Originariamente inviato da rrrmori53
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"La caldaia tradizionale utilizza solamente una parte del calore derivato dai fumi di combustione, perché evitano la sua condensazione poiché sarebbe corrosiva. Quindi tutto il vapore acqueo originato dalla combustione si disperde, e con esso tutta l’energia termica chiamata “calore laterale”.
La caldaia a condensazione, invece, sfrutta proprio questo potenziale: i fumi prodotti con la combustione vengono fatti raffreddare fino a riportarli allo stato liquido e a recuperare il calore utilizzato per preriscaldare l’acqua di ritorno.
Attraverso questo meccanismo, la temperatura dei fumi di uscita scende a circa 40°C ed è vicina alla temperatura di mandata dell’acqua (pensa che nelle caldaie a condensazione più efficienti, questa temperatura può essere addirittura inferiore alla temperatura di mandata dell’acqua!).
Diversamente nella caldaia tradizionale, dove la temperatura dei fumi in uscita è:
- Caldaia ad alto rendimento: inferiore ai 140-160 °C
- Caldaia non ad alto rendimento: inferiore ai 200-250 °C
La caldaia a condensazione può sfruttare l’energia termica dei fumi perché è realizzata con materiali resistenti all’acidità della condensa.
Nella caldaia a condensazione, quando la temperatura dei fumi scende al di sotto del “punto di rugiada” (per i fumi prodotti dalla combustione di metano è circa 56 °C), il vapore condensa e, tornando allo stato liquido, libera il “calore latente” che viene poi sfruttato dagli scambiatori.
Invece nella caldaia tradizionale, la temperatura dei fumi di combustione viene tenuta sempre al di sopra del “punto di rugiada”.
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