fusione fredda elettrolitica - parte sesta - EnergeticAmbiente.it

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fusione fredda elettrolitica - parte sesta

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  • In linea di massima,e proprio prendendo spunto su quanto esposto ultimamente da Rabazon,riporto qualche notizia a carattere generale,poichè si è preso in esame che nei dintorni del catodo vi è uno spazio di vapore (inizialmente ipotizzai il vuoto,ma è piu' probabile che vi sia qualche particella riempitiva di gas) -----------------**In presenza di un campo elettrico gli elettroni e gli ioni liberati dalla radiazione sono accelerati lungo le linee del campo verso l'anodo e il catodo rispettivamente. Questa accelerazione è interrotta dalle collisioni con le molecole del gas che limita la velocità massima raggiunta ottenuta lungo la direzione del campo. La velocità media raggiunta è conosciuta come velocità di deriva. La velocità di deriva degli elettroni in un gas è molto più alta rispetto a quella degli ioni. Per questo motivo la maggior parte dei rivelatori a gas basano il loro funzionamento sulla raccolta degli elettroni, che fornisce una risoluzione in tempo molto più elevata.
    Come si può notare al di sopra di un determinato valore di campo elettrico, specifico per ogni miscela o gas, è possibile raggiungere una certa stabilità nel valore della velocità di deriva. È in tale regione che di solito vengono fatte lavorare le camere a drift.**------------- Nei gas biatomici,come l'H2, la velocità degli elettroni è di 7x10^5 cm./s - la velocità degli ioni è invece di 3x10^3cm./s Da ciò,si puo' vedere come gli elettroni siano 230 volte piu' veloci degli ioni.All'innesco del plasma,gli elettroni hanno già percorso un millimetro fuori dal catodo,gli ioni hanno percorso dall'acqua solo 4 micron.Questo mi fa pensare che il plasma sia letteralmente staccato dal catodo,e il contatto elettroni-ioni+ avvenga a distanza.Il dielettrico è situato nel gas-vapore.

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    • ciao Ovi.Pur non capendo un tubo nella diatriba,so che state facendo cose importanti,pertanto vi auguro di riuscire al piu' presto nei vs obbiettivi. Da quanto ho capito,state costruendo,una piccola scatoletta (tipo quella dei fiammiferi svedesi) che con pochi euri mi illumina la casa,la fazenda e mi riscalda per tutto l'anno.ALLA FACCIA DI BOLLETTE E POLITICA.auguri celerone

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      • Auguri belli,Celerone:neppure noi capiamo un tubo di cio' che facciamo.

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        • CITAZIONE
          avvenga a distanza


          Ovi, non è detto. Tu dai per scontato che ogni ione incontri un elettrone, e sebbene probabilmente gli elettroni sono molti di piu' degli ioni, non è detto che uno ione non arrivi al catodo. Anzi, al contrario! Ti spiego quel che penso...

          Gli elettroni sono tanti per via della termoionica. Quindi questa nuvola di elettroni tende ad avere una distribuzione in volume che è elevata proprio vicino la superficie del catodo. Poi, gli elettroni della termoionica non vengono emessi e vanno a zonzo, ma a seconda del campo tendono a ricadere sul catodo, se ci sono le condizioni giuste. Quindi in effetti è piu' probabile che un H+ catturi un elettrone, ma ormai intrappolato nella nuvola di Elettroni, venga colpito da un secondo e si ionizzi. Inoltre considera che questo non avviene ad un millimetro, ma molto vicino alla superficie. Per questo dico che allontanare il plasma equivale a spegnere la cella.

          Riguardo quanto scritto da Rabazon, non sono d'accordo sulla descrizione della periferia del plasma...almeno non completamente.

          Edited by Hellblow - 29/12/2005, 14:46

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          • No,scusami,non parlavo di plasma a un millimetro,parlavo solo di un rapporto-distanza di un millimetro su 4 micron;il plasma è prossimo al catodo,di quanto sia lo ignoro.La nuvola elettronica di cui parli esiste sì,e sicuramente viene bucherellata da vari ioni.Purtroppo non dispongo delle formule di calcolo necessarie a trovare il numero di elettroni emessi e il numero di ioni accelerati...anzi,se qualche anima pia le fornisse,farebbe buona cosa;almeno per fare una stima relativa.C'è da dire che solitamente,in corrente continua,gli ioni vanno verso il catodo:nel caso della cella,si ha una corrente alternata,e la direzione degli ioni viene invertita di continuo;altrettanto fanno gli elettroni.Sta di fatto che gli elettroni subiscono inversioni di moto quasi istantaneamente,gli ioni in confronto risultano molto piu' lenti.E se son piu' lenti,trovo sia preponderante la carica elettrica degli elettroni,e così pure il loro spostamento.Per il resto,tutto ok.

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            • dear amici,
              sono sempre rabazon
              per OVI, abbiamo delle radiofrequenze che sembrano indicare corrente alternata, ma l'alimentazione della cella è in continua....
              sono forse le oscillazioni delle sheet che danno questi cambi di marcia ...

              inoltre pensi che siano i movimenti degli elettroni a dare le maggiori RF?
              potrebbe essere, anche l'emissione per termoionica degli elettroni che ricadono sul catodo potrebbe dare RF alternata

              per hell, per la periferia delle sheet, certo con la creazioni di vapore,nella parte centrale, abbiamo sempre una certa instabilità e turbolenza, con una fuga continua di molecole di vapore nella soluzione verso l’alto e il rimpiazzo celle molecole di H2O che trasportano gli ioni H+ verso il catodo,
              il plasma dovrebbe formarsi tra la sheet di vapore e il catodo , tra gli ioni e le molecole di H e le punte o asperità casuali del W.

              Saluti da rabazon

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              • ciao e aug a tutti. è molto che vi in-seguo e sono sinceramente interessato a ciò che fate e spero di unirmi a breve anche io al gruppo di sperimentatori casalinghi di ff.
                la prima cosa che mi vien da chiedere è, (se si è gia discusso di questo prego qualcuno linkare la discussione...magari mi è sfuggita..) :

                1--volendo riprodurre il fenomeno in scala molto ridotta... kessò, utilizzare una cella molto piccola con circa 5 cl di elettrolita o anche meno, le potenze in gioco (mi riferisco all'energia da fornire in ingresso per accendere il plasma ) sono le stesse che richiede una cella di media dimensione (tipo quelle che utilizzate di solito )?

                2--poniamo di avere una cella convenzionale, accesa, a temperatura e con plasma innescato... se viene spenta e subito riaccesa, il plasma quando ci mette per riapparire ?

                scusate le domande forse elementari (visto l'elevato livello del forum !! ) ma vorrei fare qualcosa anch'io e non stare più semplicemente a quardare..

                grazie a tutti i partecipanti..con voi ho imparato un sacco di cose.

                Commenta


                • CITAZIONE (akqua @ 2/1/2006, 10:30)
                  ciao e aug a tutti. è molto che vi in-seguo e sono sinceramente interessato a ciò che fate e spero di unirmi a breve anche io al gruppo di sperimentatori casalinghi di ff.
                  la prima cosa che mi vien da chiedere è, (se si è gia discusso di questo prego qualcuno linkare la discussione...magari mi è sfuggita..) :

                  1--volendo riprodurre il fenomeno in scala molto ridotta... kessò, utilizzare una cella molto piccola con circa 5 cl di elettrolita o anche meno, le potenze in gioco (mi riferisco all'energia da fornire in ingresso per accendere il plasma ) sono le stesse che richiede una cella di media dimensione (tipo quelle che utilizzate di solito )?

                  2--poniamo di avere una cella convenzionale, accesa, a temperatura e con plasma innescato... se viene spenta e subito riaccesa, il plasma quando ci mette per riapparire ?

                  scusate le domande forse elementari (visto l'elevato livello del forum !! ) ma vorrei fare qualcosa anch'io e non stare più semplicemente a quardare..

                  grazie a tutti i partecipanti..con voi ho imparato un sacco di cose.

                  Ciao akqua,
                  benvenuto e auguri per il nuovo anno.

                  Prima di rispondere ai tuoi questiti, fammi-ti dire un paio di cose.

