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come tirarci fuori il calore!

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  • come tirarci fuori il calore!

    parto da 2 punti (e qui ho bisogno delle vostre conferme):

    1.si possono usare catodi di ferro o di acciaio? non rispondetemi che si fonderebbero, lo so. la domanda è la reazione avviene lo stesso?

    2.posso usare un tubo a U di superficie esposta molto modesta rispetto all'anodo (es. usando una pentola come anodo) e ottenere la rezione ugualmente?

    perchè se le due sono affermative, non occorre aspettare che il catodo si fonda, facendo circolare in pressione un fluido si dovrebbe riuscire ad abbassare la temperatura del catodo.
    se ciò avviene abbiamo 2 cose:

    1.catodo "freddo"
    2.calore nel fluido in uscita che si può sfruttare tramite uno scambiatore di calore ecc...

    aspetto le vostre repliche!!!!
    ciao!

  • #2
    ciao andrea83banzai,
    le risposte sono 2 si.
    puoi usare per catodo tutti i tipi di metalli, io oltre al tungsteno ho usato: acciaio, nickel, rame, alluminio e forse anche dell'altro.
    se pero' aumenti le superfici esposte aumenta in proporzione la corrente di plasma con tutte le difficolta' connesse.

    ciao

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    • #3
      da quel che ho capito allora non è che sia un grosso problema... basta limitare la tensione

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      • #4
        Ciao
        1. In teoria la reazione potrebbe avvenire;ma molto dipente dalla temperatura e dalla struttura cristallografica dell'elemento in questione...cmq il plasma si forma lo stesso....
        2. si puoi usare una pentola per aumentare la superfice anodica.........pero col tempo ci sara un ossidoriduzione della stessa!!!

        ciao ciao

        Area51

        Ps. stai attento a non toccare la pentola quando la cella e in funzione!!

        Nb.cmq per avere un eccesso di energia non bisogna portare per forza alla fusione il W...anzi io ho ottenuto 1,15 di COP con 230volt CC senza fondere un bel niente....e con un consumo molto basso del catodo!!!!Ricordati e tutta questione di cappuccio!!!eh...eh


        Edited by Area51 - 20/6/2005, 16:08

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        • #5
          la questione sicurezza è un problema aggirabile,
          usi un trasformatore e metti la pentola come rifermento a massa e poi la porti a terra...

          per l'ossi-riduzione hai ragione, una pentola inox forse non basta, avete provato?

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          • #6
            Si ho provato ma per questioni disicurezza ed analisi della soluzione..ho eliso questa possibilita!!

            ciao ciao

            Area51

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            • #7
              quindi è fattibile la storia della pompa di calore?

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              • #8
                CITAZIONE (andrea83banzai @ 20/6/2005, 16:06)
                da quel che ho capito allora non è che sia un grosso problema... basta limitare la tensione

                no, non la puoi limitare pena la mancata reazione di innesco.
                non pensare di innescare la reazione a bassa tensione, servono almeno 140- 180 V a seconda di concentrazione e tipo di sale ecc.....

                comunque non demordere prova e facci sapere.

                ciao

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                • #9
                  cmq se si aumenta la superficie a parità di campo elettrico diminuisce la densità di corrente... non è vero che aumenta!
                  non mi ricordo dove ma nel forum c'è stato qualcuno che è riuscito a farla a bassa tensione in una pentola... quel tipo che voleva prima brevettare che mostrare l'idea sul forum...

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                  • #10
                    a parita' di tensione di alimentazione e concentrazione della soluzione della cella, aumentando la superfice esposta aumenta la corrente assorbita.

                    sotto un certo valore di densita' di corrente la reazione non avviene.
                    sotto un certo valore di tensione la reazione non avviene.

                    il tipo che nomini e che voleva brevettare ha contattato molti di noi ma non so che fine abbia fatto. ognuno puo' dire quello che vuole ma se non dice come e nessuno riesce a replicare la cosa, rimangono chiacchiere.

                    comunque prova, hai visto mai!!!


                    ciao

                    Commenta


                    • #11
                      Posso dire una fregnaccia? E se la tensione viene abbassata dopo che l'arco si è innescato? Non è che forse, aumentando la temperatura della soluzione e di tutta la cella l'arco si mantiene a tensione più bassa? E quindi a corrente più bassa? Forse?

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                      • #12
                        Caro lowrence la tensione è estremamente più bassa a plasma stabile che durante l'accensione. E la temperatura fa proprio quel che dici.

                        Infatti portare la soluzione a più di 80 gradi serve proprio a far accendere prima e meglio il plasma.

