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combustione da biomassa

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  • combustione da biomassa

    Salve a tutto il forum.
    Sono nuovo, e scusate a priori gli eventuali errori.
    Ho un problema con una caldaia alimentata a biomassa, e non riesco ai bassi regimi a regolare correttamente la combustione.
    Il punto è, che se non porto la temperatura della camera di combustione sopra i 700C° i parametri delle emissioni non rientrano nella normativa prevista.
    Premetto che non si tratta di una caldaia da appartamento.
    la caldaia è costituita da tre bruciatori alimentati a biomassa "vinacce esauste". Il ventilatore e la coclea di alimentazione sono indipendenti fra loro, ed il combustibile brucia su una griglia a letto fisso.
    Mi chiedevo se qualcuno potrebbe darmi qualche consiglio per una corretta combustione.
    Ringrazio a priori tutti i partecipanti.
    Ultima modifica di russo giovanni; 26-10-2009, 19:44.

  • #2
    russo, è un fattore fisiologico
    se non raggiungi certe temperature, le immissioni non potranno mai essere a norma
    a meno che tu non monti un filtro particolare
    quindi, lo "scherzo" che fa la tua caldaia, rientra perfettamente nella normalità
    anzi, tutti noi costruttori cerchiamo di far alzare il + possibile la T° in camera di combustione appunto per uscire con fumi meno "sporchi" possibile...
    ricordati che, il miglior filtro, rimane sempre la T° alta...
    riscaldamento a biomassa e PDC
    Se mi cercate, ho cambiato nic. Ora sono: GiuseppeRG

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    • #3
      [QUOTE=russo giovanni;
      Premetto che non si tratta di una caldaia da appartamento.
      la caldaia è costituita da tre bruciatori alimentati a biomassa "vinacce esauste". Il ventilatore e la coclea di alimentazione sono indipendenti fra loro, ed il combustibile brucia su una griglia a letto fisso.
      Mi chiedevo se qualcuno potrebbe darmi qualche consiglio per una corretta combustione.

      Scusa ma non capisco. Parli di bruciatori e poi dici che le vinacce bruciano sul una griglia fissa. In un altro tuo post hai dichiarato di essicare le vinacce prima della deraspazione dei semi, questo dovrebbe portare la biomassa a un grado di umidità sufficiente alla sua polverizzazione meccanica in un mulino. A quel punto ti troveresti nella condizione di bruciare il polverino con modalità simili a quelle dei bruciatori a polverino di carbone. La temperatura della fiamma sarebbe quasi indipendente dalla temperatura della griglia e avresti la possibilità di modulare la potenza della caldaia senza modificare la temperatura di combustione riducendo semplicemente la quantità di biomassa insufflata. Al contrario di ciò che ti dicono altri le emissioni dovrai comunque limitarle con un sistema di abbattimento perchè alzando la temperatura ridurrai il tenore di CO e modificherai la composizione degli NOx ma il particolato ci sarà sempre e lo abbatterai solo con sistemi fisici tipo un elettrociclone, un filtro a maniche , uno scrubber a umido, un filtro antiparticolato................ Io preferisco il filtro a maniche con le maniche ceramiche e una temperatura di scarico superiore ai 200 ° dimodo che se non rientrassi nei parametri di CO e NOx saresti ancora in tempo a inserire a valle un DeNOx.
      In alternativa , modificando completamente la tua linea di produzione del caldo potresti gassificare la biomassa e utilizzare i gas in bruciatori a gas molto più modulabili . Ma a quel punto cambia....

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      • #4
        salve sulzer. In genere il tipo di combustibile utilizzato una volta essiccato si frantuma facilmente, quindi non c'è bisogno di mulini.
        La regolazione dei bruciatori e modulabile e avviene tramite un trasmettitore a 4/20 mA, che regola il numero di giri del motovario, in funzione della pressione della caldaia. Come detto il ventilatore è indipendente. C'è un manovellismo che regola le serrande dell'aria primaria e quella secondaria, al variare del carico, ma realmente non è in grado di correggere tali variazioni.
        Gli NOx non sono un problema, anche perche, il processo di nitrificazione, avviene in tempi lunghi. Ritornado alla temperatura, finchè il combustibile è giovane, mantenere le temperature alevate (circa 800C°) comporta un rendimento elevato, la CO è praticamente nulla. Il particolato viene abbattuto tramite un filtro a maniche, e anche questo non è un problema.
        Si ritorna cosi alla questione iniziale.
        Perche col diminuire del carico non si riesce a migliorare la combustione. Con i valori che mi ritrovo, ho un coefficiente di eccesso d'aria di circa 2,5, e la stranezza è che riducendo l'aria, la situazione peggiora.
        E possibile che il sistema aria/comb. in questo caso sia inversamente propozionale o che il ventilatore sia sottodimensionato. Un grazie a tutti.