                  Ti consiglio seriamente, prima di iniziare a sperimentare, di leggerti TUTTI i post del passato, intendo almeno quelli di 3/4 mesi.
                  LO SO che è uno scassamento di b@lle, però è troppo importante che tu sia preparato ad un livello minimo, sufficiente a garantirti ALMENO l'incolumità.

                  Ci sono molte cose pericolose in questi esperimenti, e purtroppo sono discusse quà e là sul forum (ci vorrebbe qualche anima buona che si mettesse lì a riordinarli in un post... biggrin.gif ). Quindi è uno sforzo che purtroppo dovrai fare, però ti servirà anche per ottenere tutte qulle informazioni che ti permetteranno da subito di iniziare a lavorare e produrre risultati validi, quindi vedila positivamente.

                  Vengo al dunque:

                  1) il parametro minimo più importante per accendere il plasma è la tensione. Sotto il centinaio di Volt non avrai un buon plasma. Dimensioni e forme non cambiano poi così tanto la situazione.

                  2) Il plasma attivo si spegne immediatamente appena togli tensione, ma resta l'emissione termoionica (dovuta all'alta temperatura del catodo) per qualche decimo di secondo purchè esso non sia sottilissimo (la durata è direttamente proporzionale alla massa di catodo immersa e alla temperatura dell'elettrolita). Se ridai tensione prima che la termoionica sia esaurita (catodo raffreddato) si riaccende immediatamente. Se nò deve prima arrivare a riattivare la termoionica.
                  Anche qui, i tempi sono inversamente proporzionali alla tensione di alimentazione. Con 100Volt avrai il fenomeno lento e potrai seguirne tutte le fasi. Con 300V sarà tutto quasi istantaneo, e faticherai di più a notarle.

                  Ancora auguri, buoni esperimenti e, soprattutto, buona lettura.
                  "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

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                  • ...ok, grazie. direi di aver letto almeno il 70% di tutto ciò che è stato scritto sulla ff, credo che comunque stamperò qualcosa per mettere ulteriore ordine....i dati sono tantissimi ((per fortuna ) e per questo sono anche favorevole alla tua proposta...quella del protocollo.. si farebbe molto ordine in questo mare di dati/idee/esperimenti/teorie/ecc.)

                    comunque quando potrò iniziare posterò i risultati.. per ora saluto tutti e grazie dei chiarimenti.

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                    • Carissimo Akqua

                      Ben arrivato, buon anno a te e famiglia, ed a tutti del forum.
                      Vorrei integrare quanto detto da ElettroRik, il plasma inizia a formarsi a circa 150 volt ed occorrono almeno 2 ampere per innescarlo, con una soluzione satura; se la soluzione non è satura, la tensione di innesco cresce. Le dimensioni della cella, non influenzano la tensione d'innesco, mentre influiscono sulla corrente, questo non tanto per le dimensioni del vaso, quanto le dimensioni degli elettrodi.
                      Il plasma come avrai letto, si forma sul catodo, se questo è immerso 1/5 almeno rispetto all'anodo; se estrai il catodo che formava il plasma e lo reimmergi, il plasma si riforma immediatamente, dove con immediatamente, intendo un tempo così rapido, che l'occhio umano lo intende istantaneo.
                      Ti posso raccontare come ho iniziato io:
                      Ho raddrizzato direttamente la corrente della rete (230 volt ca) usando un ponte raddrizzatore da 25 ampere 800 volt, consiglio un ponte così grosso, in quanto prima di innescarsi il plasma, a volte si può arrivare a consumare anche una decina di ampere, poi a plasma innescato, si scende anche sotto ad un ampere.
                      La tensione così raddrizzata, l'ho livellata con tre condensatori elettrolitici da 470 microfarad 400 volt, connessi in parallelo assieme ad una resistenza da 10000 ohm 15 watt, la quale serve a scaricare gli elettrolitici una volta spento.
                      Il tutto è stato rinchiuso in una scatola di plastica, acquistata in un negozio di materiale elettrico; consiglio di montare il ponte raddrizzatore su di una piccola aletta di raffreddamento, poiché riscalderà un poco. Con quest’ alimentatore si ricavano circa 300 volt cc e può fornire una decina di ampere; qualsiasi metallo usato come catodo, ti si fonderà all'istante, tranne il tungsteno, che ci metterà un pò.

                      RICORDO CHE LE TENSIONI SUPERIORI A 50 VOLT SONO CONSIDERATE MORTALI.

                      Quindi massima attenzione alle norme di sicurezza, montare sempre un salvavita da 0,03 ampere, ed usare guanti dielettrici da 5000 volt.
                      SCONSIGLIO di usare trasformatori separatori di rete, in quanto non si prende la scossa fra filo e terra, ma si rimane fulminati se si tocca per errore fra filo e filo, anche se a monte del trasformatore vi era un salvavita.
                      Io preferisco lavorare con la fase sul tavolo, se tocco qualcosa per sbaglio, scattano subito i DUE salvavita che ho montato, uno al contatore ENEL, l’altro nel laboratorio, assieme ad un magnetotermico da 10 ampere, così se per errore faccio un corto circuito, non rimango al buio nell’appartamento.
                      Chi non si sente sicuro di lavorare con l’elettricità, gli consiglio di associarsi ad un amico esperto.
                      Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, intanto consiglio di scaricare dei miei video qui:

                      http://mio.discoremoto.virgilio.it/renzomondaini
                      http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini2
                      http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini
                      http://mio.discoremoto.virgilio.it/remond

                      Renzo Mondaini (Ravenna)




                      ciao remond,
                      posto a te questo quesito per via della tua ormai famosa disponibilità e correttezza. mi sto per avvicinare alla sperimentazione della ff e, rileggendo dei vecchi post dicevi che se si usano degli elettrodi di ferro questi fondono in preplasma...mi chiedevo se la fusione fosse l'unica conseguenza o se si verificano anche tutti gli altri fenomeni che si riscontrano normalmente con il catodo in tungsteno (corrosione, evaporazione, trasmutazioni,ecc....).

                      grazie per l'eventuale disponibilità.

                      Carissimo amico
                      Grazie per quanto scrivi nel messaggio privato che mi hai inviato, vorrei risponderti pubblicamente, poiché il tuo quesito se lo pongono tutti i nuovi arrivati, quindi vorrei rispondere a tutti una sola volta.
                      Tutto ciò che avviene in minuti di plasma col tungsteno, avviene in secondi usando altri metalli, in quanto fondono subito.
                      Sono altresì convinto, che avvengano trasmutazioni ed eccessi d’energia, anche eseguendo una normale elettrolisi con 12 volt.
                      Basta leggersi alcune relazioni, della dodicesima edizione della conferenza sulla fusione fredda, per avere conferma di quanto da me affermato poco sopra.

                      http://www.iscmns.org/iccf12/program.htm

                      Renzo Mondaini (Ravenna)

                      Edited by remond - 2/1/2006, 17:08

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                      • ...trasmutazioni ed eccessi di energia con elettrolisi ?...

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                        • CITAZIONE (akqua @ 2/1/2006, 18:21)
                          ...trasmutazioni ed eccessi di energia con elettrolisi ?...

                          Certo carissimo akqua

                          Nessuno le aveva notate prima, perché nessuno le aveva cercate; leggiti le relazioni che ti ho segnalato, potrai verificare da te.

                          Renzo Mondaini (Ravenna)

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                          • Salve amici tutti

                            Vi auguro che questo anno nuovo sia meraviglioso e proficuo, vi auguro anche una felice e gioiosa Santa Epifania.
                            Questa mattina ho fatto un esperimento con una soluzione, in cui ho disciolto mezzo cucchiaino di salnitro KNO3, di provenienza naturale e purificato da un caro amico.
                            Siccome avevo già notato, che questo sale non bruciava il ferro, ma lo inceneriva; ho voluto metterlo alla prova con un bullone di titanio da 6 mm, il risultato è da togliere il fiato, in un secondo il bullone s’incendia come un cerino, si distacca una grossa goccia fiammeggiante che cadendo dentro al bicchiere (coppa da spumante), continua a bruciare immersa nell’elettrolita, fino all’esplosione del bicchiere.
                            Se non fosse scoppiato il bicchiere, la goccia avrebbe continuato la combustione, con relative fiamme fuoriuscenti dal liquido, per parecchi secondi.
                            Potrete vedere il video, scaricandolo da qui:

                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/renzomondaini

                            Altri video li trovate su:

                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini2
                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini
                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/remond

                            Vi allego anche la foto di ciò che è rimasto dopo l'esperimento.

