Sperimentazione e teoria sulla LENR Nichel-idrogeno - EnergeticAmbiente.it

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Sperimentazione e teoria sulla LENR Nichel-idrogeno

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  • Camillo
    ha risposto
    Ho rivisto il filmato del post 253 di Celani
    Se andate al tempo 1 ora e 40 nel filmato della conferenza di Celani parla dettagliatamente del lampo di gamma.
    Mentre un po' prima parla del modo in cui lui ha controllato che non ci fossero trucchi, MOLTO chiaro e convincente.
    Ritornando al lampo gamma si afferma che lo strumento è andato fuori scala. Si afferma anche che fino a quel momento Rossi era un po' nervoso forse preoccupato che non partisse. Qualche minuto dopo il lampo gamma Rossi è uscito tutto contento dicendo che era partito.

    Mmmmm... questa storia del lampo gamma è molto importante, se ci pensate Rossi si è risentito subito con Celani e lo considera tutt'oggi troppo bravo e.. quindi pericoloso per la fuoriuscita del segreto.


    Dato che ci sono cito anche questa notizia speriamo che a breve si abbia qualche informazione dai greci,
    http://e-catalyzer.it/e-catalyzer/lh...rima-delle-cat
    Ultima modifica di Camillo; 21-02-2012, 23:26.

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  • valbarval
    ha risposto
    @Camillo
    In un precedente messaggio avevo scritto:
    Se andiamo a guardare bene come è fatto il reattore anche a me ha colpito quella resistenza posta sotto al reattore non è stata per niente curata dal punto di vista termico la parte superiore della resistenza e a contatto sulla parte curva del reattore per non parlare di quel collare serrato con due bulloncini.
    Penso che quella resistenza sia un bleff e che il suo scopo si quello di generare un campo magnetico o elettromagnetico pilotando tale resistenza come fosse un induttore cioè con impulsi di grande potenza facilmente ricavabili da Mos- Fet per compensare il bassissimo Q della resistenza e che con molta probalità può raggiungere i 100 Khz , e che il collare funga da spira.
    Con questo sistema avrebbe risolto anche il probema di un induttore con filo di rame smaltato che resiste alle alte temperature in gioco.
    C'e qualcuno che condivide questa ipotesi?


    Nel nuovo core che sto terminando ho previsto un avvolgimento multispira proprio per mandare impulsi sia in durata che frequenza variabile

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  • Camillo
    ha risposto
    Bella domanda valbarval!
    Il catalizzatore fa miracoli?
    Vedremo.

    Piuttosto tutto il filmato mi ha stuzzicato un'idea.

    Tutti abbiamo visto che al centro del reattore c'è una "resistenza" che è circondata interamente dalla polvere di Nichel, fra l'altro, come ha precisato Righi, questa polvere sembra essere di qualche micron, e quindi in netta discordanza con quanto rilevato negli esperimenti di Arata, che danno dimensioni decisamente inferiori.
    Ora mi sono chiesto e se il catalizzatore fosse formato solo da quella "resistenza lì" fatta magari di un particolare miscela di metalli (ferro in primis) magari con depositato sulla superficie esterna dei nanocristalli di nichel o palladio o un misto.
    La reazione partirebbe da lì, attivata da opportuni impulsi, la reazione potrebbe produrre i raggi gamma di frequenza tale da entrare tendenzialmente in risonanza con il nichel.
    Quindi questi raggi verrebbero assorbiti dalla povere di nichel circostante in quanto risonanti con gli stati di eccitazione del nichel; sarebbero loro a creare quindi la successiva fusione.
    Ci sarebbe quindi una sorta di reazione a catena di tipo sconosciuto.
    I raggi gamma sarebbero quindi distribuiti a raggiera in un gradiente decrescente intorno alla "resistenza" centrale.
    Alla parete finale ne arriverebbero poco o niente.

    Perché mi è venuta questa idea?
    Celani nel filmato parla di come in una dimostrazione, mentre lui era in un'altra stanza con il rilevatore di gamma aperto e Rossi operava per accendere il suo reattore, inspiegabilmente il suo strumento ebbe un lampo di gamma. Contemporaneamente Rossi arriva e dice è partito.
    Coincidenza? No secondo me.
    Per me Rossi ha dato una scarica di impulsi forte alla "resistenza centrale" c'è stato una grossa produzione di gamma non assorbita dal nichel circostante un po' perchè non era in temperatura un po' perchè i raggi gamma prodotti erano tanti o di caratteristiche tali da non poter essere assorbiti dal nichel e in grado di passare lo strato di piombo.
    Celani dice che anche alla fine, nel momento dello spegnimento rilevò una scarica di intensità minore di gamma.

