Buongiorno,
sono una new entry del forum, ed ho passato un paio di giornate a leggere le vostre discussioni in merito pdc e pavimento radiante. Le ho trovate molto utili e vorrei approfondire la questione. Ho comprato una casa colonica di campagna stile anni 60, da ristrutturare. Attualmente è presente una caldaia a GPL con radiatori in Ghisa. L'abitazione si trova in provincia di Firenze in zona climatica D e dispone di 125m2 calpestabili al primo ed ultimo piano. Ha altrettanti m2 di soffitta prima di arrivare al tetto, con un altezza media di almeno 80cm. Al di sotto ci abita una persona anziana. La casa è libera su 3 lati, con il solo lato sud-est occupato. L'esposizione prevalente è a sud-ovest. Si trova in cima a una collinetta senza nessuna barriera su tutti i lati. La temperatura media da novembre a marzo è di 7°C, quella media minima di 3.3°C e quella di picco difficilmente scende sotto zero. Il pavimento attuale è costituito da piastrelle e si dispone di un'altezza di 282cm. Qui arriva la mia prima domanda, cioè scegliere tra un pavimento radiante a secco o con massetto? Quello a secco costa si di più, ma mi permetterebbe di evitare di demolire piastrelle e massetto sottostante e rifare il tutto compreso i tempi di asciugatura, quindi facendo due conti la spesa diventa circa confrontabile, per non parlare dei tempi ridotti. Inoltre la casa è abitata prevalentemente il weekend e i giorni feriali dopo le 18.00.
Quello che ho capito dei pavimenti a secco e che mi alletta di più e di meno sono i seguenti punti, per cui chiedo anche vostri pareri:
- bassa inerzia termica e quindi raggiungimento più rapido delle temperature e notevole vantaggio di lavorare con una T di mandata di 1-2°C inferiore (costi operativi inferiori);
- delicatezza nel montaggio che richiede una perfetta superficie piana pena il possibile staccamento del pavimento (parquet a listini lunghi e larghi nel mio caso)
Veniamo ora al secondo punto, più specificatamente idoneo a questo forum, come conviene alimentare il pavimento radiante?
Inizialmente avevo optato per una caldaia a pellet, ma poi sono stato ad Expo casa a Bastia Umbra e quasi tutti mi hanno deviato sulla PDC, il che mi eliminerebbe la scocciatura della pulizia e dello scarrettamento del pellet. Difetti: dipendenza da un'unica fonte di energia, e sperare in un corretto dimensionamento...
Sempre nella fiera ho conosciuto la BR ENERGIA, praticamente una ESCO autorizzata dal GSE che ti da qualsiasi impianto gratuitamente a tua scelta (caldaia a pellet o legna, pdc, pannelli solari...) e paghi soltanto l'installazione che puoi farti fare da un tecnico di tua fiducia o direttamente da loro.
Loro mi hanno proposto una PDC (hanno la samsung ehs mono) + 4 pannelli solari per ACS con bollitore (cordivari) e eventuale integrazione termica per PDC (altri 4 pannelli). La storia dell'integrazione, molto utile nelle mezze stagioni, mi ha molto incuriosito, anche se alcuni me l'hanno smontata (soprattutto per il surplus estivo da "sfogare"), quindi vorrei capirci di più, se effettivamente è da tenere in conto, visto anche il costo nullo (qui il vantaggio notevole...).
Le domande (molte) sono le seguenti:
1) consigliate una caldaia a pellet o una PDC?
2) Se metto una PDC senza pannelli solari, come è possibile ottenere ACS se la T di mandata è sicuramente sotto i 40°C (mi pare una T di condensazione massima di 35°C del 410A)?
3) L'accoppiata PDC + 4 pannelli per ACS (considerando una radiazione solare annua di 1440 kwh) secondo me è una scelta vincente, soprattutto se gratis, siete d'accordo?
4) L'integrazione con altri 4 pannelli come la vedete? E' effettivamente auspicabile, sperando in mezze stagioni con abbastanza sole, poter andar solo con i pannelli senza utilizzare la PDC, o cmq utilizzarla limitatamente? In tal caso come dimensionare correttamente la PDC per la stagione invernale quando una minima parte del calore è fornita dai pannelli, è meglio optare per una taglia inferiore (tipo da 12 passare a 9kW)? Ci sono dei sistemi per coprire alcuni pannelli durante la stagione estiva così da non generare il surplus non necessario?
5) Quando si parla di PDC ad inverter, come quella in esame, vuol dire che l'inverter è sia sul compressore che sulle ventole dell'evaporatore? Se così quale è la capacità minima del compressore con inverter (25%?) e di conseguenza il consumo?
