È un pezzo che questa idea mi frulla per la testa. Siccome non riesco a trovare da solo argomenti che la invalidino, credo di non doverla rendere pubblica: se qualcuno sarà così gentile da leggermi, potrà concordare (nel qual caso mi aspetto che qualcuno voglia provare a fare qualcosa per metterla in pratica) o confutarmi.
Ma basta con i preamboli, ecco l’idea:
Il problema dell’approvvigionamento energetico potrebbe essere risolto, oggi, in maniera completa e definitiva, così:
1) selezioniamo una o più alghe da acqua salata adatte a produrre, possibilmente senza troppe cure, un certo quantitativo di olio (più ne produce, meglio è)
2) adibiamo un pezzo d’oceano alla coltivazione delle alghe. Il pezzo di oceano deve essere sufficientemente grande da produrre tutto l’olio che ci serve.
3) smettiamo di estrarre petrolio, carbone, uranio e simili. Potremmo anche smettere di impiantare pannelli solari, generatori eolici e simili
4) Produciamo tutto l’olio che si serve per scaldarci, muoverci e produrre energia elettrica – ci facciamo il biodisel, o ci bruciamo direttamente l’olio, oppure si vedrà. *** alghe marine come sola fonte di energia ***
5) Forse addirittura gli scarti potrebbero essere utilizzati come mangime per animali (oltre che come fertilizzante per le stesse alghe?)
Trattasi appunto di fonte di energia rinnovabile e, nei limiti delle nostre esigenze attuali, praticamente infinita.
Legalmente potrebbe essere fatto oggi, dato che l’oceano, oltre una certa distanza dalla costa, non appartiene a nessuno. Certamente nell’oceano c’è tutto lo spazio che ci serve per produrre tutto l’olio che ci serve.
Invece che sottrarre spazio alle terre coltivabili per produrre combustibile sulla terraferma, si utilizzano vascone nell’oceano.
Il problema dell’effetto serra da CO2 sarebbe azzerato: è elementare dimostrare che si produrrebbe solo la CO2 che le alghe hanno precedentemente utilizzato per crescere. Anzi: volendo se fosse necessario, si potrebbe produrre anche ‘un poco di’ olio da buttare, senza bruciarlo, nei pozzi petroliferi in modo da togliere dall’atmosfera un po’ di CO2 che vi abbiamo immesso con il petrolio – restituiamo insomma il petrolio preso.
Per iniziare basterebbe che qualche decina di migliaia di persone cacciassero una certa cifra, non troppo alta, per far partire il tutto (allestire le fattorie off-shore, pagare i primi stipendi a chi cil lavora, comprare qualche petroliera, anzi oliera, per trasportare il tutto).
Prima ancora, si tratterebbe di mettere insieme un’organizzazione, qualcosa, che promuovesse la cosa a livello culturale.
Potrebbe anche partire, insieme, un gruppo di lavoro di persone competenti che studia le cose a livello pratico (magari, perché no, anche con qualche università – mica è una legge che le università non debbano studiare cose utili!) - una specie di progetto open source: Che alga si usa? come si fanno le fattorie? Quanto ci costa un barile d’olio? Quanti soldi ci vogliono per iniziare? Quanto si inquina a produrre le alghe? Quanta superficie marina dovrebbe venire impegnata? Come si trasporta l’olio? Come si raffina il combustibile? Problemi legali?...)
Alla base di tutto però ci deve essere la consapevolezza che la cosa può essere fatta, oggi. E questa è questione culturale.
Secondo me tecnicamente, organizzativamente e culturalmente si può fare. Secondo voi?
Un certo numero di persone eventualmente interessate potrebbero da subito creare un’organizzazione: degli iscritti, un sito (multilingua) con materiale tecnico e un forum. Dei gruppi di volenterosi potrebbero impiantare delle vascone marine off-shore per produrre olio/biodisel.
Ma basta con i preamboli, ecco l’idea:
Il problema dell’approvvigionamento energetico potrebbe essere risolto, oggi, in maniera completa e definitiva, così:
1) selezioniamo una o più alghe da acqua salata adatte a produrre, possibilmente senza troppe cure, un certo quantitativo di olio (più ne produce, meglio è)
2) adibiamo un pezzo d’oceano alla coltivazione delle alghe. Il pezzo di oceano deve essere sufficientemente grande da produrre tutto l’olio che ci serve.
3) smettiamo di estrarre petrolio, carbone, uranio e simili. Potremmo anche smettere di impiantare pannelli solari, generatori eolici e simili
4) Produciamo tutto l’olio che si serve per scaldarci, muoverci e produrre energia elettrica – ci facciamo il biodisel, o ci bruciamo direttamente l’olio, oppure si vedrà. *** alghe marine come sola fonte di energia ***
5) Forse addirittura gli scarti potrebbero essere utilizzati come mangime per animali (oltre che come fertilizzante per le stesse alghe?)
Trattasi appunto di fonte di energia rinnovabile e, nei limiti delle nostre esigenze attuali, praticamente infinita.
Legalmente potrebbe essere fatto oggi, dato che l’oceano, oltre una certa distanza dalla costa, non appartiene a nessuno. Certamente nell’oceano c’è tutto lo spazio che ci serve per produrre tutto l’olio che ci serve.
Invece che sottrarre spazio alle terre coltivabili per produrre combustibile sulla terraferma, si utilizzano vascone nell’oceano.
Il problema dell’effetto serra da CO2 sarebbe azzerato: è elementare dimostrare che si produrrebbe solo la CO2 che le alghe hanno precedentemente utilizzato per crescere. Anzi: volendo se fosse necessario, si potrebbe produrre anche ‘un poco di’ olio da buttare, senza bruciarlo, nei pozzi petroliferi in modo da togliere dall’atmosfera un po’ di CO2 che vi abbiamo immesso con il petrolio – restituiamo insomma il petrolio preso.
Per iniziare basterebbe che qualche decina di migliaia di persone cacciassero una certa cifra, non troppo alta, per far partire il tutto (allestire le fattorie off-shore, pagare i primi stipendi a chi cil lavora, comprare qualche petroliera, anzi oliera, per trasportare il tutto).
Prima ancora, si tratterebbe di mettere insieme un’organizzazione, qualcosa, che promuovesse la cosa a livello culturale.
Potrebbe anche partire, insieme, un gruppo di lavoro di persone competenti che studia le cose a livello pratico (magari, perché no, anche con qualche università – mica è una legge che le università non debbano studiare cose utili!) - una specie di progetto open source: Che alga si usa? come si fanno le fattorie? Quanto ci costa un barile d’olio? Quanti soldi ci vogliono per iniziare? Quanto si inquina a produrre le alghe? Quanta superficie marina dovrebbe venire impegnata? Come si trasporta l’olio? Come si raffina il combustibile? Problemi legali?...)
Alla base di tutto però ci deve essere la consapevolezza che la cosa può essere fatta, oggi. E questa è questione culturale.
Secondo me tecnicamente, organizzativamente e culturalmente si può fare. Secondo voi?
Un certo numero di persone eventualmente interessate potrebbero da subito creare un’organizzazione: degli iscritti, un sito (multilingua) con materiale tecnico e un forum. Dei gruppi di volenterosi potrebbero impiantare delle vascone marine off-shore per produrre olio/biodisel.
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