    Lascia un commento:


  • valbarval
    ha risposto
    Infine Celani afferma chiaramente è un fenomeno a scarsa replicatività, il problema è farlo partire, e, una volta spento farlo ripartire.

    Rossi come farà a farli partire tutti cento insieme e tutti con la stessa potenza ?

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  • Camillo
    ha risposto
    Riporto il riferimento del filmato postato da 22 passi in cui Celani chiarisce moltissimi punti.
    Il filmato è molto lungo le informazioni sulla granulometria ci sono intorno al ventesimo minuto.

    http://www.facebook.com/permalink.ph...16761995001742


    Filmato interessante che parla proprio della granulometria, nel caso di Arata. Certo si tratta di palladio deuterio, ma si evidenzia qui la grande influenza, almeno in quel caso, di una granulometria precisa.
    Il fenomeno pare verificarsi scendendo sotto un decimo di micron.
    Interessante anche la replica fatta dalla Toyota che, in un primo tempo NON era riuscita, proprio a causa di una imperfetta granulometria.
    Poi è stata replicata con successo.
    Quindi c'è il requisitio scientifico, cioè REPLICA DA PARTE DI UN ALTRO ENTE INDIPENDENTE. Questo sarebbe dovuto bastare a tutti, e lo sarebbe stato se non andasse ad intaccare gli interessi della fusione calda dove i fondi viaggiano nell'ordine dei miliardi di euro.
    Certo questa è storia nota, ma Celani la spiega benissimo.

    Si parla anche del problema della sinterizzazione, e si precisa che tale processo è esotermico, quindi inizialmente poteva essere una parte della spiegazione dell'eccesso di calore andandosi a sommare al processo di idrurazione.

    Si accenna poi al fatto che per primo Arata citò il fatto che una lega di nichel zirconio e solo il 5% di palladio desse risultati simili ma soprattutto lo dava anche con l'idrogeno.

    Celani rivela poi lo strano fenomeno scoperto dai militari americani nei primi anni 90.
    Vi accenno brevemente della cosa.
    Su una lega di palladio-argento a 350° veniva fatto adsorbire deuterio. Si è notato che in fase di assorbimento c'era una leggero aumento di temperatura nei limiti della teoria nota, ma lo stupore stava che un aumento si manifestava anche nel momento del rilascio (degasamento). Questo è totalmente fuori schema.

    Celani parla poi dei suoi esperimenti con lega rame-nichel.
    Infine Celani afferma chiaramente è un fenomeno a scarsa replicatività, il problema è farlo partire, e, una volta spento farlo ripartire.

    Un punto in cui non concordo con Celani è quando gli chiedono qual è il tempo massimo per cui il fenomeno si è mantenuto, lì dà una settimana. Piantelli e Focardi hanno più volte affermato che una barretta di nichel sta lavorando da 10 mesi Eroyka ha avuto modo di vederla ancora accesa.
    Ultima modifica di Camillo; 20-02-2012, 16:37.

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  • pierlosky
    ha risposto
    rame-nichel

    Continuando ad osservare quel poco che riesco a capire ho iniziato a vedere le differenze tra rame enichel.

    Se non ho mal interpretato, il rame è esattamente il nichel + l'idrogeno, anche il numero di elettroni lo conferma.
    Il rame passa dal ferromagnetismo del nichel al diamagnetismo del rame. Non so se la spiegazione può essere proprio l'aggiunta del "materiale" apportato dalla fusione con l'idrogeno che non trova una collocazione simmetrica e produce un sbilanciamento e la precessione dell'asse di rotazione che si ritrova negli atomi dei materiali diamagnetici.

    Osservando altri parametri, il rame sembra avere una stabilità minore ed una minor compattezza rispetto al nichel. Quasi che questo sbilanciamento possa in qualche modo minare il singolo atomo e l'intero reticolo. La temperatura di fusione del rame è più bassa, ed anche le onde di pressione sono più lente nell'attraversarlo. Mentre invece sarei portato a pensare il contrario, visto che la struttura in termini di massa è più massiccia.

    Se i parametri che ho analizzato sono reali (e voi potrete confermarlo) per fare del rame con il nichel bisogna partire da un elemento stabile, sparargli addosso un piccolo pallino (H) e raggiungere stabilmente una configurazione instabile.....

    Può sembrare un giro di parole, ma ora sto vedendo questa cosa.....

    PS da un po' di tempo ho iniziato a pensare che la materia a livello atomico si addensa armonicamente...... senza vie intermedie. Da una massa x passa ad una massa y con una relazione precisa tra le 2 saltando un intervallo intermedio.

    Non so se rispolverare Keplero....

    Scusate se ne ho scritte tante e tanto grosse tutte insieme....

