Originariamente inviato da bedi
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Lo ammetto, sto chiedendo un cambio di politica energetica e cerco di dimostrare che la mia proposta è migliore delle politiche attuali per tutti (anche per i fornitori d'energia commerciale).
Fra l'altro la politica che propongo rende praticamente impossibile l'attuale elettronucleare e capisco che a qualche nostalgico d'accentramento dei poteri non piaccia affatto.
Infatti, come è sempre avvenuto finora, le centrali nucleari sono costruite solo se lo Stato impegna i soldi di tutti noi per finanziarle, o per garantir loro sufficienti guadagni (che è lo stesso e paghiamo sempre noi).
Lo farebbero anche soggetti economici privati, ma non a loro rischio.
Ti assicuro che non è certo l'attuale ridicolo differenziale dell'ETS (che crea un vantaggio di meno di 10 €/MWh rispetto al carbone) che può convincere degli imprenditori avveduti a mettere soldi propri ed a proprio rischio in centrali nucleari del tipo attuale.
Ho sviluppato il ragionamento sulla non fattibilità degli investimenti privati in centrali elettronucleari negli interventi #11, #14 e #15 della discussione
http://www.energeticambiente.it/discussioni-sui-massimi-sistemi-del-mondo-energetico/14721306-articolo-del-sole-24-ore.html
Pur invitandoti a leggere l'intera discussione, stralcio alcuni paragrafi dei citati interventi, che fotografano le mie conclusioni sul tema:
"E' quindi certamente significativo il fatto che (con costi del petrolio adeguatamente alti): "le energie rinnovabili hanno attirato 71 miliardi di dollari di capitali privati in tutto il mondo nel 2007, mentre il nucleare ha attirato zero dollari."
Effettivamente, oltre ai problemi tecnici non risolti dalla tecnologia nucleare ora disponibile, quelli economici nascono ad esempio dal fatto che una centrale a progetto attuale potrebbe entrare in funzione solo tra 10 anni e trovarsi obsoleta tra 30, quando i sostenitori del nucleare affermano che saranno pronte quelle che risolveranno i problemi tecnici [principalmente di sicurezza a lungo termine].
E' ovvio che nessun privato può affrontare il rischio di dismettere un impianto ad un terzo della sua vita tecnica [60 anni](ciò di fatto triplica il costo del MWh) senza adeguate assicurazioni statali.
Peraltro quale stato può assicurare che tra venti o trent'anni una legge od un referendum popolare non blocchi il funzionamento di tutte le centrali nucleari obsolete e quindi assai più pericolose di quelle di nuovo modello?
......."Costruire i reattori non ha molto senso a meno che non sia qualcun altro a pagare.".......
.......Anche se tutti i governi decidessero di fare nuove centrali nucleari, il raddoppio non avverrebbe in meno di dieci anni e tra venti anni difficilmente il nucleare potrebbe superare il 60 % dell'attuale richiesta d'energia elettrica, senza aver ancora risolto i problemi tecnici che finora ne hanno bloccato lo sviluppo.
Tra questi il fatto che le riserve note di minerale di Uranio economicamente estraibile, con l'attuale tecnologia nucleare bastano per poco più di 80 anni per le centrali attuali e quindi per soli 20 anni per il quadruplo.
Poi quanti anni serviranno per sostituire tutte le centrali di tipo vecchio con quelle di tipo nuovo?
Quindi costruendo altre centrali nucleari di tipo vecchio o progettandone di tipo nuovo, non si riesce a garantire l'energia elettrica richiesta nel 2030 meglio che investendo sulle FER .
Anzi investire in altre centrali nucleari di tipo vecchio rischia di ritardare la ricerca sul nucleare nuovo e di far mancare le sovvenzioni eventualmente necessarie per lo sviluppo delle centrali elettriche da FER."
Queste sono per me le ragioni fondamentali per cui le centrali nucleari non si faranno se, come espressamente previsto dalla prima mossa della politica energetica differenziale (PED) da me proposta:
"Nella prima mossa si azzerano ....... e qualunque futuro intervento economico, o garanzia statale, nella produzione ed uso dell'energia commerciale con particolari tecnologie."
Nella PED si prevede che ogni tecnologia stia sul mercato al suo prezzo industriale modificato solo dal differenziale per l'uso del carbonio fossile.
E' ben evidente che, mentre le FER hanno nicchie di mercato in cui svilupparsi, l'elettronucleare civile deve forzatamente confrontarsi con le grandi centrali e cedere energia alle grandi dorsali di distribuzione.
Tu ripeti più volte che per le grandi società energetiche, presumibilmente in cartello tra loro, "l’obiettivo rimarrebbe l’aumento della rendita nel breve-medio periodo (ossia la “mission” delle multinazionali)".
Come potrebbero queste multinazionali "miopi" fare a loro rischio investimenti che:
- si ammortizzano in 60 anni,
- sono improduttivi per i primi 10 anni dall'impegno iniziale,
- si prevede che diventeranno tecnicamente sorpassati entro 30 anni,
- potrebbero essere resi inutili da una legge o da un referendum appena c'è una miglior tecnologia (prima di 30 anni) od al primo incidente nucleare.
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