Sussidi alle Fossili: ancora 112 miliardi l'anno in europa e 8,7 in Italia per i trasporti
NUOVO RAPPORTO SUI SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI: 112 MILIARDI DI € ALL'ANNO NEI MAGGIORI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA. IN ITALIA 8,7 MILIARI DI € SOLO PER I TRASPORTI.
Torino, 28 Settembre 2017.
112 miliardi di €: a tanto ammontano i sussidi forniti ogni anno alle fonti fossili nei maggiori paesi membri dell’Unione Europea secondo il nuovo rapporto “Phase-Out 2020: Monitoring Europe's fossil fuel subsidies report”, prodotto dall’Overseas Development Institute (ODI) e Climate Action Network (CAN) Europe e presentato a Bruxelles in occasione di una conferenza stampa nella giornata di oggi, giovedì 28 settembre. Di questi, 4 miliardi provengono direttamente dalla stessa Unione.
Lo studio analizza i sussidi di cui hanno goduto i combustibili fossili tra il 2014 e il 2016 sia a livello comunitario che in 11 stati membri, tra cui l’Italia, responsabili dell’83% delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea. Sono stati identificati ben 999 diversi tipi di incentivi economici nelle forme di agevolazioni fiscali, finanziamenti pubblici e investimenti da parte di imprese a controllo statale. I trasporti appaiono come il settore maggiormente beneficiario, ricevendo ben 49 miliardi di € all’anno (il 44% del totale dei sussidi identificati nello studio) a supporto dell’uso dei combustibili fossili.
7,3 miliardi di € annui di finanziamenti pubblici vengono inoltre destinati in Europa alla produzione di petrolio e gas, mentre nei paesi extraeuropei sono stati investiti 1,7 miliardi di € in centrali alimentate dalle fonti fossili e 389 milioni di € sono andati ad alimentare l’estrazione del carbone, il combustibile maggiormente inquinante.
Come firmataria dell’Accordo di Parigi, l’Unione Europea è impegnata a raggiungere l’obiettivo di ridurre a zero le emissioni nette di gas serra entro la seconda metà del secolo, e a reindirizzare i flussi finanziari in maniera coerente con la necessaria traiettoria di decarbonizzazione. L’Unione, inoltre, si è impegnata a eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente entro il 2020, mentre simili promesse sono state fatte dai maggiori stati membri nel quadro del G7 e del G20. I dati di questo nuovo rapporto evidenziano quindi come tali impegni siano ben lontani dal trovare riscontro nella realtà dei fatti.
Nel capitolo dedicato all’Italia vengono evidenziate luci ed ombre rispetto al tema. I combustibili fossili rappresentano ancora una quota significativa del mix elettrico nazionale, seppure in calo: si è passati infatti dall'81% nel 2000 al 60% nel 2015, mentre le fonti di energia rinnovabile ammontano a circa il 40%. La pubblicazione nel 2016 da parte del Ministero dell’Ambiente del “Catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli e dei sussidi ambientalmente dannosi” segna un passo in avanti nella trasparenza riguardo al supporto economico pubblico alle fonti fossili. Al tempo stesso, tuttavia, lo studio evidenzia come l’articolo 15 della legge delega per la riforma fiscale del 2014, orientato verso l’eliminazione delle sovvenzioni nocive per l’ambiente, non abbia mai trovato attuazione. Ne consegue che tutti i settori presi in esame continuano a ricevere sussidi da parte dello Stato rispetto alle fonti fossili, tanto dal lato della produzione quanto da quello del consumo.
Mentre gli incentivi alla produzione domestica di carbone sono relativamente bassi se comparati agli altri paesi europei, il sostegno economico a petrolio e gas rimane significativo, e viene fornito sia attraverso esenzioni fiscali che, in parte minore, tramite finanziamenti diretti attraverso la spesa pubblica. Annualmente, le esenzioni e i canoni avvantaggiati per l’estrazione di petrolio e gas (royalties) rappresentano un sussidio indiretto stimato in 1,4 miliardi di €.
Risulta elevato anche il sostegno alla produzione di combustibili fossili a livello internazionale, pari in media a 1,3 miliardi di € all’anno, attraverso investimenti in infrastrutture per l’estrazione di carbone, petrolio e gas in diversi paesi extra UE da parte dell'agenzia italiana di credito alle esportazioni (SACE).
Anche nel nostro Paese il settore dei trasporti beneficia largamente di diversi tipi di sussidi, per un totale che ammonta a una media di 8,7 miliardi di € annui nel periodo preso in considerazione dallo studio. In particolare, la differenza di aliquota fra accisa sulla benzina e sul gasolio per il trasporto su gomma risulta in una spesa fiscale indiretta che corrisponde a quasi 5 miliardi di € annui. Agevolazioni fiscali sui carburanti sono in vigore anche per il trasporto aereo, marittimo e ferroviario.
