciano quando si passa da questa fase, di semplice elettrolisi, a quella di plasma stabile. Quando il plasma innesca la corrente cala bruscamente passando da un picco di una decina di ampere a valori dell'ordine di 1 A. Quindi, l'ipotesi di alterazioni delle condizioni elettriche analoghe a quelle che avvengono in una lampada a scarica a causa del reattore è convincente. Solo che la parte del reattore la fa il plasma stesso (se dai un'occhiata al nostro report c'è lo schema elettrico completo. Lo puoi scaricare dalla sez.Fusione Fredda della home page, pesa 2Mb).
            CITAZIONE
            Probabilmente sono le oscillazioni ad alta frequenza prodotte dal variac, hai notato che è un induttore anche lui?

            In realtà il plasma si innesca anche con batterie. Noi usiamo un variac, raddrizzato e "stirato", perchè si fa prima.
            CITAZIONE
            Alcune misure importanti da fare sarebbero di rilevare con un oscilloscopio la tensioni in giro per determinare se ci sono oscillazioni dovute all'induttanza del variac, la tensione ai capi della cella per vedere con cosa si ha a che fare e discriminare quali sono le variazioni dovute alla cella e quali all'alimentatore, non dirmi che sono un criticatutto, poco professionale. Questo potrebbe rivelare molte cose.

            In realtà c'è stato un errore di battitura. Volevo scrivere "oscilloscopio" e ho scritto "elettroscopio". Le analisi che tu suggerisci sono state già fatte. Il risultato è che il plasma si comporta come un componente elettrico "non lineare" in parallelo al carico ohmico della cella. Il perchè è ancora in fase di studio. Anche se una prova con un induttore a monte della cella si può sempre fare...

            Un salutone!
            ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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            • #66
              Ciao quantum, ormai mi avete coinvolto e mi dovete sopportare.

              Probabilmente quando dalla fase elettrolitica, cioè quando gli elettrodi toccano nella soluzione, si passa alla fase con plasma tra i due elettrodi, la corrente non circola più nella soluzione ma attraverso il plasma che divide gli elettrodi. La corrente più bassa circola nel volume di soluzione molto ridotto dal volume occupato dalla bolla di plasma.
              Da considerare che la corrente elettrica per conduzione è diversa da quella per emissione o trasferimento di cariche, quindi nel plasma si ha una corrente probabilmente dovuta ad elettroni mentre nella soluzione a cariche. Quindi? Quindi nulla, se avete fatto le prove con l'oscilloscopio e non si vede nessuna oscillazione, se la corrente è continua o quasi, avete fatto le prove con le batterie e senza induzione in giro...... ho finito non dico altro.
              Forse qualcosa un idea un pò bislacca ma chissà... così a lume di naso, a sensazione........
              L'acqua ci vuole perchè è il vettore del materiale fusore ( è così l'inverso di "fissile"?).
              Il plasma serve, perchè avete trovato che è il plasma che produce la fusione dei due atomi di idrogeno.
              Allora, tecnologicamente pensando, se prendessimo un bel tubo di vetro-quarzo bello resistente alle temperature, ci avvolgessimo intorno (non so come) delle bobine di contenimento del plasma, ci ficcassimo due elettrodi uno per capo di tubo in tungsteno toriato.
              Poi da una appendice introducessimo vapore di acqua e l'eccesso lo facciamo uscire da un'altra appendice.
              Quando siamo contenti delle cose, facciamo scoccare un arco tra i due elettrodi tramite un reattore esterno, sempre tipo le lampade a vapori, ma invece che di ioduri metallici, vapori .... di acqua. Si genera il plasma che non tocca le pareti perchè contenuto nel campo magnetico cosa si potrebbe ottenere? Minore usura degli elettrodi sicuramente, nessuna corrente nella soluzione perchè la soluzione non c'è più, soltanto plasma e corrente attraverso di esso, corrente dovuta per lo più da elettroni e non da cariche elettriche da conduzione. Maggiore stabilità dell'arco, e misurabilità dell'energia extra dovuta alla fusione. Inoltre si potrebbe aumentare la pressione dell'atmosfera che circonda il plasma che potrebbe essere per esempio di qualcosa di inerte tipo azoto, argon, kripton, helio o cosa ti pare fino a raggiungere i limiti del vetro-quarzo. Poi si scappa. La luce emessa potrebbe essere analizzata da uno spettrometro e vedere se c'è emissione tipica dell'helio. Se non abbiamo messo helio come gas inerte, altrimenti bella gara.
              Che ne dici è un'idea del cavolo? Stronca stronca...
              Ciao.

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              • #67
                Bella idea Lawrence... forse la cosa più difficile da realizzare sarebbero le bobine di contenimento plasma.... sempre se il plasma si accende... la cosa è intrippante!

                Non so cosa ne penserà quantum o Ennio ma spero ti diano delle risposte precise poichè mi sembra una prova che porterebbe ad un passo superiore l'esperimento.

                Un caro saluto e spero proprio che verrai a pisa.
                Roy
                Essere realisti e fare l'impossibile

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                • #68

                  Qualcosa di molto simile (quasi) a quanto descritto dall'amico Lawrence l'ho intravista in rete e se non mi sbaglio nel sito di Naudin. Vi faro' sapere.
                  E' molto interessante.........veramente molto interessante, ovviamente praticando alcuni essenziali cambiamenti al sistema pensato da Lawrence.
                  Si tratta solo di un mio pensiero, non ho alcuna pretesa di affermarlo come sicuramente risolutivo, anzi per certi versi risulta molto pericoloso quindi probabilmente restera' qui solo come l'elucubrazione di un pazzo.

