Buongiorno a tutti!
Ero iscritto ormai anni fa a questo forum, quando mi sembra avesse un altro nome.
Avevo collaborato a realizzare degli elettrodi in grafite/polimeri con alcuni degli iscritti per FF/Lenr via elettrolisi in fase acquosa.
Come tanti in questo periodo sono rimasto colpito dall'arrivo sui mezzi di comunicazione di massa delle notizie sull'E-cat Rossi-Focardi.
Mi scuso in anticipo per la lunghezza del post, ma da una settimana la testolina va a ruota libera pensando che l'UNICO modo per arrivare a dire se l'oggetto è verità o bufala... beh, è quello di replicarlo in qualche modo.
Anche io come tanti ho ragionato sul fatto che Rossi sia un personaggio come minimo controverso, che gli inventori non abbiano pubblicato se non sul proprio blog JoNP, che non vi sia una teoria "valida"/validata su questi fenomeni.
Ma io credo che in questa fase è molto più importante poter RIPRODURRE il risultato, toccare con mano e portare eventualmente altre prove della funzionalità (o meno) dello stesso allo scopo: produrre energia a basso costo.
Poi verrà il resto, se la cosa funziona non ci sarà modo di cancellarla, la rete ormai non lo permette!
E la realizzabilità "casalinga" farà si che ognuno di noi possa usufruirne, se siamo QUI in fondo vogliamo tutti la stessa cosa: un mondo diverso, un'umanità più libera da costrizioni e guerre per le risorse.
Alla peggio, ci sarà una pluralità di individui LIBERI che si autoproducono la propria energia a mostrare a tutti come fare.
Io a casa mia non voglio più scaldare con il metano, perchè devo spendere migliaia di euro quando c'è ALTRO?
Ok, fine del pippozzo... ognuno di voi ci metta dentro le ragioni che vuole ma proviamo a FARLO da soli: se funziona lo diciamo a tutti e lo usiamo. Fine.
Adesso vi prego di avere pazienza perchè vi espongo la mia idea per una riproducibilità del sistema: ragionando sulla "configurazione" dell'oggetto, ho cercato di semplificarlo all'osso.
Sono un chimico industriale di formazione e per lavoro.
Pensare a un catalizzatore in polvere immerso in un gas mi ha fatto venire in mente il "letto fluidizzato": un modo per sfruttare tutta la superficie del catalizzatore esponendola il più possibile ai reagenti in fase gas.
In pratica, una polvere che "galleggia" in una corrente di gas.
Nel tubo di Rossi-Focardi - sembra, si dice, pare - avviene "qualcosa" tra polvere di Ni (+ "altro"?) e H2 a media-alta pressione.
Il processo si innesca a temperature comprese tra 100 e 500 °C.
Questo "qualcosa che avviene" porta alla produzione di grandi quantità di energia termica, senza che vi sia un sostanziale consumo dei "reagenti" di cui sopra.
Il processo - una volta innescato - è in grado di autosostenersi perchè l'energia termica prodotta permette di mantenere la temperatura di innesco oltre a scaldare in abbondanza quanto sta fuori...
Immagino allora una bombola (sferica?), piena di relativamente POCO H2 e polvere - nanometrica, ma parrebbe anche più grossolana - del sistema catalizzatore.
Utilizzare il catalizzatore ridotto a polvere fine permette di incrementarne grandemente l'area specifica e quindi di rendere statisticamente possibile il qualcosa che avviene.
La bombola con la miscela, la ricopriamo di Pb o la inscatoliamo perchè sembra che il qualcosa che avviene coinvolga reazioni nucleari, meglio evitare di beccarsi radiazioni... di qualunque tipo esse siano... a mia moglie darebbe fastidio di notte avere un marito fluorescente!
Andiamo a cominciare.
Agitiamo bene la bombola con l'H2.
Scaldiamo dall'esterno, magari in stufa termostatata, così sappiamo a che T siamo senza grandi difficoltà.
Per l'aumento di T, aumenta la pressione nella bombola in funzione di PV=nRT, scritta proprio banale banale.
Si arriva a una P (più o meno 25 atm?) tale per cui si innesca il processo misterioso.
La polvere del catalizzatore a questo punto non "sedimenta" anche se teniamo ferma la bombola, perchè il qualcosa che avviene all'interno comporta un intenso riscaldamento localizzato alla superficie del granulo di catalizzatore coinvolto e questo fa si che ci siano continui movimenti di convezione del gas.
Immergiamo... lo SCALDINO in acqua e misuriamo: cede solo il calore col quale abbiamo riscaldato il "sistema" bombola o di più?
Questa misura peraltro dovrebbe essere semplice perchè Q=mcpDT, non c'è molto altro coinvolto se non la massa del sistema bombola, il cp dei singoli componenti, la T alla quale lo abbiamo portato.
Alla peggio, facciamo delle misure "grosse" per confronto: quanta acqua riscaldo/vaporizzo se riempio la bombola con un altro gas "non reagente" al posto di H2?
Oppure con H2 e un'altra polvere "non catalizzatore"?