                            user posted image

                            Amore e gioia a tutti noi

                            Renzo Mondaini (Ravenna)

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                            • QUOTE (remond @ 6/1/2006, 11:54)
                              Salve amici tutti

                              Vi auguro che questo anno nuovo sia meraviglioso e proficuo, vi auguro anche una felice e gioiosa Santa Epifania.
                              Questa mattina ho fatto un esperimento con una soluzione.......

                              Bel botto, non c'é che dire.
                              Però, a pensarci bene, hai applicato da 1,5 a 2 kilowatt a un pezzetto di Ti di pochi grammi, direi che è il minimo che ci si potese aspettare... Renzo, non è che ci sei andato tanto leggero, eh! tongue.gif

                              Anch'io mi sono giocato il vaso di vetro con il Ti. Il problema è che, una volta che arriva prossimo a fusione, reagisce con l'ossigeno e praticamente brucia come un combustibile, indipendentemente dalla tensione applicata, quindi non lo fermi più.

                              A proposito di catodi, anch'io oggi ho fatto dei test. Ho provato a fare un cilindro di Fe da 10mm diametro x 10mm di lunghezza, c.a. 20grammi di roba. Gli ho fatto un foro assiale più altri 4 perpendicolari all'asse e a 90° tra loro, in cui ho infilato a forza 4 pezzetti di 12-15mm c.a. di elettrodo di W da 2mm. Un elettrodo l'ho infilato nel foro assiale ottenendo una specie di 'mazza ferrata' con una massa in Fe e 5 punte di W. Ho aggiunto un copricatodo e ho fatto un po' di prove.
                              L'impressione è che scaldi parecchio, perchè la massa di Fe arriva ad emettere parecchio con molta inerzia termica anche dopo aver interrotto alimentazione. Le punte di W trasmettono calore al blocco di Fe che a sua volta lo trasmette al liquido. Secondo me potrebbe essere un modo per favorire l'overunity, ma per dirlo con precisione mi occorre lo switching e un secondo multimetro-logger.

                              Per ora mi sono limitato a verificare che il principio può funzionare e il Fe non fonde. L'unico problema è che 'sporca' di brutto la soluzione, dopo poco non si vede più nulla.

                              P.S. Strano modo di ... brindare! wink.gif

                              Edited by ElettroRik - 6/1/2006, 22:43
                              "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

                              Commenta


                              • CITAZIONE (ElettroRik @ 6/1/2006, 22:42)
                                Bel botto, non c'é che dire.
                                Però, a pensarci bene, hai applicato da 1,5 a 2 kilowatt  a un pezzetto di Ti di pochi grammi, direi che è il minimo che ci si potese aspettare... Renzo, non è che ci sei andato tanto leggero, eh!   tongue.gif


                                Carissimo ElettroRik

                                Sono sorpreso che uno come te, che sperimenta questa reazione, mi risponda così; mi rispondi come un socio del cicap, con 350 volt 5 ampere, corrispondenti a 1750 watt, è il minimo che mi potessi aspettare.
                                Io voglio dimostrare a te ed agli scettici, che ciò che avviene è anomalo.
                                Nel filmato “Salnitro-titanio” si vede un passaggio di corrente di 4 ampere 350 volt per 2,6 secondi, corrispondenti a 3640 joule (watt per secondo); si vede poi un passaggio di corrente di 5 ampere 350 volt per 1,9 secondi, corrispondenti a 3325 joule (watt per secondo) per un totale di 6965 joule.
                                Dopo avere dato 6965 joule al bullone da 6 mm di titanio, si fonde una goccia di 1,33 grammi.

                                Nel filmato “Salnitro-titanio2” che ho da poco pubblicato su:

                                http://mio.discoremoto.virgilio.it/renzomondaini2

                                Si può vedere un esperimento a rovescio, cioè col positivo applicato al bullone di titanio; si nota che applico 350 volt e 2 ampere per 22 secondi, corrispondenti a 15400 joule; più del doppio del precedente esperimento, ma come potete vedere coi vostri occhi, ottengo solo un riscaldamento dell’elettrolita, ma di fondere il titanio, neanche l’ombra.
                                Forse per te ElettroRik, è questo l’esperimento che può essere considerato anomalo; dov’è finita tutta l’energia del mio alimentatore?

                                Renzo Mondaini (Ravenna)

                                Edited by remond - 9/1/2006, 01:08

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                                • CITAZIONE (remond @ 9/1/2006, 01:07)

                                  Carissimo ElettroRik

                                  Sono sorpreso che uno come te, che sperimenta questa reazione, mi risponda così; mi rispondi come un socio del cicap, con 350 volt 5 ampere, corrispondenti a 1750 watt, è il minimo che mi potessi aspettare.

                                  Ciao Remond,
                                  ormai lo sai che non sono uno scettico e che non hai bisogno di convincermi, no?

                                  Però devo metterti in guardia dalle cantonate. L'asimmetria della cella fa sì che in un caso l'emissione termoionica combinata con il campo elettrico e gli effetti che stiamo studiando, CONCENTRINO tutto il calore (e forse qualcosa in più) sul catodo, invece di disperderlo nell'elettrolita, come invece avviene con polarizzazione opposta.

                                  Detto ciò, mi spiego: prendo per buoni i tuoi conti sulla q.tà di E applicata in joule (ora non ho tempo di verificarli) tu sei arrivato a calcolare che immetti energia sufficiente a fondere 1,33 grammi di Ti. Ok.
                                  Io mi limito a farti notare che questa massa corrisponde NON a una goccia, MA A UN PEZZO DI BULLONE DA 1 CM !!! Che è praticamente quanto ne hai immerso e si è fuso nel tuo filmato... Io ho calcolato che 1cm x 6mm di diametro danno un volume che moltiplicato per la densità tipica del Ti fa 1,27 grammi. Se ne seghi un pezzetto esattamente corrispondente a quanto si è fuso e lo pesi potrai verificarlo con più precisione.

                                  Quindi occhio atrarre conclusioni affrettate... per ora gli eccessi di calore che sono venuti fuori da queste prove sono molto limitati, e non credo che sia semplice poterli dimostrare con questi sistemi, tutto qui.
                                  In ogni caso, a dimostrazione che comunque sono utili anche questi 'variopinti' esperimenti, devo dirti che da questo tuo 'botto' è uscita fuori un'idea molto interessante su cui sto rimuginando con Hellblow. Appena avremo perfezionato la cosa la troverete nel forum, come al solito...

                                  Ciao, e non ti arrabbiare troppo... happy.gif

                                  Edited by ElettroRik - 9/1/2006, 10:42
                                  "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

                                  Commenta


                                  • Salve amici tutti

                                    Cerchiamo di portare avanti, ciò che Claudio Ciavaroli non può più; credo sia il migliore omaggio che possiamo fargli.

                                    Ho ricevuto una e-mail privata di un appassionato in materia, credo che la risposta possa incuriosire anche amici del forum, pertanto la pubblico.

                                    Gent.mo sig. Mondaini,

                                    ieri ho visionato il filmato di una sua conferenza a Ravenna con vari esperimenti, datomi dall'ing. L. R.
                                    Non sono del settore, ma ho capito credo tutto e Le faccio i miei più sentiti complimenti.
                                    Una domanda:
                                    A un certo punto Lei spiega che le microesplosioni luminose e termiche probabilmente sono dovute agli ioni deuterio presenti nell'acqua normale.
                                    Qualora si usasse acqua pesante, con una presenza di deuterio 6000 volte superiore a quella dell'acqua normale, si avrebbe un'esplosione complessiva più energica?