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  • Righi
    ha risposto
    Risposte

    @Camillo e @Vettore
    Ciao Camillo è sempre un piacere leggerti.
    Mi chiedi come è fatto il core e come rilevo le temperature (in questo rispondo anche
    a Vettore). Praticamente il core del mio reattore è un cilindro chiuso di circa 50 cc di volume
    con al centro un tubo all'interno del quale è alloggiata la resistenza (con termocoppia),
    che provvede al riscaldamento.
    Il Nichel si trova dentro il cilindro (immesso da una apertura in alto dove entra anche
    l'Idrogeno) e le temperature che io rilevo sono sostanzialmente due.
    Una è quella della termocoppia della resistenza e l'altra è quella dell'esterno del cilindro.
    L'eccesso di calore che io ho rilevato (dopo una fase di temperatura stabile) l'ho
    ricavato leggendo i valori delle termocoppie della resistenza e dell'esterno del cilindro/core.
    Per essere più precisi nei valori delle temperature posso dire che per circa 20 minuti la temperatura
    si mantenuta stabile poi a circa 219 °C della termocoppia della resistenza e 140 °C della parte esterna
    del cilindro/core ha cominciato a salire per raggiungere i 180 °C e oltre del cilindro (ovviamente
    in parallelo per induzione è salita anche la temperatura della termocoppia della resistenza).
    Con queste "basse" temperature ho ottenuto l'agglomerzione (non sinterizzazione) delle polveri.
    In ogni caso, a prescindere dall'eccesso di calore che ho ottenuto (che senza riproducibilità ha
    poco senso), credo che evitare l'agglomerazione delle polveri sia un punto essenziale
    per condurre dei test seri e affidabili.
    Inoltre l'aggiunta di un eventuale componente che eviti l'agglomerazione non dovrebbe
    alterare le caratteristiche del Nichel ... a meno che tale prodotto non sia il catalizzatore.

    Lascia un commento:


  • Vettore
    ha risposto
    @Righi
    Se non ci descrivi i dettagli del tuo setup è un pò difficile farsi un'idea precisa e valutare se il fenomeno che hai osservato è normale o "anomalo".
    In particolare sarebbe utile sapere che forma aveva il contanitore delle polveri, come le riscaldavi e come e dove prendevi la lettura della temperatura.

    Mantenendo fissi volt e ampere di alimentazione della resistenza
    che riscalda il core, la temperatura dello stesso step dopo step
    è passata da 140 °C a 180 °C ...
    Se mantieni costante tensione e corrente stai fornendo una potenza costante, è normale che la temperatura salga... O eri già a regime e la temperatura ha iniziato a salire all'improvviso?

    Anche la sinterizzazione è strano che sia avvenuta ad una temperatura così bassa...

    Il metodo più usato per prevenire la sinterizzazione consiste nel miscelare la polvere con qualche materiale interte, come quarzo, biossido di titanio o di zirconio, o allumina. Qualcuno usa anche questi materiali inerti come substrati, su cui viene "sparsa" la polvere.

    Vi ricordo che anche il processo di adsorbimento dell'idrogeno è esotermico, così come la formazione di idruri, quindi un iniziale eccesso di calore può in qualche misura essere spiegato così (ho osservato anche io questo fenomeno, che però si riconosce facilmente se si traccia un grafico dell'andamento di temperatura...).

    Un'altra cosa da notare è che a volte ci si concentra sull'ottenere qualche effetto, ma poi se si verifica non si è in grado di capire come e perchè quell'effetto interessante si è verificato, e non si è in grado di riprodurlo, questo perchè l'esperimento non era abbastanza controllato in tutti i dettagli... Bisognerebbe considerare prima anche questo aspetto (e lo dico essendoci cascato anche io!!!)

    Lascia un commento:


  • Camillo
    ha risposto
    Ciao Righi

    Infatti ad un certo punto la temperatura del core ha cominciato a salire senza una ragione precisa.
    Mantenendo fissi volt e ampere di alimentazione della resistenza che riscalda il core, la temperatura dello stesso step dopo step
    è passata da 140 °C a 180 °C ...
    Anche se non è stato ripetibile è già un bel risultato.

    Io non ho mai visto qualcosa di così evidente, in tutti i vari esperimenti.
    Credo che il successo vada attribuito al fatto che sei sceso di granulometria rispetto a me.
    Tu usi polvere da 2 micron Io per i momento ho da 10 a 100 micron.
    La mia polvere però non si "coagula" e l'ho portata a 500° Il che mi fa pensare che forse è più grossolana di quello che valuto.
    Come dichiarato precedentemente mi aspettavo dei risultati quando si fosse scesi sull'ordine dei 50-100 nanometri. Questo perchè la superficie di adsorbimento aumenta di centinaia di volte.

