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fusione fredda elettrolitica - parte prima

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  • #31

    E' solo una parte del metallo catodico sottoposto a plasma che si fonde. Avremo poi, a seconda dei casi, quantita' di materia catodica che passa in soluzione e una piccola parte che puo' anche volatizzare. Ecco a mio modesto avviso quale potrebbe essere la spiegazione.

    Attenzione con il titanio, ... il titanio puo' lettermalmente bruciare ed avere inoltre la capacita' di pirolizzare l'acqua. Spegnere un pezzo di titanio che ha preso fuoco puo' in alcuni casi essere un impresa non priva di difficolta'.

    In alcuni laboratori sono successe delle cose anche molto pericolose con il titanio.

    Domanda: << Perche' sei cosi sicuro che i residui sono carbone ??? >>

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    • #32
      Caro Ennio,

      la mia analisi è semplicemente visiva e tattile, assomiglia comunque ai residui di saldatura, io non sono in grado di dire cosa è.
      Credo che la maggior parte del metallo si volatilizza come una normale combustione.

      Renzo Mondaini (Ravenna)

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      • #33
        Spett.le Renzo,
        se vuoi far accendere l'anodo e dimostrarti da solo che hai tratto conclusioni troppo affrettate da una campagna sperimentale condotta, in fondo, alla meno peggio e in modo eccessivamente dilettantesco, fai così: immergi una bella porzione di catodo di tungsteno puro in una soluzione a 0,2 M di K2CO3 (puro) in acqua bidistillata. Utilizza all'anodo un elettrodo di tungsteno, anch'esso puro, e immergilo per circa 3/4 rispetto alla porzione catodica. Gli elettrodi vanno fissati e non mantenuti con le mani. La distanza interasse fra i due elettrodi deve essere di 3,8 cm. Riscalda la soluzione fino a circa 85°C. Poni il Variac, ancora spento, a 250 V. A questo punto dai corrente alla cella. Molto probabilmente non innescherà nessun plasma. Tuttavia, diminuendo lentamente, la tensione vedrai che, finalmente, si accenderà l'anodo o, a limite, si innescherà un fenomeno in cui anodo e catodo si contendono questo benedetto plasma. In condizioni opportune potrai mantenere il plasma, stabile, sull'anodo. Con buona pace per i tuoi dubbi e i tuoi protoni che si "conficcano" nel nucleo di tungsteno. Ovviamente, per la tua incolumità, scherma tutto.
        Se non ti atterrai alla lettera alla procedura che ti ho appena riportato, non garantisco il funzionamento. Quindi, per favore, tralascia dal riportarmi esperienze condotte con acqua del gabinetto e barattoli sporchi di marmellata: quando ci sono troppe variabili fuori controllo, può succedere di tutto e anche la riproducibilità va a farsi benedire .

        Riguardo i residui sul catodo, tieni presente che su di esso vanno a depositarsi (o semplicemente vi si avvicinano) tutti i cationi presenti in soluzione. Nel mio caso H, K e W (oltre alle nuove specie risultanti dai fenomeni trasmutativi) . Nel tuo caso andranno a fondersi insieme tutti i cationi presenti nell'elettrolita, tutte le impurezze ivi contenute, tutte le impurità del catodo oltre a tutta l'altra selva di cationi presenti nell'acqua potabile. In pratica la tua, più che una fusione, è un'amalgama. Fossi in te non mi meraviglierei della consistenza assunta dalla massa fusa .

        In ogni caso, più che lanciare sfide in merito a certezze che ritieni di aver raggiunto tramite un esperimento condotto alla carlona, ti esorto a utilizzare un tono più interrogativo, più dubbioso, che poi è proprio degli interlocutori intelligenti.

        E speriamo che il plasma sul tuo anodo urli più forte di tutte le tue congetture.

        Fammi sapere.
        Che Dio ti benedica.
        ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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        • #34
          Risposta a Quantum Leap (non so mai se chiamarti Quantum oppure Leap) (???????)

          Mi è piaciuto lo “Spett.le” davanti al mio nome, innanzi tutto le distanze!
          Bisogna mantenere le distanze fra quelli che fanno esperimenti con acqua distillata e quelli che li fanno con acqua di rubinetto.
          No! Io credo invece che non c’è bisogno di tenere le distanze, perché sia io che tu sicuramente stiamo studiando, con metodologie diverse, lo stesso fenomeno che siamo sicuri entrambi, sia un fenomeno nuovo, non ancora studiato dalla scienza ufficiale.
          Ricordo a tutti che Guglielmo Marconi fu insignito del premio Nobel per la fisica nel 1909, all’età di 35 anni, per aver inventato la radio nel 1895 all’età di 21 anni; fu senatore nel 1914, presidente del CNR nel 1928, e dell’Accademia d’Italia nel 1930; Lui che non era mai stato all’università, anzi ci era stato all’università di Bologna, a trovare un suo amico assistente di laboratorio di Augusto Righi. Io mi sento un suo discepolo in quanto radioamatore, e Lui è stato il primo radioamatore della storia.
          Ma ora ritorniamo a noi.
          Ti comunico che ho già quasi finito una tanica di 5 litri di acqua bidemineralizzata, (non so se è sinonimo di bidistillata), e se uso anche barattoli di marmellata, è soltanto perché mi sono stancato di rompere beaker in duran; debbo arrivare a fine mese con il mio stipendio.
          Se non ho usato ancora il K2CO3 è soltanto perché il mio fornitore ne possiede solo una confezione gigante sigillata, e che non intende aprirla per darmene pochi grammi; credo che prima o poi dovrò mettermi una mano sul cuore e una sul portamonete ed acquistare questo benedetto sale, anche se con quello che mi avanza non ci posso condire l’insalata.
          Voglio qui ricordare nuovamente a chi non si è riletto il mio primo intervento che quello che voglio dimostrare è che in una cella elettrolitica contenente anche acqua di fogna (oltretutto credo che funzioni benissimo) si ottengono due fenomeni asimmetrici.

          Il primo è conosciutissimo dalla scienza ufficiale, ed è l’elettrolisi dell’acqua, produzione di ossigeno all’anodo e di idrogeno al catodo.

          Il secondo è che il catodo se lo immergo dopo aver immerso l’anodo, sviluppa un calore tremendo ed istantaneo che lo porta a fondere all’istante; mentre se eseguo la manovra a rovescio, non ottengo la fusione dell’anodo.