                                    Cordiali saluti XXXXXXX

                                    Gent.mo XXXXXXX

                                    Le mie ricerche, nel campo della fusione fredda elettrolitica stanno evolvendo; la domanda che si è posto Lei, me l'ero posta anch'io. Frequentando conferenze scientifiche, ho ricevuto mezzo litro d’acqua pesante pura al 99,8%, in regalo; ho subito eseguito un esperimento con questa, senza diluirla con acqua distillata; ho proceduto con cautela, poiché se la reazione violenta era causata dal deuterio, contenuto in minima quantità nell'acqua normale, poteva avvenire una reazione spaventosa.
                                    Se sono qui a parlarne, capirà che non vi fu reazione spaventosa, ma una reazione come con acqua leggera; a differenza che l'analizzatore di spettro misurava delle diversità.
                                    La prima era nella presenza di un avvallamento in cima al picco dei 327 MHz, frequenza tipica di emissione del deuterio atomico, e non come dice Lei del deuterio ionico; come può vedere da sé sul sito seguente:
                                    http://spec.jpl.nasa.gov/ftp/pub/catalog/catform.html
                                    Mi viene da ipotizzare che l'avvallamento centrale, sia dovuto ad assorbimento da parte del deuterio circostante, ma mi rimane a capire se quel picco è dovuto da deuterio creato in sito, oppure da deuterio sempre presente; non si preoccupi, ho già acquistato a peso d'oro, 10 cc di acqua distillata depurata di deuterio, ne contiene un centesimo in meno che l'acqua naturale.
                                    Altra cosa strana, nella reazione con acqua pesante, si nota una collinetta centrata su 1420 MHz, frequenza tipica dell'idrogeno atomico, strano nell'acqua pesante vi è pochissimo idrogeno; nell'esperimento con acqua leggera (normale), dove di idrogeno ce n'è a iosa, questa collinetta non è presente, un bel rompicapo; se vuole stare informato sul mio prossimo esperimento con acqua depurata dal deuterio, segua il forum sulla fusione fredda che troverà sul sito seguente:
                                    http://www.progettomeg.it
                                    Allego due foto delle analisi spettrali che ho eseguito.
                                    user posted image,user posted image,user posted image

                                    Cordiali saluti

                                    Renzo Mondaini (Ravenna)

                                    Commenta


                                    • Visto che qui non mi conoscete, prima di dire la mia faccio una breve presentazione:
                                      Anche se non ho studi altolocati sono divenuto famoso, nell'azienda in cui lavoro, per diverse SEMPLICI modifiche a macchine automatiche che hanno dato grandi risparmi con pochi euro,
                                      (la meglio riuscita ha fatto risparmiare ben 120'000 euro nel solo primo anno di funzionamento, contro 3'000 euro di spesa compreso il montaggio.)
                                      La mia specialita sembra siano idee che, pur se ovvie, riescono a risolvere problemi ritenuti complicati.
                                      Questo per darvi modo di dare il giusto valore alle banalita che probabilmente potro dire. (sono solo uno che ha un cervello, e si sforza di usarlo).

                                      Detto questo posso rivolgermi a Renzo Mondaini (che gia mi sta simpatico, forse perche da quel che ho letto sembra assomigliarmi parecchio, e anche perche, abitando a Cesena, mi è anche relativamente vicino).

                                      --- Da tutti i tuoi esperimenti ho notato un GRAVE problema che sembra quasi hai rinunciato a risolvere, e che credo di portare a soluzione con una delle mie "banalita": LA FUSIONE DELL'ELETTRODO. (se qualcuno lo aveva gia risolto in altri forum mi scuso a priori)
                                      ---Altro problema è riuscire in modo semplice a estrarre dalla cella l'energia, rendendo cosi possibile sia il suo utilizzo, ma soprattutto UNA MISURAZIONE certa e CHIARA A TUTTI.

                                      bene....dopo averci pensato un po, sono giunto alla conclusione che i 2 grattacapi vengono entrambi risolti da un'unica, semplice ed economica modifica, ma parlando senza avere sperimentato nulla, chiedo, spece a Mondaini di seguirmi passo passo nel mio ragionamento puramente logico, per identificare eventuali falle. (ho sempre molto rispetto delle esperienze altrui).
                                      ---L'elettrodo si fonde semplicemente perche la temperatura, NON ESSENDO DISSIPATA a sufficenza dalla conducibilita termica del materiale, sale sempre + arrivando a temperature assurde, che riducono in poltiglia anche i resistentissimi materiali che hai gia testato.
                                      ---Percio reputo improbabile la speranza di trovare un materiale che abbia una lunga durata, e che costando poco, possa essere sostituito spesso.
                                      ---Riuscire a salvare l'elettrodo di un materiale comune, lavorabile e reperibile lo vedo molto + auspicabile e possibile: Si immagini lo stesso elettrodo, ma di forma cava e chiusa sul fondo (praticamente un bicchiere stretto e alto), ora immergendo in esso un tubino che arrivi fin quasi al fondo si ottiene un percorso obbligato :se si crea un flusso unidirezionale di liquido termo assorbente, tipo l'acqua, si avra acqua fredda a bassa temperatura, che entrando nell'elettrodo, lambirà le sue pareti interne fino alla punta, estraendo calore, e uscira riscaldata tramite il tubino interno. (il verso del fusso non credo cambi gran che)

                                      I RISULTATI CHE PREVEDO POSSIBILI SONO:
                                      ---1) l'elettrodo non riuscira a raggiungere temperature sufficenti alla sua fusione, persino la sua eventuale ossidazione o corrosione potra essere portata a valori accettabili.
                                      ---2) l'enorme energia sprigionata nella zona plasma, pur generandosi come sempre, verra assorbita e TRASPORTATA col liquido di raffreddamento in un secondo circuito idraulico, il quale si scaldera progressivamente, rendendo possibile sia l'utilizzo esterno di tale energia, sia la sua misurazione e comparazione (paragonando gli effetti termici alla potenza elettrica immessa nella cella.)
                                      ---3) Pur restando sotto la temperatura di fusione dell'elettrodo e dosando la portata a dovere, si potra probabilmente ottenere in uscita vapore ad alta pressione (200-300°), che sappiamo, puo benissimo azionare una microturbina......
                                      ---4) NB: si noti che essendo i 2 liquidi a circuito idraulico separato, il refrigerante rimane a potenziale elettrico uguale all'elettrodo, estraendone quindi soltanto il calore senza reagire con esso.

                                      I MATERIALI CHE CREDO SIANO ADATTI A UNA SPERIMENTAZIONE ECONOMICA SONO:
                                      -Acciaio inox aisi 316 (acciaio per uso in mare) per realizzare l'elettrodo.
                                      (penso il piu adatto sia l'oro per la sua eccellente conducibilita termica e resistenza alla corrosione, ma sorvoliamo)
                                      -Pompetta da acquario, o da fontana presepe, 220Vac stagna, per la circolazione del fluido raffreddante (ne ho una pagata 5 euro).
                                      -Una bacinella di acqua distillata, e un termometro in modo da poter calcolare facilmente le calorie assorbite.
                                      -ovviamente raccorderia e tubi, anche rimediati in plastica (sempre che non si decida di lavorare in pressione e superare i 100°).
                                      - stucco bicomponente semisolido, per sigillare l'entrata e l'uscita dei tubi di raffreddamento nell'elettrodo.(lo vendono in ferramenta per riparare al volo gli scarichi dei lavandini, ha l'aspetto di un pezzo di pongo di 2 colori, va impastato con le mani, poi usato, di solito dopo 10 minuti è gia duro)

                                      sono a disposizione qui, per critiche e collaborazioni.
                                      Mondaini!!!: visto che sei a soli 30 Km, che dici se faccio un salto da te a vedere i tuoi coppiettii?
                                      Magari potrei portarti le uniche cose che non hai, tipo un'elettrodo cavo inox, la pompettina e un po di tubi.

                                      ciao a tutti, scusate se sono stato un po lungo, alla prossima.





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                                      • QUOTE (tronic @ 13/1/2006, 02:04)


                                        Detto questo posso rivolgermi a Renzo Mondaini (che gia mi sta simpatico, forse perche da quel che ho letto sembra assomigliarmi parecchio, e anche perche, abitando a Cesena, mi è anche relativamente vicino).