    Attendo con interesse i risultati dell'altro gruppo che ha acquistato la nanopolvere.
    Fcattaneo scrive nel precedente post
    segnalo che siamo riusciti finalmente ad acquistare il Nikel a 40 nm ( 100 grammi ).

    Il prossimo test quindi utilizzera' questa polvere contenuta in un reattore leggermente diverso dal nostro scorso.
    Avra' un tubo interno di rame 6 X 8 mm inserito in uno in acciaio da 10 X 12 mm.
    Nell'intercapedine ( 8 - 10mm ) metteremo il Nikel.
    Se anche lì ci sono dei risultati, il problema più immediato potrebbe essere proprio il come evitare la sinterizzazione, forse il catalizzatore ha anche questo scopo come dici tu
    ...Quindi il primo vero problema da risolvere è rendere permanentemente
    "farinosa" la polvere di Nichel (e non si creda che con le nanopolveri
    tale problema si risolva, anzi peggiora di molto) ed anche il catalizzatore.
    Ma come fare senza alterare il mix Nichel-Catalizzatore-Idrogeno ?
    Resta però il mistero: non mi spiego come mai con temperature inferiori ai 200° tu abbia avuto una sinterizzazione così macroscopica.
    Un'ipotesi potrebbe essere che l'aumento di temperatura che tu hai rilevato, sia dovuto al fatto che all'interno la polvere sia andata a temperature molte superiori, non rilevabili dalla tua sonda di temperatura che riceveva un gradiente smorzato di temperatura.
    Dove era collocata la sonda termica?

    Per il resto COMPLIMENTI finora mi sembra il fenomeno più interessante nell'ambito della ripetizione dell'E-CAT.

    ciao
    Ultima modifica di Camillo; 18-02-2012, 20:36.

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  • Righi
    ha risposto
    Osservazione

    Originariamente inviato da valbarval Visualizza il messaggio
    Ciao Righi io dovrei essere l'ultimo a parlare per esperienza zero in questa tecnologia ma leggendo quanto scrivi mi è venuto in mente il rivelatore di Calzecchi (ampolla in vetro sottovuoto con all'interno nichel) che funzionava una solo volta ,se non veniva scosso con un martelletto.
    l'anologia e simile al tuo esperimento ,hai avuto eccesso di calore solo una volta poi il nichel si è ragrummato è non ha più assorbito nuovo idrogeno per continuare la reazione.
    Ma io mi domando cosa aspettano alla NASA di munirsi di un martelletto per far funzionare il loro e-cat Rossi.
    Scusate l'ironia.
    Se invece del martello usassimo impulsi magnetici per "disorientare" i granuli di nichel con frequenza e sincronia pari al loro alliniamento ???
    Osservazione giusta la tua. A dire la verità nel test seguente dove avevo ottenuto l'eccesso di calore ho tentato
    di scuotere più volte il reatttore dandogli anche del colpi ... Credo però che questo non abbia sortito nulla.
    E credo che anche dandogli delle martellate avrei ottenuto qualcosa di rilevante. Le polveri "addensate"
    si sarebbero fratturate ma i grumi (magari più piccoli) sarebbero rimasti ugualmente.
    Questo l ho riscontrato anche quando ho tolto le polveri dal core ... ho dovuto usare un robusto filo di ferro ed ho impegato più di una ora per togliere tutta la polvere.
    Il vero problema è fare si che le polveri non "addensino" e credo ciò si possa ottenere solo trattando le stesse o con un elemento aggiuntivo (catalizzatore ?).
    Per quanto riguarda usare impulsi magnetici per "disorientare" i granuli di Nichel non saprei ... bisognerebbe capire se ciò è possibile e se Rossi può averlo fatto.

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  • pierlosky
    ha risposto
    Originariamente inviato da Righi Visualizza il messaggio
    Infatti ad un certo punto la temperatura del core ha cominciatoa salire senza una ragione precisa.
    La sinterizzazione può provocare un plateau termico (dovuto alla deformazione plastica) simile a quello della fusione in grado di spiegare questa osservazione?


    Originariamente inviato da valbarval Visualizza il messaggio
    ,hai avuto eccesso di calore solo una volta poi il nichel si è ragrummato
    Condivido. E aggiungo: dopodichè ha cambiato comportamento


    Potresti provare a dosare più delicatamente il calore.
    Ultima modifica di pierlosky; 18-02-2012, 19:56.

