Migliore Soluzione pompa di calore in zona climatica F? - EnergeticAmbiente.it

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Migliore Soluzione pompa di calore in zona climatica F?

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  • Migliore soluzione per Pompa di Calore in zona climatica F?

    Salve a tutti.

    architecture.jpgHo seguito per alcuni giorni le discussioni fatte negli ultimi tempi in questo ottimo forum e sono arrivato ad individuare la soluzione che sembra addattarsi alle nostre esigenze, una soluzione "alla Dotting" ma applicata in zona climatica F. Per questo chiedo vostro aiuto (soprattuto al buon Dotting!).

    Situazione di partenza: casa ben coibentata, circa 110 mq, fabbisogno energetico di 9 Kwh a temperature di -10°C calcolato dall'ingegnere che segue le pratiche di isolamento (migliorerà ulteriormente dopo il cambio di alcune vetrate), impianto fotovoltaico che produce circa 4.500 KW/anno quindi corrente disponibile.

    Non potendo utilizzare metano (è disponibile solo GPL volendo) ho cercato soluzioni che prevedessero l'uso della corrente elettrica autoprodotta e un buon impianto a pompa di calore con riscaldamento a pavimento in BT.

    Il problema, come ampiamente da voi discusso è la zona climatica dove per qualche giorno si arriva anche a temperature di -10°C. La pompa di calore scelta garantisce valori di COP a 6°C di quasi 4 alla temperatura di 35° in uscita. A -10° il valore scende e si attesta circa a 2, io dico pessimisticamente 1,8 considerando più cicli di sbrinamento. Il valore, seppur basso, visto comunque anche l'incentivo del FV, garantisce tranquillamente l'economicità della soluzione (se volete vi mando un po' di calcoli fatti da me e dalla persona che segue il fabbisogno dell'abitazione).

    Come suggerisce il buon Dotting la soluzione migliore per migliorare le prestazioni è quella di fornire del calore supplementare alla pompa e mantenerla più o meno ad una temperatura di esercizio di 5-6° che mi garantirebbero la potenza necessaria (la pompa assorbe circa 1.800 W e dovrebbe fornire il necessario). Non dovesse servire potrei integrare con il caminetto a pellets che ho in zona giorno (potenza massima di 8 KW) che mi dimezzerebbe il fabbisogno. Purtroppo non riesco a canalizzare aria dalla stufa verso la pompa, ne tantomeno recuperare il fumo del camino posto troppo lontano.


    SOLUZIONE: Posso però installare la termopompa in un locale caldaia usato da mia sorella, attualmente fornito di una vecchia caldaia a gasolio (da 30 KW) che verrà sostituita presto da una caldaia a legna a fiamma rovesciata (credo anche questa da una trentina di KW). La temperatura interna, anche senza coibentazione, è davvero elevata d'inverno e arriva a oltre 30° viste le dispersioni della caldaia attuale. Probabilmente con la nuova caldaia le dispersioni scenderanno di molto.

    Veniamo al dunque. Come fare per aumentare la temperatura di ingresso della mia PDC? Non credo sia sufficiente piazzarla nel locale in quanto temo che farebbe scendere troppo la temperatura, addiritura sotto zero. Io avrei delle idee ma vorrei il vostro aiuto per capire la migliore.

    1) recuperare "alla Dotting" il calore dei fumi della caldaia attuale e della futura caldaia a legna accordandomi con mia sorella. Preleverei così l'aria che passa attraverso il diffusore ad una temperatura sicuramente più alta. Poco costo aggiuntivo ma sarà sufficiente? L'aria fredda dove mi converrebbe convogliarla? Nella stanza stessa o direttamente fuori richiamando però altra aria esterna che potrebbe essere più fredda?

    2) piazzare una micro stufa a pellet "alla Dotting" nel locale caldaia e sfruttare sia i fumi che il caldo che produrrebbe. Costo: pellet e stufa. Probabilmente qui riuscirei anche ad avere temperature di ingresso superiori ai 10° migliorando di molto il COP e portandolo oltre 4,6. Anche qui l'aria fredda però dove la inviamo? E da dove la preleviamo?

    3) piazzare direttamente all'aperto la PDC aumentandone la potenza (con costi però molto elevati!). Avrei anche purtroppo una PDC sovradimensionata che mi funziona a buone potenze solo per i pochi giorni davvero freddi.

    4) piazzare sempre all'aperto la PDC senza aumentarne la potenza e cercando di prelevare dall'interno della zona caldaia il caldo anche dei fumi. Dubito però che sarebbe sifficiente e mi costringerebbe a scegliere una pompa maggiorata con costi molto elevati.

    5) accordarmi con mia sorella e collegare al mio puffer di 300 l che sta tra la PDC e l'impianto anche la caldaia a legna mediante una pompa termostatata al giusto set-point condividendo però ulteriori costi di impianto (caldaia a legna) e fatiche della legna proporzionalmente all'uso (anche se sarebbe molto inferioriore e verrebbe attivato solo quando la PDC non riesce a garantire la potenza necessaria).

    6) altre soluzioni che vi vengoo in mente! :-)

    Secondo voi quale sarebbe la soluzione migliore? Bel rebus, ma credo sia un bel esercizio di applicazione della "soluzione Dotting" anche in zone climatiche più rigide che però hanno la fortuna di una caldaia a disposizione gratis o quasi! :-)


    Per concludere vi posso dire anche che l'ACS viene prodotta con un boiler a termopompa (quello ottimamente citato da Dotting, se volete vi dico il modello) e che sono installati anche un paio di pannelli solari che mediante una valvola a tre vie aiutano alternativamente sia il boiler che il puffer per il riscaldamento soprattutto dalle mezze stagioni in avanti. Se volete vi posso inviare anche uno schema completo dell'impianto.

    Attendo fiducioso un vostro prezioso aiuto. Grazie!

    Andrea
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