          Ripeto cosa occorre “esattamente” per replicare il mio esperimento:

          Una tensione “qualsiasi” superiore a 200 volt cc.
          Un salvavita “qualsiasi” sulla tensione (purché omologato).
          Un paio di guanti dielettrici “qualsiasi” (purché omologati).
          Un recipiente “qualsiasi” in vetro.
          Un’acqua “qualsiasi” purché liberi protoni H+ (se è sporca è meglio).
          Un sale “qualsiasi” (o quasi).
          Versarne un numero “qualsiasi” di cucchiaini da caffè nell’acqua di prima.
          Due elettrodi “qualsiasi”.
          Un cervello “qualsiasi”.(Purché in grado di intendere e volere).

          Se replicherò il tuo esperimento, avrò bisogno di sapere esattamente la concentrazione di K2CO3; dicendomi
          “ una soluzione a 0,2 molare”, non mi hai detto nulla, perché può essere disciolta in una tazzina da caffè come in un barile. Ora se è disciolta in una tazzina da caffè, la soluzione è quasi satura e la conducibilità è altissima, mentre se è disciolta in un barile, la conducibilità è bassissima.
          Suvvia Quantum oppure Leap, (come vuoi che ti chiami?), non tenere per te questa informazione, tanto gli amici a Grottammare hanno detto pubblicamente che l’esperimento ha funzionato anche con altri sali (ma và?).
          Io comunque ti debbo credere quando fai delle affermazioni, perché credo che quello che scrivi tu, lo hai visto con i tuoi occhi e toccato con le tue mani, e se qualcuno in questo forum crede che qui si raccontano balle, dovrebbe immediatamente spegnere il computer e mettersi a riposare sul divano.
          Per questo stamattina ho ripreso il mio banco da esperimenti ed ho voluto rifate il mio esperimento, tenendo però d’occhio l’anodo, da me un po’ trascurato.
          Ho versato acqua demineralizzata in un beaker da 100 ml, vi ho versato un mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio (il mio sale preferito) e vi ho immerso due elettrodi di acciaio inox da 2,5 mm di diametro, affondandoli per circa 5 cm nel liquido. Aumentai la tensione continua partendo da zero, ruotando la manopola del variac da 13 ampere; essendo il liquido a temperatura ambiente, la corrente comincia presto a superare i 10 ampere con meno di 200 volt cc. Si formano bollicine al catodo ed all’anodo, poi noto come hai detto tu che all’anodo succede qualcosa di strano che prima non avevo considerato, oltre al gas ossigeno, all’anodo escono anche grosse bolle di vapore d’acqua, mentre al catodo si continua a produrre ancora soltanto bollicine di idrogeno.
          Questo è anomalo, perché indica che l’anodo, attraversato dalla stessa corrente del catodo, ha raggiunto una temperatura di più di 100°C (qualcuno me lo può spiegare?).
          Ora il liquido ha raggiunto una temperatura vicino ai 100°C, la corrente è diminuita ad alcune centinaia di milliampere, perché le grosse bolle di vapore diminuiscono il passaggio di corrente, frapponendosi fra elettrodo e liquido.
          A questo punto ho potuto portare la tensione anche al massimo (350 volt cc) e la corrente non arrivava ad 1 ampere; ora la situazione era la seguente:
          l’acqua bolliva, il catodo emetteva una gran quantità di bollicine di idrogeno, l’anodo invece oltre alle bollicine di ossigeno, emetteva grosse bolle di vapore.
          Ho provato ad estrarre l’anodo piano piano, ma no ho notato nulla di particolare tranne che ribolliva; rimettendolo a posto ed estraendo il catodo questo si arrossava sempre più fino a fondere vicino alla superficie.
          Ho messo un altro cucchiaino di bicarbonato, poi un altro e ho notato solo che aumentando la concentrazione, diminuiscono le tensioni dove si notano questi cambiamenti, ed i cambiamenti sono più vivaci, a tal punto che essendo all’ombra sulla mia terrazza, quando estraggo l’anodo vicino alla superficie e si trova immerso solo per mezzo centimetro, si nota un leggero arrossamento, nulla a che vedere comunque con la incandescenza del catodo nelle medesime condizioni, che lo porta a fondere.
          Quindi caro Quantum Leap hai ragione, anche all’anodo avviene qualcosa di “strano”
          Perché non è normale che arrossisca un filo di acciaio inox del diametro di 2,5 mm con meno di 1 ampere ed in ammollo per mezzo cm.
          Poi ho notato una cosa, che forse tu ancora non ti ci sei imbattuto; ho notato che alla massima concentrazione del sale, ed a più di 300 volt cc, e con il liquido vicino ai 100°C, se tocco con la punta dell’anodo che ribolle, la superficie interna del vaso di vetro, si forma una lucciola bianca di un tipo di reazione sconosciuta a me, che fonde il vetro in quel punto, togliendo il contatto si spegne la lucciola, ritoccando si riaccende e se si insiste si buca il vetro per fusione dello stesso in quel punto.
          Qualcuno sa spiegarmelo anche questo fenomeno, per me inspiegabile?

          Un abbraccio a tutti da

          Renzo Mondaini (Ravenna)

          P.S. non ho capito se la faccina da alieno sono io o tu, forse tutti e due!



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          • #35
            Allora allora allora... Caro remond, stai facendo una messe di osservazioni impressionante! Tutte queste cose sono ottime, perche tendono a esplorare una serie molto varia di cambi di configurazione dell'assetto sperimentale. Ora, pero' il problema consiste nel sistematizzarle: c'e' la concreta possibilita' che stiamo maneggiando un sistema fortemente non lineare, e soggetto a piu' di un fenomeno fisico diverso contemporaneamente. Io ti suggerisco innanzitutto di appuntare su un quaderno la configurazione di ogni esperimento, cercando di mantenere stabile l'assetto. Altri esperimenti che hai fatto hanno l'importante caratteristica di avere un assetto variabile nel tempo, capisci che potrebbe essere un fattore cruciale? Allora bisogna sistematizzare anche questi esperimenti, annotando nel miglior modo possibile la procedura di variazione delle quantita' nel tempo (con misure in funzione del tempo: e un lavoro duro, ma forse necessario!) . In un certo senso, tu conduci gli esperimenti guidato dall'istinto e dalla curiosita', hai un approccio non statico rispetto agli assetti, ma dei sapere che poi tutti i fenomeni interessanti che hai illustrato devono essere sistematizzati, se vogliamo avere una speranza di delinearne la meccanica fisica.
            Sono in curiosa attesa di poter vedere qualche immagine degli esperimenti, se per te non e' una cosa troppo complicata da fare

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            • #36
              A proposito, la lucciola bianca che appare quando tocchi il vetro con l'anodo credo sia semplicemente la luce emessa dal vetro portato a incandescenza. Solo che il vetro diventa incandescente ben sopra i 1000 C , mi pare. In quel punto avviene un riscaldamento fortissimo e molto localizzato nel punto di contatto. Probabilmente su una superficie molto piccola (quale un punto di contatto) viene fatta passare una intensita' di corrente relativamente elevata. Probablemte la corrente che si crea sulla parete interna del contenitore e' una corrente di superficie , che precorre l'interfaccia vetro/liquido. Sto solo ipotizzando, badate bene!