                  Io metterei l'idrogeno a bassa pressione e non l'acqua all'interno di questo tubo, per ovvie ragioni termodinamiche e anche pratiche. In fondo da quello che sappiamo, sembra che siano i protoni a far scaturire le prime reazioni trasmutative. L'idrogeno ionizzato e' costituito da protoni che si muoverebbero nel tubo e potrebbero, opportunamente canalizzati, essere diretto su un catodo di tungsteno. E non aggiungerei altro alla minestra.

                  Quello che mi lascia perplesso e mi intimorisce e' la pericolosita' del dispositivo all'interno del quale non deve esserci alcuna traccia di ossigeno. Ma , comunque io credo che una bella esplosione succedera' comunque.

                  Penso all'acqua, (l'idea di Lawrence) ma, non mi convince.

                  Comunque io lavorerei con l'idrogeno, soltanto bisognerebbe pensare a qualcosa che permetta a quest'ultimo di stare tranquillo e non fare rumore.

                  L'idea di abbandonare la soluzione e passare ai gas e' comunque molto interessante e l'amico Lawrence, almeno a me , mi sta facendo pensare... uhm....

                  Si tratta certamente di una seconda strada percorribile. Mi sembra come la distinzione alchemica della via secca dalla via umida...ha...ha...ha..

                  Voglio pensarci meglio

                  A presto, un grande abbraccio a tutti voi

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                  • #69
                    Ciao,

                    Ci sarebbe anche il problema del surriscaldamento degli elettrodi!

                    Negli esperimenti in cella elettrolitica il catodo è raffreddato dagli spruzzi d' acqua.
                    Quando ho fatto gli archi in aria con 0.07 Ampere ed elettrodi in tugsteno da 2 mm, l'elettrodo positivo si consumava molto più velocemente del catodo nella fusione elettrolitica (anche se la corrente era minore e la potenza consumata minore).

                    Sabato o domenica farò una prova con Teslacoil: realizzeremo un arco (usando un trasformatore per insnegne luminose) tra due elettrodi in tugsteno, l'elettrodo che si scalda di più (anodo) sarà immerso quasi completamente in acqua.
                    Con uno o due contatori dell'enel calcoleremo l'energia immessa e con un termometro e dei misurini l'energia prodotta.
                    il plasma non sarà concentrato come nella fusione elettrolitica, però ci sarà un elettrodo caldissimo (bianco) a contatto con plasma e vapore acqueo.

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                    • #70
                      Ciao a tutti,
                      innanzittutto ringrazio tutti per la gentile e calorosa accoglienza in questo forum.
                      Cerco ora di rispondere brevemente ai post che sono seguiti al mio.
                      Per Armando:
                      Non ho studiato la meccanica adronica, bensì ho dato un'occhiata al documento introduttivo della isoteoria del Santilli. Mi piacerebbe sapere perche' fai questa domanda.
                      Per Ennio Vorcizio e Meucci:
                      Non sarei cosi' drastico nell'escludere a priori l'ipotesi dell'attribuzione del picco di frequenza al deuterio, per di piu' in presenza dell'altro picco attribuibile ad HO. Potrebbe essere che un neutrone venga assorbito da un atomo di idrogeno presente nella molecola d'acqua che perde l'appena formato deuterio sotto forma di ione che a sua volta riacquista l'elettrone emettendo quindi un fotone con la frequenza caratteristica del deuterio. Se e' vero che non sempre sono riproducibili tali pichi, sarebbe comunque interessante capire in quali condizioni si verifica tale fenomeno. Purtroppo Remond non e' stato preciso in tal senso.
                      Ho riletto con un po' piu' attenzione i precedenti post, pero' sull'argomento non mi si e' chiarito un po', percio' io ho esposto il mio pensiero appena scritto.
                      Quasi sicuramente la mia idea del plasma diffuso in tutta la cella con acqua pesante e' sbagliata, pero' mi piacerebbe sapere che cos'e' quella luminosita'.
                      Per Rabazon:
                      Perche' dici trizio anomalo? Sono proprio curioso di capire.
                      Per DeltaHF:
                      Complimenti per la tua prova di plasma sotto pressione: non pensavo che si potesse realizzare in quattro e quattrotto l'esperimento. Vorrei sapere se saresti in grado di misurare la quantita' di calore prodotta, perche' cosi' si puo' capire se il rendimento e' variato e quanto e' variato. Se tu riterrai opportuno potrei esporti nel prossimo post la mia idea su come effettuare tale misura.
                      Un saluto
                      Francesco

                      Edited by berlitz - 22/4/2005, 01:29

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                      • #71
                        dear amici,
                        forse tranne un paio,
                        per francesco,
                        se si formasse del normale trizio, lo troveremmo nelle analisi, cosa che non mi risulta
                        dovremmo avere del trizio con decadimento accellerato rispetto a quello normale
                        che in pochissimo tempo decade in normali protoni e deuterio,
                        con emissione di fotoni
                        questo per accordare teorie e osservazioni
                        tutto qui
                        saluti

                        Commenta


                        • #72
                          Ciao
                          Ineffetti se ci fosse formazione di Trizio(H3) allo sto liquido si sarebbe sicuramente trovato, anche perchè il suo tempo di decadimento e di 12.3 anni;e dei picchi beta- in soluzione spiccherebbero sicuramente.
                          ciao ciao

                          Commenta


                          • #73
                            Ciao,

                            x Berlitz, ogni consiglio è prezionso!