    Lascia un commento:


  • valbarval
    ha risposto
    Ciao Righi io dovrei essere l'ultimo a parlare per esperienza zero in questa tecnologia ma leggendo quanto scrivi mi è venuto in mente il rivelatore di Calzecchi (ampolla in vetro sottovuoto con all'interno nichel) che funzionava una solo volta ,se non veniva scosso con un martelletto.
    l'anologia e simile al tuo esperimento ,hai avuto eccesso di calore solo una volta poi il nichel si è ragrummato è non ha più assorbito nuovo idrogeno per continuare la reazione.
    Ma io mi domando cosa aspettano alla NASA di munirsi di un martelletto per far funzionare il loro e-cat Rossi.
    Scusate l'ironia.
    Se invece del martello usassimo impulsi magnetici per "disorientare" i granuli di nichel con frequenza e sincronia pari al loro alliniamento ???
    Ultima modifica di valbarval; 18-02-2012, 14:27.

    Lascia un commento:


  • Righi
    ha risposto
    Primi resoconti esperimenti

    E' ormai più di una settimana che faccio test (usando semplice
    polvere di Nichel e Idrogeno) e vorrei presentare un
    primo resoconto.
    Dopo la prima giornata di prove il secondo tentativo mi ha
    riservato dati interessanti.
    Infatti ad un certo punto la temperatura del core ha cominciato
    a salire senza una ragione precisa.
    Mantenendo fissi volt e ampere di alimentazione della resistenza
    che riscalda il core, la temperatura dello stesso step dopo step
    è passata da 140 °C a 180 °C ...
    I giorni seguenti ho tentato di ripetere tale esito, ma invano.
    Oggi ho quindi deciso di passare all'aggiunta del catalizzatore.
    Ho quindi tolto la polvere "usata" dal core, il Nichel si era addensato
    in grumi.
    Devo dire che una sorta di sinterizzazione me l'aspettavo,
    ma la mia speranza era che le polveri non avessero subito
    modifiche significative. Invece no ...
    La più immediata considerazione che mi viene di fare è
    che se le polveri si addensano non sono più facilmente permeabili
    dall'Idrogeno.
    L'Idrogeno per sfruttare al massimo la superficie di contatto/scambio
    deve "avvolgere" ogni singolo micro granello di Nichel.
    Invece se il Nichel si addensa l'Idrogeno avvolge dei "blocchi"
    non dei granelli.
    Quindi il primo vero problema da risolvere è rendere permanentemente
    "farinosa" la polvere di Nichel (e non si creda che con le nanopolveri
    tale problema si risolva, anzi peggiora di molto) ed anche il catalizzatore.
    Ma come fare senza alterare il mix Nichel-Catalizzatore-Idrogeno ?

    Lascia un commento:


  • Lupino
    ha risposto
    Ciao verbarval, ti chiedo scusa, mi rendo conto di aver liquidato la domanda in modo inappropriato.
    Concordo con Vettore sull'uso dell'idrogeno da elettrolisi, oltre ad essere molto puro è anche relativamente il più economico da ottenere. Sulla presenza di ossigeno il problema non sta tanto nel fatto che esso potrebbe o meno "inquinare" l'esperimento quanto nel fatto che l'idrogeno presenta una temperatura di autoignizione (leggasi esplosione) di poco superiore ai 500°C, pericolosamente vicina alle temperature in gioco senza considerare inoltre possibili scintille per malfunzionamento o corto-circuiti.
    Si può pensare di "svuotare" il reattore sfruttando la diversa densità dei due gas ma anche in tal caso il risultato non sarebbe comunque paragonabile a quello ottenibile con un vacuometro.
    Ancora una cosa; se proveniente da elettrolisi, potrebbe essere necessario deumidificare (anche solo con l'uso di sali tipo il silica-gel) l'idrogeno prima di utilizzarlo
    Ultima modifica di Lupino; 18-02-2012, 11:11.

    Lascia un commento:


  • Vettore
    ha risposto
    Varbarval, l'esperimento che proponi ha degli aspetti interessanti, anche se ha molti punti deboli.
    L'aspetto più interessante è l'idea di partire da un blocco di alluminio e lavorarlo per realizzare il reattore. Questo approccio ha dei vantaggi notevoli in termini di costi e di flessibilità rispetto a tutte le altre alternative! Può essere un utile tool per chi vuole fare esperimenti di questo tipo senza comprare costosa raccorderia per vuoto in acciaio o ripiegare su soluzioni più fragili... Tra l'altro l'alluminio è diamagnetico ed ha una buona conducibilità termica...
    I punti deboli sono i seguenti:
    1) le chiusure! E' molto difficile realizzare un contenitore stagno per l'idrogeno, soprattutto in pressione: le filettature, tendono a perdere, altri tipi di chiusure anche peggio, e non si possono usare guarnizioni per via delle alte temperature. L'ideale sono le flange, ma risulta un pò complicato...
    2) il blocco di alluminio potrebbe dissipare parecchio, e forse non riusciresti a salire molto in temperautra con un saldatore da 70W... Inoltre ha un'inerzia termica notevole, quindi da fuori non puoi misurare eccessi di calore piccoli;
    3) se vuoi misurare qualcosa, devi mettere una termocoppia dentro (al limite in un foro cieco sul blocco), da fuori con il flusso d'aria non misuri niente.
    4) Se vuoi fare misure con l'analizzatore di spettro ed il generatore, assicurati di fare le cose per bene dal punto di vista elettronico ed elettromagnetico, atrimenti misuri lucciole per lanterne...