              Saluti

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              • #37


                La molarita' di una soluzione, approssimando la densita' dell'acqua a 1, e' un dato che determina con estrema precisione la concentrazione del soluto nella soluzione indifferentemente se prendiamo una tazzina oppure una botte di solvente (nel nostro caso acqua).

                Nel caso del K2CO3 abbiamo un peso molecolare pari a 138 quindi 138 grammi di soluto sciolti in 1 litro di acqua ci permettono di avere una soluzione di 1 molare. Con le dovute proporzioni possiamo stabilire la quantita' in grammi di soluto per ogni valore della quantita' di solvente.

                Per esempio 13,8 grammi di K2CO3 in 200 cc di acqua e' pari a 0,5M

                Buon proseguimento di studi a tutti voi

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                • #38
                  Caro Ennio,
                  hai perfettamente ragione. La molarità è un dato di concentrazione, per cui è un dato relativo non una quantità definita. Purtroppo però tutto questo non fa parte del bagaglio culturale di Renzo. Per cui adatterò il dato a questa nuova condizione. Quando ho scritto che la soluzione era di acqua e carbonato di potassio a 0.2 M, ho inteso dire che, se utilizzi 100cc di acqua, bisogna sciogliervene 2,76 g. Se utilizzo un volume di 200 cc, ne occorrono 5,52 g. Se utilizzo 300cc ne occorrono 8,28 g. Insomma, per ogni 100 cc devi sciogliere 2,76g di K2CO3. Riguardo la tazzina di caffè, se il suo volume è pari a 20cc occorrono 0,552 g di K2CO3.

                  Riguardo alle distanze da prendere, mi riferivo al tenere sotto controllo quante più variabili possibile per poter isolare e meglio studiare il fenomeno la cui analisi, in questo modo, risulta essere più rigorosa e meglio riproducibile. Poi ognuno fa quel che vuole con l'acqua che vuole. Ovviamente con la consapevolezza di fare i fuochi pirotecnici, non un esperimento serio e rigoroso.

                  Riguardo le notizie relative all'utilizzo di altri sali, nessuno di noi tre ha mai tenuto nascosto il fatto che anche altri vadano benissimo. Ne abbiamo parlato a Grottammare e ne abbiamo parlato in questo forum: basta che vai a guardare. Se abbiamo utilizzato il carbonato di potassio è perchè possiede le giuste caratteristiche per potenziare l'effetto condensatore e, di conseguenza, ottimizzare certe proprietà nel plasma. Cosa che altri elettroliti, analisi alla mano, non ci hanno reso.

                  Riguardo alla lucciola all'anodo, nel tuo caso la chiamerei "la zappa sui piedi". Stavi per innescare il plasma all'anodo. Ci stavi quasi... In ogni caso puoi credere o pensare quello che ti pare.

                  Riguardo al mio nome: io sono Quantum Leap.

                  Ciao,
                  e che la buona sorte sia con te.
                  ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                  • #39
                    Carissimo Quantum Leap,
                    mi devi perdonare le mie battutine, ma altrimenti come facciamo a mantenere una media di 45 visite giornaliere? Un paio le faccio io, un paio tu, un paio Phitio ed un paio le farà l’amico Ennio, e le altre 37? Se non li intratteniamo un po’, questi visitatori non ritornano più.

                    Cari amici miei, io sono solo un perito elettronico, ma ora mi sento “costretto” a darvi un ripasso di Chimica,
                    definizione di Mole o grammomole:
                    È la quantità di sostanza che ha il peso in grammi uguale al numero che esprime il peso molecolare.
                    Definizione di soluzione Molare:
                    È la quantità di Mole di soluto
                    diviso
                    il numero di litri di solvente.
                    Quindi voi fate un atto arbitrario, il prendere come riferimento 1 litro, infatti nell’intervento in questione vi era scritto:”una soluzione a 0,2 M di K2CO3 (puro) in acqua distillata.”
                    Non si intuiva che era riferito ad 1 litro. In Chimica non si ragiona così, come lo avete presentato voi; vi faccio un esempio concreto, io ho acquistato per i miei esperimenti, presso la ditta "www.sigmaaldrich.com", un flacone di acido cloridrico 1,0 MOL di 150 ml, sopra vi è scritto che contiene grammi 36,461 di HCL, questo è giusto, è il peso di 1,0 Mole di molecole HCL, ma sono disciolte in 150 ml; ora applicando la formula della soluzione Molare, avremo:
                    1,0
                    diviso
                    0,150
                    uguale
                    6,6666….. di soluzione Molare.
                    Quindi se do questo flacone a voi, lo usate credendo di maneggiare una soluzione 1,0 Mol (cavolo c’è scritto sopra!), invece avete una soluzione più concentrata di sei volte e mezzo.
                    Comunque ora ho capito che tu, Quantum Leap, hai disciolto grammi 27,64267 di K2CO3 in un litro di acqua distillata, (e caaaaavolo specificalooooooo!!!), mica tutti sono studiati, ciò fatto solo le lementari!
                    Ora tenterò un esperimento ancor più difficile della fusione fredda, “Tenterò di allegare la foto del flacone da
                    150 ml di HCL 1,0 Mol”.
                    Non ingranditela a tutta pagina, perché si deforma. (quante volte l'Ho dovuta ritagliare per farla restare entro i limiti di 153600 byte!)

                    E che Dio me la mandi buona!

                    Saluti ------------ e baci (alle femmine)

                    Renzo Mondaini (Ravenna)




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                    • #40
                      Va beh... a volte anche nelle piccole cose ci si puo' non capire, e' tutto un problema di convenzioni, che spesso vengono sottointese e proprio per questo si genera confusione (invece di ottenere l'effetto per cui sono preposte, cioe' di limitarla). Ora che abbiamo capito che la Molarita' di una soluzione e' definita come rapporto tra le moli di soluto e il volume di solvente (di solito un litro, ma e' bene specificare) e che ci sono ditte che non rispettano questa convenzione, mettendo in etichetta un valore non coerente con essa. Chi ha ragione? Tutti e due, perche non stavate parlando della stessa cosa nelle stesse condizioni, anche se pareva di si.