                            La scheda di acquisizione dati per PC non l'abbiamo ancora costruita, però abbiamo vari contatori enel per "conteggiare" l'energia consumata.
                            Questa volta ho intnezione di adoperare dei condenesatori di livellamento enormi (dovremo rispettare moltissiomo la corrente per non farci male!) per evitare i picchi di corrente che hanno reso la precedente rilevazione poco affidabile.

                            Commenta


                            • #74
                              Cari amici, ciao a tutti,
                              e ben trovato al caro Area51 che da parecchio non postava !
                              x Lowrenzo: Le idee che porti sono molto stuzzicanti e interessanti e, in parte, abbracciano un futuro step2 sulle nostre ricerche. Tale step2 (a cui segue uno step3 e poi uno step4) sarà raggiungibile solo se qualche ente o altro darà una mano a questa ricerca che, ormai, con le attrezzature a nostra disposizione, ha quasi raggiunto la saturazione...
                              Ma veniamo al dunque. L'idea, dicevo, è ottima. Tuttavia essa modifica alcuni parametri che potrebbero risultare sostanziali per l'ottenimento degli effetti voluti. Innanzitutto, l'uso del vapore, puro, non consente la formazione del cosiddetto condensatore virtuale che, invece, si forma nella nostra soluzione. Tale condensatore, formato dai cationi K+ (ma anche Na+ o altro) non si scarica sul catodo, uniforma il campo elettrico di tale catodo sotto la banda conduttiva ("banda di reazione"), può "oscillare" sollecitato dal plasma, può garantire una adeguata densità di ioni nel suo dielettrico (che poi è proprio il plasma di H+ e di e-). Sicuramente, in un tubo simile a quello da te suggerito, con gli elettrodi disposti frontalmente, l'arco scocca (c'è tutta quella umidità...) ma vengono a cadere certe peculiari condizioni che, pensandoci e ripensandoci, sono difficili da ottenere attraverso condizioni diverse da quelle ottenibili per via elettrochimica. Riguardo la bobina di confinamento, essa risulta una ridondanza in quanto gli elettrodi, nella geometria da te suggerita, già da soli confinano l'arco adeguatamente.
                              In ogni caso solo l'esperimento diretto fornirà le risposte adatte. E forse potrebbe consentire di fare un salto avanti. Oppure no. Attendiamo lo step2 e la possibilità di metterlo in atto. Un'ultimissima cosa. Se le reazioni nucleari dovessero verificarsi, noi non rileveremmo elio perchè nei nostri esperimenti non facciamo la fusione (difficile). Ciò che riusciamo a far avvenire è una facilitazione della reazione di "cattura elettronica"
                              p+e ----> n + v - 0,784 MeV
                              che ci facilita la produzione di neutroni e fa accadere tutto il casino che misuriamo... o almeno, per ora questa è l'idea anche se... Ma ne riparleremo quando avremo le idee più chiare. Anticipo solo che potrebbe centrare qualcosa con l'ultimo link di Armando, per il resto non mi pronuncio oltre.
                              In ogni caso, caro Lowrenzo, il tuo coinvolgimento in questa discussione è davvero un grande piacere. Sei molto preparato e abbiamo bisogno delle tue idee però LEGGITI IL REPORT!!! salva oggetto con nome - tasto dex.
                              x Ennio: hai ragione, l'ultimo dispositivo di Naudin è molto simile, solo che non c'è vapore e il campo magnetico è disposto diversamente, però siamo lì.
                              x Delta: Il tuo esperimento col plasma in pressione è straordinario. Ti esorto a stare attento! (Ma tanto lo sai gi&agrave. Sarebbe interessante sapere le variazioni di energia in output rispetto all'esperimento in pressione atmosferica, ma ci hai spiegato che tutto l'accrocchio è stato un po' improvvisato. Potresti darci qualche altra info "a fiuto" sulle differenze che hai notato fra questo plasma rispetto a quello standard?
                              x berlitz: i disturbi elettromagnetici emessi dal plasma sono distribuiti su tante e tali frequenze che è possibile trovarci di tutto. L'utilizzo di un analizzatore di spettro richiede, in misure di questo genere, una grande esperienza e una camera anecoica. L'amico remond, che ha portato la notizia del picco di deuterio e dello ione OH, ha condotto questa misura troppo grossolanamente per essere attendibile. Ti dico questo perchè anche noi, conducendo una misurazione analoga, abbiamo avuto a che fare con queste misure che sono una delle cose più complicate e più "fini" da condurre. La giustificazione ai picchi, come già detto altre volte, la si può ritrovare nelle caratteristiche elettrotecniche del plasma (un vero e proprio circuito LC) unite alla geometria della cella. Fra tutti i picchi rilevati c'è sicuramente traccia di qualche specie chimica, ma la confusione del fondo è veramente troppo elevata per riuscire a discernerci qualcosa. Probabilmente uno spettrometro (schermato dai disturbi) darebbe sicuramente più informazioni - ma anche lì occorrono misure condotte a regola d'arte e quindi mani esperte e strumentazione discreta.

                              Ciao a tutti!
                              ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                              • #75
                                Non ho capito un tubo o quasi, comunque mi sun quà. Mi documento, leggo e magari qualche altra stron#@ta la ripropongo. Certo il tubo mi piaceva, lampada ad umidità d'acqua, sconsigliata per i reumatismi
                                Ciao e buon 25 a tutti.

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                                • #76
                                  Ciao,

                                  Io e Teslacoil abbiamo effettuato la prima prova calorimetrica della cella in pressione, isolando la cella con della stoffa.