Lo studio passa in rassegna anche una serie di incentivi economici nei confronti della produzione di energia elettrica. Complessivamente, il sostegno alle fonti fossili in questo settore supera i 2 miliardi di € all’anno. Anche i consumi domestici di energia elettrica godono di una serie di agevolazioni, in larga parte mirate a favorire le fasce di popolazione più svantaggiate.
Un significativo sostegno economico rispetto all’uso di combustibili fossili viene destinato anche all’agricoltura, un trend in linea con il resto dell’Europa. Analogamente ai trasporti, il settore beneficia di riduzioni dell’accisa sul gasolio e sul gas naturale e di altre tipologie di sussidi per un totale di oltre 1,2 miliardi di € annui.
Nel commentare i dati del nuovo rapporto Francesco Capezzuoli di Italian Climate Network sottolinea come l’ammontare dei sussidi che vengono destinati alle fonti fossili portino l’UE lontano dal rispetto degli impegni assunti a Parigi.
“Risulta chiaro che azzerare le sovvenzioni ai combustibili fossili si tradurrebbe in un vantaggio immediato in termini di riduzione delle emissioni e supporto a politiche di efficienza energetica. Come evidenziato anche dai report dell’International Energy Agency, il phase-out dei sussidi alle fonti fossili risulterebbe decisivo nel mantenere concreto il target dei 2 °C. Inoltre, le ingenti somme risparmiate potrebbero essere destinate a investimenti in infrastrutture e tecnologie low-carbon, favorendo così ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi di mitigazione”.
Prosegue Capezzuoli: “Prendiamo atto dell’aumentata trasparenza dell’Italia riguardo al tema, ma questo non è che un primo passo che rimane poco utile se non si traduce in un deciso cambio di rotta a livello pratico: gli incentivi alla produzione e al consumo di combustibili fossili devono essere eliminati al più presto. Purtroppo, il fatto che nel documento in consultazione della nuova Strategia Energetica Nazionale la questione dei sussidi alle fonti fossili non venga affrontata in alcun modo rappresenta un segnale decisamente preoccupante”.
Capisco che stonino certi finanziamenti che finiscono per incentivare la mobilità, specialmente quella di vetture alimentate con idrocarburi, fin qui ben vengano le denunce di persone e associazioni ben informate. Ma ci terrei a completare l'informazione almeno per quanto riguarda gli incentivi sull'acquisto delle autovetture, che vengono reiterati di anno in anno qui in Italia.
Si incentiva la rottamazione di un'auto vecchia e inquinante, per acquistarne una nuova dotata dei più performanti sistemi di filtrazione degli scarichi e con migliorata carburazione per ridurrne i consumi, con conseguente riduzione delle emissioni. Stanno prendendo incentivi anche le soluzioni ibride, ma sono ancora troppo poche le vetture di classe economica a poterne disporre.
Stando che il mercato dei motori elettrici non è ancora giunto a un punto critico di economia di scala che gli permetta di rimpiazzare in toto i motori endotermici, a mio parere incentivare una maggiore efficienza di questi ultimi non è un controsenso, è realismo, perché l'alternativa al momento è lasciare circolare le attuali vetture più inquinanti, il ché sarebbe peggio.
Bisogna evitare di trovarci a fare una guerra tra poveri, i pochi soldi a disposizione non possono essere investiti per incentivare soltanto i motori elettrici, perché si rischia di favorire solo chi al momento può permettersi una vettura totalmente elettrica a prestazioni paragonabili al motore a scoppio (non intendo la circolazione cittadina, sotto i 50 km/h, ma anche quella in autostrada fino ai 130 km/h e percorrenze di diverse centinaia di km tra un pieno e l'altro), auto di questo tipo sono solo nella fascia alta e altissima di prezzi, e il numero di chi se le può permettere forse non è così incisivo da fare calare significativamente il tasso di inquinamento dell'aria per la media delle vetture circolanti.
il il sistema per avere mezzi più ecologici a minor impatto ambientale senza rivoluzionare
gli attuali sistemi costruttivi,in attesa dei veicoli tutto elettrico,c'è già il metano e il gpl,
a casa mia abbiamo 2 veicoli a gpl e uno a metano,a bologna oltre il 20% dei veicoli sono
a gas,quando passano i veicoli puzzolenti te ne accorgi subito,è il gas il sistema di transizione
ma sia lo stato non ha interesse a promuovere combustibili poco tassati,sia le persone che in
maggioranza non riescono a fare un piccolo sforzo che diventa un guadagno
Ho posseduto diverse auto a GPL, al momento sono tornato al benzina a causa delle numerose fermate per passare dall'assistenza della casa dell'impianto gas per qualche sopraggiunto problema, ben più frequentemente del normale tagliando. A livello spesa il costo di gestione complessivo del GPL mi permetteva un risparmio non superiore al 20%, ma erano le mezze giornate di permesso che mi dovevo prendere dal lavoro che mi pesavano più di tutto, avrei voluto trascorrerle più volentieri svagandomi con la mia famiglia!
