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Venture Capital: una buona via per le rinnovabili?

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  • Venture Capital: una buona via per le rinnovabili?

    Buon giorno a tutti,
    Vi segnalo questo bellissimo video approfondimento sul venture capital.
    C'è molto da imparare... guardatelo tutto pur se tocca argomenti che sembrano distanti tra loro.
    Merita.
    Roy

    Essere realisti e fare l'impossibile

  • #2
    Perbacco!

    Questo video lo renderei obbligatorio a scuola. La cosa del docente che deve dimostrare di avere avuto almeno un fallimento è talmente opposta alla mentalità italiota di tutti i giorni che quasi mi son commosso.
    L'ultima sezione con l'azienda di Pavia che sfrutta i difetti del sistema italiano per fare concorrenza agli indiani è in fondo la prova che questo nostro bistrattato paese ha le competenze per mantenere la speranza.

    Bellissimo contributo davvero.

    Sulla domanda del titolo direi che si, le joint venture sarebbero un'ottima idea per le rinnovabili. Se in Italia ce ne fossero però! <_<
    In fondo a ben guardare soluzioni come i conti energia sono però una forma di joint venture diffusa, dove la comunità si accolla parte del supporto economico di start-up confidando su un futuro ritorno importante dell'investimento. No? <img src=">
    “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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    • #3
      ho visto anch'io l'altra sera questo servizio su la7
      mi è sembrato molto bello ma provate a fare ditta in USA (che non sia food)
      per la mia esperienza posso dire che se agli americani tu non fai 2 uova loro ti tirano subito
      il collo e poi ti mettono in pentola , anzi ti rispediscono a casa.
      gli americani vedono solo il profitto su tutto , se vogliono ti COMPRANO e di etica e di altre belle cose se ne fregano assai.
      comunque è sempre meglio che in Italia , almeno i soldi li tirano fuori.

      saluti
      Mario
      minieolico.it

      ciao Roy
      buon anno

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      • #4
        mamma mia quanto mi sono sentito piccolo piccolo............questo filmato andrebbe fatto girare nelle Università italiane e dentro gli uffici di certi rettori e baroni universitari.

        Questi del filmato viaggiano ad altre velocità, riusciremo mai a beccarli? uhmmm....
        Articoli e presentazioni Alessandro Caffarelli: www.ingalessandrocaffarelli.com/download.html

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        • #5
          Non è tutto oro quel che luccica. Nel sistema capitalistico, si bruciano 999 talenti su 1000 perché, come affermano nel filmato, uno su mille ce la fa. Nell'ex Unione Sovietica arruolavano tutti i migliori studenti universitari in ricerche d'interesse bellico, industriale o pubblico e tutti ce la facevano: 1000 su 1000! Non a caso, l'URSS divenne una superpotenza capace di competere su ogni fronte con gli americani. Una via di mezzo tra sistema capitalistico e sistema comunista, potrebbe accontentare molti e penalizzare pochi. Quello che ho visto nel filmato, lo giudico deprimente perché lascia trasparire l'assenza di un sistema sociale che si prende cura delle idee e delle iniziative dei cittadini.

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          • #6
            CITAZIONE (Gravis @ 10/1/2008, 00:30)
            ...uno su mille ce la fa.

            Si chiama meritocrazia. Non è una brutta malattia e funziona bene, perlomeno se quell'uno ce la fa proprio perchè è il più bravo. Se ce la fa solo perchè ha uno zio cardinale o sindacalista si chiama "meritocrazia all'italiana", ed è già meno efficace. <img src=">

            CITAZIONE (Gravis @ 10/1/2008, 00:30)
            Non a caso, l'URSS divenne una superpotenza capace di competere su ogni fronte con gli americani.