                                  Abbiamo effettuato prove a 0-1-2-3 bar di pressione relativa (usando un compressore da frigorifero).
                                  All'aumentare della pressione la turbolenza diminuisce (le bolle sono più piccole) ed il consumo elettrico si stabilizza oscillando
                                  sempre di meno.

                                  Questi sono i dati:

                                  pressione 0,1 acqua -9ml temp. finale 60.5 iniziale 19.5
                                  pressione 1 acqua -9ml temp. finale 64.4 iniziale 19.6
                                  pressione 2 acqua -9ml temp. finale 70 iniziale 19.6
                                  pressione 3 acqua -8ml temp. finale 70 iniziale 18.7


                                  La quantità di acqua iniziale era 300ml
                                  L'acqua è stata misurata la seconda volta(per calcolare di quanto è diminuita) a temperatura di 38.5 gradi.
                                  Il voltaggio di alimentazione all' ingresso del circuito di
                                  rettificazione e filtraggio che alimenta la cella era 250v AC.
                                  La soluzione è composta da acqua di rubinetto quasi
                                  satura di bicarbonato di sodio.
                                  La conducibilita' elettrica misurata all' origine e di 1500 uS,
                                  con PH 8.6
                                  Sicuramente ci sono stati errori di misura della quantità acqua perchè abbiamo dovuto riempie 6 misurini per raggiungere i 300 ml

                                  In tutte le misure calorimetriche e' stata trascurata la massa
                                  termica equivalente del recipiente, degli elettrodi e del materiale
                                  di coibentazione ( che purtroppo risulta ignota )

                                  Come vi sembrano questi risultati?
                                  se ci sara' abbastanza tempo domani provvederemo a realizzare
                                  le prove calorimetriche a pressioni piu' elevate, per ragioni di
                                  sicurezza dovremo trasferirci in cantina e racchiudere la cella
                                  di reazione in un' altra stanza.

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                                  • #77
                                    Salve,
                                    per DeltaHF e Teslacoil:
                                    in relazione alle vostre prove di ieri, dai dati esposti sulle temperatura di equilibrio (cosi' mi sembra di capire) ho notato, esguendo un banalissimo calcolo, un aumento del rendimento della cella sotto pressione del 25% rispetto a quella a pressione ambiente. Quindi questo si traduce in un rendimento del 1,88 contro quello massimo del 1,5 ottenuto dai casertani senza pressione. Direi un ottimo risultato: si e' avvicinato di molto al fattore di due del rendimento.
                                    Mi ha lasciato un po' perplesso la vostra misura alla pressione relativa di tre: mi sarei aspettato un pochino di piu'. Attendo vostri riscontri.
                                    Sarebbe interessante poter eseguire delle prove in celle metalliche, anche senza pressione: questo perche' si sfrutterebbe le onde elettromagnetiche che, generate dal plasma, verrebbero assorbite dal metallo. Quindi non mi stupirebbe se la temperatura del recipiente fosse superiore rispetto alla soluzione che confermerebbe quanto riportato da Rave.
                                    per Quantum Leap:
                                    allora rimaniamo in attesa che qualcuno esegua delle prove piu' precise sulla natura dei picchi di frequenze generate dal plasma o, comunque, dalla cella elettrolittica.
                                    Un saluto a tutti
                                    Francesco

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                                    • #78
                                      Ciao,

                                      Le prove più precise le effettueremo domani con misurini adeguati.

                                      Oggi abbiamo fatto altre prove in cantina sempre a 3 bar di pressione relativa: il delta t è stato 47 e 42.6 , nelle prove di ieri abbiamo raggiunto i 50.4 gradi a 2 bar.
                                      Il voltaggio era 210v prima del ponte raddrizzatore.
                                      Abbiamo notato che dopo che la soluzione supera i 30 gradi circa, l'assorbimento di corrente aumenta molto (circa del 30-45%)

                                      Nella prova senza copri catodo a 3 bar la soluzione era tranquilla e la cella silenzionsa, però l'elettrodo negativo si consuma molto in fretta.

                                      Abbiamo in progetto di fare altre prove ad alta pressione usando una piccola bombola da 250 bar come cella (ovviamente da accendere in giardino lontano da noi!)

                                      Edited by deltaHF - 24/4/2005, 21:39

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                                      • #79
                                        Ciao a tutti,
                                        e' da un po che vi leggo.
                                        Avete mai pensato a uno o entranbi gli elettrodi cavi , in cui viene fatta passare l' acqua, il vapore o l' idrogeno?
                                        questo quando esce si trova proprio in mezzo al plasma!

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                                        • #80
                                          Ciao a tutti,
                                          Velocemente, se pensate che la mia idea sia stata proposta da Naudin ...... buttatela via, cancellate i post, e cancellatela dalla mente..... ma come posso essere caduto così in basso da farmi venire delle idee alla Naudin!

                                          Comunque, scherzi a parte, feci delle prove di arco in atmosfera di idrogeno, ricavato per via elettrolitica a pressione ambiente, qualche annetto fa, non per fare la fusione ma per altri motivi, allo scoccare dell'arco il tubo esplose la prima volta, forse perchè non avevo tolto tutta l'aria o chissà perchè. La seconda volta l'arco si è acceso e mantenuto come in una normale lampada a scarica, ho rilevato quello che dovevo rilevare e rismontai il tutto senza dare più peso alla cosa. L'energia impiegata per l'arco è molto bassa in questi casi, 50W al massimo, a voler proprio esagerare, le tensioni invece sono altine, non le ho mai misurate ma credo qualche migliaio di volt. La scarica non innesca per conto suo, ma richiede un minimo di riscaldamento che io fornii dall'esterno. Gli elettrodi dissipano il calore o tramite conduzione verso il vetro oppure aggiungendo delle alette di alluminio anodizzato all'interno e allora si raffreddano per irraggiamento. Chiaramente io non avevo potenze di chilowatt come avete voi.
                                          Ma, ripeto, se questo somiglia a qualcosa di Naudin, non ne tenete di conto. Di sicuro non funziona e non serve a nulla!
                                          Ciao e buoni esperimenti a tutti.

