Uno dei cavalli di battaglia di Grillo e dei decrescitori è l'assurdità del pescare gamberetti in Norvegia, inscatolarli in Marocco e consumarli in Germania. La considerazione che se ne trae è ingannevolmente semplice, anzi semplicistica: Che ognuno si inscatoli e consumi i gamberetti suoi, che risparmieremmo tanta energia altrimenti sprecata!
In realtà, chi riesce a togliersi il paraocchi dell'ecorisparmista esasperato non ha alcuna difficoltà a rendersi conto che dietro questi scambi c'è la convenienza per alcuni: inscatolare in Marocco "costa" meno, e la necessità per altri: chi lavora in Marocco coi gamberetti "guadagna" molto di più dei concittadini che allevano pecore o emigrano sui barconi!
Queste convenienze sono molto più pesanti sulle decisioni delle persone che non gli astratti discorsi sul risparmio energetico, per cui alla fine si fa un'educata risatina alla battuta comica con relativo applausino e si passa oltre certi che non se ne farà nulla. Nemmeno chi mette in evidenza questi casi poi crede veramente che possa servire a qualcosa. Il sistema non lo permetterà senza una rivolta generale, si dice (e può pure essere, ma forse le cose non cambierebbero in meglio nemmeno dopo la rivolta.. ).
In realtà un fondo di vero esiste. Se si considera il movimento di ricchezza fra Norvegia-Marocco-Germania come scambio di energia (e le cose stanno proprio così!) è facile rendersi conto che chi deve fare inscatolare i gamberetti si trova di fronte alla scelta di perdere 100 unità di energia in patria (stipendi, tasse, contributi) o perderne 80 in Marocco (40 per il trasporto su e giù, 40 per stipendi, ecc.). La scelta è ovvia ed è del tutto inifluente che 40 unità di energia vadano bruciate inutilmente. Inoltre le 40 unità residue sono vitali per chi le riceve in Marocco, visto che non se ne riesce a produrre in loco!
Assodato che un problema in realtà esiste... resta da capire come affrontarlo. La via semplicistica è "i norvegesi si inscatolino i gamberetti", così proteggono anche gli occupati dell'industria norvegese dalla concorrenza sleale marocchina! Efficace forse, ma resta il gravissimo problema di fondo di tutto lo sviluppo umano dell'ultimo secolo: che cosa possono fare i marocchini per ottenere una dignitose quantità energetica sotto forma di beni, alimenti e servizi? Questi provengono in gran parte dai paesi industrializzati e questi la concedono solo in cambio di beni, alimenti, servizi... energia insomma.
Il Marocco può sperare di ottenere beni e servizi dalla Norvegia se paga! Sennò al massimo ottiene un pò di beneficenza.
Inscatolare gamberetti potrà pure essere energeticamente uno spreco, ma senz'altro per il Marocco è un ottimo affare. Se ci teniamo i gamberetti serve trovare qualcos'altro che il Marocco può esportare e che noi siamo disposti a "pagare" adeguatamente e senza sfruttamenti.
Purtroppo i prodotti marocchini non hanno speranza alcuna di contrastare i prodotti europei, se non in quantità veramente minima. D'altro canto l'ipotesi di una industrializazione forzata del Marocco è fantascienza (manca tutto o quasi) e comunque provocherebbe i disastri che le industrializzazioni pilotate sempre provocano. Il Marocco è ricco solo di sole e deserti! Che fare allora?
C'è una sola risposta e finalmente qualcuno comincia a progettarla per bene: http://www.guardian.co.uk/environment/2007...ergy.solarpower
In sintesi ora sono le popolazioni africane e arabe che ci propongono di utilizzare i loro deserti (dove la terra non costa nulla) per installare i sistemi di trasformazione dell'energia solare in elettricità. Si parla di sistemi termo-elettrici solari in grado di produrre sia energia elettrica che acqua dolce come sottoprodotto, ed in futuro idrogeno. L'energia sarebbe poi facilmente importata in Europa con grandi elettrodotti e più avanti idrogenodotti e navi gasiere.
Il progetto è arabo, tecnologicamente già fattibile presenta un solo grande punto negativo: il costo dell'energia elettrica così prodotta sarebbe di circa 15-20€c, doppio di quello del carbone (sempre ovviamente escludendo, come al solito, tutti i costi occulti dell'uso del carbone...ci mancherebbe! ).
La domanda però sorge spontanea... ma dati gli enormi vantaggi di un progetto del genere per le popolazioni locali (a patto ovviamente che i guadagni non restino al 90% nelle tasche dello sceicco! Ma come cliente unico sarebbe anche facile per l'Europa imporre comportamenti corretti nella produzione energetica e nella distribuzione della ricchezza! ) e anche per l'Europa (abbattimento massiccio di produzione di CO2, diversificazione degli approviggionamenti, sollievo dell'inquinamento da fossile, ecc.) non sarebbe politicamente conveniente per noi europei farci carico di questo differenziale di costo? Almeno nella fase iniziale. Dopo qualche anno è probabile che gli aumenti del prezzo dei fossili e l'avanzamento tecnologico riducano di molto questa differenza! Sarebbe anche un ottimo modo per non rischiare fra dieci anni di trovarci le centrali nucleari costruite con gli stardard di sicurezza delle produzioni di datteri a 300 km dalle nostre coste! Con magari missili annessi!