    Per il resto puoi usare idrogeno elettrolitico: è molto puro e relativamente "innocuo" (sia per la quantità che se ne ottiene, sia per la pressione). Sul fatto che sia parzialmente mischiato ad ossigeno, nessuno può dirti se è bene o male al momento...

    Lascia un commento:


  • GabriChan
    ha risposto
    Ciao Valdarval forse una prova potresti farla usando un idruro invece del gas prodotto dall'elettrolita, lo mischi con la polvere di nichel tappi e provi a scaldare, anche se dovresti usare un tubetto di rame e non di alluminio, e poi provare a modulare col campo magnetico.
    Dovrebbe essere molto più sicuro che usare il gas.

    Lascia un commento:


  • Lupino
    ha risposto
    Una cosa per tutte
    ...ci sono problemi se l'idrogeno è mescolato con ossigeno?...
    Ecco questo è ciò che volevamo che tu non facessi quando si parlava di pericolosità!

    Lascia un commento:


  • valbarval
    ha risposto
    Grazie per le informazioni ricevute, e le raccomandazione sulla sicurezza.
    Ora vi propongo un altro esperimento che vorrei realizzare.
    In un blocco di alluninio quadrato di 2 cm di lato e lunghezza di 10cm
    pratico due fori di cui uno in parte filettato di diametro 1cm ,all'interno di questo a mò di camicia inserisco
    la solita lamina retinata in nichel ricavata da batteria NI_MI e poi riempio con limatura di nichel ,tappo il tutto
    con un bullone con foro centrale per l'inserimento dell'idrogeno.
    Dalla parte opposta un foro per ospitare un tondino di rame la parte esterna và infilata al posta della punta
    di un saldatore elettrico termostatato con controllo digitale della temperatura (50-450 gradi)
    Visto le minime dimensioni del tutto penso che il saldatore della potenza da 75 watt riesca a portare alla
    massima temperatura il core.
    Di proposito ho mantenuto le dimensioni minime perchè il mio scopo è verificare solo se ci sono incrementi
    di calore (non sto cercando il KW) .
    Una volta finito la inizializzazione del nichel fisso questo blocchetto di alluminio su un dissipatore da CPU
    con relativa ventola e controllo la temperatura da questo flusso d'aria calda.
    Sopra al centro del core viene posto un avvolgimento di una cinquatina di spire di filo di rame da 1 mm.
    A questo avvolgimento collego un amplificatore lineare di potenza da 0 a 50 watt che utilizzavo come
    trasmettitore in onde lunghe a 137 khz,ma che è a larga banda 2khz-200khz, il quale sarà piloto da un
    generatore con forme d'onda sinussiodale o quadre con duty cycle variabile.
    A questo punto nascono i primo dubbi riguardo all'idrogeno non voglio utilizzare una bombola ma
    ricavarlo per elettrolisi per semplificare, ci sono problemi se l'idrogeno è mescolato con ossigeno?.
    Altra domanda per controllare se ci sono picchi di calore , e difficile verificarlo con un flusso d'aria
    cosiderando la sua inerzia,vi chiedevo se quando ci sono emissioni di raggi X o raggi Gamma,queste sono
    accompagnate da emissioni a radiofrequenza e su quale banda, mi sarebbe facile controllare questo perchè
    potrei inserire l'analizzatore di spettro (100Khz-22Ghz) vicino al core.
    Come mi consigliava GabriChan ve nè ho parlato e aspetto i vostri preziosi consigli.

    Lascia un commento:


  • Vettore
    ha risposto
    @valbarval
    Approfitto del tuo esperimento per ricardare due cose importanti.
    La prima l'ha già ricardata GabriChan: gli esperimenti che coinvolgono gas, sostanze chimiche o tensione di rete possono essere molto pericolosi! E' essenziale che vengano assolutamente evitati se non si sa perfettamente cosa si sta facendo e non si ha un minimo di esperienza di laboratorio.
    Seconda cosa: gli esperimenti si fanno per dimostrare qualcosa di preciso, e quindi devono essere progettati nei minimi dettagli in modo tale da confermare o escludere le ipotesi. Se non si progettano bene si ottengono risultati che non possono essere bene interpretati e che quindi sono inconclusivi (o inconcludenti).
    Il risultato che hai osservato tu può essere spiegato in parecchi modi, ma non sapremo mai se qualcuni di questi corrisponde effettivamente a quanto è successo...

