Buonasera a tutti. Premetto di essermi sempre occupato degli aspetti tecnologici legati al fotovoltaico, ma di non aver mai capito fino in fondo come funziona dal lato normativo/legislativo. Per questo mi affido a voi, e ho scelto questo forum proprio perchè ha una sezione dedicata a questi aspetti. Cercando (senza successo) un argomento che fosse simile al mio caso, ho visto che c'è gente competente e mi fiderò ciecamente 
La questione è questa:
Il condominio presso il quale risiedo, monta un impianto fotovoltaico (non ancora in funzione) con 28 kW di pannelli, ipotizzato per un regime di funzionamento con scambio sul posto. Cercando documentazione online (agenzia delle dogane, TUA, ARERA, GSE) si evince che, quando si superano i 20 kW si ricade in officina elettrica e si è soggetti a oneri (e costi) che non esistono per potenze inferiori, ovvero:
La nostra pensata, consisteva nello scollegare 8 kW di pannelli dall'impianto, e non essere più vincolati agli oneri di officina elettrica
A valle di più lunghe lucubrazioni, abbiamo pensato ad una soluzione in cui, invece di smontare i pannelli, montiamo un inverter di potenza pari a 20 kW
Da una circolare, l'agenzia delle dogane chiarisce che in questa circostanza fa testo la potenza dell'inverter. Quindi non saremmo "...sottoposti al regime delle accise e, pertanto, gli esercenti tali impianti non sono tenuti agli obblighi ed agli adempimenti altrimenti previsti dagli articoli 53 e seguenti del Testo Unico...". Cito testualmente:
Qualora adottassimo questa soluzione, in che misura potremmo evitare i costi di cui sopra? Saremmo comunque tenuti ad istituire una officina elettrica (la potenza dei pannelli è complessivamente di 28 kW di picco) anche se la potenza scambiata sul posto non sarà mai superiore a 20 kW?
Vi ringrazio per l'attenzione, che immagino di aver messo a dura prova con le mie lungaggini.

La questione è questa:
Il condominio presso il quale risiedo, monta un impianto fotovoltaico (non ancora in funzione) con 28 kW di pannelli, ipotizzato per un regime di funzionamento con scambio sul posto. Cercando documentazione online (agenzia delle dogane, TUA, ARERA, GSE) si evince che, quando si superano i 20 kW si ricade in officina elettrica e si è soggetti a oneri (e costi) che non esistono per potenze inferiori, ovvero:
- costo dichiarazione dei consumi all'agenzia delle dogane
- costo licenza annuale
- costo verifica periodica e taratura contatore
- costo registrazione delle rilevazioni per il GSE
- costo per gestione partita IVA e commercialista
La nostra pensata, consisteva nello scollegare 8 kW di pannelli dall'impianto, e non essere più vincolati agli oneri di officina elettrica
- fatemi capire: è vero che non saremmo più soggetti ai costi di cui sopra?
A valle di più lunghe lucubrazioni, abbiamo pensato ad una soluzione in cui, invece di smontare i pannelli, montiamo un inverter di potenza pari a 20 kW
- questa soluzione ci consente di minimizzare le perdite (da un calcolo spannometrico, si stima una perdita di produzione pari al ~5%), che risultano nettamente inferiori a quelle relative alla disconnessione di 8 kW di pannelli (perdite dell'ordine del ~29%)
- questo perchè i nostri pannelli, per esigenze strutturali, non sono disposti in modo ottimale
Da una circolare, l'agenzia delle dogane chiarisce che in questa circostanza fa testo la potenza dell'inverter. Quindi non saremmo "...sottoposti al regime delle accise e, pertanto, gli esercenti tali impianti non sono tenuti agli obblighi ed agli adempimenti altrimenti previsti dagli articoli 53 e seguenti del Testo Unico...". Cito testualmente:
si fa presente che il limite di potenza di 20 kW indicati nella norma tributaria (art. 52 del Testo Unico delle accise, approvato con il decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504), corrisponde al valore minore tra la potenza nominale dell'inverter e quella determinata dalla somma delle singole potenze nominali di ciascun modulo fotovoltaico.
Vi ringrazio per l'attenzione, che immagino di aver messo a dura prova con le mie lungaggini.
Commenta