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RE DI RE DI DNA ARTIFICIALE

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    DOMANDA PER ELY....
    ma questo sistema,ant,
    dovrà prima o poi essere testato anche sugli esseri umani?
    e se si deve difendere l'embrione fin dal primo momento, forse l'aborto....mah...
    e comunque, la coscienza, si presenta quando i neuroni si sono come dire....formati e incominciano ad interconnettersi?


    EMBRIONI
    Quando nasce la coscienza?
    intervista con WILLIAM HURLBUT di MICHAEL FITZGERALD





    WILLIAM Hurlbut, fisico ed eticista, è noto ai più soprattutto in quanto membro del Comitato per la Bioetica della Presidenza americana. Malgrado si sia sempre pronunciato a sfavore della distruzione degli embrioni a scopi di ricerca, è comunque un fautore degli studi sulle staminali da embrioni. Per ovviare a quello che potrebbe a prima vista apparire come una contraddizione in termini, ha avanzato una proposta denominata “transfer nucleare alterato” (Ant). Il suo obiettivo è quello di creare delle staminali da embrioni senza distruggere embrioni umani. Una delle tecniche più promettenti per la produzione di staminali consiste nella clonazione: in questo procedimento, il nucleo di un ovocita viene sostituito dal nucleo di una cellula adulta, in un processo denominato transfer nucleare cellulare somatico. L’ovulo viene poi indotto a scindersi, e dall’embrione risultante derivano cellule staminali pluripotenti, in grado di trasformarsi in qualsiasi tipo di tessuto. Coltivare le staminali, però, determina l’annientamento dell’embrione. Al contrario l’Ant (che ha dimostrato di funzionare nei topi, in attesa di essere testato sull’uomo), disattiva i geni vitali attraverso l’alterazione del nucleo cellulare somatico, del citoplasma o di entrambe le componenti che avviene prima ancora che abbia luogo il transfer. A detta di Hurlbut, la massa cellulare risultante non può diventare un embrione ma può comunque produrre staminali pluripotenti. Michael Fitzgerald lo ha intervistato per capirne di più.

    Cosa l’ha spinta a interessarsi del transfer nucleare alterato?

    Quando nel 2002 il Comitato presidenziale si è riunito per discutere degli aspetti etici legati alla ricerca sulle staminali, era chiaro che entrambe le posizioni ponevano l’accento su aspetti di cruciale importanza: da una parte si stava cercando di difendere la dignità umana fin dalle prime fasi di sviluppo, dall’altra si stava tentando di promuovere il progresso della scienza e della medicina. Ascoltando i vari punti di vista, mi sono subito chiesto se non ci fosse una soluzione, una qualche terza opzione possibile, in cui entrambi gli obiettivi potessero essere salvaguardati. Mi è venuto da pensare alle cisti dermoidi, tumori benigni che si formano nelle ovaie e producono tutti i tipi di cellule, tessuti e in parte organi del corpo umano. Chiaramente in tali tumori si produce qualcosa di simile alle staminali da embrioni. Così mi sono detto che se la natura poteva compiere un’impresa del genere, potevo farlo anch’io. Doveva esserci una qualche manipolazione tecnologica da poter sfruttare complementarmente al transfer nucleare in modo da produrre staminali pluripotenti senza dover per forza dare origine a un organismo unitario come può essere un embrione.

    Davvero l’Ant genera cellule staminali pluripotenti?

    Rudy Jaenisch del Mit le ha ottenute. Ne ha iniettate alcune in delle cavie di topo vive, ed esse hanno prodotto tumori che contenevano tutti i tipi di tessuto. Quindi funziona. Il prossimo passo sarà studiare il transfer nucleare alterato nei primati. Se funziona anche con loro, e specificatamente nei macachi resi, potremo procedere con fiducia, ma anche beninteso con cautela, alla sperimentazione su cellule umane.

    In che modo manipolare un embrione in modo che non sia più un embrione effettivo può risolvere il problema?

    Ecco, questo è esattamente il modo sbagliato per riassumere la questione. L’idea che stiamo manipolando gli embrioni è imprecisa e fuorviante. Il succo di tutto il progetto è che non viene creato proprio nessun embrione. Non si tratta di un qualcosa che manca all’embrione, ma di un’insufficienza di fattori determinata dall’inizio, che non gli consente di progredire fino a poter essere considerato un essere vivente.

    Shinya Yamanaka e altri sono riusciti a riprogrammare delle cellule epiteliali adulte in staminali embrioniche. Perché dovremmo andare avanti con l’Ant?

    Le cellule di Yamanaka sono molto interessanti e potrebbero risolvere il problema di come procurarsi staminali da embrioni. Il transfer nucleare alterato però parte da ancora prima, dallo stadio unicellulare. L’Ant può darci il contesto di riferimento etico e gli strumenti tecnologici per sviluppare le nostre intuizioni, senza bisogno di creare e poi distruggere embrioni umani.

    Esistono dei casi in cui potrebbe immaginare di chiudere un occhio sulla ricerca sulle staminali da embrioni?

    Non sono un nemico in assoluto della ricerca sulle staminali da embrioni. Ho delle preoccupazioni di natura morale sulle modalità con cui le staminali vengono ottenute, non sull’utilizzo delle cellule stesse. Non sono favorevole alla distruzione di embrioni umani a scopo di ricerca.

    Che problemi di natura etica e morale ci troviamo ad affrontare dal punto di vista delle neuroscienze?

    Uno dei problemi fondamentali consiste nel come correlare lo sviluppo neurologico durante l’embriogenesi con lo status morale. Alcuni sostengono che finché non c’è coscienza di sé non c’è neanche valore morale. Non sappiamo con esattezza cosa sia la coscienza, ma la maggior parte dei neurofisiologi non credono che essa emerga prima di 18 o 20 settimane di gestazione al massimo. Stando a tale criterio, si può forse giustificare il ricorso strumentale agli embrioni umani fino alle 20 settimane di sviluppo. Ma dal punto di vista degli investimenti federali, dobbiamo tener fermo il principio della difesa della vita umana dall’origine, e quindi fin dallo stadio unicellulare.

    © Technology Review


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