L’idea di un sussidio anti-povertà è da sempre un cavallo di battaglia delle sinistre democratiche. Ferocemente avversato sia da destra che dalla sinistra sindacalista. La prima per ovvie motivazioni ideologiche e di spesa, la seconda perchè affascinata dall’illusione delLa “piena occupazione” che sostituiva con uno stipendio garantito, con tutti i vantaggi annessi, il “meglio che niente” di una misura puramente assistenziale.
Oggi l’evoluzione tecnologica e del lavoro conseguente ha evidenziato innegabilmente l’utopia della visione sindacale. Ed anzi il problema di garantire una rete di sicurezza sociale per i tanti che sono ora esclusi dai redditi medio-alti ed i tantissimi futuri esiste. E crescerà!
Il voto nelle regioni e aree del paese più esposte a questo pericolo dice che anche la gente se ne è resa ben conto.
La parallela estinzione di fatto della sinistra sindacale rende anche evidente la ormai diffusa sfiducia nelle classiche ricette “occupazionali vero/finto” avvertite come ormai ingestibili dal potere politico.
Evitando ulteriori analisi, per forza divisive, su cause e effetti volevo soffermarmi su quello che viene indicato da molti al nord come reale motivo della rivolta elettorale del sud. E cioè il famoso e famigerato “reddito di cittadinanza”!
Che una forma di aiuto diversa dal “datevi da fare” rivolta al sud fosse necessaria lo si diceva su questo forum già oltre 10 anni fa. E ci si divertiva anche a pro****e versioni legate al tema ambientale (produzione diffusa, turismo sostenibile, ecc.) Ma erano molti a rispondere con scetticismo e sarcasmo che non se ne avvertiva in realtà alcun bisogno!
Oggi la crisi e le dure misure di revisione da essa imposte hanno messo a rischio molti che si sentivano ormai “inseriti” e invece si sono ritrovati a guardare con angoscia la bolletta del gas come faceva mia nonna nel dopoguerra.
La soluzione proposta dai 5s, vincitori in pectore delle elezioni, è apparsa a molti solo una boutade populista. Ed in effetti a mio parere questa immagine è stata anche un pò spinta dalla stessa propaganda 5s come “rivoluzione a costo zero” proprio per acquisire consenso.
Oggi, finita la sarabanda elettorale si cominciano a precisare i contorni della cosa.
Reddito di cittadinanza, che cosa prevede la proposta dell'M5s: requisiti, cifre, costi e coperture - Il Fatto Quotidiano
In sostanza non si tratta affatto di un “reddito”, ma già nella prima proposta si capisce che è in realtà un più ragionevole “sussidio”. Infatti la cifra famosa dei 780€/mese non è affatto garantita a tutti, ma anzitutto occorre una precisa volontà attiva di ricerca di occupazione e soprattutto da quella cifra vengono defalcati eventuali redditi già esistenti. Redditi che certamente potranno derivare anche da beni mobili ed immobili di proprietà. Già avere una casa di proprietà riduce sensibilmente l’erogazione.
Anche così la misura appare difficilmente realizzabile. Soprattutto per le coperture, molto “buttate lì” e probabilmente iperottimistiche. D’altronde è ovvio che parlare di copertura di spese è delicato, a meno di non appaltare le coperture a fumose riduzioni che molti non avvertono come sensibili alle proprie tasche. Far guadagnare meno le banche o tagliare gli sprechi è semplice, sulla carta. Rendersi conto che la banca si rivarrà in altro modo o scoprire che quella comoda facilitazione per noi era per altri parte dello spreco necessita più tempo. Ma vabbè, son dettagli in realtà.
Mi premeva invece approfondire la vera utilità della misura.
A mio parere, con la necessità di un supporto al governo della sinistra sindacalista e probabilmente di parte del PD sarà difficile che il reddito di cittadinanza passi senza importanti modifiche. Anche perchè la partita delle coperture è tutta da giocare, mi sa. Inoltre è ovvio che un parlamento dove la lega giocherà comunque un ruolo pesantissimo l’idea che il disoccupato del nord prenda la stessa cifra di quello del sud dove il costo della vita è del 30% inferiore è pura illusione! Le gabbie salariali saranno pure vietate, ma quelle assistenziali no!
Alla fine, qualsiasi cosa esca, è un pannicello caldo su una situazione che, spiace per il sud, ma ha prospettive grigie. Tra l’altro alcuni dicono, non a torto, che una misura del genere renderà ufficiale la creazione di zone del paese “assistite”, rendendo ulteriormente difficili altri interventi di investimento pubblico. Specie nel tradizionalmente tranquillizzante settore del pubblico impiego.
Dieci e più anni fa proponevo invece la creazione di un’economia energetica su base di produzione diffusa che remunerasse il capitale di chi decideva di investire. Un “conto energetico” su base regionale che poteva rendere produttivi enormi appezzamenti ora incolti e che avrebbe anche fatto da reddito sicuro per chi avesse scelto di tornare a fare agricoltura bio ed avanzata.
Sarebbe stato sufficiente un’organizzazione su base consortile fra comuni per la gestione e l’accumulo e si sarebbero create le basi per una futura economia energetica dove le industrie del nord remuneravano l’energia prodotta dal sud.
