Questa crisi è stata scatenata dalle acrobazie finanziario-bancarie, ma pare ormai assodato che è stata anche la miccia per la rivelazione di una ben più grave crisi su base energetica che, da tempo, si sta sviluppando come una enorme nube temporalesca.
I sintomi si vedevano da anni, ma ora si cominciano anche a vedere gli effetti delle contromisure che alcuni stati hanno preso (e prenderanno).
Ad es. la superpotenza USA ha sofferto moltissimo negli anni scorsi la perdita di competitività produttiva che, superficialmente, molti tendono ad appaltare solo agli "operai cinesi pagati con la tazza di riso", ma che in realtà ha una motivazione primaria nella dipendenza energetica degli USA, determinata dall'esaurimento delle fonti petrolifere interne a bassissimo costo.
Questo ha creato una situazione pesante per gli USA, costretti a un enorme sforzo economico e bellico per proteggere le vie di approvvigionamento energetico e a una pericolosa e costosa (in vite umane ed immagine) partita a braccio di ferro con svariate realtà sparse.
L'amministrazione repubblicana ha scelto di spingere molto su questa visione di "gendarme", utilizzando anche in modo un pò ipocrita motivazioni di ordine legale internazionale, finendo per delegittimarle e creare sospetto e irritazione negli alleati occidentali.
L'avvento di Obama, partito con grandi promesse, si è in realtà rivelato condizionato dalle fortissime pressioni isolazionistiche e dalla crisi produttiva.
Come è sempre successo però la capacità americana di reazione e innovazione si è rivelata superiore ed imprevedibile persino per gli stessi alleati.
La spinta alla ricerca dell'indipendenza energetica ha superato le promesse (e speranze di molti...) legate alle nuove tecnologie delle rinnovabili e ha prodotto una poderosa spinta di innovazione tecnologica anche nel campo delle risorse fossili tradizionali.
Risultato? :
AffarInternazionali
Entro il 2035 gli USA saranno energeticamente del tutto indipendenti. Anzi, diventeranno possibili esportatori petroliferi! Questo, unito alla comunque forte spinta sulle tecnologie rinnovabili interne e alla per ora insuperabile predominanza tecnologica (garantita dal sistema di università e ricerca estremamente efficace seppur non enormemente "politically correct") rischia di ribaltare totalmente certe visioni da "crepuscolo degli dei".
E' infatti verissimo che il dollaro sta diminuendo la sua importanza come moneta di scambio energetico, ma è altrettanto vero che proprio questa crisi sta dimostrando che l'economia reale, la concreta produzione di beni ed energia, è dominante su tutte le alchimie contabili della finanza monetaria.
La svolta energetica USA non si basa, purtroppo, sull'esplosione delle rinnovabili e sulla smart grid (come, incautamente, molti io compreso prevedevano!) ma sulla forte spinta all'utilizzo dello shale gas e alla nuova tecnologia molto discussa del "fracking".
Il facking è appunto molto discusso. E crea molte perplessità ambientali, ma temo che se davvero l'economia USA dimostrerà la virata verso il bel tempo dopo un decennio di profonda crisi con gravi ripercussioni sociali e fiscali, le obiezioni non avranno grande spazio in un paese da sempre molto poco tollerante con gli intoppi all'economia che non siano ben motivati.
Le conseguenze per paesi arabi, Russia, Cina e Sud-est asiatico potrebbero essere rivoluzionarie. Un'America con una capacità di proiezione militare pressochè globale crea una potenziale minaccia alle linee di rifornimento e scambio di questi paesi che finora è controbilanciato dall'analoga minaccia alle linee di rifornimento USA, ma che sparirebbe con un'America del tutto indipendente energeticamente (alimentarmente e produttivamente lo è già da sempre!). La Cina soprattutto si sente già molto debole per la mancanza di fonti energetiche (carbone escluso) che la costringe a investire moltissimo in una flotta potente per difendere le rotte di approviggionamento.
A parte il rapido declino, già previsto e in atto, di tutta l'area mediorientale resta il rebus Europa che sicuramente non ha nè le capacità tecnologiche nè le situazioni ambientali ideali per seguire gli USA sulla strada di shale e fracking.
Il panorama qui, a mio modo di vedere, impone ormai una scelta.
O inseguire una, costosa ma promettente, rivoluzione energetica su base rinnovabile integrando profondamente produzione, distribuzione e consumo a livello europeo (e qui l'Italia avrebbe tutto da guadagnare con la Spagna per la tecnologia solare...)
O rassegnarsi a una diversificazione delle fonti fra USA, RUssia e vicino oriente che ci renderà estremamente dipendenti ed esposti alle crisi internazionali, con assoluta necessità di una politica comune non già solo di difesa del territorio, ma anche delle linee di approviggionamento. Senza più poter contare sulla presenza del potente gendarme americano!
