Non so se l'argomento è già stato oggetto di discussione, ma volevo verificare le mie conclusioni ricorrendo alle esperienze e conoscenze di altri.
Per il riscaldamento di una stanza avente dimensioni 4,3x4,5 H 3,0 metri, con finestratura di circa 5mq vetri doppi, muratura pietra non isolata spessore cm50, ambienti adiacenti non riscaldati, zona E quota 200, uso un inserto caminetto avente rendimenti dichiarati del 71% e 9kw di potenza max (potenza resa, secondo il costruttore, di 6,5 kw circa vedi: http://www.jotul.com/FileArchive/Tec...GB_06_2006.pdf ). Canna fumaria: primo tratto di circa 130 cm interno in acciaio inox non isolato poi esterno, vecchia canna in muratura non isolata lunga circa 7/8 metri. N° 2 bocchette di ventilazione a circolazione naturale posizionate a circa 2 metri di altezza. C'è anche la possibilità di circolazione forzata ma, per come è fatto l'inserto, mette in circolo talmente tanta cenere che è preferibile non utilizzarle (chi l'ha progettato dovrebbe essere mandato a zappare i campi per non parlare dei componenti in ghisa che sembra siano di plastica)
Ebbene, usando i soliti tronchetti di segatura che dovrebbero avere una resa di kw/kg 4,00 (arrotondo per comodità di calcolo), accendendolo verso la tarda mattinata ed alimentandolo per 12/13 ore circa con un consumo che va ben oltre i 20 kg in questo periodo in cui le temperature non sono poi così rigide, solo verso sera riesco a raggiungere i 20°C e a mantenerli con una certa difficoltà.
In sostanza, brucio l'equivalente di 80/100 kw che dovrebbero darmi, secondo i dati forniti dal costruttore, circa 5/6kw utili per ogni ora. Ora mi rendo conto che queste apparecchiature hanno una inerzia di gran lunga superiore ad altri dispositivi quali i termosifoni o le stufe elettriche ma ho fatto una riflessione: se io accendessi una stufa elettrica da 5kw avrei caldo da subito e in eccesso e sicuramente non avrei la necessità di tenerla accesa per 12 ore continuative arrivando quindi a consumi in kw di gran lunga inferiori con costi probabilmente assimilabili nonostante l'elevata differenza di prezzo fra il kw elettrico e quello del tronchetto.
Domanda: dove vanno a finire tutti quei kw? La risposta è facile e la conosco anche io: fuori dal camino. Quello che volevo evidenziare è il fatto che i rendimenti sono, almeno in apparenza, di gran lunga inferiori a quelli dichiarati. Che metodo usano per rilevarli? Se c'è un metodo specifico, è evidente che da risultati di gran lunga diversi da quelli che si hanno nell'utilizzo corrente. E se così è, è corretto dichiarare quei dati? O sarebbe più corretto fornire i valori che si hanno nella realtà corrente, fuori dai laboratori?
Tanto per fare un esempio, mentre sto scrivendo, non ho acceso l'inserto e sto utilizzando una stufetta elettrica da 2kw ventilata. In poco più di un'ora, da 11°C sono passato a 16°C (con l'inserto ce ne sarebbero volute almeno 2/3 di ore). Dubito che ce la faccia a darmi i 20°C, ma sono convinto che con mezzo kw o max 1kw in più, tenendola accesa per 10/12 ore, riuscirei a riscaldare la stanza con una spesa assimilabile a quella dei tronchetti senza averne i fastidi derivanti dall'accendere, caricare, fare attenzione a non affumicare la stanza (cosa che raramente riesce), vuotare la cenere e pulire gli strati di polvere che inevitabilmente si depositano e che inevitabilmente mi respiro (e fra l'altro, almeno una parte, sono anche polveri sottili in concentrazioni sicuramente superiori a quelle che si possono avere in qualunque ambiente esterno, anche dei più inquinati)
PS - ho iniziato a scrivere alle 14 circa inviando verso le 17 per verificare meglio.
In questo momento, h17.30 con la stufetta da 2kw sono arrivato a 18°C
Mi sto convincendo sempre di più che quegli apparecchi hanno un rendimento sicuramente inferiore al 50%. O, quanto meno il mio rende così.