                      Ma visto che questo argomento e' stato chiarito, passiamo al seguito... thanks

                      Saluti

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                      • #41
                        Carissimo Phitio
                        Credo che non esista nessuna “convenzione” di 1 litro nelle soluzioni Molari, perché quando un laboratorio chimico vuole acquistare 1,0 Mol di acido cloridrico, per farlo reagire con altre sostanze, vuole acquistare grammi 36,461 di molecole HCl, non un litro di acqua distillata, che oltretutto è ingombrante, costa di trasporto e comunque ogni laboratorio di acqua distillata ne ha delle taniche piene.
                        E con questo spero di chiudere il capitolo Mole.
                        Ritornando al capitolo esperimento in cella elettrolitica, ti vedo molto interessato e come dice Ennio sono felice che ti “stupisci” per quello che ti racconto, per il momento fammi divertire, poi verranno i dati precisi, mi piace che hai messo in moto il cervello ed inizi a formulare ipotesi, anche sull’ultimo fenomeno che ti ho raccontato.
                        Certo che succede un “qualcosa” in superficie, ma non si capisce perché invece di calare la corrente, al contatto con un buon isolante come il vetro, al contrario vi è una accelerazione di un fenomeno elettrico, perché di fenomeno elettrico si tratta, in quanto se tolgo corrente, si spegne.
                        Ora che sono ben “gasato” tenterò un altro esperimento di invio foto, vi dimostrerò che dopo “la stagione delle chiacchiere”, viene la “stagione dei fatti”.
                        Nella foto si può vedere dall’alto, due fili di ferro zincato da 2 mm, una lima da ferro all’iridio, un filo di acciaio inox da 3 mm, un filo di ferro zincato da 3,5 mm e infine un tondino di acciaio armonico da 4 mm. sulla sinistra in basso si nota una serie di fusioni sovrapposte, si nota alluminio, lega stagno-piombo, rame e ferro.
                        Subito sotto al tondino di acciaio, si notano dei residui carboniosi, si formano quando la reazione è troppo violenta per effetto di una alta concentrazione di sali, quando invece la concentrazione è bassa, si formano delle sfere cave, come si può notare dall’immagine.
                        Si è formata una bolla cava anche sul secondo filo di ferro zincato, mentre nel primo, l’ho tenuto con la punta in verticale mentre aveva la sfera fusa pastosa, formando una specie di fungo a fondo piatto.
                        Tutte queste fusioni avvenivano con una corrente sotto i 5 ampere, anche quella della lima.

                        Renzo Mondaini (Ravenna)

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                        • #42
                          Non ha funzionato qualcosa, ritento!

                          Renzo Mondaini (Ravenna)

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                          • #43
                            Se volete vedere bene i dettagli della foto, stampatela, perchè il video ha una risoluzione inferiore alla stampa.

                            Renzo Mondaini (Ravenna)

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                            • #44
                              Mio caro Renzo, per quanto riguarda l’audacia cognitiva e l’intelletto, ci sono tre tipi di persone nel mondo: i saggi, i poveri di conoscenze, e poi c’è una categoria intermedia che comprende la maggioranza degli umani, questa classe di persone è costituita da coloro che credono di sapere. E’ inutile dirti che i più sfortunati sono proprio questi ultimi. Infatti, l’umiltà dei poveri di conoscenze costituisce la virtù tramite la quale costoro evolvano attraverso i consigli dei saggi ma, risulta invece molto difficile per gli altri attraversare i confini dell’ignoranza e raggiungere il segreti più profondi e mirabili nascosti nella natura. Qualcuno un giorno disse: bussa che ti sarà aperto, chiedi e ti sarà dato, domanda e ti sarà risposto … mi accorgo però che solo pochi eletti conoscono questo grande segreto. Prima che tu possa cadere in errore, ti dico subito che io appartengo alla categoria dei poveri di conoscenza, sono profondamente ignorante e vorrei conoscere, questa è la ragione per la quale vi leggo attentamente ma, mi piacerebbe vedere dei ragionamenti più profondi e degli scambi di informazione più interessanti. Successivamente , chissà …potrei essere tentato di dirvi io qualcosa di interessante. Invece, quello che vedo sono solo scambi puntigliosi e diatribe su argomentazioni, in alcuni casi anche poco rilevanti che mostrano senza inequivocabile dubbio che alcuni di voi appartengono alla categoria più vasta che sopra ho riportato. Se qualcuno di voi si reca ad uno dei forum attigui, può facilmente constatare che ci sono molti discorsi tecnici affascinanti. Io non sono d’accordo sul fatto che per sollevare un forum bisogna alzare la voce ho combattere con toni accesi. Queste cose vengono perpetrate nella televisione spazzatura. Di fronte a noi abbiamo un fenomeno affascinante che dovrebbe essere analizzato e studiato con discorsi saggi e con esperimenti mirati a dare a tutti noi le informazioni più precise per trovare il bandolo della matassa. C’è qualcosa in quel bagliore accecante dell’elettrodo catodico che va molto oltre l’aspetto prettamente razionale di una proiezione di fotoni. Per esempio, mi rivolgo a te Renzo: tu che dici di essere un radioamatore, un elettronico, cosa pensi a proposito del condensatore equivalente che si presenta sull’elettrodo di tungsteno ? Quantum Leap e gli altri ricercatori dicono di aver misurato dei disturbi elettromagnetici, pare con una potenza spettrale concentrata sui 300 Mhz, cosa pensi in proposito ? Probabilmente sulla chimica devi ammettere di non essere troppo capace e ti esorto a studiarla ed conoscerla meglio visto che affronti esperimenti elettrochimici ma, intanto, forse sull’elettrotecnica potrai (credo) portare il tuo valore aggiunto.
                              E per finire chiedo a voi , ma, soprattutto a quelli che ci leggono, vi rendete conto che Quantum Leap e gli altri ricercatori parlano di trasmutazioni ? Ritenete possibile una cosa del genere ?
                              Che Dio possa illuminare i vostri percorsi neurali e accendere di luce il vostro cammino.

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                              • #45
                                http://www.lenr-canr.org/acrobat/DeNinnoAe...Aexperiment.pdf

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                                • #46
                                  http://www.math.ucla.edu/~barry/CF/CETIX.html

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                                  • #47
                                    http://www.iccfglobal.org/pdfs/GI%20Eco%20...Final082803.PDF

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                                    • #48
                                      CITAZIONE (Ennio Vocirzio @ 30/6/2004, 16:14)
                                      Mio caro Renzo,[ ...]
                                      Che Dio possa illuminare i vostri percorsi neurali e accendere di luce il vostro cammino.