                        Ci hai azzeccato. Vi sono comunque dei limiti inferiori sotto i quali il plasma muore e si torna alla classica elettrolisi.
                        Bye!
                        Essere realisti e fare l'impossibile

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                        • #13

                          Saluto Eroyka facendogli i miei migliori auguri per quello che ho saputo.....anche qui su a Bergamo arrivano le notizie.

                          Mi permetto di entrare in questa discussione confermando pienamente quello detto da Lawrence e da Eroyka, in modo particolare, mi rivolgo a Lawrence dicendogli che, ... a mio avviso il problema e' proprio li.
                          Hai visto giusto amico,... infatti io sto lavorando proprio per trovare una fase di innesco dolce a bassa potenza applicata, ma il lavoro di ricerca e' lungo e anche un po noioso.
                          A volte io e gli amici di Caserta confrontiamo i nostri dati che sono tanti, ma i risultati sono ancora lontani.

                          Un abbraccio a tutti

                          Commenta


                          • #14
                            approfitto anche io per fare i miei migliori auguri a eroyka.

                            confermo che a plasma innescato si puo' scendere di tensione e di conseguenza di corrente ma proporzionalmente scende anche il surplus di energia......
                            personalmente non sono riuscito a scendere sotto i 70 V circa con l'effetto di avere sul catodo una serie di piccoli punti luminosi.
                            mi vengono in mente un paio di prove da fare e che qualcuno puo' prendere come spunto e su cui si puo' discutere un po'.
                            alimentazione ad impulsi a frequenza, duty cycle e tensione variabile, ho provato in piccolo e con tensioni basse e abbandonato per mancanza di tempo e mezzi, mi sembrava interessante ma e' piu' una cosa da teslacoil e deltahf. a proposito....molto interessante la cella sotto pressione.
                            alimentazione in DC con tensioni fino ai 2kV..... o piu', gia' se ne era parlato ma nessuno si e' cimentato.

                            un saluto a tutti gli amici sperimentatori e teorici


                            ciao

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                            • #15
                              Quindi occorrerebbe un circuito adatto, una specie di innescatore ad alta corrente e poi un generatore di corrente costante che mantenga l'arco. Così per esempio mi viene in mente il solito variac tanto per mantenere la variabilità, dopo un ponte raddrizzatore di proporzioni adeguate con dopo un condensatore di quelli pericolosi, dopo un reattore, si una bella induttanza in serie con il positivo, seguita ancora da un ponte a diodi ad alta tensione ma anche fast recovery (schottky non si trovano per tensioni elevate) poi un altro condensatore. Solo dopo l'anodo della cella. Un contatto chiude temporaneamente l'induttore caricandolo, mentre i diodi fast non permettono al condensatore di scaricarsi sul contatto appena chiuso. All'apertura del contatto l'induttore sparera una bella raffica di onde a frequenza più alta di quella di rete ed anche a tensione più alta, queste onde verranno livellate dai diodi fast e dal condensatore prima della cella che potrebbe essere un condensatore di avvio da motori da 5uF 600V in polypropylene. Questo darebbe un impulso di tensione tale da innescare l'arco e poi mantenerlo a corrente costante (o quasi) grazie proprio alla reattanza del reattore. Questo è più o meno il funzionamento delle saldatrici MIG in corrente continua non proprio moderne. I valori di induttanza e capacità sono da trovare sperimentalmente in base alla resistenza elettrica della cella prima dell'arco, in base alla corrente che vogliamo circoli nell'arco ecc... In genere 100H o più potrebbero funzionare.
                              Che ne dite? Sicuramente Teslacoil avrà da dire la sua, sei ci sei batti tre colpi!
                              Ciao.

                              Solo ora ho visto il post di Daniloz, e appoggio la sua idea, più elettronica e meno elettrotecnica, quindi più difficile da realizzare ma anche più performante. Ciao Daniloz.

                              Edited by Lawrence - 22/6/2005, 10:35

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                              • #16
                                100H, vuoi scherzare?
                                come li fai?

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                                • #17
                                  Con un reattore su nucleo in ferro, che induttanza credi abbiano i reattori per lampade a vapori metallici di quelle per gli stadi per esempio. Un trasformatore non è l'ideale a causa del basso isolamento tra strati ma i trasformatori di rete hanno quel tenore di induttanza a circuito secondario aperto. Misurare per credere. Normalmente non si parla di induttanze così elevate perchè a nessuno frega del valore di induttanza che hanno certi componenti si comprano, si usano e fine. Qualche cinquantina di anni fa si usavano molto negli alimentatori dell'anodica delle valvole e anche negli stabilizzatori di tensione a ferro saturo, quei cosi pesantissimi, grigi e bollenti che stavano sotto i televisori.
                                  Se vuoi e hai pazienza te li puoi fare anche da te se ti interessa te lo spiego ma quì andiamo un pò troppo off topic.
                                  Ciao!

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