    Lascia un commento:


  • Lupino
    ha risposto
    hi hi hi... è la famosa ricetta del caffè della Peppina!
    Scherzi a parte (un pò di ilarità in fondo non guasta) immagino che tu non sia sposato e che la caffettiera fosse mooolto economica (magari presa coi punti di qualche carburante??)!
    Due considerazioni:
    - l'acqua bolle ed evapora, ovviamente non è questo il tuo caso, a qualsiasi temperatura..... dipende dalla pressione (vedi frigorifero ad assorbimento... giusto per...)
    - bicarbonato (NaHCO3) con T > 50°C --> 2NaHCO3 --> Na2CO3 + H2O + CO2 ..... non bolliva semplicemente ciò che vedevi molto probabilmente era un misto di H2 , O2 dovuti all'elettrolisi e CO2
    Per il resto non posso che quotare GabriChan ..... sempre mooooolta attenzione!

    Lascia un commento:


  • GabriChan
    ha risposto
    Ciao Valbarval, un unico appunto, spero che tu abbia capito che giocare con l'elettricità ed elettrolita non è una cosa molto furba, ti esorto a fare sempre la massima attenzione a quello che fai, non bisogna dimenticare mai di lavorare nella massima sicurezza.
    Piuttosto è meglio chiedere prima di fare qualcosa, onde evitare di fare danni a cose o peggio a persone.
    Scusa la romanzina, parlo per me, questo tipo di ricerche per me è un hobby e stimolo per studiare e cercare di capire, mi dispiacerebbe che qualcuno si faccia male perché ha preso la cosa alla leggera, quando poteva chiedere.
    Si comunque l'elettrolita in quelle condizioni poteva cambiare anche di molto la temperatura di ebollizione.

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  • valbarval
    ha risposto
    Vorrei condividere con voi questa esprimento (fallito) che farà sicuramente sorridere (visto le vostre professionali realizzazioni )di fusione fredda.
    Ho utilizzato una caffettiera elettrica sulla parete interna del contenitore
    dell'acqua ho inserito una fascia circolare in acciaio inox utilizzandola come anodo, al centro ho posizionato un cilindro formato da una lamina retinata di nichel ricavata da una batteria ricaricabile NiMH utilizzata come catodo,per migliorare la formazione di idrogeno ho aggiunto un cucchiaino di bicarbonato di sodio,con 12 volt avevo una notevole formazione di bolle al catodo quindi idrogeno,ho portato l'acqua a 60 gradi,mantenendola su quel valore per circa 1 ora poi ho cominciato ad aumentare la temperatura dell'acqua a 80 gradi ha incominciato a bollire tutto con formazione di una intensa schiuma biancastra,riportando la temperatura a 60 gradi tornava tutto tranquillo (non c'era autosostentamento).
    Ora vi chiedo se è sufficiene un cucchiaino da caffè di bicarbonato di sodio con 250cc di acqua per abbassare il punto di ebolizione dell'acqua a 80 gradi.


    PS
    Non ho potuto rifare la prova senza bicarbonato perchè la schiuma tracimando dalla caffettiera ha creato un corto facendo saltare il salvavita e la caffettiera non è più utilizzabile.

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  • GabriChan
    ha risposto
    Ciao pierlosky ho corretto il link.
    La mia interpretazione dello schema del reattore è che la barretta di nichel da una parte dove c'è la termocoppia sia isolata dalla carcassa per avere il valore giusto di temperatura, dall'altra parte dove c'è quella specie di zigzag in realtà ci sia una resistenza che collega la barretta alla carcassa in modo che li si crei un ddp che faccia da risucchio per H2 drenando gli e- in eccesso.
    Ultima modifica di GabriChan; 16-02-2012, 14:18.

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  • pierlosky
    ha risposto
    Originariamente inviato da GabriChan Visualizza il messaggio
    Se si guarda il progetto della prima cella di Piantelli Focardi [ATTACH=CONFIG]21750[/ATTACH]
    Non mi si apre questo link.... succede solo a me?

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  • pierlosky
    ha risposto
    Originariamente inviato da Righi Visualizza il messaggio
    ma senza acqua è più facile
    monitorare una eventuale reazione
    Si, ma il discorso da cui siamo partiti cade.... con l'acqua che sottrae calore il core potrebbe stare a temperature molto più alte.