                                        --- Da tutti i tuoi esperimenti ho notato un GRAVE problema che sembra quasi hai rinunciato a risolvere, e che credo di portare a soluzione con una delle mie "banalita": LA FUSIONE DELL'ELETTRODO. (se qualcuno lo aveva gia risolto in altri forum mi scuso a priori)
                                        ---Altro problema è riuscire in modo semplice a estrarre dalla cella l'energia, rendendo cosi possibile sia il suo utilizzo, ma soprattutto UNA MISURAZIONE certa e CHIARA A TUTTI.

                                        bene....dopo averci pensato un po, sono giunto alla conclusione che i 2 grattacapi vengono entrambi risolti da un'unica, semplice ed economica modifica, ma parlando senza avere sperimentato nulla, chiedo, spece a Mondaini di seguirmi passo passo nel mio ragionamento puramente logico, per identificare eventuali falle. (ho sempre molto rispetto delle esperienze altrui).
                                        ---L'elettrodo si fonde semplicemente perche la temperatura, NON ESSENDO DISSIPATA a sufficenza dalla conducibilita termica del materiale, sale sempre + arrivando a temperature assurde, che riducono in poltiglia anche i resistentissimi materiali che hai gia testato.
                                        ---Percio reputo improbabile la speranza di trovare un materiale che abbia una lunga durata, e che costando poco, possa essere sostituito spesso.
                                        ---Riuscire a salvare l'elettrodo di un materiale comune, lavorabile e reperibile lo vedo molto + auspicabile e possibile: Si immagini lo stesso elettrodo, ma di forma cava e chiusa sul fondo (praticamente un bicchiere stretto e alto), ora immergendo in esso un tubino che arrivi fin quasi al fondo si ottiene un percorso obbligato :se si crea un flusso unidirezionale di liquido termo assorbente, tipo l'acqua, si avra acqua fredda a bassa temperatura, che entrando nell'elettrodo, lambirà le sue pareti interne fino alla punta, estraendo calore, e uscira riscaldata tramite il tubino interno. (il verso del fusso non credo cambi gran che)

                                        I RISULTATI CHE PREVEDO POSSIBILI SONO:
                                        ---1) l'elettrodo non riuscira a raggiungere temperature sufficenti alla sua fusione, persino la sua eventuale ossidazione o corrosione potra essere portata a valori accettabili.
                                        ---2) l'enorme energia sprigionata nella zona plasma, pur generandosi come sempre, verra assorbita e TRASPORTATA col liquido di raffreddamento in un secondo circuito idraulico, il quale si scaldera progressivamente, rendendo possibile sia l'utilizzo esterno di tale energia, sia la sua misurazione e comparazione (paragonando gli effetti termici alla potenza elettrica immessa nella cella.)
                                        ---3) Pur restando sotto la temperatura di fusione dell'elettrodo e dosando la portata a dovere, si potra probabilmente ottenere in uscita vapore ad alta pressione (200-300°), che sappiamo, puo benissimo azionare una microturbina......
                                        ---4) NB: si noti che essendo i 2 liquidi a circuito idraulico separato, il refrigerante rimane a potenziale elettrico uguale all'elettrodo, estraendone quindi soltanto il calore senza reagire con esso.

                                        I MATERIALI CHE CREDO SIANO ADATTI A UNA SPERIMENTAZIONE ECONOMICA SONO:
                                        -Acciaio inox aisi 316 (acciaio per uso in mare) per realizzare l'elettrodo.
                                         (penso il piu adatto sia l'oro per la sua eccellente conducibilita termica e resistenza alla corrosione, ma sorvoliamo)
                                        -Pompetta da acquario, o da fontana presepe, 220Vac stagna, per la circolazione del fluido raffreddante (ne ho una pagata 5 euro).
                                        -Una bacinella di acqua distillata, e un termometro in modo da poter calcolare facilmente le calorie assorbite.
                                        -ovviamente raccorderia e tubi, anche rimediati in plastica (sempre che non si decida di lavorare in pressione e superare i 100°).
                                        - stucco bicomponente semisolido, per sigillare l'entrata e l'uscita dei tubi di raffreddamento nell'elettrodo.(lo vendono in ferramenta per riparare al volo gli scarichi dei lavandini, ha l'aspetto di un pezzo di pongo di 2 colori,  va impastato con le mani, poi usato, di solito dopo 10 minuti è gia duro)

                                        sono a disposizione qui, per critiche e collaborazioni.
                                        Mondaini!!!: visto che sei a soli 30 Km, che dici se faccio un salto da te a vedere i tuoi coppiettii?
                                        Magari potrei portarti le uniche cose che non hai, tipo un'elettrodo cavo inox, la pompettina e un po di tubi.

                                        ciao a tutti, scusate se sono stato un po lungo, alla prossima.

                                        Ciao e benvenuto biggrin.gif ... non ti vorrei deludere ma questa soluzione credo sia già stata tentata da Elettrorik in questo link trovi la prova che hai descritto tu ( un pò diversa ) http://www.bennati.it/rik/ff/prova3.htm qua ci sono altri esperimenti http://www.bennati.it/rik/ff/ . Comunque tornando al problema della fusione del catodo , esso fonde dall'esterno (cioè la superficie a contatto con l'elettrolita sotto tensione ) verso l'interno , per non farlo fondere dovresti tenere un flusso di elettrolita sul catodo dalla parte esterna , ma come a dimostrato Elettrorik il catodo fonde ugualmente ( anzi è addirittura più veloce a fondere ) ; le migliaia di gradi del plasma distruggono tutto quello c'è vicino . Dovresti tentare di replicare l'esperimento per renderti conto in prima persona cosa accade nella cella .
                                        Ciao biggrin.gif biggrin.gif

                                        Edited by kalos66 - 13/1/2006, 10:04

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                                        • CITAZIONE (kalos66 @ 13/1/2006, 09:26)

                                          Ciao e benvenuto biggrin.gif ... non ti vorrei deludere ma questa soluzione credo sia già stata tentata da Elettrorik in questo link trovi la prova che hai descritto tu ( un pò diversa ) [URL=http://www.bennati.it/rik/ff/prova3.htm]

                                          un po diversa? TOTALMENTE DIREI!!!
                                          la mia teoria si basa sul raffreddare l'elettrodo da dentro, dove non essendoci alcuna reazione si riesce a lambire le pareti dellelettrodo e a raffreddarlo efficacemente.
                                          creando invece un flusso all'esterno non si ottiene gran che, infatti la "bolla" di plasma esiste in quanto la soluzione liquida non tocca fisicamente l'elettrodo, ma si crea una sorta di arco voltaico.
                                          Lo dimostra il fatto che, una volta generato il plasma incandescente, la corrente circolante cala drasticamente.
                                          E' ovvio che, se il fluido non riesce a lambire con un flusso la superfice dell'elettrodo, non riuscira nemmeno a raffreddarlo.
                                          NB: Non lasciamoci ingannare dall'aspetto esasperatamente termico della cella, non è una centrale atomica che sprigiona Mw a + non posso.
                                          Il fatto è che il calore rimane concentrato li, come avviene nelle saldatrici a elettrodo..... il materiale si fonde, anche se il tutto rimane dentro qualche Kw.
                                          Quel che mi è incognito è se la conducibilita termica dell'inox , notoriamente bassa, sia sufficente a veicolare il calore prodotto, forse servira un materiale a + alta conducibilita termica, per questo dicevo che il migliore credo sia l'oro, ma non fasciamoci la testa prima di rompercela, se l'idea funziona dovrebbe almeno evidenziarsi un netto miglioramento anche con l'inox, in fondo se nel cuore dell'elettrodo mantengo meno di 100 gradi, all'esterno puo anche arrivare a 500, e non si è ancora fuso.
                                          A questi delta T il calore veicolato diventa veramente molto, (spece se lo spessore è basso), anche se il materiale non è una cima in tal senso.
                                          ciao.....
                                          Mondaini... aspetto di sentire te!!!!