ANZI, queste misure le facciamo prima, così se abbiamo sbagliato qualcosa nel costruire l'oggetto ce ne accorgiamo prima di fare pasticci grossi...
Ok, se lo "scaldino" va POI qualcun'altro indagherà con metodi PIU' scientifici e produrrà una elegante teoria che spieghi il tutto.
Ma io adesso voglio SOLO vedere se funziona e poi - se va - scaldarci l'acqua dei termosifoni di casa!!!
Se ci deve essere una rivoluzione, sarà quella di staccarsi dalla rete del gas... semplice semplice e banale!
La bombola ha ovviamente un bocchettone, per ricaricarla di H2 e polveri e per la sicurezza: se la pressione aumenta troppo, sfiata... come una caffettiera.
Se sfiata non è certo una bella cosa, ma immagino che anche Rossi abbia questo problema a giocare con l'H2 e tutta la miscela a 25 atm: da qualche raccordo potrebbe sempre scappare via.
E parliamo di un sistema scaldato dall'esterno e che poi una volta innescato si scalda da sè.
Si tratta di gas H2 con polvere di catalizzatore e i sottoprodotti di quel qualcosa che avviene, forse roba radioattiva almeno un po'.
Comunque, meglio uno sbuffo che una bomba, direi...
Il processo è governato dalla quantità di superficie attiva di catalizzatore disponibile e dalla pressione dell'H2: siccome dovrebbe produrre TANTA energia rispetto a quanto H2 consuma e quanto catalizzatore avvelena (trasmuta in Cu?) DOVREBBE funzionare abbastanza a lungo e pure per "un po' di volte" di seguito, se lo "spegniamo" e riaccendiamo.
L'unica necessità potrebbe essere quella di innescare via via a T più alte per incrementare la P dell'H2 sul catalizzatore e permettere l'innesco del processo.
Messa così, la replicabilità mi sembra più alla portata di quanto possiamo effettivamente fare da "amatori".
RICETTA: LENR Ni-H
INGREDIENTI
Una bombola o boccia con H2, direi pure "poco H2" tanto poi lo scaldiamo per aumentare la P al valore necessario.
Polvere di Ni (e/o altre polveri?)
Foderare tutto con Pb.
PROCEDIMENTO
Scaldare bene.
Mettere in acqua.
Godersi il bagnetto caldo.
Lavoro in un'azienda chimica con libertà di azione, posso mettere a disposizione tempo e contatti per materie prime e quant'altro, non voglio procedere da solo... perchè SOLO la collaborazione porta a non inseguire fantasmi e perfezionare davvero le idee.
Mi scuso ancora con tutti per la lunghezza del post!!!
Chi ci sta?
Ero iscritto ormai anni fa a questo forum, quando mi sembra avesse un altro nome.
Avevo collaborato a realizzare degli elettrodi in grafite/polimeri con alcuni degli iscritti per FF/Lenr via elettrolisi in fase acquosa.
Come tanti in questo periodo sono rimasto colpito dall'arrivo sui mezzi di comunicazione di massa delle notizie sull'E-cat Rossi-Focardi.
Mi scuso in anticipo per la lunghezza del post, ma da una settimana la testolina va a ruota libera pensando che l'UNICO modo per arrivare a dire se l'oggetto è verità o bufala... beh, è quello di replicarlo in qualche modo.
Anche io come tanti ho ragionato sul fatto che Rossi sia un personaggio come minimo controverso, che gli inventori non abbiano pubblicato se non sul proprio blog JoNP, che non vi sia una teoria "valida"/validata su questi fenomeni.
Ma io credo che in questa fase è molto più importante poter RIPRODURRE il risultato, toccare con mano e portare eventualmente altre prove della funzionalità (o meno) dello stesso allo scopo: produrre energia a basso costo.
Poi verrà il resto, se la cosa funziona non ci sarà modo di cancellarla, la rete ormai non lo permette!
E la realizzabilità "casalinga" farà si che ognuno di noi possa usufruirne, se siamo QUI in fondo vogliamo tutti la stessa cosa: un mondo diverso, un'umanità più libera da costrizioni e guerre per le risorse.
Alla peggio, ci sarà una pluralità di individui LIBERI che si autoproducono la propria energia a mostrare a tutti come fare.
Io a casa mia non voglio più scaldare con il metano, perchè devo spendere migliaia di euro quando c'è ALTRO?
Ok, fine del pippozzo... ognuno di voi ci metta dentro le ragioni che vuole ma proviamo a FARLO da soli: se funziona lo diciamo a tutti e lo usiamo. Fine.
Adesso vi prego di avere pazienza perchè vi espongo la mia idea per una riproducibilità del sistema: ragionando sulla "configurazione" dell'oggetto, ho cercato di semplificarlo all'osso.
Sono un chimico industriale di formazione e per lavoro.
Pensare a un catalizzatore in polvere immerso in un gas mi ha fatto venire in mente il "letto fluidizzato": un modo per sfruttare tutta la superficie del catalizzatore esponendola il più possibile ai reagenti in fase gas.
In pratica, una polvere che "galleggia" in una corrente di gas.
Nel tubo di Rossi-Focardi - sembra, si dice, pare - avviene "qualcosa" tra polvere di Ni (+ "altro"?) e H2 a media-alta pressione.