6) Sempre per le PDC ad inverter, facciamo il mio caso specifico da 12kW termici (ipotizzati), COP medio almeno 4, consumo elettrico 3kWe...questo è il consumo di picco che avrò soltanto la prima volta quando la casa sarà molto fredda, giusto? Una volta arrivata a temperatura si deve limitare a mantenere il calore che viene perso soltanto per dispersione (nel mio caso circa 1.5-2.5kWt con delta T di 15-20°C), giusto? Quindi l'inverter ridurrà il numero di giri del compressore che mi darà una minore potenza termica e dunque elettrica, e più correttamente sarebbe utile tener in conto della capacità minima del compressore, giusto? Il consumo effettivo a regime sarebbe dunque inferiore al KWh circa? Mi immagino che più la capacità minima sia alta, e quindi la PDC sovradimensionata, più questa farà attacca e stacca, corretto?
7) E' quindi meglio optare per una PDC tirata (eventualmente integrata con pannelli) che una leggermente sovradimensionata?
8) Vorrei capire meglio la convenienza tra attacca e stacca sia nella situazione ad esempio giorno/notte (di notte presumibilmente la temperatura di comfort sarà più bassa e vorrei capire se tenerla spenta o no), sia nella situazione giornaliere in oscillazione intorno alla temperatura interna impostata. Con un pavimento a secco come è meglio farla operare? Cicli attacca e stacca, negativi per il compressore, ma forse conveniente per i consumi dato il più rapido raggiungimento della temperatura interna, oppure sempre accesa con una temperatura di mandata (o interna) ancora più bassa di notte, e quindi facendo attenzione a non sovradimensionare troppo la PDC?
9) Infine ho sentito di sistemi di regolazione a miscelazione con valvola elettronica che vanno a fare delle iniezioni di acqua calda (magari da impianto integrativo?) direttamente in mandata per ottimizzare i consumi, ma non credo di aver capito molto bene, conoscete qualcosa di simile?
Scusate per il post molto lungo, ma non vorrei ritrovarmi a mordermi le mani se le cose dovessero andar storte per scelte non ponderate.
Spero possiate essermi di aiuto.
Buona giornata a tutti voi!!
sono una new entry del forum, ed ho passato un paio di giornate a leggere le vostre discussioni in merito pdc e pavimento radiante. Le ho trovate molto utili e vorrei approfondire la questione. Ho comprato una casa colonica di campagna stile anni 60, da ristrutturare. Attualmente è presente una caldaia a GPL con radiatori in Ghisa. L'abitazione si trova in provincia di Firenze in zona climatica D e dispone di 125m2 calpestabili al primo ed ultimo piano. Ha altrettanti m2 di soffitta prima di arrivare al tetto, con un altezza media di almeno 80cm. Al di sotto ci abita una persona anziana. La casa è libera su 3 lati, con il solo lato sud-est occupato. L'esposizione prevalente è a sud-ovest. Si trova in cima a una collinetta senza nessuna barriera su tutti i lati. La temperatura media da novembre a marzo è di 7°C, quella media minima di 3.3°C e quella di picco difficilmente scende sotto zero. Il pavimento attuale è costituito da piastrelle e si dispone di un'altezza di 282cm. Qui arriva la mia prima domanda, cioè scegliere tra un pavimento radiante a secco o con massetto? Quello a secco costa si di più, ma mi permetterebbe di evitare di demolire piastrelle e massetto sottostante e rifare il tutto compreso i tempi di asciugatura, quindi facendo due conti la spesa diventa circa confrontabile, per non parlare dei tempi ridotti. Inoltre la casa è abitata prevalentemente il weekend e i giorni feriali dopo le 18.00.
Quello che ho capito dei pavimenti a secco e che mi alletta di più e di meno sono i seguenti punti, per cui chiedo anche vostri pareri:
- bassa inerzia termica e quindi raggiungimento più rapido delle temperature e notevole vantaggio di lavorare con una T di mandata di 1-2°C inferiore (costi operativi inferiori);
- delicatezza nel montaggio che richiede una perfetta superficie piana pena il possibile staccamento del pavimento (parquet a listini lunghi e larghi nel mio caso)
Veniamo ora al secondo punto, più specificatamente idoneo a questo forum, come conviene alimentare il pavimento radiante?