                                      Sono d'accordo con gran parte delle cose che dici, ovviamente, ma il tono ieratico che c'entra ?

                                      Ebbene si, ritengo che le trasmutazioni a basse energie siano possibili: ma non tanto per fede, quanto per fondati motivi sperimentali e supportati da una nuova teoria delle particelle. Ne' piu' ne' meno. Teniamo presente che anche questo nascente sistema teorico , raggiunta la maturita e dati i suoi frutti, diventera' una palla al piede e un ostacolo per nuove e migliori teorie. Per ora, il problema e' l'opposto, ovviamente. Ma solo una cosa dura e resta la stessa nonostante l'andare e venire delle teorie: l'approccio onesto, curioso e metodico con i fenomeni naturali.

                                      A proposito, le cose che potresti (forse) rivelarci hanno a che fare con le conoscenze alchemiche? In tal caso, potresti spiegarmi qual'e' la buona ragione per cui il sapere debba essere destinato solo a degli eletti (eletti da chi?)

                                      Saluti

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                                      • #49
                                        Cari amici del forum,
                                        dalla risposta di renzo mi rendo conto che il buon vecchio adagio (a lavare la testa all'asino si perde acqua, tempo e sapone) ritrova la sua conferma anche in questo caso. Al momento mi sto dibattendo nel tentativo di trovare un modello termodinamico che spieghi il meccanismo di trasmissione termica fra plasma e soluzione per poter risalire alla temperatura del plasma. Il che è tutt'altro che semplice visto che le schematizzazioni matematici attualmente presenti in letteratura non risultano adeguate alla trattazione del plasma in questione. Di fronte a tale duro lavoro non mi va di dipanare le mie energie in polemiche, in fondo sterili, con chi, armatosi alla meno peggio, pretende di aver capito (beato te!), cose di cui, dopo mesi di prove, riusciamo a vedere solo una punta di iceberg da lontano. Francamente ti lascio alle tue certezze e mi tengo i miei dubbi, nella speranza di riuscire a chiarirmeli il prima possibile, magari confrontandomi con qualcuno meno arrogante e soprattutto meno presuntuoso.

                                        Per tutti: qulcuno può fornirmi dati circa il calcolo dell'iraggiamento termico da scarica elettrica o bombardamento elettronico? La legge di Stefan-Boltzman non è sufficiente.

                                        Ciao ciao
                                        Quantum Leap


                                        PS: la dicitura 1 Mol, riportata sull'etichetta di acido cloridrico di Renzo, indica che, in quel contenitore è presente una sola mole di acido. Se avesse indicato una molarità pari a 1, la dicitura sarebbe stata 1 M. Con buona pace degli asini presuntuosi presenti.
                                        ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                        • #50
                                          Ringrazio l'amico dandb
                                          per il documento che ci consiglia di studiare.

                                          Renzo Mondaini (Ravenna)

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                                          • #51
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                                            Sono contento di questo forum, sono felice degli interventi conbattivi di Quantum Leap, degli interventi spronanti di Phitio, degli interventi muti, ma utili, di dandb; sono felice e contento degli interventi saggi di Ennio Vocirzio.

