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Modello del tempo

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    La natura duale della Luce
    L’esperimento della doppia fenditura è nato per poter dimostrare la natura reale della luce. Chiedendo alla natura: la luce è onda o particella ?
    L’esperimento consisteva nel mandare un sottile raggio di luce (in tempi più recenti un singolo fotone) verso una prima lastra con una singola fenditura seguita poi a poca distanza da una lastra con due fenditure per concludere con lastra fotografica finale.

    Se la luce fosse stata di natura particellare avrebbe dovuto disegnare sulla lastra finale le sole due righe dei corpuscoli che casualmente attraversano la fenditura finale di destra o di sisnistra.
    Se la luce fosse stata di natura ondulatoria avrebbe dovuto disegnare, sulla lastra fotografica, oltre alle tracce principali tutte le tracce di interferenza tipiche della natura ondulatoria.
    I risultati degli esperimenti mostrano in realtà la contemporaneità del comportamento corpuscolare e ondulatorio: sulla lastra ci sono sia le impronte dei singoli corpuscoli che le fasce delle frange di interferenza.

    (vedi wikipedia..)

    Interpretazione dei risultati
    Sono state date molte tipi di spiegazioni ai risultati, certo è che se accettiamo la correttezza ed i dati sperimentali dobbiamo trovare una spiegazione la più semplice e coerente possibile.

    La relatività di Einstein lega tra di loro la massa, lo spazio il tempo in un unicum inscindibile.

    La mia ipotesi è che ogni singola particella in realtà crea il suo tempo. Il tempo non è una grandezza Newtoniana che scorre indipendentemente dal tutto in una unica direzione creata da Dio ma è una grandezza propria creata da ogni singola particella o corpo e appartenente ad esso.
    In realtà esistono tanti tempi quante sono le singole particelle o gli aggregati di esse (atomi e corpi in generale) che scorrono ognuno alla propria velocità coabitando in un universo a “mille” velocità.
    L’elettrone girando nella sua orbita atomica alla velocità della luce impedisce al suo tempo di scorrere: ergo dal mio punto di vista esterno lo misuro in ogni punto della sua orbita alla stesso tempo; è in grado di stare per tutto il tempo del suo “giro” orbitale in ogni punto semplicemente perché lo sta facendo con il cronometro “bloccato”.
    Il fotone fa la stessa cosa è in ogni punto della sua traiettoria sempre allo stesso tempo perché crea il suo tempo che non scorre. (entanglement quantistico, )
    Alla luce di questa interpretazione un fotone che passa la seconda fenditura a destra è in contemporanea anche a sinistra e interferisce con se stesso. In realtà arriva su tutte le zone della lastra fotografica nello stesso tempo in tutte le combinazioni di interferenza possibili perché è in ogni luogo contemporaneamente.
    La coesistenza di tempi che scorrono a diverse velocità è semplice da immaginare: pensate alla frenetica vita di una formica vista dal nostro punto di vista o alla lentezza del movimento della balena: vista la nostra velocità dal loro punto di vista siamo rispettivamente delle balene per la formica e delle formiche per la balena.

    A.B.

  • #2
    Mah, a me sembra certe volte che il tempo non esista, come se vivessimo in un eterno presente...

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