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                                          • #81
                                            Ciao,

                                            Domenica e lunedi abbiamo continuato le prove (in totale abbiamo effettuato 25 prove misurando l'energia in ingresso e l'energia in uscita): il massimo rendimento lo abbiamo ottenuto mettendo un copricatodo stretto (mezzo millimetro più largo del catodo) che si è fuso sul catodo.

                                            Normalmente con 10 giri del disco del contatore la temperatura della soluzione di bicarbonato di sodio satura aumentava di circa 45 gradi, con il copricatodo fuso sul catodo (era un corpo unico) la temperatura è aumentata più di 55 gradi (è andata a +70 gradi ed il termometro è andato a fondo scala...).
                                            Abbiamo fatto 3 prove così, nell' ultima abbiamo fatto fare solo 9 giri al contatore e la temperatura ha superato ugualmente i 70 gradi!
                                            Le prove con alto rendimento sono state fatte a 3,5 e 4 bar di pressione relativa.

                                            Le misurazioni dell'acqua evaporata sono mlto dificili perchè molto vapore ritorna nella cella condensandosi sul tappo (nelle ultime prove abbiamo adoperato una bilancia, in una prova la soluzione alla fine era maggiore di quella iniziale!).

                                            Le foto sono qua:
                                            http://www.altatensione.takeaway.mine.nu:8...essione1/nuovo/


                                            x Lawrence: la tua idea è interessante, penseremo a come metterla in pratica quando avremo completato tutte le prove della fusione sotto pressione.

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                                            • #82
                                              Hola All!

                                              CITAZIONE
                                              in relazione alle vostre prove di ieri, dai dati esposti sulle temperatura di equilibrio (cosi' mi sembra di capire) ho notato, esguendo un banalissimo calcolo, un aumento del rendimento della cella sotto pressione del 25% rispetto a quella a pressione ambiente. Quindi questo si traduce in un rendimento del 1,88 contro quello massimo del 1,5 ottenuto dai casertani senza pressione. Direi un ottimo risultato: si e' avvicinato di molto al fattore di due del rendimento.



                                              Aspetta, ci sono degli altri fattori che delta NON ha considerato nel suo
                                              discorso di cui bisogna tenere conto:

                                              Innanzitutto la nostra cella in pressione e' formata da un recipiente plastico
                                              adatto a reggere appunto l' alta pressione, l' isolamento termico verso
                                              l' esterno di questo accrocchio e' piuttosto scadente, in effetti toccando
                                              la cella dopo l' uso la si percepiva piuttosto calda, in secondo luogo,
                                              a causa del compressore ben poco ortodosso privo di un sufficiente accumulo
                                              di aria compressa siamo stati costretti ad eseguire la prova con
                                              compressore sempre acceso e un discreto flusso costante di aria compressa
                                              che portava via il vapore acqueo ancora caldo.
                                              le valvole di uscita con il regolatore di pressione e il relativo tubo di scarico
                                              di fatto scottavano, ed anche queste sono state perdite tutt' altro che
                                              trascurabili
                                              Alla luce di quanto esposto, il rendimento apparente della cella dovrebbe
                                              essere ancora maggiore, anche se attualmente NON sapremmo quantificare
                                              con precisione di quanto possa esserlo.


                                              CITAZIONE
                                              Mi ha lasciato un po' perplesso la vostra misura alla pressione relativa di tre: mi sarei aspettato un pochino di piu'. Attendo vostri riscontri.



                                              E' molto probabilmente una prova affetta dal problema dello stop termico
                                              a circa 70C°, al di sopra di questo valore e' molto difficile arrivare, sembra
                                              quasi che la cella inizi a dissipare solo calore nel vapore e cessi di scaldare
                                              l' acqua.

                                              CITAZIONE
                                              Domenica e lunedi abbiamo continuato le prove (in totale abbiamo effettuato 25 prove misurando l'energia in ingresso e l'energia in uscita): il massimo rendimento lo abbiamo ottenuto mettendo un copricatodo stretto (mezzo millimetro più largo del catodo) che si è fuso sul catodo.

                                              Normalmente con 10 giri del disco del contatore la temperatura della soluzione di bicarbonato di sodio satura aumentava di circa 45 gradi, con il copricatodo fuso sul catodo (era un corpo unico) la temperatura è aumentata più di 55 gradi (è andata a +70 gradi ed il termometro è andato a fondo scala...).
                                              Abbiamo fatto 3 prove così, nell' ultima abbiamo fatto fare solo 9 giri al contatore e la temperatura ha superato ugualmente i 70 gradi!
                                              Le prove con alto rendimento sono state fatte a 3,5 e 4 bar di pressione relativa.



                                              Mi sta' venendo un dubbio atroce.
                                              potrebbe benissimo essere un fenomeno dovuto all' evaporazione:
                                              mi spiego meglio, se immetto un certo numero di wattora fisso all' interno
                                              della cella la temperatura dovrebbe aumentare di un valore fisso, giusto?
                                              ma se anziche' utilizzare un elettrodo grosso, che genera parecchie
                                              bolle di vapore utilizzo un elettrodo piu' piccolo, che concentra la potenza
                                              in uno spazio piu' ristretto, ottengo in teoria una minore quantita' di vapore.