Inizialmente avevo optato per una caldaia a pellet, ma poi sono stato ad Expo casa a Bastia Umbra e quasi tutti mi hanno deviato sulla PDC, il che mi eliminerebbe la scocciatura della pulizia e dello scarrettamento del pellet. Difetti: dipendenza da un'unica fonte di energia, e sperare in un corretto dimensionamento...
Sempre nella fiera ho conosciuto la BR ENERGIA, praticamente una ESCO autorizzata dal GSE che ti da qualsiasi impianto gratuitamente a tua scelta (caldaia a pellet o legna, pdc, pannelli solari...) e paghi soltanto l'installazione che puoi farti fare da un tecnico di tua fiducia o direttamente da loro.
Loro mi hanno proposto una PDC (hanno la samsung ehs mono) + 4 pannelli solari per ACS con bollitore (cordivari) e eventuale integrazione termica per PDC (altri 4 pannelli). La storia dell'integrazione, molto utile nelle mezze stagioni, mi ha molto incuriosito, anche se alcuni me l'hanno smontata (soprattutto per il surplus estivo da "sfogare"), quindi vorrei capirci di più, se effettivamente è da tenere in conto, visto anche il costo nullo (qui il vantaggio notevole...).
Le domande (molte) sono le seguenti:
1) consigliate una caldaia a pellet o una PDC?
2) Se metto una PDC senza pannelli solari, come è possibile ottenere ACS se la T di mandata è sicuramente sotto i 40°C (mi pare una T di condensazione massima di 35°C del 410A)?
3) L'accoppiata PDC + 4 pannelli per ACS (considerando una radiazione solare annua di 1440 kwh) secondo me è una scelta vincente, soprattutto se gratis, siete d'accordo?
4) L'integrazione con altri 4 pannelli come la vedete? E' effettivamente auspicabile, sperando in mezze stagioni con abbastanza sole, poter andar solo con i pannelli senza utilizzare la PDC, o cmq utilizzarla limitatamente? In tal caso come dimensionare correttamente la PDC per la stagione invernale quando una minima parte del calore è fornita dai pannelli, è meglio optare per una taglia inferiore (tipo da 12 passare a 9kW)? Ci sono dei sistemi per coprire alcuni pannelli durante la stagione estiva così da non generare il surplus non necessario?
5) Quando si parla di PDC ad inverter, come quella in esame, vuol dire che l'inverter è sia sul compressore che sulle ventole dell'evaporatore? Se così quale è la capacità minima del compressore con inverter (25%?) e di conseguenza il consumo?
6) Sempre per le PDC ad inverter, facciamo il mio caso specifico da 12kW termici (ipotizzati), COP medio almeno 4, consumo elettrico 3kWe...questo è il consumo di picco che avrò soltanto la prima volta quando la casa sarà molto fredda, giusto? Una volta arrivata a temperatura si deve limitare a mantenere il calore che viene perso soltanto per dispersione (nel mio caso circa 1.5-2.5kWt con delta T di 15-20°C), giusto? Quindi l'inverter ridurrà il numero di giri del compressore che mi darà una minore potenza termica e dunque elettrica, e più correttamente sarebbe utile tener in conto della capacità minima del compressore, giusto? Il consumo effettivo a regime sarebbe dunque inferiore al KWh circa? Mi immagino che più la capacità minima sia alta, e quindi la PDC sovradimensionata, più questa farà attacca e stacca, corretto?
7) E' quindi meglio optare per una PDC tirata (eventualmente integrata con pannelli) che una leggermente sovradimensionata?
8) Vorrei capire meglio la convenienza tra attacca e stacca sia nella situazione ad esempio giorno/notte (di notte presumibilmente la temperatura di comfort sarà più bassa e vorrei capire se tenerla spenta o no), sia nella situazione giornaliere in oscillazione intorno alla temperatura interna impostata. Con un pavimento a secco come è meglio farla operare? Cicli attacca e stacca, negativi per il compressore, ma forse conveniente per i consumi dato il più rapido raggiungimento della temperatura interna, oppure sempre accesa con una temperatura di mandata (o interna) ancora più bassa di notte, e quindi facendo attenzione a non sovradimensionare troppo la PDC?
9) Infine ho sentito di sistemi di regolazione a miscelazione con valvola elettronica che vanno a fare delle iniezioni di acqua calda (magari da impianto integrativo?) direttamente in mandata per ottimizzare i consumi, ma non credo di aver capito molto bene, conoscete qualcosa di simile?
Scusate per il post molto lungo, ma non vorrei ritrovarmi a mordermi le mani se le cose dovessero andar storte per scelte non ponderate.
Spero possiate essermi di aiuto.
Buona giornata a tutti voi!!
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