Buongiorno a tutti, sono iscritto al forum da qualche tempo ma fino ad oggi ho solo consultato le cose interessanti che propone; ora sono arrivato vicino a dover decidere quale caldaia a pellet scegliere e vorrei un vostro parere riguardo a dubbi che mi sono venuti ascoltando diversi tecnici/commerciali che sono venuti in cantiere per fare un preventivo e valutare le necessità specifiche.
I dubbi sono fondamentalmente sulla corretta gestione della caldaia e della temperatura stoccata nell’accumulo nonché del volume di quest’ultimo.
Posto che l’impianto sarà con caldaia da 20/25 Kw, impianto a pavimento per circa 220 mq + circa 100 mq di interrato riscaldato con ventilconvettori (ma solo molto raramente riscaldato a 20° e mai tutto assieme, più che altro manterremo temperature di 13/14 gradi)
La casa è una ristrutturazione e rispetterà le normative attuali sull’isolamento.
Ora, un rappresentante afferma che l’accumulo, di 600/800 litri verrà portato dalla caldaia ad 80° e prelevata acqua calda alta temperatura miscelata con fredda di ritorno per raggiungere i canonici 32 gradi da inviare all’impianto. In questo modo prevedrebbe una o al massimo due accensioni al giorno.
Un altro rappresentante invece pone la stessa potenza di 20/25 Kw, con massimo 600 lt. di accumulo a non più di 60°, sufficienti alla produzione di ACS ma senza le eccessive dispersioni termiche dovute ad un accumulo troppo caldo.
Alla mia obiezione che con poca acqua e con temperatura bassa forse la caldaia sarebbe dovuta partire molte volte, mi ha tranquillizzato dicendomi che la logica di funzionamento comunica alla caldaia di abbassare la potenza cosi da restare accesa più a lungo senza continue riaccensioni. Addirittura diceva che la caldaia potrebbe andare anche senza puffer se fosse solo per il riscaldamento a pavimento e che starebbe accesa per tutto il tempo di funzionamento dell’impianto al minimo della potenza.
L’altro tecnico invece diceva che l’uso prolungato al minimo è da evitarsi, in quanto la resa diminuisce e la caldaia ne soffre; meglio andare a manetta per poco tempo ed accumulare, piuttosto che a mezzo gas per tanto tempo per correre dietro alla poca richiesta di temperatura del risc.pavimento.
Mi piacerebbe conoscere le vostre esperienze in proposito, perché entrambi i ragionamenti filano, anche se partono da presupposti differenti.
Ah, sono entrambe caldaie austriache con aspirazione pellet raccolta ceneri a lungo termine ecc., giusto per chiarire che non dovrebbero avere caratteristiche particolarmente differenti.
Grazie in anticipo per i vostri pareri.
Marco
I dubbi sono fondamentalmente sulla corretta gestione della caldaia e della temperatura stoccata nell’accumulo nonché del volume di quest’ultimo.
Posto che l’impianto sarà con caldaia da 20/25 Kw, impianto a pavimento per circa 220 mq + circa 100 mq di interrato riscaldato con ventilconvettori (ma solo molto raramente riscaldato a 20° e mai tutto assieme, più che altro manterremo temperature di 13/14 gradi)
La casa è una ristrutturazione e rispetterà le normative attuali sull’isolamento.
Ora, un rappresentante afferma che l’accumulo, di 600/800 litri verrà portato dalla caldaia ad 80° e prelevata acqua calda alta temperatura miscelata con fredda di ritorno per raggiungere i canonici 32 gradi da inviare all’impianto. In questo modo prevedrebbe una o al massimo due accensioni al giorno.
Un altro rappresentante invece pone la stessa potenza di 20/25 Kw, con massimo 600 lt. di accumulo a non più di 60°, sufficienti alla produzione di ACS ma senza le eccessive dispersioni termiche dovute ad un accumulo troppo caldo.
Alla mia obiezione che con poca acqua e con temperatura bassa forse la caldaia sarebbe dovuta partire molte volte, mi ha tranquillizzato dicendomi che la logica di funzionamento comunica alla caldaia di abbassare la potenza cosi da restare accesa più a lungo senza continue riaccensioni. Addirittura diceva che la caldaia potrebbe andare anche senza puffer se fosse solo per il riscaldamento a pavimento e che starebbe accesa per tutto il tempo di funzionamento dell’impianto al minimo della potenza.
L’altro tecnico invece diceva che l’uso prolungato al minimo è da evitarsi, in quanto la resa diminuisce e la caldaia ne soffre; meglio andare a manetta per poco tempo ed accumulare, piuttosto che a mezzo gas per tanto tempo per correre dietro alla poca richiesta di temperatura del risc.pavimento.
Mi piacerebbe conoscere le vostre esperienze in proposito, perché entrambi i ragionamenti filano, anche se partono da presupposti differenti.
Ah, sono entrambe caldaie austriache con aspirazione pellet raccolta ceneri a lungo termine ecc., giusto per chiarire che non dovrebbero avere caratteristiche particolarmente differenti.
Grazie in anticipo per i vostri pareri.
Marco
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