Ricordo che nel primo dopoguerra, da giovane, leggevo riviste di divulgazione scientifica come Scienza e Vita che si facevano paladine dell'energia nucleare, vista come il rimedio di tutte le esigenze energetiche. Allora la radioattività non veniva vista con il terrore superstizioso che suscita oggi.
In particolare ricordo certi articoli in cui si parlava dell'energia ottenibile dal potenziale elettrico creato da un isotopo radioattivo. Lo schema proposto era molto semplice: l'isotopo viene posto all'interno di una camera metallica, da cui viene isolato elettricamente. L'isotopo è collegato con un capo di un circuito elettrico all'altro capo del quale è collegato il recipiente.
L'isotopo emette continuamente radioattività di tipo alfa o beta sotto forma di particelle elettricamente cariche. Ad esempio se emette radiazioni beta che sono elettroni, l'isotopo si carica positivamente e il recipiente che le riceve si carica negativamente. Si crea così una differenza di potenziale fra i due capi del circuito elettrico che può essere sfruttata.
Non so quale sia la differenza di potenziale che si crea. Probabilmente è proporzionale al numero di particelle scambiate e probabilmente altissima, se la corrente non viene fatta circolare nel circuito (anzi credo che in caso di mancato utilizzo quel potenziale vada dissipato perchè non diventi eccessivo). Ma quello che conta è che da 1 grammo di isotopo radioattivo si può ricavare una quantità enorme di energia, dello stesso ordine di grandezza di quella prodotta da una fissione.
Questo sistema mi risulta che venga sfruttato per produrre elettricità nei satelliti spaziali (segno che funziona e che è particolarmente leggero), ma di applicazioni sulla Terra non ho mai sentito. Eppure sarebbe un modo di produrre energia quasi illimitata, in modo molto più sicuro e compatto che in una centrale nucleare, perchè l'isotopo non è in grado di esplodere ma solo di decadere gradualmente, e il recipiente può venire costruito molto robusto in modo che non si apra neppure nel caso di incidenti violenti.
Insomma sembra il sistema ideale per fornire corrente a un'abitazione o per far marciare un'auto con un motore elettrico.
Io vedo piccole unità poco ingombranti, di taglie di potenza diverse, messe normalmente in commercio per usi civili. Naturalmente unite di sistemi di regolazione della tensione e di dissipatori delle tensioni troppo alte.
Allora perchè non c'è traccia di queste applicazioni ? Io azzardo un paio di ipotesi:
1. perchè un isotopo radioattivo in realtà non è in grado di fornire quantità adeguate di energia. Ma se anche fosse di pochi Watt si potrebbe usare per alimentare radio e macchine fotografiche etc.
2. perchè l'idea di maneggiare sostanze radioattive, benchè protette, non piacerebbe ai consumatori
3. perchè il rischio che qualche terrorista apra quegli aggeggi e ne tiri fuori la sostanza radioattiva per usarla per i suoi scopi
Qualche altro motivo ?
Edited by Archangel - 31/1/2006, 19:23
In particolare ricordo certi articoli in cui si parlava dell'energia ottenibile dal potenziale elettrico creato da un isotopo radioattivo. Lo schema proposto era molto semplice: l'isotopo viene posto all'interno di una camera metallica, da cui viene isolato elettricamente. L'isotopo è collegato con un capo di un circuito elettrico all'altro capo del quale è collegato il recipiente.
L'isotopo emette continuamente radioattività di tipo alfa o beta sotto forma di particelle elettricamente cariche. Ad esempio se emette radiazioni beta che sono elettroni, l'isotopo si carica positivamente e il recipiente che le riceve si carica negativamente. Si crea così una differenza di potenziale fra i due capi del circuito elettrico che può essere sfruttata.
Non so quale sia la differenza di potenziale che si crea. Probabilmente è proporzionale al numero di particelle scambiate e probabilmente altissima, se la corrente non viene fatta circolare nel circuito (anzi credo che in caso di mancato utilizzo quel potenziale vada dissipato perchè non diventi eccessivo). Ma quello che conta è che da 1 grammo di isotopo radioattivo si può ricavare una quantità enorme di energia, dello stesso ordine di grandezza di quella prodotta da una fissione.
Questo sistema mi risulta che venga sfruttato per produrre elettricità nei satelliti spaziali (segno che funziona e che è particolarmente leggero), ma di applicazioni sulla Terra non ho mai sentito. Eppure sarebbe un modo di produrre energia quasi illimitata, in modo molto più sicuro e compatto che in una centrale nucleare, perchè l'isotopo non è in grado di esplodere ma solo di decadere gradualmente, e il recipiente può venire costruito molto robusto in modo che non si apra neppure nel caso di incidenti violenti.
Insomma sembra il sistema ideale per fornire corrente a un'abitazione o per far marciare un'auto con un motore elettrico.
Io vedo piccole unità poco ingombranti, di taglie di potenza diverse, messe normalmente in commercio per usi civili. Naturalmente unite di sistemi di regolazione della tensione e di dissipatori delle tensioni troppo alte.
Allora perchè non c'è traccia di queste applicazioni ? Io azzardo un paio di ipotesi:
1. perchè un isotopo radioattivo in realtà non è in grado di fornire quantità adeguate di energia. Ma se anche fosse di pochi Watt si potrebbe usare per alimentare radio e macchine fotografiche etc.
2. perchè l'idea di maneggiare sostanze radioattive, benchè protette, non piacerebbe ai consumatori
3. perchè il rischio che qualche terrorista apra quegli aggeggi e ne tiri fuori la sostanza radioattiva per usarla per i suoi scopi
Qualche altro motivo ?
Edited by Archangel - 31/1/2006, 19:23
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