Ragazzi,
sono allucinato e vi scrivo per riportarvi la mia esperienza, che si sta trasformando in un incubo per colpa di un "dirigente" che ancora non capisco se è incompetente o altro.
Presento la richiesta di codice ditta per 7 impianti da 1 MW, 2 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Bari, 3 in provincia di Taranto.
Tutti e 7 gli impianti sono concepiti e progettati per lavorare in regime di cessione totale. In sostanza tutta l'energia prodotta viene ceduta, al netto delle sole perdite di conversione e trasformazione.
Per tutte le utenze (anche per l'autoalimentazione degli inverter, che la nota prot.39218/RU del 5/04/2011 della Dir. Cent. Gestione Tributi e rapporti dell'Ag. delle Dogane consentirebbe di far rientrare in regime semplificato ai sensi del 53-bis) è stato richiesto un contratto di fornitura dedicato diverso dal punto di scambio.
Dunque, stante questo schema impiantistico, presento la procedura semplificata ai sensi dell'art. 53-bis del TUA.
L'ufficio di Lecce mi rilascia il codice ditta dopo 3/4 giorni.
L'ufficio di Bari, dopo 7 mesi, mi scrive il 22 di febbraio per chiedermi di fornire specifica dichiarazione nella quale si asserisce che non c'è autoconsumo, e che quanto prodotto viene immesso in rete al netto di perdite di conversione/trasformazione.
L'ufficio di Taranto invece non mi scrive, ma quando vado a chiedere i codici la scorsa settimana, il dirigente mi dice che è necessario che io presenti una serie di documenti di cui mi fornisce lista che vi allego. Praticamente mi viene richiesta la procedura tradizionale, quella per officina elettrica, anzichè quella semplificata prevista dal TUA.
Ora, possibile che io non mi possa opporre a questa richiesta facendo presente che la legge mi consente di fare la procedura semplificata?
Possibile che io debba rischiare di non poter fare la comunicazione sui consumi entro il 31 di marzo perchè questo signore ha deciso che lui è al di sopra della legge?
Come posso controbattere alla sua richiesta?
Grazie
sono allucinato e vi scrivo per riportarvi la mia esperienza, che si sta trasformando in un incubo per colpa di un "dirigente" che ancora non capisco se è incompetente o altro.
Presento la richiesta di codice ditta per 7 impianti da 1 MW, 2 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Bari, 3 in provincia di Taranto.
Tutti e 7 gli impianti sono concepiti e progettati per lavorare in regime di cessione totale. In sostanza tutta l'energia prodotta viene ceduta, al netto delle sole perdite di conversione e trasformazione.
Per tutte le utenze (anche per l'autoalimentazione degli inverter, che la nota prot.39218/RU del 5/04/2011 della Dir. Cent. Gestione Tributi e rapporti dell'Ag. delle Dogane consentirebbe di far rientrare in regime semplificato ai sensi del 53-bis) è stato richiesto un contratto di fornitura dedicato diverso dal punto di scambio.
Dunque, stante questo schema impiantistico, presento la procedura semplificata ai sensi dell'art. 53-bis del TUA.
L'ufficio di Lecce mi rilascia il codice ditta dopo 3/4 giorni.
L'ufficio di Bari, dopo 7 mesi, mi scrive il 22 di febbraio per chiedermi di fornire specifica dichiarazione nella quale si asserisce che non c'è autoconsumo, e che quanto prodotto viene immesso in rete al netto di perdite di conversione/trasformazione.
L'ufficio di Taranto invece non mi scrive, ma quando vado a chiedere i codici la scorsa settimana, il dirigente mi dice che è necessario che io presenti una serie di documenti di cui mi fornisce lista che vi allego. Praticamente mi viene richiesta la procedura tradizionale, quella per officina elettrica, anzichè quella semplificata prevista dal TUA.
Ora, possibile che io non mi possa opporre a questa richiesta facendo presente che la legge mi consente di fare la procedura semplificata?
Possibile che io debba rischiare di non poter fare la comunicazione sui consumi entro il 31 di marzo perchè questo signore ha deciso che lui è al di sopra della legge?
Come posso controbattere alla sua richiesta?
Grazie
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