Chi segue le discussioni sulla produzione da rinnovabili avrà avuto modo di incappare in uno dei due seri ostacoli anteposti all'espansione delle rinnovabili da parte degli scettici (l'altro è il costo):
L'alternanza della produzione elettrica da rinnovabili.
Il sole produce molto in certi periodi, di notte nulla. L'eolico produce se eolo soffia. Questo è innegabile.
E porta alla conclusione: se la domanda c'è anche e di notte e con calma piatta è evidente che dobbiamo coprirla tutta e servono comunque installazioni centralizzate classiche che perdipiù stanno in standby quando la rinnovabile produce moltiplicando i costi.
Ergo tanto vale buttare nel water pannelli e pale e tenerci le centralone! Giusto?
No! Sbagliato, sbagliatissimo e per diversi motivi. L'ambientale con la necessità di riduzione delle emissioni è solo il primo e più banale, nemmeno mi ci soffermo.
Ci sono motivi economici. Magari non a brevissimo termine (è innegabile che ora costa meno produrre tutto a carbone) ma che diverranno evidenti nel tempo, man mano che la mancata riduzione di gas serra con relative sanzioni, le tensioni internazionali, l'aumento della richiesta dei paesi in via di sviluppo renderanno sempre più costose queste fonti. Con oltretutto la fondata possibilità che qualche evento imprevedibile possa portare ad uno shift improvviso della convenienza, tipo crisi del 1973. Un paese che basi la propria fornitura energetica per il 90% dall'estero e per l'80% da zone a rischio è un paese incosciente.
Ci sono motivi sociali: la questione della distribuzione del reddito non più da industria manifatturiera, ma da agrienergia è già stata trattata. Ma oltre a quella c'è da mettere in conto la fortissima spinta all'autoproduzione che se (mettiamoci sto "se" per carità di patria) dovesse mai diventare conveniente senza incentivazione condurrà inevitabilmente alla moltiplicazione di piccoli impianti di autoproduzione. (A meno di pensare che a quel punto inizi una campagna di "disincentivazione" da parte dello stato, cosa che ritengo ardua).
La risposta finora teorizzata al problema dell'alternanza è stata la necesità di prevedere forme di accumulo a livello di distretto. Tramite idrogeno, batterie, pompaggio, ed altro. Ma siamo in molti casi a dibattere ancora sulle ipotesi e sui sogni è vero.
Qualcuno però comincia a fare considerazioni un pò più concrete sulle prospettive reali e sulle enormi opportunità che un uso intelligente della produzione diffusa assicura. E sopratutto comincia a preparare il proprio paese per un cambio di mentalità ed abitudini che vediamo sempre più probabile del "business as usual".
L'ente olandese per l'energia (http://www.ecn.nl/publications/default.aspx?nr=ECN-M--07-010) ha sviluppato un interessante progetto, già sperimentato a livello locale, di distretto (cluster) energetico in grado di ottimizzare sia la produzione che il consumo di un territorio localizzato. L'idea geniale è di prevedere un sistema semiautomatico di mercato del prezzo locale dell'energia, in modo da rendere immediatamente quantificabile la convenienza economica di produzione ed utilizzo delle'energia.
Il sistema è un potente incentivo ai veri comportamenti di risparmio ed ottimizzazione energetica (che se si vuole siano credibili ed efficaci dovrebbero in un paese civile andare un pò oltre l'entusiasmo per lo spegnimento delle piazze per 20 minuti all'anno ).
Addirittura si è sperimentato un sistema di produzione diffusa di calore ed energia tramite una "centrale produttiva virtuale" a gas, che invece di una singola centralona sfrutta la produzione di molte piccole installzioni.
Tutto il sistema (http://www.ecn.nl/docs/library/report/2007/m07010.pdf) è stato testato ed ha dimostrato grandi vantaggi, sia nella fase di produzione diffusa sia nella richiesta alla rete centrale, con forte riduzione dei picchi di domanda.