            In effetti sui 400 metri femminili le "donne" dell'URSS non avevano rivali! Per il resto ora come ora mi sfuggono gli esempi. Ogni volta che ci penso rivedo lo skerch dei cavalli marci con i cosmonauti disperati nella Mir e quello che invocava "katalegna computerova" e mi distraggo. :lol:

            Certo che questi preconcetti ideologici sono davvero duri a svanire nel limbo che meriterebbero! La selezione nelle università russe era su basi diverse da quella americana certo, ma non era per nulla più "buonista". Se passava uno su mille in USA nell'URSS ne passava uno su diecimila, dato che in USA c'erano migliaia di realtà imprenditoriali interessate ed in Russia una solo (bella grossa d'accordo!)
            E comunque solo il capitale di rischio può davvero spingere le rinnovabili. Se aspettiamo che a pensarci siano gli investimenti statali o le grandi aziende energetiche tipo Enel... staremo belli freschi! <_<
            “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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            • #7

              Si chiama meritocrazia. Non è una brutta malattia e funziona bene, perlomeno se quell'uno ce la fa proprio perchè è il più bravo.

              La meritocrazia paga tutti perché, tutti abbiamo almeno un pregio o una virtù. Le leggi della giungla, invece, pagano pochi.. qualche volta i più bravi, qualche volta i più scaltri ed altre volte i più disonesti. Nei sistemi capitalistici, governano le leggi della giungla, non i sani principi della meritocrazia.

              Sull'inefficienza della "meritocrazia all'italiana", mi trovi perfettamente d'accordo. Non condivido l'inefficienza del sistema sovietico perché, quando i russi perseguivano un obbiettivo, in qualche modo, ci arrivavano. I direttori di industrie o di piani di ricerca, arrischiavano la deportazione in Siberia in caso d'insuccesso. In caso di successo, invece, entravano in gioco i sani principi della meritocrazia. Gagarin è il primo uomo che ha conquistato lo spazio ... stai cercando di dimenticare come vorrebbero fare gli americani? Dietro all'impresa di Gagrin, ci sono molti aspetti positivi di un sistema o di un regime, se preferisci.

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              • #8
                CITAZIONE (Gravis @ 10/1/2008, 04:12)
                ... o di un regime, se preferisci.

                A ben cercare un punto su cui siamo d'accordo l'ho trovato. <img src=">
                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                • #9
                  CITAZIONE
                  Se ce la fa solo perchè ha uno zio cardinale o sindacalista si chiama "meritocrazia all'italiana", ed è già meno efficace

                  anche su questo punto siamo d'accordo... ma non credere che io sia un estimatore dello stalinismo. Nel bene o nel male, però, vivendo in un regime avverti la presenza dello Stato che può essere buono o meno buono. Vivendo in un sistema all'americana, avverti la presenza del dio denaro... non quella dello Stato. Tu stesso dici che le rinnovabili dipendono dai capitali a rischio. Io vorrei che la politica energetica dipendesse dal potere forte dello Stato, non da semplice denaro che potremmo ottenere anche vincendo alla lotteria.

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                  • #10
                    secondo me il futuro energetico di un paese deve essere un morbido intreccio tra pubblico e privato. Serve un piano nazionale all'interno delle cui linee guida i privati abbiano spazio per investire con lo scopo di creare profitto.

                    I venture capital in genere finanziano progetti tecnologici ad alta innovazione e alto potenziale. Si investe 1 in 10 progetti, sapendo che 9 di loro renderanno 0, ma 1 di questi rendera' 100.

                    Spesso si confonde il venture capital (che ha un controllo diretto del consiglio d'amministrazione) con il businees angels (che invece non entrano negli apparati decisionali). I ventur capitals sono un aspetto molto specifico dei vari private equities


                    L'italia e' una realta' particolare. La ricerca universitaria e' poca e quasi sempre totalmente scollegata dagli studenti. I professori (spesso per pigrizia intellettuale e finanziaria) preferiscono attingere a fondi pubblici o parapubblici per il finanziamento delle spin off. Questi sono a mio avviso i motivi base per cui azioni di venture capital sono rare in italia: poca ricerca, e preferenza di soldi pubblici che privati.