    @Vettore Peccato.... sognavo già le scope che camminavano....

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  • Vettore
    ha risposto
    @GabriChan
    Granelli di 100nm circa dovrebbero risuonare più o meno sui raggi X (o EUV). Invece risuonano sugli infrarossi (= calore) polveri con dimensioni dell'ordine dei micron... Sarà un caso il fatto che Rossi usa proprio polveri di queste dimensioni?

    @Pierlosky
    Grazie, sarebbe bello avere un "apprendista"... Il problema è che purtroppo ho pochissimo tempo da dedicare a questi esperimenti, quindi avresti ben poco da apprendere...

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  • GabriChan
    ha risposto
    @ RIghi intendo qualcosa del genere, http://upload.wikimedia.org/wikipedi...gen_engine.gif questo è l'esempio classico di una cella combustibile ma succede quelo che a noi interessa ovvero viene separata la molecola H2, nel senso che credo serva portare via e 2 e- dell'idrogeno dal nichel per fare in modo che continui a caricarsi di H+ fino al punto critico, altrimenti il nichel per quanto la granulometria sia piccola non si carica, perché rimane tutto in equilibrio.
    Altra considerazione, ipotizzando una dimensione della polvere di circa 70..100 nm la frequenza in cui può risuonare nel senso che il granello è contenuto nella semi onda positiva che negativa va dagli infrarossi (calore), ai raggi x, e quindi credo che il riscaldamento abbia comunque un ruolo molto importante per far partire la reazione.
    Ultima modifica di GabriChan; 16-02-2012, 00:44.

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  • Righi
    ha risposto
    Risposte

    @GabriChan
    Seguendo la configurazione dell'E-Cat anche io non ho tenuto
    separati il core dall'involucro.
    Il core è saldato in due punti all'involucro esterno.
    Core e involucro sono isolati da terra poichè essi sono piazzati
    su un asse di legno. Interessante la tua ipotesi sul "drenaggio"
    degli elettroni ... potresti essere più esaustivo.

    @pierlosky
    E' vero si incide sulle temperature ... ma senza acqua è più facile
    monitorare una eventuale reazione. Se poi dovessi ottenere calore
    in eccesso dovuto alle più svariate ragioni posso sempre fare
    partire l'acqua e raffreddare.

    @Vettore
    Hai ragione il mio "reattore" si riscalda di più rispetto a
    Rossi, ma come dicevo sopra senza acqua posso monitorare meglio
    una eventuale reazione ... reazione che a differenza di Rossi
    sino ad oggi non ho ottenuto.
    Per ora comunque sto solo facendo "pratica", uso solo Nichel e
    Idrogeno (a varie pressioni). Quando sarò padrone delle temperature
    e del reattore, proverò ad aggiungere il catalizzatore (polvere di Ferro, ecc).
    Intanto, però, come sottolineavo nei miei precedenti post, sono
    riuscito a capire che il reattore di Rossi nel suo core non raggiunge
    temperature superiori i 300 °C.

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  • pierlosky
    ha risposto
    Originariamente inviato da Vettore Visualizza il messaggio
    Quindi questa la metterei nella lista delle cose da provare.
    Io farei un tubo micro-fessurato in cui inserire un preciso cilindro di nichel. Tipo la canna del silenziatore di un fucile ed un proiettile (chiederei consiglio sulle tolleranze), poi inizierei a far entrare dalle fessure l'idrogeno in pressione ed aspetterei che il nichel caricandosi aumentasse di volume (e anche di temperatura mi pare di aver capito).

    Proverei questo auto-innesco con grande piacere..... Vettore ti serve un apprendista?
    Sto in Umbria a Foligno
    Ultima modifica di pierlosky; 15-02-2012, 22:32.

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  • Vettore
    ha risposto
    @Pierlosky
    Si, la pressione meccanica sul metallo è una variabile molto interessante, perchè in effetti ha degli effetti non solo a livello microscopico, ma addirittura quantistico! Una forte pressione infatti causa variazioni perfino nei livelli energetici del metallo.
    Inoltre in particolari condizioni si possono generare a livello microscopico pressioni enormi, che sicuramente qualche effetto nell'innescarele reazioni possono averlo. Ho avuto la sensazione che perfino Rossi a volte quando parla di pressione (nel brevetto) non si riferisca a quella dell'idrogeno, ma a una pressione esercitata sul nichel...
    Quindi questa la metterei nella lista delle cose da provare.

    @Righi
    Rossi usa sempre un flusso d'acqua o addirittura di vapore, che raffredda l'esterno del reattore. Il tuo, senza flusso si riscalda di più...

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