                                            Caro Ennio, devi sapere che fin da piccolo avevo una grande attrazione per il cielo, lo spazio, l’universo intero, circa trenta anni fa mi comprai un telescopio newtoniano da 100 mm, e diventai astrofilo, sono diventato aeromodellista, anche appassionato di aeronautica e atronutica; ho passato la notte fra il 20 ed il 21 Luglio 1969 con il viso incollato davanti allo schermo del TV in bianco-nero ad aspettare la prima discesa di un uomo sul suolo lunare.
                                            Poi in età matura, mi sono stancato di guardare l’universo attraverso un oculare o sulle riviste specializzate, ho sentito forte il desiderio di toccarlo l’universo.
                                            Per poter toccare l’universo, l’unico modo, era e resta, toccare una meteorite con le proprie mani. Lo si può fare in due modi, o mettendo mani al portamonete, durante una visita ad una fiera di minerali, oppure andandole a cercare e toccarle noi per la prima volta.
                                            Questa ultima è stata la mia scelta; ho cominciato a pensare dove trovarle, perché sulla terra sono cadute meteoriti da millenni, ed io ho cercato di capire dove si fossero accumulate in tutti questi millenni; sono arrivato ad una conclusione ed ho seguito quella.
                                            Quando la mia ex moglie mi affidava i due figli per il fine settimana, io li portavo quasi sempre a fare scampagnate nei luoghi che io ritenevo interessanti per il mio unico scopo; quando non avevo i figli per quel fine settimana, prendevo una borraccia, un panino e stavo via da mattino a sera a cercar meteoriti, questo per alcuni anni, con risultato ZERO.
                                            Poi Dio vedendo che desideravo con tutto il cuore trovare delle meteoriti, e non desistevo neanche davanti agli insuccessi, ad un certo punto mi aprì una finestra su di un mondo meraviglioso, cominciai a trovare alcune meteoriti, poi ancora di più, ogni giorno sempre di più, finché dovevo rientrare a casa, in quanto gli ammortizzatori della mia utilitaria non ce la facevano più.
                                            Le trovavo a macchia di leopardo, le trovavo anche calpestate da scarpe, pneumatici e cingolati, le trovavo persino nei cortili di case; ma solo chi era “eletto” le poteva notare, e per diventare eletto, bisognava aver fatto tutto un lungo percorso personale, e questo l’ho capito solo alla fine del percorso. Pensa Ennio che alcuni mesi fa ho fatto un trasloco, l’ultimo viaggio del camion, l’ho lasciato per le mie meteoriti; ho chiesto al camionista di dirmi quanto potevano pesare in totale, lui ha dato una occhiata alle balestre piegate, ed ha detto circa 14 quintali.
                                            Non ti dico cosa provo nel tenerne una in mano, una con caratteristiche diverse dall’altra, è indescrivibile, anche perché quella sensazione l’aspettavo da decenni.
                                            Ad un certo punto mi sono deciso di condividere con altri, questa sensazione bellissima di tenere in mano una meteorite, ma per farlo, dovevo garantire agli altri che erano vere meteoriti e non sassi terrestri. Inviai tre meteoriti ad una specialista dell’università Roma2, mi rispose che erano sassi terrestri seppur strani. Mi recai di persona a San Giovanni in Persicelo (BO), presso il museo locale di meteoriti e minerali, feci vedere ad uno specialista dell’università di Bologna, tre mie meteoriti;
                                            anche lui disse battendone due fra loro, che non erano meteoriti, si sentiva da come suonano, poi mettendone una sotto allo stereoscopio, disse che in una vi era addirittura una nervatura di quarzo, e poi la crosta di fusione, non aveva la necessaria lucentezza. Mi fece capire con chiarezza che solo le sue erano meteoriti sicure, perché le ha certificate lui che ha i titoli per farlo.
                                            Io sono andato a casa dopo averlo cordialmente salutato, ma morivo dalla voglia di raccontargli una favola che mi era venuta in mente nel frattempo. La favola è questa: c’era una volta un sasso che se ne stava beato in riva di un fiume, su di un pianeta della galassia Andromeda; era un bel sasso di mezzo chilo, di forma irregolare ma levigato e con spigoli arrotondati per le troppe carezze che il fiume di quel posto gli aveva fatto. Era di un colore grigio con sfumature sul verdastro, ed aveva due venature di quarzo che si incrociavano, gli davano un’aria civettuola; un brutto giorno un planetoide cadde su quel pianeta ed in pochi istanti quel paradiso si trasformò nel più brutto inferno, fiamme e fuoco avvolsero quel pianeta che si frantumò in milioni di brandelli che si proiettarono in ogni dove. Il nostro sasso si frantumò lungo una delle venature, la parte più grossa si sbriciolò e sopravvisse la parte più piccola che, tutta affumicata, sbrecciata e parzialmente fusa, vagò nella più desolata solitudine nel buio dello spazio. Dopo qualche millennio entrò in un altro sistema solare, diverso dal suo d’origine, incrociò la traiettoria di un pianeta e vi cadde sulla superficie, la discesa era stata caldina ma nulla in confronto a quello che aveva passato alla partenza.
                                            Venne raccolto da un abitante del luogo e siccome lo trovò strano, pensò che forse era un messaggero di un mondo lontano, lo portò da un esperto di minerali di quel pianeta, il quale lo analizzò per bene, lo rigirò più volte sotto il suo triscopio (dimenticavo di dirvi che quegli abitanti avevano tre organi visivi), poi espulse le parole “mi dispiace” come se esalasse l’ultimo respiro. Gli disse inoltre, dopo avere ripreso respiro, che non poteva essere quello che pensava lui, in quanto quel minerale aveva tracce di levigazione fluviale, e che aveva addirittura una vena di quarzo, e una seconda venatura si notava lungo una zona di frattura. A quelle parole, pronunciate da un essere di tale levatura, il nostro amico sasso venne scagliato da quell’aborigeno (non è una parolaccia) in un fiume che scorreva nei pressi; al contatto col liquido, il nostro sasso pensò, “finalmente mi sento come a casa, fa un po’ più caldo del mio fiume, ma se ripenso a cosa ho passato, mi sento da Dio”.
                                            Ora caro Ennio se hai avuto la costanza di leggere fino qui, puoi dilungarti un altro po’ per leggere le mie spiegazioni di questo scritto. Si sta ripetendo per me, la stessa storia con questa fusione fredda; ho fatto un percorso gia da alcuni anni in questo campo, e proseguo nonostante gli insuccessi, perché così sento nel cuore. Ho iniziato acquistando dalla solita ditta www.sigma-aldrich.com , una lamina di palladio di 25 per 25 millimetri e una confezione da 100 grammi di acqua pesante; vedessi tu come gorgogliava ossigeno, la lamina immessa nell’ossido di deuterio.
                                            Ha gorgogliato per ore, ma non è semplice caricare il palladio, fino ad un rapporto di circa un atomo di deuterio per ogni atomo di metallo, i risultati furono praticamente quasi zero.
                                            Quindi ora mi capirai quando non parlo troppo di trasmutazioni a debole energia, anche se io sono convinto che avvengano più di quanto si possa pensare, perché come ho scritto nel primo mio intervento ”Così oggi posso comunicarvi la mia esperienza, tesa ad un risultato eclatante, anche se non sono attrezzato per una analisi quantitativa sul rendimento della cella elettrolitica”.
                                            Il mio traguardo è poter dare prove concrete di qualcosa di eccezionale (eclatante), dove per capirlo no c’è bisogno né di microscopio elettronico, né di spettrometro di massa, né di sofisticati calorimetri, ma bastano oggetti che chiunque ha in casa o si può procurare sotto casa e usando come unici strumenti gli occhi, il cervello ed il cuore. Altrimenti ti buttano il lavoro svolto con passione e sacrifici, in un fiume.
                                            Io non ho voluto convincervi di nulla, anche se alcune volte mi hanno trascinato a farlo.
                                            Io ho detto semplicemente dall’inizio, che chiunque può replicare quello che ho fatto, basta che uno si intenda di elettricità, quel tanto da non morire fulminato.

                                            Renzo Mondaini (Ravenna)

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                                            • #52
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                                              vi mostrerò una foto di alluminio puro, usato come catodo nei miei esperimenti, ho usato del filo del diametro di 3 mm, acquistato da una ditta che fabbrica trasformatori elettrici. Viene usato quando un trasformatore deve avere come caratteristica principale, la leggerezza, anche se a scapito del rendimento, in quanto l’alluminio ha una resistività maggiore del rame.
                                              Come potete osservare, sulla parte destra vi sono delle gocce fuse di forma arrotondata, si ottengono immergendo il catodo di alluminio in una soluzione mediamente satura di sali.
                                              Sulla sinistra invece si nota che l’alluminio, invece di essere fuso, sembra bruciato; ha forma irregolare e granulosa, lo si ottiene immergendo il filo in una soluzione satura.

                                              Renzo Mondaini (Ravenna)


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                                              • #53
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                                                OK, ora che ne hai 14 quintali, puoi fabbricarci una piccola casetta siderale

                                                Scusa se te lo dico, ma non ti incuriosisce questo sbocciare di meteoriti anche nei posti piu' impensati, cosi' di punto in bianco? Capisci che la statistica dice che c'e' qualcosa che non va?
                                                Va beh... in ogni caso, gli elettrodi fondono,e questo e' innegabile. Sta' a misurazioni precise, incontrovertibili e controllate supportare le spiegazioni di quello che sta' succcedendo.
                                                Saluti

                                                Edited by Phitio - 5/7/2004, 11:06

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                                                • #54
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                                                  Non so se ti sei accorto che la tua risposta, al mio penultimo messaggio, è stata censurata (in senso buono); in quanto nella e-mail che mi arriva, ogni qualvolta qualcuno risponde al forum che ho iniziato io, vi era scritto che ti meravigliavi che avessi raccolto 14 tonnellate di meteoriti, così ai dimostrato di leggere i miei interventi più distrattamente che non il moderatore. Infatti io avevo scritto “circa 14 quintali”, che dovrebbero corrispondere ad 1,4 tonnellate.
                                                  Riporto con un copia-incolla quello che ho ricevuto.