                    I soldi di investimento non hanno nazionalita', guadano solo al profitto. Per un vanture capitalist della silicon valley lanciare una azienda americana o del bergamasco cambia molto poco (quasi sempre decide lei il rilocamento).

                    Il problema e' che per ottenere soldi da venture capitalists.............. non bastano le idee campate per aria....... serve avere una ricerca alle spalle, un piano di sviluppo ben preciso e supportato da un BP probante. Quasi sempre vengono richiesti nel scientific board professori con riconoscimenti internazionali (i ragazzi intervistati quasi sicuramente hanno presentato il progetto facendolo controfitrmare in garanzia ad alcuni professori). Di certo nessuno da un dollaro solo su un'idea (anche valida)

                    Avere accesso a venture capital non e' difficile. Il difficile e' tutta la parte prima!!!!!!!

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                    • #11
                      CITAZIONE
                      Avere accesso a venture capital non e' difficile. Il difficile e' tutta la parte prima!!!!!!!

                      [/QUOTE]

                      A me sembra che sia vero il contrario. Io da anni ho in mano progetti (2) che potrebbero risolvere il problema energetico spendendo poche migliaia di Euro. Questi progetti, però, hanno il difetto di essere incompatibili con le teorie scientifiche conosciute. Ho caricato sulle mie spalle 20 anni di ricerca, ed ora, per principio, non spendo più un centesimo per progetti che hanno la possibilità di togliere dai guai il genere umano. L'idea di vestire i panni di "salvatore del mondo", mi disgusta. Se esiste uno Stato, deve essere Lui a cacciare dalle proprie tasche le poche migliaia di Euro che servirebbero per vedere in che modo ho lavorato negli ultimi 20 anni. Se non esistono Stati, i miei progetti me li porto nella tomba perché, non ha senso offrire benessere a società balorde che vogliono vivere senza un vero Governo.

                      Ho aperto un sito in cui mostro com'è fatta l'unica risorsa energetica di tutta la materia dell'universo. A suon di calcoli, dimostro che nessuno può conoscere la forza di gravità meglio di me. Se logica, prove sperimentali e matematica hanno un valore... i miei progetti dovrebbero funzionare con rischio zero e al costo di poche migliaia di Euro... a livello di prototipo! Su scala industriale, i miei "motori gravitazionali" costerebbero 1000 volte meno di un motore a benzina. Il paradosso è proprio questo: siccome a rischio minimo si può ottenere il massimo risultato... i miei progetti non sono credibili! Se i miei progetti costassero milioni, probabilmente, avrei già trovato qualcuno disposto ad investire.

                      Avere accesso ai capitali è difficile perché, oggi, s'investe solo su ciò che non può destabilizzare le convinzioni umane. Te lo garantisce un uomo abituato a calpestare tutte le proprie convinzioni appena vi è motivo di farlo.

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                      • #12
                        Scusa Gravis, di quali progetti parli e di quale sito ? :unsure:

                        Commenta


                        • #13
                          CITAZIONE (hike @ 11/1/2008, 16:47)
                          Scusa Gravis, di quali progetti parli e di quale sito ? :unsure:

                          Sotto questa finestrella, c'è il "www" che ti porta direttamente al mio sito. Da una ventina d'anni conduco ricerche autonome nel settore delle energie alternative. Dal 1991, a causa della guerra del Golfo, lo faccio con particolare accanimento perché, ho capito che gli uomini finiranno col scannarsi per impadronirsi dell'ultimo pozzo di petrolio.

                          Nel mio sito mostro in che modo la materia dell'universo genera e conserva la sua energia. Utilizzando gli stessi principi fisici, si potrebbe risolvere il problema energetico in modo super ecologico e super economico. In pratica, occorre saper sfruttare l'energia potenziale dello spazio gravitazionale in cui viviamo. Io ho i progetti in tasca o meglio, in testa. Vorrei regalare i miei progetti allo Stato o a chi mi garantisce che li costruisce e li commercia su vasta scala. Si devono investire poche migliaia di Euro, perciò, i miei progetti non sono credibili. Quando cadranno questi stupidi preconcetti... vedremo in che modo ho analizzato la Natura e l'universo in questi ultimi 20 anni. Non ho proprio paura di perdere la faccia perché, come dicono nel filmato, per fallire bisogna tentare qualcosa. Io ho rischiato 20 anni della mia vita per una ricerca d'interesse pubblico. Ora, mi aspetto che qualcuno rischi una manciata di denaro per una ricerca sostenuta dai risultati scientifici e matematici che mostro nel mio sito.