Per il riscaldamento di una stanza avente dimensioni 4,3x4,5 H 3,0 metri, con finestratura di circa 5mq vetri doppi, muratura pietra non isolata spessore cm50, ambienti adiacenti non riscaldati, zona E quota 200, uso un inserto caminetto avente rendimenti dichiarati del 71% e 9kw di potenza max (potenza resa, secondo il costruttore, di 6,5 kw circa vedi: http://www.jotul.com/FileArchive/Tec...GB_06_2006.pdf ). Canna fumaria: primo tratto di circa 130 cm interno in acciaio inox non isolato poi esterno, vecchia canna in muratura non isolata lunga circa 7/8 metri. N° 2 bocchette di ventilazione a circolazione naturale posizionate a circa 2 metri di altezza. C'è anche la possibilità di circolazione forzata ma, per come è fatto l'inserto, mette in circolo talmente tanta cenere che è preferibile non utilizzarle (chi l'ha progettato dovrebbe essere mandato a zappare i campi per non parlare dei componenti in ghisa che sembra siano di plastica)
Ebbene, usando i soliti tronchetti di segatura che dovrebbero avere una resa di kw/kg 4,00 (arrotondo per comodità di calcolo), accendendolo verso la tarda mattinata ed alimentandolo per 12/13 ore circa con un consumo che va ben oltre i 20 kg in questo periodo in cui le temperature non sono poi così rigide, solo verso sera riesco a raggiungere i 20°C e a mantenerli con una certa difficoltà.
In sostanza, brucio l'equivalente di 80/100 kw che dovrebbero darmi, secondo i dati forniti dal costruttore, circa 5/6kw utili per ogni ora. Ora mi rendo conto che queste apparecchiature hanno una inerzia di gran lunga superiore ad altri dispositivi quali i termosifoni o le stufe elettriche ma ho fatto una riflessione: se io accendessi una stufa elettrica da 5kw avrei caldo da subito e in eccesso e sicuramente non avrei la necessità di tenerla accesa per 12 ore continuative arrivando quindi a consumi in kw di gran lunga inferiori con costi probabilmente assimilabili nonostante l'elevata differenza di prezzo fra il kw elettrico e quello del tronchetto.
Domanda: dove vanno a finire tutti quei kw? La risposta è facile e la conosco anche io: fuori dal camino. Quello che volevo evidenziare è il fatto che i rendimenti sono, almeno in apparenza, di gran lunga inferiori a quelli dichiarati. Che metodo usano per rilevarli? Se c'è un metodo specifico, è evidente che da risultati di gran lunga diversi da quelli che si hanno nell'utilizzo corrente. E se così è, è corretto dichiarare quei dati? O sarebbe più corretto fornire i valori che si hanno nella realtà corrente, fuori dai laboratori?
Tanto per fare un esempio, mentre sto scrivendo, non ho acceso l'inserto e sto utilizzando una stufetta elettrica da 2kw ventilata. In poco più di un'ora, da 11°C sono passato a 16°C (con l'inserto ce ne sarebbero volute almeno 2/3 di ore). Dubito che ce la faccia a darmi i 20°C, ma sono convinto che con mezzo kw o max 1kw in più, tenendola accesa per 10/12 ore, riuscirei a riscaldare la stanza con una spesa assimilabile a quella dei tronchetti senza averne i fastidi derivanti dall'accendere, caricare, fare attenzione a non affumicare la stanza (cosa che raramente riesce), vuotare la cenere e pulire gli strati di polvere che inevitabilmente si depositano e che inevitabilmente mi respiro (e fra l'altro, almeno una parte, sono anche polveri sottili in concentrazioni sicuramente superiori a quelle che si possono avere in qualunque ambiente esterno, anche dei più inquinati)
PS - ho iniziato a scrivere alle 14 circa inviando verso le 17 per verificare meglio.
In questo momento, h17.30 con la stufetta da 2kw sono arrivato a 18°C
Mi sto convincendo sempre di più che quegli apparecchi hanno un rendimento sicuramente inferiore al 50%. O, quanto meno il mio rende così.
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