Buona sera a tutti!
è già da un pò che leggo i diversi post su questo forum e sono sempre tutti interessanti e dal mio punto di vista didattici.
Sono un dottorando in Geolgia a Torino ed ho iniziato da un mesetto il mio progetto di dottorato che riguarda uno studio sugli impianti a circuito chiuso in diversi contesti geologici e geomorfologici, a partire dal territorio piemontese per poi, possibilmente, ampliarsi (non mi dispiacerebbe nemmeno affrotare l'aspetto di produzione energetica individuando zone di interesse con temperature, portate e pressioni utili a profondità non eccessive per la produzione di energia elettrica a carettere locale)
Uno degli aspetti che ho potuto constatare, anche seguendo convegni e parlando con diversi dirigenti Regionali è che c'è una notevole apprensione per l'interazione tra la falda ed i sistemi a circuito aperto, per cui molto si sta ragionando dal punto di vista legislativo e normativo per regolamentare il tutto.
Ecco ma allora io mi chiedo... Non dappertutto c'è una falda, realizzare impianti a circuito aperto richiede precauzioni e comporta o comunque può comprtare problemi legati al prelievo dell'acqua ed alla sua reimmisione in superficie o in falda, ecc... Ma perchè allora non si diffondono i sistemi a circuito chiuso che presentano molti meno problemi se non all'atto della perforazione che viene comunque impermeabilizzata durante la perforazione e dal punto di vista di rese, se opportunamente dimensionati possono avere prestazioni anche comparabili con quelle dei circuiti aperti?
Non conviene magari fare qualche perforazione in più, meno profonda ed evitare la falda piuttosto che farne meno ma più profonde ed andare a pescare l'acqua di falda?
Mi rendo conto che siano domande da ignorante, quale sono... ma iniziando da zero ho molti dubbi e poche certezze che spero di fugare perchè credo seriamente che la geotermia a bassa entalpia possa essere davvero importante e probabilmente l'unica fonte di energia rinnovabile veramente sostenibile.
Grazie!
è già da un pò che leggo i diversi post su questo forum e sono sempre tutti interessanti e dal mio punto di vista didattici.
Sono un dottorando in Geolgia a Torino ed ho iniziato da un mesetto il mio progetto di dottorato che riguarda uno studio sugli impianti a circuito chiuso in diversi contesti geologici e geomorfologici, a partire dal territorio piemontese per poi, possibilmente, ampliarsi (non mi dispiacerebbe nemmeno affrotare l'aspetto di produzione energetica individuando zone di interesse con temperature, portate e pressioni utili a profondità non eccessive per la produzione di energia elettrica a carettere locale)
Uno degli aspetti che ho potuto constatare, anche seguendo convegni e parlando con diversi dirigenti Regionali è che c'è una notevole apprensione per l'interazione tra la falda ed i sistemi a circuito aperto, per cui molto si sta ragionando dal punto di vista legislativo e normativo per regolamentare il tutto.
Ecco ma allora io mi chiedo... Non dappertutto c'è una falda, realizzare impianti a circuito aperto richiede precauzioni e comporta o comunque può comprtare problemi legati al prelievo dell'acqua ed alla sua reimmisione in superficie o in falda, ecc... Ma perchè allora non si diffondono i sistemi a circuito chiuso che presentano molti meno problemi se non all'atto della perforazione che viene comunque impermeabilizzata durante la perforazione e dal punto di vista di rese, se opportunamente dimensionati possono avere prestazioni anche comparabili con quelle dei circuiti aperti?
Non conviene magari fare qualche perforazione in più, meno profonda ed evitare la falda piuttosto che farne meno ma più profonde ed andare a pescare l'acqua di falda?
Mi rendo conto che siano domande da ignorante, quale sono... ma iniziando da zero ho molti dubbi e poche certezze che spero di fugare perchè credo seriamente che la geotermia a bassa entalpia possa essere davvero importante e probabilmente l'unica fonte di energia rinnovabile veramente sostenibile.
Grazie!
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