C'è anche una terza ipotesi, quella della fusione nucleare. Su cui, a questo punto, credo si dovrebbe puntare molto di più in ambito europeo perchè non credo che dagli USA arriveranno molte novità.
I sintomi si vedevano da anni, ma ora si cominciano anche a vedere gli effetti delle contromisure che alcuni stati hanno preso (e prenderanno).
Ad es. la superpotenza USA ha sofferto moltissimo negli anni scorsi la perdita di competitività produttiva che, superficialmente, molti tendono ad appaltare solo agli "operai cinesi pagati con la tazza di riso", ma che in realtà ha una motivazione primaria nella dipendenza energetica degli USA, determinata dall'esaurimento delle fonti petrolifere interne a bassissimo costo.
Questo ha creato una situazione pesante per gli USA, costretti a un enorme sforzo economico e bellico per proteggere le vie di approvvigionamento energetico e a una pericolosa e costosa (in vite umane ed immagine) partita a braccio di ferro con svariate realtà sparse.
L'amministrazione repubblicana ha scelto di spingere molto su questa visione di "gendarme", utilizzando anche in modo un pò ipocrita motivazioni di ordine legale internazionale, finendo per delegittimarle e creare sospetto e irritazione negli alleati occidentali.
L'avvento di Obama, partito con grandi promesse, si è in realtà rivelato condizionato dalle fortissime pressioni isolazionistiche e dalla crisi produttiva.
Come è sempre successo però la capacità americana di reazione e innovazione si è rivelata superiore ed imprevedibile persino per gli stessi alleati.
La spinta alla ricerca dell'indipendenza energetica ha superato le promesse (e speranze di molti...) legate alle nuove tecnologie delle rinnovabili e ha prodotto una poderosa spinta di innovazione tecnologica anche nel campo delle risorse fossili tradizionali.
Risultato? :
AffarInternazionali
Entro il 2035 gli USA saranno energeticamente del tutto indipendenti. Anzi, diventeranno possibili esportatori petroliferi! Questo, unito alla comunque forte spinta sulle tecnologie rinnovabili interne e alla per ora insuperabile predominanza tecnologica (garantita dal sistema di università e ricerca estremamente efficace seppur non enormemente "politically correct") rischia di ribaltare totalmente certe visioni da "crepuscolo degli dei".
E' infatti verissimo che il dollaro sta diminuendo la sua importanza come moneta di scambio energetico, ma è altrettanto vero che proprio questa crisi sta dimostrando che l'economia reale, la concreta produzione di beni ed energia, è dominante su tutte le alchimie contabili della finanza monetaria.
La svolta energetica USA non si basa, purtroppo, sull'esplosione delle rinnovabili e sulla smart grid (come, incautamente, molti io compreso prevedevano!) ma sulla forte spinta all'utilizzo dello shale gas e alla nuova tecnologia molto discussa del "fracking".
Il facking è appunto molto discusso. E crea molte perplessità ambientali, ma temo che se davvero l'economia USA dimostrerà la virata verso il bel tempo dopo un decennio di profonda crisi con gravi ripercussioni sociali e fiscali, le obiezioni non avranno grande spazio in un paese da sempre molto poco tollerante con gli intoppi all'economia che non siano ben motivati.
Le conseguenze per paesi arabi, Russia, Cina e Sud-est asiatico potrebbero essere rivoluzionarie. Un'America con una capacità di proiezione militare pressochè globale crea una potenziale minaccia alle linee di rifornimento e scambio di questi paesi che finora è controbilanciato dall'analoga minaccia alle linee di rifornimento USA, ma che sparirebbe con un'America del tutto indipendente energeticamente (alimentarmente e produttivamente lo è già da sempre!). La Cina soprattutto si sente già molto debole per la mancanza di fonti energetiche (carbone escluso) che la costringe a investire moltissimo in una flotta potente per difendere le rotte di approviggionamento.
A parte il rapido declino, già previsto e in atto, di tutta l'area mediorientale resta il rebus Europa che sicuramente non ha nè le capacità tecnologiche nè le situazioni ambientali ideali per seguire gli USA sulla strada di shale e fracking.
Il panorama qui, a mio modo di vedere, impone ormai una scelta.
O inseguire una, costosa ma promettente, rivoluzione energetica su base rinnovabile integrando profondamente produzione, distribuzione e consumo a livello europeo (e qui l'Italia avrebbe tutto da guadagnare con la Spagna per la tecnologia solare...)
O rassegnarsi a una diversificazione delle fonti fra USA, RUssia e vicino oriente che ci renderà estremamente dipendenti ed esposti alle crisi internazionali, con assoluta necessità di una politica comune non già solo di difesa del territorio, ma anche delle linee di approviggionamento. Senza più poter contare sulla presenza del potente gendarme americano!
C'è anche una terza ipotesi, quella della fusione nucleare. Su cui, a questo punto, credo si dovrebbe puntare molto di più in ambito europeo perchè non credo che dagli USA arriveranno molte novità.
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