Il problema per gli italiani non si pone o quasi. Già paghiamo di fatto l'e.e. a quelle tariffe. "> Francesi e Inglesi magari potrebbero storcere più il naso, ma quale migliore occasione per dimostrare la generosità delle genti europee e la loro volontà di collaborazione senza sfruttamento e depredamento delle risorse degli altri popoli?
In realtà, chi riesce a togliersi il paraocchi dell'ecorisparmista esasperato non ha alcuna difficoltà a rendersi conto che dietro questi scambi c'è la convenienza per alcuni: inscatolare in Marocco "costa" meno, e la necessità per altri: chi lavora in Marocco coi gamberetti "guadagna" molto di più dei concittadini che allevano pecore o emigrano sui barconi!
Queste convenienze sono molto più pesanti sulle decisioni delle persone che non gli astratti discorsi sul risparmio energetico, per cui alla fine si fa un'educata risatina alla battuta comica con relativo applausino e si passa oltre certi che non se ne farà nulla. Nemmeno chi mette in evidenza questi casi poi crede veramente che possa servire a qualcosa. Il sistema non lo permetterà senza una rivolta generale, si dice (e può pure essere, ma forse le cose non cambierebbero in meglio nemmeno dopo la rivolta.. ).
In realtà un fondo di vero esiste. Se si considera il movimento di ricchezza fra Norvegia-Marocco-Germania come scambio di energia (e le cose stanno proprio così!) è facile rendersi conto che chi deve fare inscatolare i gamberetti si trova di fronte alla scelta di perdere 100 unità di energia in patria (stipendi, tasse, contributi) o perderne 80 in Marocco (40 per il trasporto su e giù, 40 per stipendi, ecc.). La scelta è ovvia ed è del tutto inifluente che 40 unità di energia vadano bruciate inutilmente. Inoltre le 40 unità residue sono vitali per chi le riceve in Marocco, visto che non se ne riesce a produrre in loco!
Assodato che un problema in realtà esiste... resta da capire come affrontarlo. La via semplicistica è "i norvegesi si inscatolino i gamberetti", così proteggono anche gli occupati dell'industria norvegese dalla concorrenza sleale marocchina! Efficace forse, ma resta il gravissimo problema di fondo di tutto lo sviluppo umano dell'ultimo secolo: che cosa possono fare i marocchini per ottenere una dignitose quantità energetica sotto forma di beni, alimenti e servizi? Questi provengono in gran parte dai paesi industrializzati e questi la concedono solo in cambio di beni, alimenti, servizi... energia insomma.
Il Marocco può sperare di ottenere beni e servizi dalla Norvegia se paga! Sennò al massimo ottiene un pò di beneficenza.
Inscatolare gamberetti potrà pure essere energeticamente uno spreco, ma senz'altro per il Marocco è un ottimo affare. Se ci teniamo i gamberetti serve trovare qualcos'altro che il Marocco può esportare e che noi siamo disposti a "pagare" adeguatamente e senza sfruttamenti.
Purtroppo i prodotti marocchini non hanno speranza alcuna di contrastare i prodotti europei, se non in quantità veramente minima. D'altro canto l'ipotesi di una industrializazione forzata del Marocco è fantascienza (manca tutto o quasi) e comunque provocherebbe i disastri che le industrializzazioni pilotate sempre provocano. Il Marocco è ricco solo di sole e deserti! Che fare allora?
C'è una sola risposta e finalmente qualcuno comincia a progettarla per bene: http://www.guardian.co.uk/environment/2007...ergy.solarpower
In sintesi ora sono le popolazioni africane e arabe che ci propongono di utilizzare i loro deserti (dove la terra non costa nulla) per installare i sistemi di trasformazione dell'energia solare in elettricità. Si parla di sistemi termo-elettrici solari in grado di produrre sia energia elettrica che acqua dolce come sottoprodotto, ed in futuro idrogeno. L'energia sarebbe poi facilmente importata in Europa con grandi elettrodotti e più avanti idrogenodotti e navi gasiere.
Il progetto è arabo, tecnologicamente già fattibile presenta un solo grande punto negativo: il costo dell'energia elettrica così prodotta sarebbe di circa 15-20€c, doppio di quello del carbone (sempre ovviamente escludendo, come al solito, tutti i costi occulti dell'uso del carbone...ci mancherebbe! ).
La domanda però sorge spontanea... ma dati gli enormi vantaggi di un progetto del genere per le popolazioni locali (a patto ovviamente che i guadagni non restino al 90% nelle tasche dello sceicco! Ma come cliente unico sarebbe anche facile per l'Europa imporre comportamenti corretti nella produzione energetica e nella distribuzione della ricchezza! ) e anche per l'Europa (abbattimento massiccio di produzione di CO2, diversificazione degli approviggionamenti, sollievo dell'inquinamento da fossile, ecc.) non sarebbe politicamente conveniente per noi europei farci carico di questo differenziale di costo? Almeno nella fase iniziale. Dopo qualche anno è probabile che gli aumenti del prezzo dei fossili e l'avanzamento tecnologico riducano di molto questa differenza! Sarebbe anche un ottimo modo per non rischiare fra dieci anni di trovarci le centrali nucleari costruite con gli stardard di sicurezza delle produzioni di datteri a 300 km dalle nostre coste! Con magari missili annessi!
Il problema per gli italiani non si pone o quasi. Già paghiamo di fatto l'e.e. a quelle tariffe. "> Francesi e Inglesi magari potrebbero storcere più il naso, ma quale migliore occasione per dimostrare la generosità delle genti europee e la loro volontà di collaborazione senza sfruttamento e depredamento delle risorse degli altri popoli?
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