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        • #5
          salve a tutti i partecipanti.
          ho notato che l'argomento non presenta un interesse appassionante, è sicuramente ci sono argomenti più utili da trattare, come fare soldi dalle biomasse etc.
          Ladomanda che porgo a tutti è: sè noi non riusciamo a correggere le eventuali anomalie che comportano comunque un correto utilizzo delle medesime, come possiamo pensare di industrializzare il prodotto.
          Ormai è risaputo, il problema non è l'energia elettrica da produrre, quella c'è nè in abbondanza, il problema oggi sono i combustibili.
          Il protocollo di Kioto per la riduzione della CO2, deve essere interpetrata nel giusto senso.
          I combustibili alternativi ci sono sicuramente, ma debbono essere perfezzionate le tecniche, per una corretta gestione dei prodotti.
          Se pensiamo di risolvere il problema con i piccoli, anzi piccolissimi impianti di produzine, sicuramente, e questo è un mio pensiero, non andiamo per la giusta via.
          Allora, sè noi utilizziamo un prodotto di biomassa, qualsiasi esso sia, e ci preoccupiamo solo di come produrlo e commercializzarlo,senza tenere conto dei disaggi che esso compotrta, allora non potremmo mai competere con coloro che hanno già sviluppato prima i processi e poi la commercializzazione. Un ringraziamento dovuto a tutti quelli che hanno partecipato a questa discussione, e a quelli che interverranno.

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          • #6
            recupero biomassa da potatura olivo

            Salve a tutti,
            abito in una zona densamente coltivata ad olivo e nella quale non è attualmente recuperata la biomassa derivente dalle potature.
            Per un impianto da 300 Kwp sapete più o meno quante tonnellate anno servono?
            Stefano

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            • #7
              Originariamente inviato da venebol Visualizza il messaggio
              Salve a tutti,
              Per un impianto da 300 Kwp sapete più o meno quante tonnellate anno servono?
              Sicuramente con kW di picco intendevi kW elettrici, puoi farti un'idea di consumi su questo impianto.....
              Comincia a mettere da parte un paio di milioni di eurucci...
              Non so se questi riusciranno a reperire tutto il combustibile, comunque se non contan balle qualcosa c'è di funzionante!

              La microcentrale di Travagliato
              Microgenerazione a biomasse legnose, ovvero energia dal legno. Ieri, líinaugurazione a Travagliato del primo impianto del genere in Italia, realizzato dalla societ‡ agricola Energia futura Srl, potrebbe davvero segnare líinizio di una nuova era nel campo dell'utilizzo delle energie rinnovabili. Non fosse per i ´limiti mentaliª, come li chiama Walter Klotz ´pap‡ª dellíimpianto e socio di Alessandro Lorini, presidente della societ‡.
              Limiti che impediscono ai burocrati di comprendere come la soluzione dei problemi di dipendenza dal petrolio, ad esempio, sia sotto i nostri occhi in natura. ´Qui produciamo energia elettrica e riscaldamento dalle materie prime del territorio - spiega Klotz -. Líagricoltura Ë la chiave di accesso a un sistema energetico ecosostenibile, ed Ë qui, davanti a noiª.
              Líimpianto, costato 6 mln di euro (ammortizzabili in circa 5 anni), si alimenta infatti, a cippato, biomassa legnosa ricavata da colture dedicate di pioppi a rapido accrescimento. In pratica la pianta viene coltivata, tagliata e ridotta a cippato (scheggia di legno di circa 2/5 cm di lunghezza), bruciata per produrre energia e poi ricoltivata.

              Ad oggi Energia futura produce circa il 40% della biomassa necessaria al funzionamento a pieno regime dellíimpianto di Travagliato, entrato in funzione nel gennaio scorso. Cuore della struttura Ë la turbina a condensazione, posta alla fine della filiera di cogenerazione, che trasforma il vapore, generato dalla combustione del legno, in energia elettrica.

              Energia che viene messa in rete e che rende autonome fino a 450 unit‡ abitative. Líimpianto perÚ non produce solo elettricit‡, ma anche calore immesso nella rete di teleriscaldamento realizzata dalla stessa societ‡. Il vapore, infatti, dopo aver ´servitoª la turbina che produce elettricit‡, ritorna acqua grazie a uno scambiatore di calore. Le 450 unit‡ abitative potranno avere cosÏ anche riscaldamento e acqua calda assicurate. ´Siamo a circa il 78% della potenza - spiega Lorini -. A regime produrremo 1 MW ogni oraª. In un anno líimpianto funzioner‡ a ciclo continuo per 8mila ore, bruciando circa 16mila tonnellate di biomassa. Le ceneri del legno sono vendute a cementifici, impianti siderurgici, o smaltite da ditte specializzate.

