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impianto a terra in area industriale

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  • impianto a terra in area industriale

    Oggi mi è stata posta questa domanda:
    si possono realizzare impianti a terra in area industriale?
    se si, ci sono limiti di potenza?

    Io direi che si possono realizzare senza alcun limite di potenza.

    Voi che ne pensate?

  • #2
    ma certo. ed essere incentivati.

    ma i problemi sono altri: un terreno industriale non è un terreno come tutti gli altri. si tratta di un terreno a destinazione speciale di interesse pubblico. un'area, inoltre, diventa industriale secondo le modalità di attivazione della stessa stabilite nel piano. Possono darsi quindi i seguenti casi:
    1- area a destinazione industriale ma non attivata (perchè non sono state progettate, appaltate o eseguite le opere di infrastrutturazione necessarie). o attivabile per comparti.
    2- area a destinazione industriale nella quale il regolamento dell'area industriale (succede nelle ASI) prevede l'istituto "dell'assegnazione" (cui consegue la quantificazione degli oneri di urbanizzazione).

    Nel primo caso (sto seguendo un caso) il Comune può opporre lo stato "non industriale" dell'area, anche perchè non è in grado di calcolare gli "oneri". Si verifica un caso "strano". L'area prima di essere industriale quasi sempre era agricola (e lo è dal punto di vista fisico), dunque se lo strumento urbanistico non è attivo (cioè attivato, o attivabile per singoli interventi) potrebbe essere giudicato "agricolo". L'amministrazione procedente (provincia) potrebbe procedere all'autorizzazione, ma il GSE che decide? Soprattutto in caso di opposizione attiva del Comune?

    Nel secondo avere la proprietà non significa niente. Può arrivare qualcun altro che si fa assegnare il suolo e chiede l'esproprio. E l'ente di controllo dell'area industriale ha difficoltà ad assegnarlo per fotovoltaico (normalmente i regolamenti parlano di occupazione e il FV non ne fa).


    Quindi, apparentemente non ci sono difficoltà. In pratica si tratta di usare un'area a destinazione speciale per obiettivi molto lontani dalla loro vocazione e questo potrebbe confliggere con i regolamenti (quando si destina 20 ettari ad area industriale lo si fa calcolando che saranno adoperati da aziende industriali da 5-10.000 mq l'una con una certa percentuale di occupazione, parcheggi, servizi di depurazione, infrastrutture elettriche e gas. Tutto questo non serve al FV ma si deve fare comunque, e le aziende insediate lo devono pagare attraverso gli "oneri di urbanizzazione").

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    • #3
      Direi quindi che sarebbe meglio parlarne con l'Ufficio Tecnico Comunale per chiedere loro cosa ne pensano.

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      • #4
        In un terreno adibito a prato (così è scritto nella visura fondiaria) si può fare un impianto a terra? o è considerato agricolo?

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        • #5
          "adibito a prato" è una strana definizione dal punto di vsta urbanistico. si tratta di un terreno di pertinenza di un edificio residenziale (non agricolo)?
          Cioè, il terreno è "graffato" catastalmente ad un edificio residenziale?

          in questo caso non è un suolo agricolo.


          PS. devi farrti dare il Certificato di Destinazione Urbanistica

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          • #6
            ciao mi interesserebbe approfondire, mia mail francesco@studiotomassini.it
            grazie
            Originariamente inviato da alvisal61 Visualizza il messaggio
            ma certo. ed essere incentivati.

            ma i problemi sono altri: un terreno industriale non è un terreno come tutti gli altri. si tratta di un terreno a destinazione speciale di interesse pubblico. un'area, inoltre, diventa industriale secondo le modalità di attivazione della stessa stabilite nel piano. Possono darsi quindi i seguenti casi:
            1- area a destinazione industriale ma non attivata (perchè non sono state progettate, appaltate o eseguite le opere di infrastrutturazione necessarie). o attivabile per comparti.
            2- area a destinazione industriale nella quale il regolamento dell'area industriale (succede nelle ASI) prevede l'istituto "dell'assegnazione" (cui consegue la quantificazione degli oneri di urbanizzazione).

            Nel primo caso (sto seguendo un caso) il Comune può opporre lo stato "non industriale" dell'area, anche perchè non è in grado di calcolare gli "oneri". Si verifica un caso "strano". L'area prima di essere industriale quasi sempre era agricola (e lo è dal punto di vista fisico), dunque se lo strumento urbanistico non è attivo (cioè attivato, o attivabile per singoli interventi) potrebbe essere giudicato "agricolo". L'amministrazione procedente (provincia) potrebbe procedere all'autorizzazione, ma il GSE che decide? Soprattutto in caso di opposizione attiva del Comune?

            Nel secondo avere la proprietà non significa niente. Può arrivare qualcun altro che si fa assegnare il suolo e chiede l'esproprio. E l'ente di controllo dell'area industriale ha difficoltà ad assegnarlo per fotovoltaico (normalmente i regolamenti parlano di occupazione e il FV non ne fa).


            Quindi, apparentemente non ci sono difficoltà. In pratica si tratta di usare un'area a destinazione speciale per obiettivi molto lontani dalla loro vocazione e questo potrebbe confliggere con i regolamenti (quando si destina 20 ettari ad area industriale lo si fa calcolando che saranno adoperati da aziende industriali da 5-10.000 mq l'una con una certa percentuale di occupazione, parcheggi, servizi di depurazione, infrastrutture elettriche e gas. Tutto questo non serve al FV ma si deve fare comunque, e le aziende insediate lo devono pagare attraverso gli "oneri di urbanizzazione").

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