                                              E' possibile che la spiegazione scientifica del maggior rendimento della
                                              cella a pressioni maggiori e/o con elettrodi di piccole dimensioni sia
                                              proprio la maggiore o minore emissione di vapori...... a questo punto sarebbe
                                              d' obbligo riuscire a determinare anche la quantita' di energia dispersa
                                              dagli stessi...... qualche consiglio?


                                              CITAZIONE
                                              Abbiamo in progetto di fare altre prove ad alta pressione usando una piccola bombola da 250 bar come cella (ovviamente da accendere in giardino lontano da noi!)



                                              Le bombolette di Matteo sono da "soli" 80 Bar se NON ricordo male.
                                              la mia bombolona ex estintore al CO2 invece e' omologata per 250 Bar
                                              e collaudata a 500, ma quella e' da 5 litri e NON e' proprio il caso di
                                              metterla in mezzo a scanso di problemi ( sai che botto se scoppia??? )

                                              Purtroppo pero' NON abbiamo nulla per misurare tale pressione e nemmeno
                                              nulla per crearla ( ad eccezione della mia pompettina x oleodinamica da 700
                                              Bar, ma quella puo' pompare solo olio ), visto il rischio direi che e' il caso di
                                              evitare di spingerci a simili livelli!

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                                              • #83
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                                                Ciao Teslacoil,

                                                CITAZIONE

                                                E' molto probabilmente una prova affetta dal problema dello stop termico
                                                a circa 70C°, al di sopra di questo valore e' molto difficile arrivare, sembra
                                                quasi che la cella inizi a dissipare solo calore nel vapore e cessi di scaldare
                                                l' acqua.


                                                Hai pensato alla transizione di fase? 70°C non sono 100°C ma forse i 70°C sono la temperatura media dell'......agglomerato. Considera che la temperatura di evaporazione si innalza con la pressione, quindi quello che stai buttando fuori dalla cella è aria e vapore acqueo molto saturo quindi con molto calore. Le turbine delle centrali arrivano a 22/25 bar di pressione (scusa ma con pasquale ci ho leticato) di vapore saturo e a me sembrano tanti. In fondo per ottenere energia interessa si la pressione ma fondamentalmente la portata disponibile, quindi anche a 6-10 bar lo sfruttamento è possibile se ci si accontenta di meno di 4GW
                                                Mi piacerebbe sapere che potenza eroghi alla cella in ingresso. Per sapere quanta energia ne esce potresti vedere di riscaldare una massa di acqua distillata tramite scambio di calore nel tempo ecc... arriveresti all'energia in uscita.
                                                Ciao e ocho alla pressione.

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                                                • #84
                                                  Hola Lowrence!
                                                  Hola All!

                                                  CITAZIONE
                                                  Hai pensato alla transizione di fase? 70°C non sono 100°C ma forse i 70°C sono la temperatura media dell'......agglomerato.


                                                  Ho pensato a qualcosa del genere, in effetti e' possibile che, quando la
                                                  temperatura dell' intera acqua e' 70C° circa, l' energia necessaria per
                                                  fare bollire l' acqua nei pressi dell' elettrodo diviene la stessa di quella
                                                  che gli si immette e il reattore si stabilizza.
                                                  se fosse cosi' in teoria aumentando la potenza elettrica fornita o diminuendo
                                                  la superficie dell' elettrodo dovremmo riuscire ad aumentare la temperatura
                                                  dello stop termico.

                                                  Dalle poche prove che abbiamo gia' fatto con l' elettrodo parzialmente coperto
                                                  dalla ceramica sembra che questa regola sia rispettata.... ora bisognerebbe
                                                  provare ad aumentare la potenza!


                                                  CITAZIONE
                                                  quindi anche a 6-10 bar lo sfruttamento è possibile se ci si accontenta di meno di 4GW


                                                  Si, si, se me li portano a casa mi accontento di certo!
                                                  Anzi, senza bisogno di fare l' esagerato che poi rischierei di NON sapere
                                                  piu' dove metterli, potrebbe bastarmi anche una banale cabinettina di
                                                  media da 500 o 600kW


                                                  CITAZIONE
                                                  Mi piacerebbe sapere che potenza eroghi alla cella in ingresso.


                                                  La potenza istantanea consumata e' molto variabile a seconda di come
                                                  gira alla cella, il wattmetro a due bobine oscilla spaventosamente tra
                                                  valori di 300 e 900W circa.
                                                  e' pressoche' impossibile riuscire a fare delle valide misure di potenza
                                                  ad una cella in funzione con il solo wattmetro ( o, peggio, con un voltmetro
                                                  ed un amperometro separati ), infatti noi per le nostre prove calorimetriche
                                                  abbiamo usato sempre un kilowattorametro a disco girevole ( un contatore
                                                  EX ENEL in disuso )
                                                  Per quasi tutte le prove abbiamo utilizzato la medesima energia:
                                                  22,2222222222..... W/h pari a 10 giri esatti del disco salvo dove
                                                  differentemente indicato.


                                                  CITAZIONE
                                                  Per sapere quanta energia ne esce potresti vedere di riscaldare una massa di acqua distillata tramite scambio di calore nel tempo ecc... arriveresti all'energia in uscita.


                                                  Eh, si, avevamo pensato anche noi ad uno scambiatore termico di simile
                                                  genere, ne abbiamo anche realizzato uno volante a gorgogliatore
                                                  ( praticamente il tubo di uscita puciato nell' acqua ) ma ci vule qualcosina
                                                  di piu' preciso per pubblicare dati.

