Non esiste solo il silo mais.. il silo non deve essere necessariamente la principale fonte di alimentazione per i bovini. Lo so che in tante università italiane si vuole far passare questi concetti, peraltro errati. Tenere le vacche rinchiuse in baracche di cemento e riempirle di silo è una caratteristica di pochi stati nel mondo tra cui l’Italia. E non è la via migliore per produrre latte.. anzi è la più costosa.
Ma questo è un altro discorso, di cui potremo approfondire in altre discussioni.
Inoltre un silo con buone caratteristiche di appetibilità e ottimi livelli nutrizionali potrebbe essere ottenuto anche da erba medica e, sebbene le rese siano inferiori, questo consentirebbe per lo meno di avere un approccio che funziona garantendo rotazioni e quindi sostenibilità. molte aziende già lo fanno.
Oggi abbiamo tutt’altro bisogno che di aumentare le produzioni. Anzi dovremmo diminuirle. E dovremmo anche cercare di diminuire i costi aziendali e spesso produrre silo (con le infrastrutture, l’energia e i macchinari che servono) sta diventando sconveniente per le aziende.
Non sei obbligato a coltivare solo per dare da mangiare alle vacche. E poi non sei obbligato a dare alle vacche da mangiare il silo, ma si potrebbero (e dovrebbero) stimolare sistemi diversi che consentirebbero tra l’altro un risparmio alle aziende (è sotto gli occhi di tutti che oggi più una stalla è “industrializzata” più è in difficoltà).
Se torniamo al mio precedente esempio ti assicuro che lo sfruttamento dei 350 ha di cui ho parlato non erano coltivati al 100% a mais, ma vi era tra l’altro grano, prati permanenti polifiti, medicai, pioppeti. Anche questi erano destinati in parte all’alimentazione dei bovini, ma capisci che lo sfruttamento era molto inferiore.
ricordo (come ho già detto in precedenza) che coltivare mais da granella "stressa" enormemente meno il terreno rispetto al mais da silo poichè lo "stocco" rimane in campo.
Qualsiasi studioso concorda che mettere il mais per ottenere energia è un controsenso e qualsiasi agricoltore esperto lo capisce, anche senza l’ausilio di dati scientifici e pubblicazioni. Inoltre c’è il problema dell’irrigazione, che oltre ad essere un processo energivoro sta creando non pochi problemi nell’approvvigionamento idrico. E aumentare le superfici di mais non può che fare aumentare anche questo problema.
Le migliaia di ettari che coltiveremo a fini energetici in monocultura nei prossimi anni contribuiranno al peggioramento del nostro territorio e non porteranno alcun beneficio alla nostra società. Su questo credo possiamo concordare. Molti agricoltori ne sono consapevoli. Parte degli addetti ai lavori anche. Ora occorrerebbe che tutti insieme prendessimo atto che ci vuole un approccio diverso per uno sviluppo delle rinnovabili che davvero funziona.
Ma questo è un altro discorso, di cui potremo approfondire in altre discussioni.
Inoltre un silo con buone caratteristiche di appetibilità e ottimi livelli nutrizionali potrebbe essere ottenuto anche da erba medica e, sebbene le rese siano inferiori, questo consentirebbe per lo meno di avere un approccio che funziona garantendo rotazioni e quindi sostenibilità. molte aziende già lo fanno.
Oggi abbiamo tutt’altro bisogno che di aumentare le produzioni. Anzi dovremmo diminuirle. E dovremmo anche cercare di diminuire i costi aziendali e spesso produrre silo (con le infrastrutture, l’energia e i macchinari che servono) sta diventando sconveniente per le aziende.
Non sei obbligato a coltivare solo per dare da mangiare alle vacche. E poi non sei obbligato a dare alle vacche da mangiare il silo, ma si potrebbero (e dovrebbero) stimolare sistemi diversi che consentirebbero tra l’altro un risparmio alle aziende (è sotto gli occhi di tutti che oggi più una stalla è “industrializzata” più è in difficoltà).
Se torniamo al mio precedente esempio ti assicuro che lo sfruttamento dei 350 ha di cui ho parlato non erano coltivati al 100% a mais, ma vi era tra l’altro grano, prati permanenti polifiti, medicai, pioppeti. Anche questi erano destinati in parte all’alimentazione dei bovini, ma capisci che lo sfruttamento era molto inferiore.
ricordo (come ho già detto in precedenza) che coltivare mais da granella "stressa" enormemente meno il terreno rispetto al mais da silo poichè lo "stocco" rimane in campo.
Qualsiasi studioso concorda che mettere il mais per ottenere energia è un controsenso e qualsiasi agricoltore esperto lo capisce, anche senza l’ausilio di dati scientifici e pubblicazioni. Inoltre c’è il problema dell’irrigazione, che oltre ad essere un processo energivoro sta creando non pochi problemi nell’approvvigionamento idrico. E aumentare le superfici di mais non può che fare aumentare anche questo problema.
Le migliaia di ettari che coltiveremo a fini energetici in monocultura nei prossimi anni contribuiranno al peggioramento del nostro territorio e non porteranno alcun beneficio alla nostra società. Su questo credo possiamo concordare. Molti agricoltori ne sono consapevoli. Parte degli addetti ai lavori anche. Ora occorrerebbe che tutti insieme prendessimo atto che ci vuole un approccio diverso per uno sviluppo delle rinnovabili che davvero funziona.
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