Il processo si innesca a temperature comprese tra 100 e 500 °C.
Questo "qualcosa che avviene" porta alla produzione di grandi quantità di energia termica, senza che vi sia un sostanziale consumo dei "reagenti" di cui sopra.
Il processo - una volta innescato - è in grado di autosostenersi perchè l'energia termica prodotta permette di mantenere la temperatura di innesco oltre a scaldare in abbondanza quanto sta fuori...
Immagino allora una bombola (sferica?), piena di relativamente POCO H2 e polvere - nanometrica, ma parrebbe anche più grossolana - del sistema catalizzatore.
Utilizzare il catalizzatore ridotto a polvere fine permette di incrementarne grandemente l'area specifica e quindi di rendere statisticamente possibile il qualcosa che avviene.
La bombola con la miscela, la ricopriamo di Pb o la inscatoliamo perchè sembra che il qualcosa che avviene coinvolga reazioni nucleari, meglio evitare di beccarsi radiazioni... di qualunque tipo esse siano... a mia moglie darebbe fastidio di notte avere un marito fluorescente!
Andiamo a cominciare.
Agitiamo bene la bombola con l'H2.
Scaldiamo dall'esterno, magari in stufa termostatata, così sappiamo a che T siamo senza grandi difficoltà.
Per l'aumento di T, aumenta la pressione nella bombola in funzione di PV=nRT, scritta proprio banale banale.
Si arriva a una P (più o meno 25 atm?) tale per cui si innesca il processo misterioso.
La polvere del catalizzatore a questo punto non "sedimenta" anche se teniamo ferma la bombola, perchè il qualcosa che avviene all'interno comporta un intenso riscaldamento localizzato alla superficie del granulo di catalizzatore coinvolto e questo fa si che ci siano continui movimenti di convezione del gas.
Immergiamo... lo SCALDINO in acqua e misuriamo: cede solo il calore col quale abbiamo riscaldato il "sistema" bombola o di più?
Questa misura peraltro dovrebbe essere semplice perchè Q=mcpDT, non c'è molto altro coinvolto se non la massa del sistema bombola, il cp dei singoli componenti, la T alla quale lo abbiamo portato.
Alla peggio, facciamo delle misure "grosse" per confronto: quanta acqua riscaldo/vaporizzo se riempio la bombola con un altro gas "non reagente" al posto di H2?
Oppure con H2 e un'altra polvere "non catalizzatore"?
ANZI, queste misure le facciamo prima, così se abbiamo sbagliato qualcosa nel costruire l'oggetto ce ne accorgiamo prima di fare pasticci grossi...
Ok, se lo "scaldino" va POI qualcun'altro indagherà con metodi PIU' scientifici e produrrà una elegante teoria che spieghi il tutto.
Ma io adesso voglio SOLO vedere se funziona e poi - se va - scaldarci l'acqua dei termosifoni di casa!!!
Se ci deve essere una rivoluzione, sarà quella di staccarsi dalla rete del gas... semplice semplice e banale!
La bombola ha ovviamente un bocchettone, per ricaricarla di H2 e polveri e per la sicurezza: se la pressione aumenta troppo, sfiata... come una caffettiera.
Se sfiata non è certo una bella cosa, ma immagino che anche Rossi abbia questo problema a giocare con l'H2 e tutta la miscela a 25 atm: da qualche raccordo potrebbe sempre scappare via.
E parliamo di un sistema scaldato dall'esterno e che poi una volta innescato si scalda da sè.
Si tratta di gas H2 con polvere di catalizzatore e i sottoprodotti di quel qualcosa che avviene, forse roba radioattiva almeno un po'.
Comunque, meglio uno sbuffo che una bomba, direi...
Il processo è governato dalla quantità di superficie attiva di catalizzatore disponibile e dalla pressione dell'H2: siccome dovrebbe produrre TANTA energia rispetto a quanto H2 consuma e quanto catalizzatore avvelena (trasmuta in Cu?) DOVREBBE funzionare abbastanza a lungo e pure per "un po' di volte" di seguito, se lo "spegniamo" e riaccendiamo.
L'unica necessità potrebbe essere quella di innescare via via a T più alte per incrementare la P dell'H2 sul catalizzatore e permettere l'innesco del processo.
Messa così, la replicabilità mi sembra più alla portata di quanto possiamo effettivamente fare da "amatori".
RICETTA: LENR Ni-H
INGREDIENTI
Una bombola o boccia con H2, direi pure "poco H2" tanto poi lo scaldiamo per aumentare la P al valore necessario.
Polvere di Ni (e/o altre polveri?)
Foderare tutto con Pb.
PROCEDIMENTO
Scaldare bene.
Mettere in acqua.
Godersi il bagnetto caldo.
Lavoro in un'azienda chimica con libertà di azione, posso mettere a disposizione tempo e contatti per materie prime e quant'altro, non voglio procedere da solo... perchè SOLO la collaborazione porta a non inseguire fantasmi e perfezionare davvero le idee.
Mi scuso ancora con tutti per la lunghezza del post!!!
Chi ci sta?
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