Lista completa domande Valmax
Alla benemerita lista delle domande di Valmax, aggiungo le ultime che ha fatto in modo da avere una lista completa
(Dal post 40)
2) Da un sito, quoto Quindi, quanta energia conti di usare da quella raccolta solo per produrre idrogeno in quantità che si suppongono industriali? Addendum: tale domanda si intende valida, anche modificando i parametri relativi, sfruttando un altro sistema di produzione
3) produrre idrogeno in grandi quantità non significa limitarsi al metodo di produzione. Occorre subito stoccarlo, ma questo lo sai già. Quello che sembra sfuggirti è che ci vuole energia aggiuntiva, e mezzi adeguati per lo stoccaggio e l'immagazzinamento, oltre che ad un molo di attracco per le navi (in mezzo all'equatore tu non fai venire un ferry, ti porti un cargo con i contropifferi). In alternativa, ci sarebbe il condotto, ma la manutenzione ed il controllo dello stesso varrebbero la pena a fronte di una produzione di proporzioni massicce.
4) se permane la tua idea 'equatoriale'. la vedo grigia assai che tu riesca a collegare fisicamente questa 'isola modulare' alla terraferma per la trasmissione dell'energia, non senza spendere cifre abominevoli per le infrastrutture E dovendo tenere conto delle inevitabili perdite di rete su simili distanze
5) una struttura (soprattuto di simili dimensioni!) in mezzo all'oceano richiede inevitabilmente personale qualificato per il controllo, la manutezione e gli interventi di emergenza. Altri costi!
6) per ottenere idrogeno usando acqua di mare, devi per forza prima depurare e desalinizzare l'acqua, non ci piove. Quindi conta di aggiungere i macchinari necessari, che richiedono una manutenzione continua. Questo aggiunge altri moduli speciali per la struttura.
8) capitolo salsedine: una struttura estesa come quella accumula salsedine sugli specchi. Ogni quanto tempo bisognerà chiudere una o più raft per la pulizia periodica? Quante raft alla volta, e quindi con che previsione di sottrazione alla produzione?
(dal post 58)
La scelta delle coste (come alternativa al mare aperto), comunque, presenta un paio di svantaggi
1) non si possono naturalmente scegliere coste che periodicamente siano battute da forti correnti, e questo limita il campo delle scelte
2) Quanto al problema animali, come può insegnarti qualunque onesto contadino, gli uccelli non li dissuadi tanto facilmente dall'evitare un'area di volo (soprattutto se poni le raft in prossimità di una rotta migratoria). E se usi una qualsivoglia arma a proiettili, ricorda che ciò che va su poi torna giù, e rischi di danneggiare le raft stesse
3) comunque ti sarà vietato mettere le raft in prossimità di un'area di riproduzione animali
4) non potrai piazzare le raft in prossimità delle rotte navali civili e militari.
Il problema agenti inquinanti riguarda
1) la salsedine. Piaccia o no, in mare aperto gli specchi se ne beccheranno un casino. Hai calcolato fino a che punto può arrivare l'accumulo di salsedine, prima di compromettere la piena efficacia dei pannelli delle raft? DEVI pensare ad un programma periodico di pulizia, quindi quanto tale programma influirà sulla produzione energetica?
2) accumulo di materiale organico. Cozze, mitilli, alghe, insomma tutto lo 'sporco di mare' che deve essere lavato via dalle navi (a meno di non volere rischiare danni cumulativi allo scafo nonché la stabilità dello stesso). Anche quello è inevitabile, ma almeno lì si può pensare ad un programma di pulizia non lesivo della produzione. Però son costi anche lì, anche se non frequenti, vero.
3) qualunque altro materiale organico e non portato dal vento -pollini, semi, polvere, che vanno ad accumularsi come con la salsedine.
Ma che ogni raft debba fare da microimpianto di produzione autonomo di idrogeno è a mio avviso assolutamente impensabile. Perché?
1) la precisione che richiede questa tipologia di impianto come l'hai presentata non è attuabile a causa del moto ondoso
2) si produce troppo poco per ogni raft, considerando che subito dopo il gas prodotto deve essere raffreddato e incanalato comunque verso un impianto di stoccaggio centrale. Farlo con tanti piccoli condotti è un incubo ingegneristico soprattutto in mare aperto
3) aggiungendo strutture su una minipiattaforma 8x8 significa comunque togliere spazio ai collettori solari, quindi riducendo la potenza che potresti ottenere da un collettore 8x8 pienamente sfruttati.
4) la manutenzione diventa insostenibile e troppo dispendiosa, dovendo stare dietro alle stesse problematiche (salsedine, sporco, guasti) che avresti su un impianto moltiplicato per tantissimi microimpianti.
5) comunque il moto ondoso è dannoso al buon successo di un impianto per la trasformazione di acqua di mare in idrogeno e ad un efficiente stoccaggio.