              ´Líidea Ë quella di poter garantire la progettazione, fornitura, installazione e messa in marcia di centrali cogenerative come questa, ognuna con peculiarit‡ legate al proprio territorio - continua Klotz -. Attraverso le pi? innovative tecnologie, legno, paglia, pollina e altri prodotti vergini di origine agricola rappresentano una risorsa energetica pulita, affidabile, e reperibile localmenteª.
              OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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              • #8
                [
                Caro Giovanni, dici grandi verità ma la tendenza italiana è contraria allo sviluppo di grandi centrali a biomassa. le province stanno emanando linee guida in cui la potenza massima consigliata per gli impianti è dimensionata sulla centrale che il cugino dell'assessore ha idea di fare e comunque non supera i 5 Mwe ......
                La tecnologia per propria natura è sempre migliorabile ma guarda che il problema , come ho già scritto altrove , è sopratutto di determinazione di filiera. Senza garanzie nel tempo e garanzie di stabilità dei prezzi la biomassa non è una risorsa, è un problema di smaltimento . Industrializzare un processo , come accennavi sopra, richiede certezze . Le certezze primarie sono il combustibile e l'utenza finale che assorba energia elettrica ed energia termica. Risolto il dubbio dell'energia elettrica grazie all'immissione in rete e di quella termica resta un unico dubbio. Quanta biomassa sarà coltivata nei prossimi 5 anni? A che prezzo sarà venduta , visto che il pane aumenta anche se il grano diminuisce ma il prezzo dell'energia lo stabilisco altri e con criteri ......diversi . I BP delle centrali non possono partire altro che da supposizioni , non potendo il gestore decidere di vendere corrente a prezzi più alti di quelli stabiliti dagli enti preposti.
                Solare, vento, acqua sono gratis o pagano un canone prefissato , la biomassa lasciata a chi la produce , segue l'andamento dei mercati agricoli

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                • #9
                  condivido, un nostro conoscente di cui sai è bloccato e fino ad due settimane fà tutto era bello e facile, tornado a giovanni mi ricordo le caldaie dell'vittorio veneto, avevano lo stesso problema, abassavi la temperatura per modulare potenza alla turbine e queste iniziavano ha fumare, il problema dissero che stava nella velocità d'aria , ma non nel volume , puo darsi che sia uguale al tuo problema, saluti

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                  • #10
                    un saluto a tutto il forum
                    a venebol, posso darti dei dati, e da quelli potrai ferti tu stesso un bilancio. Tutto dipende dal tipo di combustibile, e dalle caratteristiche. Il PCI è quello più importante. Considera in media che un combustibile povero, possiede circa 2500 Kcal/Kg. Utilizzando un turboalternatore da 1000 Kw occorrono in media 20 T/h di vapore surriscaldato a titolo 1, con una pressione d'esercizio di 30/35 Bar.( quest'ultimi dipendono dal tipo di impianto che si utilizza ) Per produrre 20000 Kg di vapore, occorrono circa 13000000 di Kcal (perdite comprese), il che si traduce in circa 5300 Kg di combustibile/ora a 2500 di PCI.
                    Questo in linea di massima. Spero che ti possa essere utile.

                    A Sulzer: accetto con grande entusiasmo la risposta, e vorrei approfondire prima di risponderti. Grazie a priori.

                    A Gordini: conosco bene quelle caldaie, e diciamo che sono simili nella struttura ( tipo ESD ), con la differenza che il surriscaldatore non è interno, come nell'incrociatore, ma esterno alla camera di combustione, al 1° giro di fumi. Mi sono documentato sulla velocità dell'aria, e devo dire che il consiglio ha portato ad un miglioramento, ed ad una nuova "teoria". L'aria secondaria
                    Ho notato che variendo il punto di innesto, ottengo un risultato straordinario, sè mi permettete l'aggettivo. In sostanza ho intercettato l'aria di sopragriglia in camera di combustione, e al secondo giro di fumi ho insufflato aria naturalmente.
                    Questo ha permesso una combustione più completa, però mi sorgono dei dubbi.
                    1° non capisco il beneficio (ipotizzo solamente) visto che l'aria viene aperta nel cenerario.
                    2° non s'ho a quali anomalie potrei andare in contro ( eccessiovo abbassamento della temperatura, errate circolazione dell'acqua, sollecitazioni termiche, etc.) Per il momento tutto sembra funzionare correttamente, e non riscontro nessuna anomalia visibile. Spero vivamente in un vostro giudizio.
                    Ultima modifica di russo giovanni; 08-11-2009, 10:14.

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                    • #11
                      Giovanni, sono contento che hai avuto qualche risultato positivo, secondo fino a che non hai problemi non curarli preventivamente, saluti

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