                                                  Phitio has just posted a reply to a topic that you have subscribed to titled "fusione fredda".
                                                  The topic can be found here:
                                                  http://www.forumcommunity.net/?act=ST&f=37...5#entry13505002

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                                                  Davvero raccoglievi meteoriti?OK, ora che ne hai 14 tonnellate, puoi fabbricarci una piccola
                                                  casetta siderale Scusa se te lo dico, ma non ti incuriosisce questo sbocciare di meteoriti
                                                  anche nei posti piu' impensati, cosi' di punto in bianco? Capisci che la statistica dice che
                                                  c'e' qualcosa che non va? Va beh... in ogni caso, gli elettrodi fondono,e questo e' innegabile.
                                                  Sta' a misurazioni precise, incontrovertibili e controllate supportare le spiegazioni di quello
                                                  che sta' succcedendo.Saluti
                                                  -----------------------------------------------------------------------------

                                                  Io sono sorpreso quanto te, della grande mole di meteoriti che trovo, ma come ho scritto prima, ne ho raccolte così poche solo perché non so più dove tenerle, non perché non ce ne sono più.
                                                  Penso comunque che siano affioramenti di meteoriti fossili, pensa che la terra ha circa sette miliardi di anni di vita; facciamo un piccolo esercizio mentale, prendiamo in considerazione solo l’ultimo milione di anni del nostro pianeta, ammettiamo che in questo tempo sia caduta una meteorite ogni anno, su di un chilometro quadro, è troppo, facciamo una ogni dieci anni, è troppo ancora, allora diciamo una ogni cento anni; fai il calcolo e risulta che su di un chilometro quadro, sono cadute 10000 (diecimila) meteoriti, una ogni 100 metri quadri.
                                                  Questo vuole dire che come minimo hai una meteorite sotto al tuo appartamento e due sotto al tuo giardino attorno casa.
                                                  Se pensi poi che le meteoriti sono in fondo sassi, e come tali possono essere stati depositati in siti alluvionali particolari nel corso delle ere geologiche, il gioco è fatto.
                                                  Ricordati per esempio che nella notte del 12-13 novembre 1833, sui cieli americani si vide una pioggia di stelle cadenti con un ritmo di 500 al minuto, equivalenti ad 8 al secondo, 200000 (duecentomila) in tutta la notte.
                                                  Sono passati poco più di 2 secoli da quando venne studiato in modo scientifico, da due eminenti studiosi italiani, la caduta di vari frammenti su Siena dopo una esplosione da spaccare i timpani, nella notte del 16 giugno 1794.
                                                  Prima di allora, chi diceva di avere raccolto una pietra caduta dal cielo, era ritenuto pazzo, perché era chiaro a tutti che in cielo non esistono pietre.
                                                  Solo le chiese conservavano questi “sassi”, perché venivano considerati “prodigi celesti”. Così uno dei musei di meteoriti più grande al mondo è nella Città del Vaticano.
                                                  Ora però ritorniamo all’argomento del forum, vi mostro ora una foto di come ho ridotto due catodi di tungsteno con 2% di lantanio, la parte di metallo che manca è finita in fondo al vaso come poltiglia grigiastra.
                                                  Qualcuno penserà che ci saranno voluti giorni interi, per consumare così un metallo, che fonde alla bellezza di circa 3400°C; invece vi comunico che con circa 3-4 ampere, ci sono voluti circa 20 sec. (venti secondi).
                                                  Caro Ennio, a poter analizzare quella poltiglia, sai le sorprese che si possono trovare.

                                                  Renzo Mondaini (Ravenna)


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                                                  • #55
                                                    Scusate amici
                                                    se la schermata degli interventi si è allargata, è dovuto alla foto che ho allegato, stretta ma molto larga.
                                                    Provate se migliora la situazione, impostando la risoluzione video ad un valore superiore a 800 per 600, cliccando sulle impostazioni del video nel pannello di controllo.

                                                    Renzo Mondaini (Ravenna)

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                                                    • #56
                                                      Guarda che non c'e' stata alcuna censura: avevo scritto IO 14 tonnellate, poi , sembrandomi una misura errata, ho ricontrollato e mi sono accorto che erano quintali ed ho corretto. Non scambiare la distrazione per superficialita'... dopotutto 14 quintali o 14 tonnellate e' esattamente lo stesso per me: semplicemente i meteoriti grandi come pietre non ce la fanno ad arrivare a terra: e quelli chge arrivano fanno un bel botto, stai sicuro. Inoltre i meteoriti che sono caduti anche solo 200 anni fa, secondo te, dovrebbero stare in superficie, come comuni sassi? Molto, molto improbabile. Se anche fosse, potrebbe succedere davvero di rado e non certo con la frequenza ed abbondanza che ritieni. Come fai a distinguere un sasso da un meteorite? Se ti sembra bruciato, come fai a dire che non sis stato cotto da un vulcano piuttosto che dal rientro atmosferico? Hai studiato com'e' fatta la composizione media delle due famiglie principali di meteoriti (rocciose e ferrose) ? Hai raccolto una misura all'incirca simile di meteoriti rocciose e ferrose? Hai controllato la loro composizione? In genere l'elemento rivelatore e' lIridio.

                                                      Spero di aver espresso bene i miei forti dubbi
                                                      Saluti

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                                                      • #57
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                                                        Ma è fusione o fissione?
                                                        L'esperimento con il deuterio presuppone che l'idrogeno si concentri(solo in alcuni casi) al punto di fondersi e diventare elio.
                                                        Nel caso di Grottammare con l'utilizzo di K2CO3 (il potassio per chi non lo sapesse è radioattivo naturale) succede che il tungsteno diventa ferro? o wolframio ? Ma
                                                        Lavoro di donna gioco di bambino!!!!!!!!!!!!!

