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  • La ricerca in Italia.

    Fonte "La repubblica" del 9/11/2010.
    Tra le migliori 200 università
    nemmeno una è italiana<!-- fine TITOLO -->
    <!-- inizio SOMMARIO -->La allarmante classifica di "The". Ottantanove sono gli atenei europei menzionati. Ai primi 5 posti gli Usa. Moltissime nuove entrate da Oriente. Tra i parametri la ricerca, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall'ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori di CORRADO ZUNINO<!-- fine SOMMARIO -->

    <!-- inizio FOTO1 --><!-- fine FOTO1 -->

    <!-- inizio TESTO -->ROMA - Non c'è più un'università italiana tra le migliori duecento del mondo. Fuori classifica, fuori da ogni considerazione. Anche gli ultimi due atenei sopravvissuti nella considerazione internazionale - l'Università di Bologna e La Sapienza di Roma - non rientrano nei ranking più prestigiosi. In questi giorni il settimanale inglese "The" (Times higher education, nato da una costola del quotidiano "The Times" e quindi diventato rivista autonoma) ha pubblicato una classifica globale rivedendo l'intero apparato di selezione che negli ultimi sei anni aveva permesso di stilare questo tipo di valutazioni.

    Si scopre, allora, che tra i primi duecento atenei del mondo non è menzionato neppure una volta un sito italiano. Di più, delle ottantanove università europee selezionate, neppure una è nostra. Débacle completa. Nel ranking ci sono scuole di ultima formazione di tredici paesi europei, le nostre mai. Ecco le inglesi Cambridge e Oxford (seste a pari merito nella nuova classifica mondiale), lo svizzero Federal Institute of Technology di Zurigo, la francese Scuola del Politecnico, università tedesche come Gottingen e Monaco, irlandesi come il Trinity College, finlandesi come Helsinki, olandesi come la Tecnologica di Eindhoven (la piccola Olanda ha dieci istituti menzionati) e poi l'Università cattolica di Leuven in Belgio, la Technical University in Danimarca, la spagnola Barcellona. Nella classifica, al 135° posto, <SCRIPT type=text/javascript src="http://www.repubblica.it/static/js/common/jx_speciale.js"></SCRIPT><SCRIPT language=JavaScript src="http://oas.repubblica.it/RealMedia/ads/adstream_jx.ads/repubblica.it/nz/scuolauniversita/interna/1923718760@Middle"></SCRIPT>c'è addirittura l'Università di Bergen (Norvegia), 250 mila abitanti. E due atenei austriaci: Innsbruck e Vienna. Ma nulla del nostro paese. I 78 atenei italiani (privati compresi) sono tutti abbondantemente sotto la sufficienza (l'ultima quotata nel The ranking, la "Sweden agricultural science", ha preso infatti una valutazione di 46,2 su 100).


    Che dire, e' lo spaccato puntuale di un paese allo sbando,abbandonato a se stesso,che ha accumulato un ritardo irrecuperabile nella sperimentazione e nella ricerca.
    Se pensiamo che noi dipendiamo quasi totalmente dall'estero per l'approvvigionamento energetico,sarebbe logico pensare di favorire, o creare addirittura dei centri di eccellenza che si occupino di sperimentazione e ricerca nel settore.
    Io non ho ancora visto niente di simile, il tutto e' demandato all'inventiva di qualche sparuta azienda, o alla passione di volenterosi gruppi di privati.Siamo proprio messi male.
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