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                          • #14
                            QUOTE (Gravis @ 11/1/2008, 16:08)
                            QUOTE
                            Avere accesso a venture capital non e' difficile. Il difficile e' tutta la parte prima!!!!!!!

                            A me sembra che sia vero il contrario.

                            La mia frase era volutamente forte (ed estrema). Ma i tuoi interventi che ne conseguono paiono proprio dare sostegno alle mie parole. L'idea non basta assolutamente. Serve una struttura attorno che la supporti, la spieghi e la sostenga. Deve essere valutabile e referenziata, piu' ancora che rivoluzionaria.

                            E' un processo che richiede inevitabilmente la collaborazione di 2 posizioni antagoniste all'interno del team: il ricercatore e il business man. Il primo NON DEVE mai innamorarsi dell'idea, per poter evolvere e ottimizzare il processo. Il secondo DEVE innamorarsi dell'idea, per poterla vendere in maniera convincente.

                            Se pero' le 2 figure coincidono il rischio e' enorme: o l'amore acceca la vista a tal punto che pur di vendere l'idea non se ne vede i limiti (e magari la non vericita'); o la si rimette in discussione in maniera cosi' costante da non poterla rendere commestibile al mercato.


                            I venture capitalists sono persone come tutti noi, con pero' parecchi soldi da far fruttare <img src="> (non sono neppure dei tecnici, tra l'altro) <img src=">. Spesso muovono soldi di altri a cui devono dimostrare l'accuratezza della scelta del progetto.


                            voi come selezionereste 1 progetto da finanziare tra i 100 che ogni giorno vi arrivano sulla scrivania? Secondo me la credibilita' e' un elemento importante. E come valutarla? <img src=">

                            Edited by RedEnergy - 12/1/2008, 00:28

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                            • #15
                              Gravis: complimenti per il sito, sicuramente ben strutturato e articolato (ammetto pero' che non ho letto, ho solo sgfogliato). Un consiglio che ti darei e' di aggiungere un executive summary (magari c'e', ma non l'ho trovato) che spiega in una paginetta la tua teoria e cosa proponi.

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                              • #16
                                CITAZIONE (RedEnergy @ 11/1/2008, 21:07)
                                Un consiglio che ti darei e' di aggiungere un executive summary (magari c'e', ma non l'ho trovato) che spiega in una paginetta la tua teoria e cosa proponi.

                                Concordo. Sopratutto sul "cosa proponi".
                                Non sono minimamente in grado di capire e criticare la teoria, ma riallacciandomi all'argomento del post, questo è un classico esempio di come invece delle solite lamentele sul sistema che non ci capisce, sia importante fornire proposte concrete e comprensibili agli eventuali finanziatori.

                                La teoria cosa comporta concretamente? In che modo una diversa visione della gravità potrebbe essere usata per produrre energia o altro? Poche migliaia di euro per fare che cosa di preciso?
                                Qui non si sta parlando di sostegno alla ricerca astratta, ma di convincere un possibile investitore di un ritorno economico, non immediato ma comunque a breve termine.
                                Con tutto il rispetto per il sito, davvero completo e ben fatto, se io fossi nei panni di un possibile investitore e dovessi scegliere fra investire in questo argomento e, tanto per citare, sul kitegen non avrei per ora il benchè minimo dubbio. E temo che nemmeno nell'URSS di Breznev avrebbero avuto dubbi al riguardo.
                                Venture capital non significa prestito sulla fiducia, ma investimento su prospettive concrete. Magari di ardua realizzazione, ma concrete. <img src=">
                                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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