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                                                        • #58
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                                                          • #59
                                                            Cari amici miei, non agitatevi troppo,
                                                            sopratutto tu Phitio; io non ho intenzione di vendere meteoriti a nessuno. Le ho raccolte io, me le certifico io, e me le tengo io (va bene così?) Poi se a qualcuno interessa vederle, quando avrò finito gli esperimenti di fusione fredda, metterò mano al riempimento del dominio di secondo livello che ho comprato, che a tutt’oggi è ancora disattivo:
                                                            www.meteoriti.com
                                                            Chiusa la parentesi meteoriti.
                                                            Un ringraziamento all’amico bioste per il suo intervento interessato, prontamente corretto da diegopelo.
                                                            Confermo la radioattività del potassio, debole in quanto prodotta dall’isotopo di massa atomica 40, presente nel potassio nella percentuale dello 0,0117 %, potrete verificarlo andando su questo sito e cliccando sull’elemento che vi interessa, avrete indicazioni su tutti i suoi isotopi con le percentuali presenti in natura.
                                                            http://chemlab.pc.maricopa.edu/periodic
                                                            Ora se avete presente il mio intervento del 27/06/2004 che si trova alla pagina 3, in cui accennavo al fatto che durante l’esperimento inverso, cioè passivo, in quanto non fondeva il catodo, ma si riscaldava l’anodo, io accennavo al fatto che sfiorando con l’anodo, la parete del vaso, vi si formava nel punto di contatto, una lucciola incandescente che fondeva il vetro fino a sfondarlo.
                                                            Orbene credo di avere scoperto la causa del fenomeno; prima di spiegarvelo, però bisogna capire cosa sono i vetri; per cui vi trascrivo cosa dice un mio vecchio libro di scuola, dal titolo – tecnologia delle costruzioni elettroniche-, può servirvi come cultura generale, visto che il vetro è il contenitore della cella elettrolitica.
                                                            “I vetri sono composti di ossidi con costituente fondamentale la silice (ossido di silicio SiO2), alla quale vengono aggiunti in varie proporzioni ossidi di alluminio, di sodio, di potassio, di calcio, di magnesio ecc. questi ossidi hanno la funzione di fondenti, dato che il punto di fusione della silice è molto elevato e talvolta compiono anche la funzione di coloranti. Il vetro si presenta come una sostanza dura, fragile, trasparente con ottime proprietà isolanti. Nei vetri la corrente è trasportata dalla migrazione di ioni come negli elettroliti, piuttosto che da elettroni liberi come nel caso dei metalli. Per questa ragione gli ioni mobili, come gli ioni sodio, hanno un’influenza significativa e i valori di resistività tendono a diminuire con l’aumentare del contenuto di sodio. La resistività, il fattore di dissipazione e la costante dielettrica dei vetri sono influenzati dalla temperatura: ----la resistività diminuisce all’aumentare della temperatura----, mentre il fattore di dissipazione e la costante dielettrica aumentano alle più alte temperature.
                                                            I vetri usati per la fabbricazione degli isolanti vengono divisi per le loro diverse caratteristiche e composizioni in due categorie: il vetro verde e il vetro pirex; essi si differenziano fra loro per il diverso aspetto fisico e principalmente per il colore.
                                                            Il vetro verde si ottiene aggiungendo alla silice soda, sotto forma di carbonato o solfato e la calce sotto forma di calcare o carbonato e la composizione media è: silice 60-65 %, soda 6-8 %, calce 16-18 % e il resto ossidi di Al, Fe, Mg. Si presenta trasparente con una tinta verde.
                                                            Il pirex ha un contenuto in silice notevolmente elevato; si ottiene fondendo silice con acido borico, escludendo i fondenti terrosi (calce) e quelli alcalini (sodio e potassio) e la composizione media è: silice 80-82 %, anidride borica 12-14 %, ossidi vari 4-5 %. Si presenta trasparente con colore giallo chiaro.
                                                            Per entrambi i tipi di vetro i componenti dopo essere stati macinati finemente e intimamente mescolati, vengono portati alla temperatura di fusione rispettivamente di 1300-1400°C per il vetro verde e 1500°C per il vetro pirex……..”
                                                            La parte interessante di questo scritto l’ho evidenziato, perché ci riguarda da vicino, in quanto si capisce che il vetro da isolante, si trasforma in conduttore se portato ad una temperatura alta. Ora cosa pensate che succeda se un anodo caldo, diciamo sopra i 100°C, viene portato a contatto con il vetro? Bravi , diventa leggermente conduttore; e come si chiama un elemento conduttore che si trova davanti ad un anodo? Ma bravissimi, si chiama catodo; e cosa fa un catodo in tutti i miei esperimenti? Ma siete eccezionali, avete risposto bene anche a questa domanda, tutti i catodi dei miei esperimenti fondono.
                                                            Arrivati a questo punto mi viene in mente la domanda di bioste “ma è fusione o fissione?”
                                                            Carissimo bioste, non so quale delle due avviene, ma ti assicuro che a vedere fondere un catodo in pochi secondi, ti viene da pensare che qualcosa di grosso avviene, ed è impossibile che sia una reazione chimica, perché è troppo violenta e istantanea e fonde subito anche il nucleo di un pezzo di metallo di alcuni millimetri di diametro.
                                                            La mia teoria è che sul catodo avviene un bombardamento di ioni H+, che essendo protoni, lo definirei un bombardamento protonico o raggio canale, come lo usava chiamare il fisico E. Goldstein nel 1886. Egli infatti notò che usando un catodo forato davanti ad un anodo, si vedeva uscire un raggio a canale dal foro, in direzione opposta all’anodo; da quella esperienza si scoprì il protone.
                                                            Questi protoni essendo molto piccoli, potrebbero superare la barriera di elettroni, che per la loro carica opposta, li attraggono e addirittura li potrebbero oltrepassare andando a fare casino nel nucleo; qui potrebbero innescare sia fissione nucleare che fusione, usando il nucleo del metallo come catalizzatore e unendosi fra loro come nel sole, dove avviene la nota reazione protone-protone per formare elio dopo alcuni passaggi, dopo avere espulso positroni, neutrini ed altre cose varie. Naturalmente di queste reazioni ne avverranno una su un milione, altrimenti non sarei qui a raccontarvelo.

                                                            Renzo Mondaini (Ravenna)

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                                                            • #60
                                                              Caro diegopelo
                                                              tu che sei igegnere chimico, puoi dirmi a che temperatura bruciano i metalli?
                                                              io credo che nella mia cella elettrolitica, i metalli a volte invece di fondere, bruciano.
                                                              la mia richiesta vale per tutti gli utenti di questo forum naturalmente.

                                                              Renzo Mondaini (Ravenna)

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