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                                                  • #85
                                                    Ciao,
                                                    per Teslacoil e DeltaHF:
                                                    ho fatto un po' di conti ed ho visto che l'energia elettrica immessa nella cella e' piu' o meno la stessa quella termica necessaria per innalzare di 55° i 600 ml circa d'acqua. Dunque tutto il calore disperso dalla cella e l'energia dispersa nelle trasformazioni elettriche sono da considerarsi energie guadagnate in piu' nel calcolo complessivo. Quindi si tratterebbe di calcolare e/o misurare tutte queste perdite.
                                                    Per quanto riguarda la perdita della parte elettrica, questa puo' essere attributita principalmente alla trasformazione da corrente alternata a corrente continua, che non penso sia trasurabile (o sbaglio?).
                                                    Inoltre, da quello che posso capire e' che e' stato usato il circuito chiuso di gas per tenere sotto pressione la cella: questo implicherebbe che il vapore acqueo formatosi nella cella entra nel circuito, perde calore in esso e rientra nella cella all'altro capo raffreddato. Quindi si potrebbe misurare la temperatura all'entrata della cella, ma questo non e' sufficiente perche' non si sa oppure e' difficile misurare la corrente del gas e, in particolare, del vapore nel circuito.
                                                    Una possibile soluzione e' quella di usare la formazione del vapore come fattore di pressione in una cella completamente chiusa avente solo una valvola che regola la pressione massima. Quindi se si fanno delle prove con la valvola regolata ad un certo valore della pressione, a processo avviato ad un certo punto il vapore raggiungera' la pressione prestabilita e comincera' ad uscire: da questo momento si possono rilevare il tempo iniziale, la potenza immessa nella cella, il tempo finale e, infine, il volume dell'acqua rimasta. Non solo, si dovrebbe misurare la temperatura del sistema che dovrebbe essersi stabilizzata (pressione costante, volume costante o quasi...). In questo modo si dovrebbe calcolare il rendimento effettivo della cella, cioe' senza tenere conto dell'energia spesa per accendere il plasma e trascurando in maniera opportuna la perdita di calore dovuta a conduzione ed a convenzione.
                                                    Ci sarebbe un'osservazione da fare che mi pongo da diverso tempo e che e' stato acennato da Rave: e' proprio necessario mantenere tutto il voltaggio, che e' stata necessario per accendere il plasma, anche quando quest'ultimo si e' stabilizzato? Per quello che io leggo dai post, la potenza usata durante il plasma stabilizzato e' minore che durante l'accensione dello stesso, ma mi domando: se si dimuinisce il voltaggio si spegne il plasma? Se non si spegne che rendimento ha la cella? Diminuisce o aumenta? E con quale andamento varia al variare della tensione?
                                                    Dopo questa mia riflessione vi aspetto con nuovi risultati e con dati, sperabilmente, completi.
                                                    Un saluto a tutti
                                                    Francesco

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                                                    • #86
                                                      Hola Berlitz!
                                                      Hola All!


                                                      CITAZIONE
                                                      Dunque tutto il calore disperso dalla cella e l'energia dispersa nelle trasformazioni elettriche sono da considerarsi energie guadagnate in piu' nel calcolo complessivo. Quindi si tratterebbe di calcolare e/o misurare tutte queste perdite.



                                                      Il problema come al solito e' COME fare a calcolarsele e/o misurarsele!
                                                      Pazienza, un passettino alla volta ci arriveremo......forse!



                                                      CITAZIONE
                                                      Per quanto riguarda la perdita della parte elettrica, questa puo' essere attributita principalmente alla trasformazione da corrente alternata a corrente continua, che non penso sia trasurabile (o sbaglio?).



                                                      Sbagli!

                                                      La perdita di conversione da CA a CC e' insita quasi interamente nel ponte raddrizzatore, che
                                                      contiene diodi da 0,5V di caduta di tensione in conduzione diretta e corrente di fuga con polarizzazione
                                                      inversa infima: contando che in un ponte rettificatore dei 4 diodi entrocontenuti ne sono sempre attivi
                                                      due per volta la caduta di tensione ai suoi capi e' di un solo misero volt che, moltiplicato per la corrente
                                                      circolante abbastanza bassa da luogo a perdite esigue.
                                                      Durante i periodi di massimi cannoneggiamenti della cella siamo arrivati a 5A di consumo, che
                                                      corrispondono poi a soli 5W di perdita nel rettificatore, normalmente cmq la corrente rimaneva
                                                      a valori intorno alla meta', con relativo dimezzamento della potenza dissipata.
                                                      Ci sarebbero poi le perdite dovute alla ESR del condensatore, ma NON le consideriamo nemmeno
                                                      perche' sono ben al di sotto della sensibilita' del kilowattorametro.


                                                      CITAZIONE
                                                      Inoltre, da quello che posso capire e' che e' stato usato il circuito chiuso di gas per tenere sotto pressione la cella:


                                                      Sbagli anche qui!

                                                      La pressione costante e' garantita da un sistema con continuo ricambio di aria compressa.
                                                      il vapore d' uscita era a perdere, all' ingresso del compressore c'era la normale aria ambientale.
                                                      Per regolare la pressione all' interno della cella la collegavamo direttamente al compressore senza
                                                      alcun tipo di regolazione o riduzione della pressione d' uscita di quest' ultimo ( salvo la valvola di
                                                      sicurezza che cmq NON interviene nel normale funzionamento ), quindi inserivamo un regolatore di
                                                      flusso all' uscita della cella.
                                                      diminuendo il flusso di uscita la pressione aumentava, aumentando il flusso viceversa la pressione
                                                      diminuiva. questo sistema implica un costante ricambio di aria.