L’idea continua a sembrarmi meno costosa, più efficace e meno umiliante di questa elemosina istituzionalizzata. Ma certo al momento si piglia cosa passa il convento!
Oggi l’evoluzione tecnologica e del lavoro conseguente ha evidenziato innegabilmente l’utopia della visione sindacale. Ed anzi il problema di garantire una rete di sicurezza sociale per i tanti che sono ora esclusi dai redditi medio-alti ed i tantissimi futuri esiste. E crescerà!
Il voto nelle regioni e aree del paese più esposte a questo pericolo dice che anche la gente se ne è resa ben conto.
La parallela estinzione di fatto della sinistra sindacale rende anche evidente la ormai diffusa sfiducia nelle classiche ricette “occupazionali vero/finto” avvertite come ormai ingestibili dal potere politico.
Evitando ulteriori analisi, per forza divisive, su cause e effetti volevo soffermarmi su quello che viene indicato da molti al nord come reale motivo della rivolta elettorale del sud. E cioè il famoso e famigerato “reddito di cittadinanza”!
Che una forma di aiuto diversa dal “datevi da fare” rivolta al sud fosse necessaria lo si diceva su questo forum già oltre 10 anni fa. E ci si divertiva anche a pro****e versioni legate al tema ambientale (produzione diffusa, turismo sostenibile, ecc.) Ma erano molti a rispondere con scetticismo e sarcasmo che non se ne avvertiva in realtà alcun bisogno!
Oggi la crisi e le dure misure di revisione da essa imposte hanno messo a rischio molti che si sentivano ormai “inseriti” e invece si sono ritrovati a guardare con angoscia la bolletta del gas come faceva mia nonna nel dopoguerra.
La soluzione proposta dai 5s, vincitori in pectore delle elezioni, è apparsa a molti solo una boutade populista. Ed in effetti a mio parere questa immagine è stata anche un pò spinta dalla stessa propaganda 5s come “rivoluzione a costo zero” proprio per acquisire consenso.
Oggi, finita la sarabanda elettorale si cominciano a precisare i contorni della cosa.
Reddito di cittadinanza, che cosa prevede la proposta dell'M5s: requisiti, cifre, costi e coperture - Il Fatto Quotidiano
In sostanza non si tratta affatto di un “reddito”, ma già nella prima proposta si capisce che è in realtà un più ragionevole “sussidio”. Infatti la cifra famosa dei 780€/mese non è affatto garantita a tutti, ma anzitutto occorre una precisa volontà attiva di ricerca di occupazione e soprattutto da quella cifra vengono defalcati eventuali redditi già esistenti. Redditi che certamente potranno derivare anche da beni mobili ed immobili di proprietà. Già avere una casa di proprietà riduce sensibilmente l’erogazione.
Anche così la misura appare difficilmente realizzabile. Soprattutto per le coperture, molto “buttate lì” e probabilmente iperottimistiche. D’altronde è ovvio che parlare di copertura di spese è delicato, a meno di non appaltare le coperture a fumose riduzioni che molti non avvertono come sensibili alle proprie tasche. Far guadagnare meno le banche o tagliare gli sprechi è semplice, sulla carta. Rendersi conto che la banca si rivarrà in altro modo o scoprire che quella comoda facilitazione per noi era per altri parte dello spreco necessita più tempo. Ma vabbè, son dettagli in realtà.
Mi premeva invece approfondire la vera utilità della misura.
A mio parere, con la necessità di un supporto al governo della sinistra sindacalista e probabilmente di parte del PD sarà difficile che il reddito di cittadinanza passi senza importanti modifiche. Anche perchè la partita delle coperture è tutta da giocare, mi sa. Inoltre è ovvio che un parlamento dove la lega giocherà comunque un ruolo pesantissimo l’idea che il disoccupato del nord prenda la stessa cifra di quello del sud dove il costo della vita è del 30% inferiore è pura illusione! Le gabbie salariali saranno pure vietate, ma quelle assistenziali no!
Alla fine, qualsiasi cosa esca, è un pannicello caldo su una situazione che, spiace per il sud, ma ha prospettive grigie. Tra l’altro alcuni dicono, non a torto, che una misura del genere renderà ufficiale la creazione di zone del paese “assistite”, rendendo ulteriormente difficili altri interventi di investimento pubblico. Specie nel tradizionalmente tranquillizzante settore del pubblico impiego.
Dieci e più anni fa proponevo invece la creazione di un’economia energetica su base di produzione diffusa che remunerasse il capitale di chi decideva di investire. Un “conto energetico” su base regionale che poteva rendere produttivi enormi appezzamenti ora incolti e che avrebbe anche fatto da reddito sicuro per chi avesse scelto di tornare a fare agricoltura bio ed avanzata.
Sarebbe stato sufficiente un’organizzazione su base consortile fra comuni per la gestione e l’accumulo e si sarebbero create le basi per una futura economia energetica dove le industrie del nord remuneravano l’energia prodotta dal sud.
L’idea continua a sembrarmi meno costosa, più efficace e meno umiliante di questa elemosina istituzionalizzata. Ma certo al momento si piglia cosa passa il convento!
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