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                                          • QUOTE (tronic @ 13/1/2006, 12:01)
                                            QUOTE (kalos66 @ 13/1/2006, 09:26)

                                            Ciao e benvenuto biggrin.gif ... non ti vorrei deludere ma questa soluzione credo sia già stata tentata da Elettrorik in questo link trovi la prova che hai descritto tu ( un pò diversa ) [URL=http://www.bennati.it/rik/ff/prova3.htm]

                                            un po diversa? TOTALMENTE DIREI!!!
                                            la mia teoria si basa sul raffreddare l'elettrodo da dentro, dove non essendoci alcuna reazione si riesce a lambire le pareti dellelettrodo e a raffreddarlo efficacemente.
                                            creando invece un flusso all'esterno non si ottiene gran che, infatti la "bolla" di plasma esiste in quanto la soluzione liquida non tocca fisicamente l'elettrodo, ma si crea una sorta di arco voltaico.
                                            Lo dimostra il fatto che, una volta generato il plasma incandescente, la corrente circolante cala drasticamente.
                                            E' ovvio che, se il fluido non riesce a lambire con un flusso la superfice dell'elettrodo, non riuscira nemmeno a raffreddarlo.
                                            NB: Non lasciamoci ingannare dall'aspetto esasperatamente termico della cella, non è una centrale atomica che sprigiona Mw a + non posso.
                                            Il fatto è che il calore rimane concentrato li, come avviene nelle saldatrici a elettrodo..... il materiale si fonde, anche se il tutto rimane dentro qualche Kw.
                                            Quel che mi è incognito è se la conducibilita termica dell'inox , notoriamente bassa, sia sufficente a veicolare il calore prodotto, forse servira un materiale a + alta conducibilita termica, per questo dicevo che il migliore credo sia l'oro, ma non fasciamoci la testa prima di rompercela, se l'idea funziona dovrebbe almeno evidenziarsi un netto miglioramento anche con l'inox, in fondo se nel cuore dell'elettrodo mantengo meno di 100 gradi, all'esterno puo anche arrivare a 500, e non si è ancora fuso.
                                            A questi delta T il calore veicolato diventa veramente molto, (spece se lo spessore è basso), anche se il materiale non è una cima in tal senso.
                                            ciao.....
                                            Mondaini... aspetto di sentire te!!!!

                                            Ciao , non riesco a trovare il filmato di chi ha fatto circolare l'acqua all'interno dell'elettrodo ed esso si consumava sempre .... perchè il plasma lambisce il metallo e anche per induzione/irraggiamento termico lo porta quasi alla fusione ( questo è un dato di fatto ) , stiamo provando ad allontanare il plasma anche di poco dall'elettrodo (che si potrebbe anche raffreddare con la tecnica che descrivi tu ulteriormente ) , dovresti osservare da vicino quello che succede al catodo , dopo l'innesco del plasma, scendendo con la tensione fino ad arrivare quasi allo spegnimento , si può notare come il plasma sia formato da microscariche elettriche tra il metallo del catodo e l'elettrolita , ad alta tensione invece si forma una bolla di plasma più spessa .... ma potrebbe essere solamente un effetto ottico , in cui non sono visibili scariche .
                                            Credo che dovresti sperimentare qualcosina .. o magari osservare dal vivo la cosa per renderti conto , potresti farti invitare da Remond durante i suoi esperimenti .
                                            Ciao

                                            Edited by kalos66 - 13/1/2006, 13:12

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                                            • CITAZIONE (kalos66 @ 13/1/2006, 13:10)

                                              la mia teoria si basa sul raffreddare l'elettrodo da dentro, dove non essendoci alcuna reazione si riesce a lambire le pareti dellelettrodo e a raffreddarlo efficacemente.
                                              creando invece un flusso all'esterno non si ottiene gran che, infatti la "bolla" di plasma esiste in quanto la soluzione liquida non tocca fisicamente l'elettrodo, ma si crea una sorta di arco voltaico.

                                              Ciao, sì, se non sbaglio l'ha fatto anche Thot, ma è in un link sparso in qualche discussione. Ricordo che dopo pochi minuti si è bucato il tubo di rame usato come catodo in cui faceva scorrere acqua di raffreddamento.

                                              Io qui http://www.bennati.it/rik/ff/prova5.htm (Fase 1) ho provato con un pezzetto di tubo di rame immerso in elettrolita, e mi sono ritrovato a non poter innescare plasma perchè il tubetto era troppo freddo. Anche la forma dell'elettrodo è importantissima. Se è troppo tondeggiante e mancano le 'punte' non riuscirai tanto facilmente ad innescare un plasma. E per affogare dentro un catodo una cavità che porti andata e ritorno di liquido raffreddante non potrai certamente avere un oggetto a 'spillo'.
                                              Forse potresti ottenere qualcosa costruendo una specie di 'porcospino' pieno di punte (di tungsteno, sennò ti durano pochi sec) che escono da una massa metallica omogenea in cui è annegata una serpentina di rame e nella quale circola liquido di raffreddamento, ma....

                                              Quella del catodo con anima raffreddata è una via ipotizzata da molti, ma non credo che abbia grandi sbocchi in termini di efficienza.
                                              Il punto è che se raffreddi il catodo significativamente, addio termoionica e quindi addio plasma. Questo è un fatto.
                                              Se invece non lo raffreddi molto ottieni poca efficienza, inoltre l'acqua di raffreddamento all'interno evapora e succede un casino alla pompa di circolazione.

                                              Edited by ElettroRik - 13/1/2006, 17:48
                                              "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

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                                              • Come già accennato in un altro post la via migliore , secondo me, è operare con un catodo lquido in un recipiente ad imbuto con il catodo posto in fondo dimodochè pressochè tutto il calore venga ceduto alla soluzione. Avevo a suo tempo proposto l' uso del mercurio per diverse ragioni: è liquido a temperatura ambiente ed il suo ossido è piuttosto instabile per cui con buona probabilità non dovrebbe distruggersi per ossidazione come fanno gli altri elettrodi. Se il sistema di raffreddamento della soluzione è abbastanza efficiente si dovrebbe riuscire a mantenere la massima parte del mercurio nel recipiente di reazione e riuscire quindi ad operare per lunghi periodi di tempo. C' è stata una incredibile levata di scudi all' uso del mercurio a causa della sua tossicità quasi tutto l' esperimento nel suo complesso non fosse estremamente pericoloso per cui si è rinunciato ad una promettente via di operazione. Si potrebbe comunque tentare di operare con un altro adatto metallo da liquefare (purtroppo sarebbe proprio l' oro uno dei migliori a causa della sua scarsa propensione ad ossidarsi, ma è da scartare causa il costo) . Si potrebbe comunque provare con catodo fuso di rame in soluzione di ad es. solfato di rame rame e anodo in rame in quanto anche il rame ha una elettronegativita maggiore dell' idrogeno dell' acqua e potrebbe forse funzionare.
                                                Una ulteriore prova che si potrebbe tentare è quella di operare con catodo non metallico ma pur sempre conduttore (sto pensando ad esempio alla magnetite un ossido di ferro facilmente reperibile anche in grossi cristalli e discretamente conduttore) che specialmente se operando in immersione dovrebbe durare tempi considerevolmente più lunghi del tungsteno.
                                                Se qualcuno ha la buona volontà di provare penso potrebbe ottenere interessanti risultati.

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                                                • Carissimo tronic

                                                  Il tuo esperimento si può fare, mi piace; mandami un messaggio privato, prepara anche una cella con catodo di tua invenzione, completo di pompa, ma che abbia solo 1 cm quadro di superficie esposta all'elettrolita, altrimenti ci vuole una corrente bestiale per innescare il plasma.
                                                  Non ricordo chi era, ma un amico di questo forum a provato a fare il tuo esperimento con tubo di rame, ricoperto di nastro adesivo, in cui aveva praticato un taglio di circa 1 cm quadro nel nastro, per far innescare il plasma, che regolarmente acceso, ha bucato il rame, nonostante circolasse un liquido all'interno.
                                                  Non preoccuparti di quest’insuccesso, nessuno ha provato con acciaio inox.

                                                  Carissimo Gino

                                                  Io ho già provato il solfato di rame con elettrodi in rame, succede la solita cosa, un bel plasma verdino. Ho provato anche grafite e carboncini, reagiscono come i metalli, formano un bel plasma.
                                                  Se fai queste osservazioni, vuol dire che non hai acquistato il DVD che è in vendita nella sezione "La vetrina", in cui mostro alcuni esperimenti proposti da te.