Fatti olandesi contro parole italiane?
L'alternanza della produzione elettrica da rinnovabili.
Il sole produce molto in certi periodi, di notte nulla. L'eolico produce se eolo soffia. Questo è innegabile.
E porta alla conclusione: se la domanda c'è anche e di notte e con calma piatta è evidente che dobbiamo coprirla tutta e servono comunque installazioni centralizzate classiche che perdipiù stanno in standby quando la rinnovabile produce moltiplicando i costi.
Ergo tanto vale buttare nel water pannelli e pale e tenerci le centralone! Giusto?
No! Sbagliato, sbagliatissimo e per diversi motivi. L'ambientale con la necessità di riduzione delle emissioni è solo il primo e più banale, nemmeno mi ci soffermo.
Ci sono motivi economici. Magari non a brevissimo termine (è innegabile che ora costa meno produrre tutto a carbone) ma che diverranno evidenti nel tempo, man mano che la mancata riduzione di gas serra con relative sanzioni, le tensioni internazionali, l'aumento della richiesta dei paesi in via di sviluppo renderanno sempre più costose queste fonti. Con oltretutto la fondata possibilità che qualche evento imprevedibile possa portare ad uno shift improvviso della convenienza, tipo crisi del 1973. Un paese che basi la propria fornitura energetica per il 90% dall'estero e per l'80% da zone a rischio è un paese incosciente.
Ci sono motivi sociali: la questione della distribuzione del reddito non più da industria manifatturiera, ma da agrienergia è già stata trattata. Ma oltre a quella c'è da mettere in conto la fortissima spinta all'autoproduzione che se (mettiamoci sto "se" per carità di patria) dovesse mai diventare conveniente senza incentivazione condurrà inevitabilmente alla moltiplicazione di piccoli impianti di autoproduzione. (A meno di pensare che a quel punto inizi una campagna di "disincentivazione" da parte dello stato, cosa che ritengo ardua).
La risposta finora teorizzata al problema dell'alternanza è stata la necesità di prevedere forme di accumulo a livello di distretto. Tramite idrogeno, batterie, pompaggio, ed altro. Ma siamo in molti casi a dibattere ancora sulle ipotesi e sui sogni è vero.
Qualcuno però comincia a fare considerazioni un pò più concrete sulle prospettive reali e sulle enormi opportunità che un uso intelligente della produzione diffusa assicura. E sopratutto comincia a preparare il proprio paese per un cambio di mentalità ed abitudini che vediamo sempre più probabile del "business as usual".
L'ente olandese per l'energia (http://www.ecn.nl/publications/default.aspx?nr=ECN-M--07-010) ha sviluppato un interessante progetto, già sperimentato a livello locale, di distretto (cluster) energetico in grado di ottimizzare sia la produzione che il consumo di un territorio localizzato. L'idea geniale è di prevedere un sistema semiautomatico di mercato del prezzo locale dell'energia, in modo da rendere immediatamente quantificabile la convenienza economica di produzione ed utilizzo delle'energia.
Il sistema è un potente incentivo ai veri comportamenti di risparmio ed ottimizzazione energetica (che se si vuole siano credibili ed efficaci dovrebbero in un paese civile andare un pò oltre l'entusiasmo per lo spegnimento delle piazze per 20 minuti all'anno ).
Addirittura si è sperimentato un sistema di produzione diffusa di calore ed energia tramite una "centrale produttiva virtuale" a gas, che invece di una singola centralona sfrutta la produzione di molte piccole installzioni.
Tutto il sistema (http://www.ecn.nl/docs/library/report/2007/m07010.pdf) è stato testato ed ha dimostrato grandi vantaggi, sia nella fase di produzione diffusa sia nella richiesta alla rete centrale, con forte riduzione dei picchi di domanda.
Fatti olandesi contro parole italiane?
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