                                                      CITAZIONE
                                                      Una possibile soluzione e' quella di usare la formazione del vapore come fattore di pressione in una cella completamente chiusa avente solo una valvola che regola la pressione massima. Quindi se si fanno delle prove con la valvola regolata ad un certo valore della pressione, a processo avviato ad un certo punto il vapore raggiungera' la pressione prestabilita e comincera' ad uscire: da questo momento si possono rilevare il tempo iniziale, la potenza immessa nella cella, il tempo finale e, infine, il volume dell'acqua rimasta. Non solo, si dovrebbe misurare la temperatura del sistema che dovrebbe essersi stabilizzata (pressione costante, volume costante o quasi...). In questo modo si dovrebbe calcolare il rendimento effettivo della cella, cioe' senza tenere conto dell'energia spesa per accendere il plasma e trascurando in maniera opportuna la perdita di calore dovuta a conduzione ed a convenzione.


                                                      Questa puo' essere un idea valida, in effetti NON avevamo mai pensato di iniziare la misurazione
                                                      solo dopo che il plasma si fosse stabilizzato.


                                                      CITAZIONE
                                                      Ci sarebbe un'osservazione da fare che mi pongo da diverso tempo e che e' stato acennato da Rave: e' proprio necessario mantenere tutto il voltaggio, che e' stata necessario per accendere il plasma, anche quando quest'ultimo si e' stabilizzato? Per quello che io leggo dai post, la potenza usata durante il plasma stabilizzato e' minore che durante l'accensione dello stesso, ma mi domando: se si dimuinisce il voltaggio si spegne il plasma? Se non si spegne che rendimento ha la cella? Diminuisce o aumenta? E con quale andamento varia al variare della tensione?



                                                      Piu' la soluzione e' calda e minore e' la tensione necessaria per accendere il plasma o mantenerlo
                                                      acceso, teoricamente si potrebbe scendere ma......
                                                      ehi, quante domande......... ci vorrebbero i giorni di 72 ore ciascuno per fare tutti questi esperimenti!

                                                      NON ti e' ancora venuta l' idea di aiutarci nell' impresa e iniziare anche tu le prove di FF in pressione?

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                                                      • #87
                                                        Ciao,

                                                        Hai fatto i calcoli termodinamici? (noi non li abbiamo ancora fatti)

                                                        l'acqua (nelle prove menzionate) era di 300millilitri non 600.

                                                        Nelle ultime prove effettuate domenica mattina, fatte esclusivamente per verificare se aumentano i rendimenti all' aumentare della pressione, i rendimenti erano sempre maggiori ad un bar rispetto a 3 bar di pressione relativa.
                                                        Ho fatto 5 prove consecutive alternando 1 e 3 bar per eliminare la variabile copricatodo che si consuma.
                                                        Le prove sono state fatte con un coprivatodo stretto (utilizzando termometro digitale preciso e bilancia digitale), con un copricatodo più largo i risultati potrebbero cambiare.

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                                                        • #88
                                                          Ciao,

                                                          Ho appena fatto delle prove con il termos in vetro specchiato per verificare se il filtro per acqua ha molte perdite: isolano uguali! (varia di pochissimo).
                                                          Le perdite del filtro per acqua ai lati sono compensate dal tappo che mantiene calda l'aria sopra la soluzione.

                                                          Edited by deltaHF - 3/5/2005, 19:27

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                                                          • #89
                                                            Ciao,
                                                            per Teslacoil:
                                                            chiedo scusa, ma per quanto riguarda la faccenda del circuito chiuso sono stato un po' ingannato dal fatto che DeltaHF ha scritto nel post del 26/04/2005 "in una prova la soluzione alla fine era maggiore di quella iniziale": evidentemente erano soltanto degli errori di misura. Inoltre a me piacerebbe darvi una mano, ma non posso eseguire nessun esperimento di fusione fredda qui' in casa perche' l'appartamento e' vecchio e non ho nessuna cantina. Infine quelle domande finali non erano rivolte soltanto a voi ma anche a tutti gli altri sperimentatori. Comunque ti ringrazio dei tuoi chiarimenti che sono molto preziosi.
                                                            per DeltaHF:
                                                            in effetti ho fatto i calcoli, del resto banali (a proposito nel mio precedente post ho scritto 600 ml ma i miei calcoli si riferivano sempre a 300 ml), ma partendo da presupposti errati, purtroppo: ho supposto che la temperatura da voi rilevata fosse la stessa dell'acqua. Invece, quello che e' stato misurato e' la temperatura del coperchio che e' stato riscaldato non solo dal vapore acqueo ma anche dagli elettrodi di tungsteno che sono sostenuti dal coperchio. Anche se si supponesse che il fattore principale della temperatura rilevata fosse il vapore, non e' detto che quest'ultimo sia generato dal calore dell'acqua ma bensi' dalle alte temperature del catodo, come ipotizzato da Teslacoil. Infine non e' un caso che le piu' alte temperature registrate siano state quando il copricatodo si e' fuso.
                                                            Forse bisognerebbe ripensare all'esperimento di fusione fredda sotto pressione...
                                                            Un cordiale saluto
                                                            Francesco

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                                                            • #90
                                                              In che senso le temperature misurate sono quelle del coperchio?

                                                              Abbiamo misurato sempre la temperatura della soluzione!

                                                              Il vantaggio principale della fusione elettrolitica sotto pressione è che non ci sono schizzi di acqua all'esterno, è silenziosa (più la pressione è alta meno è rumorosa).
                                                              Per questo motivo la si può eseguire anche in casa senza problemi

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