Alla benemerita lista delle domande di Valmax, aggiungo le ultime che ha fatto in modo da avere una lista completa
(Dal post 40)
2) Da un sito, quoto Quindi, quanta energia conti di usare da quella raccolta solo per produrre idrogeno in quantità che si suppongono industriali? Addendum: tale domanda si intende valida, anche modificando i parametri relativi, sfruttando un altro sistema di produzione
3) produrre idrogeno in grandi quantità non significa limitarsi al metodo di produzione. Occorre subito stoccarlo, ma questo lo sai già. Quello che sembra sfuggirti è che ci vuole energia aggiuntiva, e mezzi adeguati per lo stoccaggio e l'immagazzinamento, oltre che ad un molo di attracco per le navi (in mezzo all'equatore tu non fai venire un ferry, ti porti un cargo con i contropifferi). In alternativa, ci sarebbe il condotto, ma la manutenzione ed il controllo dello stesso varrebbero la pena a fronte di una produzione di proporzioni massicce.
4) se permane la tua idea 'equatoriale'. la vedo grigia assai che tu riesca a collegare fisicamente questa 'isola modulare' alla terraferma per la trasmissione dell'energia, non senza spendere cifre abominevoli per le infrastrutture E dovendo tenere conto delle inevitabili perdite di rete su simili distanze
5) una struttura (soprattuto di simili dimensioni!) in mezzo all'oceano richiede inevitabilmente personale qualificato per il controllo, la manutezione e gli interventi di emergenza. Altri costi!
6) per ottenere idrogeno usando acqua di mare, devi per forza prima depurare e desalinizzare l'acqua, non ci piove. Quindi conta di aggiungere i macchinari necessari, che richiedono una manutenzione continua. Questo aggiunge altri moduli speciali per la struttura.
8) capitolo salsedine: una struttura estesa come quella accumula salsedine sugli specchi. Ogni quanto tempo bisognerà chiudere una o più raft per la pulizia periodica? Quante raft alla volta, e quindi con che previsione di sottrazione alla produzione?
(dal post 58)
La scelta delle coste (come alternativa al mare aperto), comunque, presenta un paio di svantaggi
1) non si possono naturalmente scegliere coste che periodicamente siano battute da forti correnti, e questo limita il campo delle scelte
2) Quanto al problema animali, come può insegnarti qualunque onesto contadino, gli uccelli non li dissuadi tanto facilmente dall'evitare un'area di volo (soprattutto se poni le raft in prossimità di una rotta migratoria). E se usi una qualsivoglia arma a proiettili, ricorda che ciò che va su poi torna giù, e rischi di danneggiare le raft stesse
3) comunque ti sarà vietato mettere le raft in prossimità di un'area di riproduzione animali
4) non potrai piazzare le raft in prossimità delle rotte navali civili e militari.
Il problema agenti inquinanti riguarda
1) la salsedine. Piaccia o no, in mare aperto gli specchi se ne beccheranno un casino. Hai calcolato fino a che punto può arrivare l'accumulo di salsedine, prima di compromettere la piena efficacia dei pannelli delle raft? DEVI pensare ad un programma periodico di pulizia, quindi quanto tale programma influirà sulla produzione energetica?
2) accumulo di materiale organico. Cozze, mitilli, alghe, insomma tutto lo 'sporco di mare' che deve essere lavato via dalle navi (a meno di non volere rischiare danni cumulativi allo scafo nonché la stabilità dello stesso). Anche quello è inevitabile, ma almeno lì si può pensare ad un programma di pulizia non lesivo della produzione. Però son costi anche lì, anche se non frequenti, vero.
3) qualunque altro materiale organico e non portato dal vento -pollini, semi, polvere, che vanno ad accumularsi come con la salsedine.
Ma che ogni raft debba fare da microimpianto di produzione autonomo di idrogeno è a mio avviso assolutamente impensabile. Perché?
1) la precisione che richiede questa tipologia di impianto come l'hai presentata non è attuabile a causa del moto ondoso
2) si produce troppo poco per ogni raft, considerando che subito dopo il gas prodotto deve essere raffreddato e incanalato comunque verso un impianto di stoccaggio centrale. Farlo con tanti piccoli condotti è un incubo ingegneristico soprattutto in mare aperto
3) aggiungendo strutture su una minipiattaforma 8x8 significa comunque togliere spazio ai collettori solari, quindi riducendo la potenza che potresti ottenere da un collettore 8x8 pienamente sfruttati.
4) la manutenzione diventa insostenibile e troppo dispendiosa, dovendo stare dietro alle stesse problematiche (salsedine, sporco, guasti) che avresti su un impianto moltiplicato per tantissimi microimpianti.
5) comunque il moto ondoso è dannoso al buon successo di un impianto per la trasformazione di acqua di mare in idrogeno e ad un efficiente stoccaggio.
Commenta