                                                  Per finire, per rallegrarvi un po’, vi mostro un filmato sulla formazione di un PLASMOIDE ELETTROLITICO, intendendo con questo termine, un plasma che non rimane vincolato all'elettrodo, ma si muove roteandovi attorno.
                                                  L'elettrodo anodico, attorno a cui faccio ruotare il plasmoide elettrolitico, è di rame da 1,7 mm; il catodo è di acciaio inox, la soluzione è satura di potassio carbonato. Il filmato di 10 MB lo si scarica da qui:

                                                  http://mio.discoremoto.virgilio.it/renzomondaini

                                                  Altri filmati li trovate anche su:

                                                  http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini2
                                                  http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini
                                                  http://mio.discoremoto.virgilio.it/remond

                                                  user posted image

                                                  Renzo Mondaini (Ravenna)

                                                  Edited by remond - 14/1/2006, 00:12

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                                                  • cia Remond

                                                    rieccomi

                                                    sono io la persona alla quale ti riferivi per l'esperimento con il catodo cavo e nastro adesivo.
                                                    per quella che è la mia esperienza con catodo raffreddato ti posso dire che non c'è verso, alla fine si buca.
                                                    l'idea che sto elaborando ultimamente e quella di usare un catodo ad anello che fatto girare lentamente offre solo una porzione in ammollo nella soluzione. L'idea sarebbe quella di non far persistere il plasma sempre sulla stessa porzione del metallo.
                                                    anche se sono piu che convinto che il catodo si consumerà comunque magari in maniera piu estesa quindi meno visibile.
                                                    porgo loccasione per salutarti.
                                                    e bello sapere che sei sempre all'opera smile.gif
                                                    un abbraccio a tutti

                                                    Commenta


                                                    • CITAZIONE (remond @ 13/1/2006, 23:39)
                                                      Carissimo tronic

                                                      Il tuo esperimento si può fare, mi piace; mandami un messaggio privato, prepara anche una cella con catodo di tua invenzione, completo di pompa, ma che abbia solo 1 cm quadro di superficie esposta all'elettrolita, altrimenti ci vuole una corrente bestiale per innescare il plasma.

                                                      Ciao remond. sono felice che ti sia piaciuta l'idea, iniziavo a scoraggiarmi.
                                                      certo il limite di 1 cm quadro evidenzia la necessita di rimanere ridotti, immagino che se mi hai dato quel limite, raggiungerlo potrebbe gia dare qualche problema.
                                                      Ho bisogno di vedere il materiale che riesco a rimediare, ma credo di riuscire entro una settimana ad adattare qualcosa.

                                                      altro suggerimento alternativo: hai mai pensato alle ceramiche conduttive? non ho idea di dove trovarle ma so che esistono (alcuni superconduttori sono appunto ceramici), è uno dei materiali + inerti e regge temperature da urlo.
                                                      dubito che una reazione elettrica riesca a corrodere una ceramica. ciao e alla prossima.

                                                      Commenta


                                                      • QUOTE (tronic @ 14/1/2006, 12:41)
                                                        QUOTE (remond @ 13/1/2006, 23:39)
                                                        Carissimo tronic

                                                        Il tuo esperimento si può fare, mi piace; mandami un messaggio privato, prepara anche una cella con catodo di tua invenzione, completo di pompa, ma che abbia solo 1 cm quadro di superficie esposta all'elettrolita, altrimenti ci vuole una corrente bestiale per innescare il plasma.

                                                        Ciao remond. sono felice che ti sia piaciuta l'idea, iniziavo a scoraggiarmi.
                                                        certo il limite di 1 cm quadro evidenzia la necessita di rimanere ridotti, immagino che se mi hai dato quel limite, raggiungerlo potrebbe gia dare qualche problema.
                                                        Ho bisogno di vedere il materiale che riesco a rimediare, ma credo di riuscire entro una settimana ad adattare qualcosa.

                                                        altro suggerimento alternativo: hai mai pensato alle ceramiche conduttive? non ho idea di dove trovarle ma so che esistono (alcuni superconduttori sono appunto ceramici), è uno dei materiali + inerti e regge temperature da urlo.
                                                        dubito che una reazione elettrica riesca a corrodere una ceramica. ciao e alla prossima.

                                                        Beh, seguendo questo ragionamento si potrebbe anche usare direttamente Silicio drogato per diventare semiconduttore... dovrebbe anche reggere di più agli sbalzi termici rispetto a molte ceramiche, ma il problema è trovarlo. sad.gif
                                                        "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

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                                                        • La magnetite di cui ho più sopra parlato è un ossido di ferro di colore nero facilmente reperibile anche in grossi cristalli presso qualunque venditore di pietre ornamentali e da collezione ed è discretamente conduttrice. Potrebbe valer la pena di provarla dato il basso costo!

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                                                          • CITAZIONE (tronic @ 13/1/2006, 02:04)
                                                            Visto che qui non mi conoscete, prima di dire la mia faccio una breve presentazione:
                                                            Anche se non ho studi altolocati sono divenuto famoso, nell'azienda in cui lavoro, per diverse SEMPLICI modifiche a macchine automatiche che hanno dato grandi risparmi con pochi euro,
                                                            (la meglio riuscita ha fatto risparmiare ben 120'000 euro nel solo primo anno di funzionamento, contro 3'000 euro di spesa compreso il montaggio.)
                                                            La mia specialita sembra siano idee che, pur se ovvie, riescono a risolvere problemi ritenuti complicati.
                                                            Questo per darvi modo di dare il giusto valore alle banalita che probabilmente potro dire. (sono solo uno che ha un cervello, e si sforza di usarlo).

                                                            Detto questo posso rivolgermi a Renzo Mondaini (che gia mi sta simpatico, forse perche da quel che ho letto sembra assomigliarmi parecchio, e anche perche, abitando a Cesena, mi è anche relativamente vicino).

                                                            --- Da tutti i tuoi esperimenti ho notato un GRAVE problema che sembra quasi hai rinunciato a risolvere, e che credo di portare a soluzione con una delle mie "banalita": LA FUSIONE DELL'ELETTRODO. (se qualcuno lo aveva gia risolto in altri forum mi scuso a priori)
                                                            ---Altro problema è riuscire in modo semplice a estrarre dalla cella l'energia, rendendo cosi possibile sia il suo utilizzo, ma soprattutto UNA MISURAZIONE certa e CHIARA A TUTTI.

                                                            bene....dopo averci pensato un po, sono giunto alla conclusione che i 2 grattacapi vengono entrambi risolti da un'unica, semplice ed economica modifica, ma parlando senza avere sperimentato nulla, chiedo, spece a Mondaini di seguirmi passo passo nel mio ragionamento puramente logico, per identificare eventuali falle. (ho sempre molto rispetto delle esperienze altrui).
                                                            ---L'elettrodo si fonde semplicemente perche la temperatura, NON ESSENDO DISSIPATA a sufficenza dalla conducibilita termica del materiale, sale sempre + arrivando a temperature assurde, che riducono in poltiglia anche i resistentissimi materiali che hai gia testato.
                                                            ---Percio reputo improbabile la speranza di trovare un materiale che abbia una lunga durata, e che costando poco, possa essere sostituito spesso.
                                                            ---Riuscire a salvare l'elettrodo di un materiale comune, lavorabile e reperibile lo vedo molto + auspicabile e possibile: Si immagini lo stesso elettrodo, ma di forma cava e chiusa sul fondo (praticamente un bicchiere stretto e alto), ora immergendo in esso un tubino che arrivi fin quasi al fondo si ottiene un percorso obbligato :se si crea un flusso unidirezionale di liquido termo assorbente, tipo l'acqua, si avra acqua fredda a bassa temperatura, che entrando nell'elettrodo, lambirà le sue pareti interne fino alla punta, estraendo calore, e uscira riscaldata tramite il tubino interno. (il verso del fusso non credo cambi gran che)

                                                            I RISULTATI CHE PREVEDO POSSIBILI SONO:
                                                            ---1) l'elettrodo non riuscira a raggiungere temperature sufficenti alla sua fusione, persino la sua eventuale ossidazione o corrosione potra essere portata a valori accettabili.
                                                            ---2) l'enorme energia sprigionata nella zona plasma, pur generandosi come sempre, verra assorbita e TRASPORTATA col liquido di raffreddamento in un secondo circuito idraulico, il quale si scaldera progressivamente, rendendo possibile sia l'utilizzo esterno di tale energia, sia la sua misurazione e comparazione (paragonando gli effetti termici alla potenza elettrica immessa nella cella.)
                                                            ---3) Pur restando sotto la temperatura di fusione dell'elettrodo e dosando la portata a dovere, si potra probabilmente ottenere in uscita vapore ad alta pressione (200-300°), che sappiamo, puo benissimo azionare una microturbina......
                                                            ---4) NB: si noti che essendo i 2 liquidi a circuito idraulico separato, il refrigerante rimane a potenziale elettrico uguale all'elettrodo, estraendone quindi soltanto il calore senza reagire con esso.

