Si, ok. Buon Anno, sarà un anno bellissimo. Magari stavolta ci azzecca!
Ma tornerei al tema. I frattali parabolici borotalcici li lascerei alle discussioni politiche. Che, stranamente, latitano dopo la stagione del trionfo popppolare dal balcone! Probabilmente per carenza di attivisti, ora a Roma impegnati a sfasciarsi cassonetti in testa fra di loro per decidere dove installare la nuova discarica frutto della versione reale dei “rifiuti zero” elettorali.
La genesi della primissima forma di membrana è ormai ampiamente spiegata. In un ambiente acquoso ricco di catene fosfolipidiche ogni evento in grado di formare goccioline d’acqua (ad es. un geiser o una emissione di gas subacquea) poteva determinare la disposizione delle catene fosfolipidiche in un doppio strato per via della polarità diversa delle estremità delle catene. Determinando la formazione di goccioline minuscole isolate dal resto dell’ambiente. Cioè una protocellula, senza alcuna attività, ma che rappresenta il primo ambiente davvero isolato in grado di creare condizioni migliori per la degradazione energetica.
E qui la speculazione scientifica rimane senza prove sperimentali (che ormai abbondano per le prime fasi).
Non ci sono prove di come un frammento di RNA rimasto inglobato nella protocellula abbia avvertito la necessità di replicare se stesso, ma la vera novità rivoluzionaria è che questo NON è più il nucleo centrale della discussione che si sposta ora sulla dimostrazione matematica che l’utilizzo dell’energia (allora disponibile in grandi quantità in quanto non c’erano ossigeno ed ozono a frenare gli ultravioletti solari) è più in linea col secondo principio della termodinamica.
I passaggi esatti li troveremo magari fra 100 anni, o forse mai, anche perché trattandosi di processi che si sono estesi per un periodo di diverse centinaia di milioni di anni in condizioni che probabilmente sono variate molto e di cui nessuno è certo e che magari hanno comportato la produzione di metaboliti intermedi che non sono più reperibili, anche la speculazione scientifica umana ha dei limiti.
Ma quando si troveranno prove concrete di processi simili in altri ambienti extraterrestri saremo ragionevolmente certi che la condizione chiamata “vita” altro non è che una condizione inevitabile di stato fisico che compare nelle giuste condizioni per effetto di quella che è la vera forza vitale dell’universo. L’energia nelle sue complesse forme.
Ma tornerei al tema. I frattali parabolici borotalcici li lascerei alle discussioni politiche. Che, stranamente, latitano dopo la stagione del trionfo popppolare dal balcone! Probabilmente per carenza di attivisti, ora a Roma impegnati a sfasciarsi cassonetti in testa fra di loro per decidere dove installare la nuova discarica frutto della versione reale dei “rifiuti zero” elettorali.
La genesi della primissima forma di membrana è ormai ampiamente spiegata. In un ambiente acquoso ricco di catene fosfolipidiche ogni evento in grado di formare goccioline d’acqua (ad es. un geiser o una emissione di gas subacquea) poteva determinare la disposizione delle catene fosfolipidiche in un doppio strato per via della polarità diversa delle estremità delle catene. Determinando la formazione di goccioline minuscole isolate dal resto dell’ambiente. Cioè una protocellula, senza alcuna attività, ma che rappresenta il primo ambiente davvero isolato in grado di creare condizioni migliori per la degradazione energetica.
E qui la speculazione scientifica rimane senza prove sperimentali (che ormai abbondano per le prime fasi).
Non ci sono prove di come un frammento di RNA rimasto inglobato nella protocellula abbia avvertito la necessità di replicare se stesso, ma la vera novità rivoluzionaria è che questo NON è più il nucleo centrale della discussione che si sposta ora sulla dimostrazione matematica che l’utilizzo dell’energia (allora disponibile in grandi quantità in quanto non c’erano ossigeno ed ozono a frenare gli ultravioletti solari) è più in linea col secondo principio della termodinamica.
I passaggi esatti li troveremo magari fra 100 anni, o forse mai, anche perché trattandosi di processi che si sono estesi per un periodo di diverse centinaia di milioni di anni in condizioni che probabilmente sono variate molto e di cui nessuno è certo e che magari hanno comportato la produzione di metaboliti intermedi che non sono più reperibili, anche la speculazione scientifica umana ha dei limiti.
Ma quando si troveranno prove concrete di processi simili in altri ambienti extraterrestri saremo ragionevolmente certi che la condizione chiamata “vita” altro non è che una condizione inevitabile di stato fisico che compare nelle giuste condizioni per effetto di quella che è la vera forza vitale dell’universo. L’energia nelle sue complesse forme.
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