Il 20% max di risparmio economicamente non era sufficiente a ripagarmi del disagio. In quanto all'ambiente... i calcoli vanno fatti conteggiando tutti i fattori, compreso lo smaltimento dei pezzi sostituiti e il costo ecologico per produrre i ricambi, oltre al necessario per il lavoro dei tecnici dell'officina.
Chiaramente il mio può essere solo un caso, ma se sommo questo al fatto che le auto a GPL che ho posseduto le ho pagate qualche migliaio di euro più che la corrispondente vettura a benzina...
Una delle auto era addirittura esentata a vita dal bollo auto, essendo l'impianto GPL omologato in origine dal costruttore della vettura (negli altri casi l'esenzione era di 5 anni), quindi già usufruiva di incentivi statali e regionali.
Comunque la critica ai sussidi alle fonti fossili è intesa anche al gas, salvo forse il bio-metano, che penso possa essere assimilato alle biomasse in quanto eco-compatibilità, almeno fin tanto che viene prodotto dagli scarti delle lavorazioni agricole, come avviene nell'impianto che hanno installato a meno di un km da casa mia.
il gas dovrebbe solo consentire una transizione ecologica verso l'elettrico,che ha ancora
costi fuori dalla portata per molti,certamente per girare a gas devi fare diverse migliaia di km
per risparmiare e pure qualche disagio aggiuntivo nella ricerca del distributore e in oneri
aggiuntivi per sostituzioni bombole,ma dagli anni 90 ci hanno presentato la benzina verde
come la soluzione all'inquinamento con incentivi a rottamare per poi trovarci euro 1,2,3,4,5
senza peraltro risolvere niente,quando incentivando il gas avremmo goduto di aria sicuramente
meno inquinata,i mezzi ecologici vanno incentivati,ma poi lo stato dove trova le risorse che
perde e finisce poi per riproporcele
senza conoscere nel dettaglio i sussidi, faccio presente che l evostre osservazioni sono corrette ma sembrano trascurare un dettaglio: l'obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra!
Ebbene, sia le auto a metano che quelle "moderne" di fatto non riducono in maniera apprezzabile le emissioni di CO2, i consumi non sono diminuiti come le emissioni inquinanti anzi...
Quindi, se può avere senso incentivare auto più moderne o a metano/GPL per ridurre l'inquinamento locale, questo non aiuta a raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2, un problema planetario e non solo "urbano"
Io ho in casa una Yspilon del 2013 a gpl, non abitando in città arriva anche sui 16 km/l
Con 16/17 € di pieno (30,5l) fa tendenzialmente un po' meno di 500km (in alcune occasioni fortunate sono arrivato anche oltre, a 510/520)
Per adesso ha fatto quasi 120mila km, la differenza di prezzo rispetto alla versione a benzina è circa 1.300 euro (considerando lo sconto)
Esenzione bollo a tempo indeterminato (però 100% solo per i primi 5 anni, poi scende al 75% dal sesto in avanti)
Non ha alcuna spesa di manutenzione particolari, a parte il filtro gpl (25€) ogni 30 mila km
Ho dovuto cambiare gli iniettori sui 100mila km per cagionevolezza congenita (cosa nota, iniettori Med - Landi), ho speso 200 € ... ci sono sul mercato iniettori più resistenti, dovendo fare una trasformazione probabilmente questi li eviterei.
Ultima modifica di nll; 11-10-2017, 13:10.
Motivo: Citazione integrale rimossa
Darebbero anche un vantaggio in termini di riduzione emissioni di co2, anche il gpl, ma in particolare il metano
Riporto :
Stando ai valori diffusi da quattroruote.it, un motore a metano emette il 25% in meno di CO2, contro il 10-15% di un auto equipaggiata a GPL
Inoltre, la composizione delle emissioni di CO2 di un motore a metano è qualitativamente differente rispetto alle emissioni di benzina e gasolio.
Fatte pari a 100 le emissioni di benzene, HC, NOx, CO, PM10 del motore a benzina, il motore a metano – a parte HC che egualmente pari a 100 – NON emette benzene e PM10 ed emette una quantità pari a 42 di NOx e pari a 60 di CO. Risultati migliori anche del GPL. Il GPL infatti, al pari del metano, non emette benzene e PM10, ma i valori di NOx sono pari a 47 e l’ossido di carbonio è pari a 93.
Ultima modifica di nll; 14-10-2017, 14:43.
Motivo: Citazione integrale rimossa.
io sono dell'idea,visto che in europa stiamo a preoccuparci di calare le emissioni
di co2 di qualche punto percentuale,mentre in altre parti del mondo le raddoppiano ogni tot anni,
che è meglio di migliorare la qualità dell'aria localmente.per mitigare le conseguenze sulla salute
ed ambientali,ragion per cui scelgo sempre il mezzo ecologico che mi posso permettere,in fin dei
conti i cambiamenti climatici ci saranno indipendentemente da quello che faccio io o tutti gli italiani
considero il passaggio alla benzina verde una grossa occasione persa,insistere su combustibili
altamente inquinanti quando ce ne sono di più puliti,ma certo ci sono le lobby
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