                                                            I MATERIALI CHE CREDO SIANO ADATTI A UNA SPERIMENTAZIONE ECONOMICA SONO:
                                                            -Acciaio inox aisi 316 (acciaio per uso in mare) per realizzare l'elettrodo.
                                                             (penso il piu adatto sia l'oro per la sua eccellente conducibilita termica e resistenza alla corrosione, ma sorvoliamo)
                                                            -Pompetta da acquario, o da fontana presepe, 220Vac stagna, per la circolazione del fluido raffreddante (ne ho una pagata 5 euro).
                                                            -Una bacinella di acqua distillata, e un termometro in modo da poter calcolare facilmente le calorie assorbite.
                                                            -ovviamente raccorderia e tubi, anche rimediati in plastica (sempre che non si decida di lavorare in pressione e superare i 100°).
                                                            - stucco bicomponente semisolido, per sigillare l'entrata e l'uscita dei tubi di raffreddamento nell'elettrodo.(lo vendono in ferramenta per riparare al volo gli scarichi dei lavandini, ha l'aspetto di un pezzo di pongo di 2 colori,  va impastato con le mani, poi usato, di solito dopo 10 minuti è gia duro)

                                                            sono a disposizione qui, per critiche e collaborazioni.
                                                            Mondaini!!!: visto che sei a soli 30 Km, che dici se faccio un salto da te a vedere i tuoi coppiettii?
                                                            Magari potrei portarti le uniche cose che non hai, tipo un'elettrodo cavo inox, la pompettina e un po di tubi.

                                                            ciao a tutti, scusate se sono stato un po lungo, alla prossima.

                                                            Buonasera,

                                                            questo è uno dei grandi problemi della cella e ci si sbatte contro tutte le volte.
                                                            Chi tenta di staccare l'alimentazione, e chi , come te, tenta di raffreddare il catodo.
                                                            L'effetto termoionico che si realizza sul catodo con le alte temperature che lo interessano è fondamentale, senza di quello semplicemente il plasma muore.
                                                            Come dice kalos per salvare il catodo l'unica strada ( in teoria ) è spostare il plasma dove farebbe meno danni facendolo interagire con dei magneti.Anche qui la maledetta termoinica: se allontani il plasma dalla sorgente di elettroni questo rimane acceso?
                                                            Io in ogni caso ti consiglio di provare perchè questa possibilità non è stata sondata in maniera perfetta, poi sotto l'egida di remond andrai forte.

                                                            daRIO







                                                            CITAZIONE (remond @ 13/1/2006, 23:39)
                                                            Carissimo tronic

                                                            Il tuo esperimento si può fare, mi piace; mandami un messaggio privato, prepara anche una cella con catodo di tua invenzione, completo di pompa, ma che abbia solo 1 cm quadro di superficie esposta all'elettrolita, altrimenti ci vuole una corrente bestiale per innescare il plasma.
                                                            Non ricordo chi era, ma un amico di questo forum a provato a fare il tuo esperimento con tubo di rame, ricoperto di nastro adesivo, in cui aveva praticato un taglio di circa 1 cm quadro nel nastro, per far innescare il plasma, che regolarmente acceso, ha bucato il rame, nonostante circolasse un liquido all'interno.
                                                            Non preoccuparti di quest’insuccesso, nessuno ha provato con acciaio inox.

                                                            Carissimo Gino

                                                            Io ho già provato il solfato di rame con elettrodi in rame, succede la solita cosa, un bel plasma verdino. Ho provato anche grafite e carboncini, reagiscono come i metalli, formano un bel plasma.
                                                            Se fai queste osservazioni, vuol dire che non hai acquistato il DVD che è in vendita nella sezione "La vetrina", in cui mostro alcuni esperimenti proposti da te.

                                                            Per finire, per rallegrarvi un po’, vi mostro un filmato sulla formazione di un PLASMOIDE ELETTROLITICO, intendendo con questo termine, un plasma che non rimane vincolato all'elettrodo, ma si muove roteandovi attorno.
                                                            L'elettrodo anodico, attorno a cui faccio ruotare il plasmoide elettrolitico, è di rame da 1,7 mm; il catodo è di acciaio inox, la soluzione è satura di potassio carbonato. Il filmato di 10 MB lo si scarica da qui:

                                                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/renzomondaini

                                                            Altri filmati li trovate anche su:

                                                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini2
                                                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/mondaini
                                                            http://mio.discoremoto.virgilio.it/remond

                                                            user posted image

                                                            Renzo Mondaini (Ravenna)

                                                            Buonasera,

                                                            immagino che avrai fatto una bella fatica ad accendere il plasma all'anodo!
                                                            Mi interesserebbe capire come lo fai ruotare ( se non è segreto professionale ).

                                                            daRIO

                                                            Edited by Riovandaino - 14/1/2006, 23:49

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                                                            • CITAZIONE (remond @ 11/1/2006, 00:55)
                                                              Le mie ricerche, nel campo della fusione fredda elettrolitica stanno evolvendo; la domanda che si è posto Lei, me l'ero posta anch'io. Frequentando conferenze scientifiche, ho ricevuto mezzo litro d’acqua pesante pura al 99,8%, in regalo; ho subito eseguito un esperimento con questa, senza diluirla con acqua distillata; ho proceduto con cautela, poiché se la reazione violenta era causata dal deuterio, contenuto in minima quantità nell'acqua normale, poteva avvenire una reazione spaventosa.
                                                              Se sono qui a parlarne, capirà che non vi fu reazione spaventosa, ma una reazione come con acqua leggera; a differenza che l'analizzatore di spettro misurava delle diversità.
                                                              La prima era nella presenza di un avvallamento in cima al picco dei 327 MHz, frequenza tipica di emissione del deuterio atomico, e non come dice Lei del deuterio ionico; come può vedere da sé sul sito seguente:
                                                              http://spec.jpl.nasa.gov/ftp/pub/catalog/catform.html
                                                              Mi viene da ipotizzare che l'avvallamento centrale, sia dovuto ad assorbimento da parte del deuterio circostante, ma mi rimane a capire se quel picco è dovuto da deuterio creato in sito, oppure da deuterio sempre presente; non si preoccupi, ho già acquistato a peso d'oro, 10 cc di acqua distillata depurata di deuterio, ne contiene un centesimo in meno che l'acqua naturale.
                                                              Altra cosa strana, nella reazione con acqua pesante, si nota una collinetta centrata su 1420 MHz, frequenza tipica dell'idrogeno atomico, strano nell'acqua pesante vi è pochissimo idrogeno; nell'esperimento con acqua leggera (normale), dove di idrogeno ce n'è a iosa, questa collinetta non è presente, un bel rompicapo;

                                                              Ciao Remond,
                                                              ho scaricato nella mia macchina le tue analisi spettrali, ho cercato di individuare i picchi che dici di aver individuato (117 MHz, 327 MHz, 530 MHz, 1420 MHz), ma non sono riuscito a trovarli. Quello che vedo e' tutta una serie di picchi, ma non vedo dei picchi pronunciati tali da asserire la predominanza di tali frequenze rispetto alle altre. Ammetto di non saper molto sulle analisi spettrali, quindi vorrei sapere il criterio con il quale tu hai utilizzato per discriminare le frequenze di cui sopra (soprattutto della 530 MHz) rispetto agli altri.
                                                              Cordiali saluti
                                                              Francesco

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